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Autore: FranxySnape    26/02/2014    4 recensioni
Si tratta di una storia originale. Mi sono ispirata ad una teoria che avevo in mente da un po' di tempo, mentre preparavo il caffè oggi pomeriggio.
Esistono tanti tipi di persone la mattina.
C’è chi si alza di buonumore e chi ha già in testa mille pensieri

Come la ragazza che racconta la sua teoria, forse un po' bizzarra, ma sicuramente originale, mentre prepara il caffè. E se una tazzina fosse solo un pretesto e dentro si nascondesse qualcosa di più profondo?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La teoria del caffè


 
 
Esistono tanti tipi di persone la mattina.

C’è chi si alza di buonumore e chi ha già in testa mille pensieri. Chi ricicla quelli della notte passata e chi si alza con il piede sbagliato. C’è chi si sveglia con un’urgenza impellente e chi decide di rimanere a letto quei cinque minuti in più che poi diventano dieci, quindici, mezz’ora…
C’è chi viene svegliato dal proprio cane o gatto, e chi ha un figlio piccolo che salta d'improvviso sul letto. C’è anche chi si sveglia senza un tetto sopra la testa, o meglio, che viene svegliato dalla pioggia, dal freddo, o direttamente dai raggi del sole, quando ha la fortuna di svegliarsi.

Io mi sveglio presto la mattina, come molte persone, e la prima cosa che faccio è guardare fuori dalla finestra. Non m’importa del tempo, ciò che m’incuriosisce è vedere il mondo appisolato che si sveglia a poco a poco.
Poi mi dirigo in cucina, tiro fuori la mia moka ed inizio a fare quel rituale che sa’ di antico, di passato e storie vissute, di mamme, di nonne e bisnonne. Di famiglie italiane anni 60, e di lunghi dopopranzi passati tra chiacchiere, sigarette, preoccupazioni per il futuro e tazzine in mano.
 
Ancora in pigiama prendo il barattolo del caffè. Lo apro e quell’aroma di chicchi appena macinati mi fa viaggiare con la mente attraverso le terre che l’hanno coltivato. Non importa che venga dal Brasile o dall’Arabia, quell’odore avrà il potere d’ipnotizzarti sempre. A volte penso che il caffè sia magico, ci penso mentre riempio il filtro, a me piace forte. La sua magia consiste nel farti compagnia, saperti coccolare, confortarti, come non saprebbe fare nessun altro. Ti distrae e ti prende per mano, ti sveglia eppure ti fa rilassare.
 
È un momento prezioso, che neanche l’impegno più urgente, magari di lavoro, può portarci via. È un diritto sacrosanto dell’uomo. Esiste una connessione tra la mano ed il manico della tazzina. È come se fosse il prolungamento del proprio braccio ed i pensieri vanno da quel liquido scuro al cervello e viceversa, come se corressero attraverso le vene. S’intrecciano e s’adagiano sulla punta della lingua ad ogni singolo sorso.
È poco, quantitativamente parlando, eppure, visto così, sembra infinito. Riesce a raggiungere il nostro cuore e a sistemarvisi così bene che non possiamo fare a meno di berlo più volte al giorno, magari tre.
Quando esce dalla macchinetta poi, fateci caso, non esce mai alla stessa maniera.

Se siete stanchi o depressi ci vorrà più del solito perché il caffè esca. Sembra che l’acqua non bolla mai. Se siete arrabbiati, allora il caffè verrà fuori con rabbia, schizzando fuori dalla macchinetta. Oppure uscirà scuro, denso e saprà di bruciato. Se siete ansiosi, il caffè uscirà per metà, e dovrete faticare un po’ per fare uscire l’altra metà.
Ma quando si è innamorati, o quando si pensa a qualcuno che si ama, non importa chi, parlo di amore in qualsiasi forma, allora uscirà fuori con una crema sul marrone più chiaro. Una crema speciale che diffonderà il profumo per tutta la cucina. Uscirà dal filtro dolcemente, sarà come vedere una cascata in primavera. Il fumo caldo che si espande sembra accarezzarci sotto il mento, sembra dirci “rilassati, versami nella tazzina, siediti e goditi il tuo momento”.

Quel rumore che fa, una volta uscito, ci avverte chiamandoci per nome. Ci conosce da diverso tempo, ci conosce più di noi stessi, sa tutto delle nostre debolezze, della nostra felicità, delle nostre lacrime e perfino delle notti insonni.
Lo sentite? Devo andare, mi chiama... è pronto, anzi, sono io ad essere pronta per lui.  
   
 
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