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Autore: kleines licht    26/02/2014    3 recensioni
Atto di fede.
Significa dare la propria fiducia, tutta la loro fede a qualcuno. Fare un atto che sancisce un legame, un sentimento...qualunque cosa.
Per Dean il suo atto di fede è stare con Sam.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Incest | Contesto: Sesta stagione
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Fandom: Supernatural
Pairing: Winchest
Rating: Verde
Genere: one-shot , drammatico, incest, sovrannaturale
Warning: 6season!, Spoiler!
Words: +500

Avevo scelto.
Avevo deciso esattamente cosa fare, sapevo cosa avrei dovuto dire e cosa avrei dovuto pensare. Sapevo anche che cosa avrebbe pensato Lisa, come sarebbe stato Ben...come avrei dovuto comportarmi.
Avrei dovuto ignorarlo. Avrei dovuto mollarlo da solo contro il mondo. Avrei dovuto smetterla di fidarmi ciecamente di lui come se niente fosse...come se lui fosse tutto. Era solo mio fratello minore, dannazione! Non era nessun altro se non Sam. Tranne per il fatto che lui era il mio Sam. Lui era Sammy, lo stesso che avevo cresciuto, lo stesso che avevo tenuto al sicuro. Lo stesso che avevo protetto anche da lui stesso… avrei solo voluto qualcosa in cambio.
Non chiedevo troppo dannazione! Volevo … volevo solo sapere che da qualche parte lui provava le stesse cose, che avrebbe potuto fare lo stesso per me. E nascondermi il suo ritorno per un anno intero non era il migliore segnale della presenza di un sentimento del genere. Lui … lui era semplicemente Sam. Quel figlio di puttana che non riuscivo a tenere lontano.
Era mio fratello dannazione! Avrebbe potuto scatenare anche diecimila volte l’Apocalisse, avrebbe potuto fare qualunque cosa. Avrebbe potuto mentirmi di nuovo, su qualunque cosa, e io non sarei stato capace di non perdonarlo.
Sarei sempre tornato indietro perché… perché dannazione sapevo che lui valeva molto di più di tutto il resto. Certo, non molto di più di Ben e Lisa, non più almeno … non ora che mi ero fatto coinvolgere così tanto da sentirne la mancanza. Sapevo bene che avrei dovuto evitare anche quello. Dannazione stavo sbagliando tutto!
Qualunque cosa.
Non c’era cosa che fossi capace di toccare senza farla lentamente morire. Era successo con Sam almeno un milione di volte … o forse solo una. Forse non avrei dovuto cercalo, avrei dovuto lasciargli vivere la sua vita. Lo avevo condannato a qualcosa che non voleva fare, finendo per convincerlo che quella fosse davvero la sua vita. E non lo era solo quando era con me, ora lo era anche con dei fottuti sconosciuti. Lo era con chiunque volesse, aveva fatto di qualcosa di così nostro, qualcosa di mio e suo e di nessun altro, un affare di stato. Non gli cambiava cacciare con me o con qualcun altro. Lui sapeva vivere senza di me e odiavo l’idea che io non riuscissi a fare lo stesso.
Eppure avrei dovuto cominciare, prima o poi.
Avrei dovuto per lo meno illuderlo di esserci riuscito! Bobby aveva detto che “ne ero uscito”. Si sbagliava. Non ero uscito da un bel niente, né da quello schifo e né dal legame che mi legava a Sam, che era diventao una specie di circolo vizioso: io non riuscivo a fare a meno di lui, lo convincevo a stare con me, lui si convinceva del contrario ma alla fine tornava indietro. E tutto ricominciava da capo.
Ancora e ancora.
Avrebbe dovuto stancarmi. Avrebbe dovuto smettere di ossessionarmi.
Mi rigirai per l’ennesima volta la foto di Lisa e Ben tra le dita, sospirando profondamente, fissando di nuovo l’entrata del Motel.
Sapevo cosa avrei trovato lì dentro, sapevo che cosa dovevo fare eppure trovare il coraggio di farlo era…difficile. Significava mandare di nuovo tutto a puttane, come se niente fosse. Come se per tutto quel tempo non avessi  fatto altro che sprecare ogni singolo secondo, ogni singolo minuto della mia vita.
Come se avessi saputo dall’inizio che quello era tempo sprecato, che niente avrebbe potuto sostituire quel che mi mancava e che non avrei mai accettato, nemmeno convincendomi che la morte non era un nemico ma piuttosto una certezza.
Il fatto che non fosse più morto peggiorava le cose, rendeva tutto molto più reale e palpabile.
Non potevo semplicemente ignorare la cosa, potevo solamente seguire il mio destino. Qualcuno doveva averlo detto, un giorno che non ricordavo, che non si può far altro che seguire i ruoli imposti dal destino.
Così uscii semplicemente dalla macchina, dalla Impala del ’67, e percorsi con passo lento e silenzioso –quello a cui ero abituato da sempre- il vialetto di ghiaia del Motel. Raggiunsi la reception e con un occhiata abbastanza seducente da lasciare senza fiato la segretaria chiesi espressamente le chiavi per la stanza dell’agente Coven.
Avevo i miei informatori, non avevo ancora perso il tocco del maestro anche se quel bastardo di Sam lo aveva pensato. Lo stesso bastardo che trovai placidamente addormentato tra le lenzuola candide della sua stanza.
Mi avvicinai a lui, con un sorriso amaro dipinto in volto, e finii per sedermi sul bordo del letto scostandogli i capelli dalla fronte.
Mi dispiace Sammy, sono qui. Sono di nuovo qui…sono sempre stato qui.
Quello era il mio atto di fede.
Nessun Dio, nessun angelo. Solo io e mio fratello…la ragione della mia vita.
   
 
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