Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Jay_J    26/02/2014    0 recensioni
L’identità è ciò che ci definisce, non buttiamola via così. Rispettiamola ed esprimiamola. 
Perché la verità é che, se si vuole cambiare le cose, bisogna iniziare cambiandosi. E a dirla tutta, quello, tanto difficile, non lo è affatto.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Bisognerebbe dire a chi-che-sia che si occupa del destino dell’umanità che è chiaro, che l’abbiamo capito che siamo destinati a soccombere ad una società che detta legge per qualunque cosa. Tutto va regolato, dev’essere registrato, scritto, tenuto sotto controllo, eppure siamo nel caos più totale. Tutti siamo uguali, con gli stessi diritti, e la stessa libertà, eppure se hai un diverso pigmento della pelle, professi un’altra 
religione, o sei innamorato di qualcuno del tuo stesso sesso, vai etichettato. Devi avere un titolo, devi essere l’emarginato che viene ucciso e abbandonato a farsi divorare le interiora dagli avvoltoi. 
Si ma non i volatili, gli stronzi.
Se non sei “normale”, se non sei vittima degli stereotipi, allora sei lo strambo, sei additato. E se la cosa ti fa male, loro ci godono. Godono del tuo male e se lo procurano solo perché non hanno scelta.

Per essere popolare devi essere alla moda.
Per essere alla moda devi seguire la massa.
Per seguire la massa devi insultare e deridere il prossimo, solo perché ha la mente aperta, solo perché è sognatore, e non si interessa di essere fatto con lo stampino, ma vuole esprimere la sua vera essenza. Ma voi, che non giocate più a scherma, ma a schernire, voi, cari prototipi con cervello settato in modalità standard, un cuore ce l’avete o è giá passato di moda?

No perché magari lo avete appoggiato da qualche parte, tipo mentre eravate impegnati a farvi il vostro risvoltino del cacchio ai pantaloni, o tipo mentre, nell’appartamento accanto al vostro, un ragazzo stava scrivendo le sue ultime parole d’amore ai genitori, prima che il suo respiro venisse spezzato da una fune annodata fin troppo bene, e messa decisamente troppo in alto per arrivare a terra con i piedi.

Eppure vi assicuro che lui, un tempo, i piedi per terra ce li teneva.

Vi sentite così bene voi, no?

Così vivi. 
Vivere non è questo. 
Non è saziarsi della sofferenza altrui, non è prendersi gioco dei cuori, o lanciare occhiate d’odio verso il prossimo. 
Vivere e ben altro, è qualcosa che forse nessuno può immaginare.

Vivere è respirare, respirare fortissimo.

E chiudere gli occhi.

E perdersi, e ritrovarsi, secondo un ciclo perfettamente irregolare e magnificamente preciso. 
E non è forse bellissimo?

Ci vorrebbe una legge nel mondo che vieta di essere tristi, anche se probabilmente ci sarebbe meno arte.

Allora ci vorrebbe una legge che va bene se sei triste, ma non devi esserlo troppo. Solo un pochino. Giusto da realizzare che provi emozioni svariate e incredibili.

Ok forse sarebbe meglio se ci fosse una legge che vieta i suicidi. Ci sarebbero molte meno morti e molte meno famiglie distrutte.
Ma tutto questo non c’è.

Anzi, il mondo nega la felicità. La reprime.

La società è malata, perché ci sono altri parassiti oltre agli evasori fiscali. Ci sono quelli che più si nutrono di odio, più diventano potenti, e si attaccano a te, e non te li togli più di dosso.

Sono invincibili, e tu sei solo.

E le persone ti lasciano solo perché loro, ai parassiti, vogliono starci lontano.

Non tutti, certo, ma la maggior parte.

E io continuo a chiedermi quando inventeranno degli antiparassitari veramente efficaci, o delle persone che non ti abbandonano, nonostante tutto e tutti.

Che continuino pure a fare quello che vogliono. Io, intanto, mi costruisco degli scudi antisommossa dentro, perché al mio cuore e a quello che sono ci tengo ancora.

È davvero giusto dover lottare per essere se stessi? È davvero giusto trovare il proprio figlio che penzola immobile dal soffitto, o circondato da una pozzanghera sanguinea, una lametta e brutti pensieri esorcizzati e ancora fluttuanti nella stanza?

È davvero giusto dover rinunciare alla propria vita, all’amore, alle soddisfazioni, ad avere un fratello e a tutte quelle altre cose che ti fanno sentire vivo, per colpa dei divertimenti malati di qualcuno?

Io non lo so se è giusto. Ma se lo fosse, è sicuramente la cosa giusta più simile all’ingiustizia che mi sia mai capitato di vedere. E questo, forse, non è poi così giusto. 
Smettiamola di essere dei cloni.

L’identità è ciò che ci definisce, non buttiamola via così. Rispettiamola ed esprimiamola. 
Perché la verità é che, se si vuole cambiare le cose, bisogna iniziare cambiandosi. E a dirla tutta, quello, tanto difficile, non lo è affatto. 
Non limitiamoci a facilitare le cose a noi stessi, rendiamole più vivibili per tutti.

Perché la grammatica su questo non ha affatto ragione: “vita è un nome meravigliosamente collettivo.
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Jay_J