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Autore: Jetag    27/02/2014    4 recensioni
Cosa succede quando un incontro fortuito diventa la quotidianità?
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Dalla storia:
"Sbuffò indignata. Quel dannato bus era in ritardo di quasi un quarto d'ora e se Santana Lopez non era famosa per la sua pazienza, lo era ancora meno per tollerare il freddo. O per stare in mezzo alla folla. O per l'avere in faccia il respiro umido di un vecchio flaccido. O per venire ripetutamente colpita sugli stinchi da un bambino nel passeggino. O per l'essere in ritardo ad un appuntamento. L'appuntamento."
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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126 New York-Hoboken

 

 

I fiocchi cadevano lenti e imperturbabili, ignari del gelo che portavano.
Si strinse nel cappotto verde che Quinn le aveva regalato il Natale scorso. 
Diede una rapida occhiata al tabellone elettronico, vicino alla tettoia sotto cui una decina di persone era ammassata. Sbuffò indignata. Quel dannato bus era in ritardo di quasi un quarto d'ora e se Santana Lopez non era famosa per la sua pazienza, lo era ancora meno per tollerare il freddo. O per stare in mezzo alla folla. O per l'avere in faccia il respiro umido di un vecchio flaccido. O per venire ripetutamente colpita sugli stinchi da un bambino nel passeggino. O per l'essere in ritardo ad un appuntamento. L'appuntamento.
C'erano tante cose che Santana non riusciva a sopportare quel giorno, e forse la colpa era anche da attribuire all'insonnia che la perseguitava da settimane. Si trattenne dal commettere una strage, a stento ma si trattenne. Il suo nervosismo stava raggiungendo picchi storici ormai e quel giovedì di gennaio, sembrava ancora più insistente. Come se nella sua vita mancasse qualcosa e non sapesse cosa di preciso. E il non avere tutto sotto controllo mandava sempre in bestia Santana Lopez. Quindi se di solito si sarebbe limitata a sbuffare, quel giorno decise che una volta arrivata a casa avrebbe scritto una bella letterina al sindaco, sicura che esso l'avrebbe letta e avrebbe fatto qualcosa per evitare qualsiasi tipo di disagio all'illustre avvocato Lopez. 
Estrasse il cellulare dalla borsa e compose velocemente il numero di Quinn.

 

"Barbie, arrivo più tardi… Lo so, non è colpa mia stavolta però… Saluta tutti… Cerca di trattenerli il più possibile… A dopo"

 

Il giovedì era diventato tradizione mangiare cinese a casa di Kurt e Blaine, così come il venerdì al pub di Puck, il pranzo domenicale nell'appartamento di Quinn e Rachel e la serata film da lei. Se quello fosse stato un giovedì qualsiasi, Santana non si sarebbe preoccupata di essere in ritardo: di solito le tenevano il cibo dentro al microonde finché non arrivava. 
Ma quel giovedì era diverso, speciale per più di una ragione. Kurt e Blaine erano partiti per la Guyana un mese prima per adottare una bellissima bambina di due anni e finalmente erano riusciti a tornare con la piccola. E Santana voleva davvero esserci quando avrebbero aperto la porta, era l'inizio di una nuova famiglia e di una nuova vita per tutti. Ma il bus 126 che portava appena fuori da New York, a Hoboken, non sembrava dello stesso parere. Santana sbuffò ancora, dando origine a una nuova nuvoletta di vapore, ma lei stessa sapeva che bene o male non poteva chiedere di meglio da quella giornata; avrebbe visto la sua nipotina per la prima volta e… Oh, grazie a Dio! 
Salì di fretta, oltrepassando qualsiasi vecchietto o bambino, senza dare troppo riguardo a chi calpestava i piedi. Non poteva lasciare che tutta quella marmaglia di gente inutile si mettesse in mezzo tra lei e lei. 
Non può non esserci! Non stasera, dai!  imprecò sottovoce Santana.
Aveva passato tutta la giornata aspettando il momento in cui… Eccola!
I loro occhi si incontrarono e entrambe sorrisero istintivamente. Santana travolse qualche sciagurato nella foga di raggiungerla e lei rise. 
Quanto è bella! 
Leilei… Santana la vedeva ogni giovedì sullo stesso bus da ormai un anno e… non sapeva il suo nome. Non si erano mai presentate. 
Saliva prima di Santana e dopo la prima volta in cui quest'ultima le si era seduta accanto, teneva sempre quel posto libero. Le prime settimane si erano limitate a timidi sorrisi, poi un "ciao" accennato e via via le loro conversazioni si erano fatte più audaci, di cui il tacito confine era quello di raccontare gli avvenimenti della settimana. Ma difendendo una sorta di anonimato, che a Santana andava sempre più stretto. Voleva chiederle di uscire, ma non sapeva se infondo quel "legame" fosse unicamente di amicizia, se lei avesse solo bisogno qualcuno con cui parlare della propria giornata. Non riusciva a capire perché mai il suo miracoloso gay-radar facesse miseramente cilecca con quella ragazza. 
Giovedì dopo giovedì Santana sentiva la voglia di assaggiare quelle delicate e rosee labbra e l'attrazione verso di lei crescere. Quindi quel giovedì aveva deciso che era ora di agire. Era passato un anno, dopotutto. E Santana Lopez non ne avrebbe aspettato un altro.

 

"Ciao" 

 

"Ehi" rispose piano

 

Santana aggrottò le sopracciglia. Era la prima volta che la vedeva un po' giù di morale, e non ci voleva proprio che lo fosse quel giovedì...

 

"Tutto bene?" le chiese poggiando una mano sopra la sua, abbandonata sul ginocchio

 

"Sono solo stanca. Non ti preoccupare" rispose con un sorriso tirato

 

"Credo di conoscerti abbastanza da capire che non va qualcosa… Parlami"

 

"Niente, davvero" 

 

Non cercò di forzare i tempi, aspettò invece che fosse lei a continuare piuttosto. Si limitò a stringere più forte la sua mano e passare il pollice sul dorso.

 

"Tu come stai?"

 

"Alla grande. Beh, sarebbe ancora meglio se inventassero il teletrasporto, a quest'ora sarei già a casa…"

 

La vide rabbuiarsi ancor più, ma Santana non ne comprese il motivo.

 

"C'è qualcosa di importante stasera per essere così felice?"

 

"In realtà più di una… Ti ricordi che ti avevo già parlato di Kurt? Ecco, lui e il suo compagno hanno adottato una bambina e stasera la vedremo per la prima volta…"

 

"È fantastico" ribatté sempre con quel tono piatto, ben diverso da quello a cui Santana si era abituata

 

"Ti prego dimmi che c'è… Lo sai che di me ti puoi fidare, no?"

 

"Sì sì, lo so ma…"

 

"Ho fatto qualcosa di sbagliato? Ti ho offeso?"

 

"No, no… I-io… io so chi sei" sputò poi fuori tutto d'un fiato

 

Beh, quella era la regola numero uno. Non sapere chi fosse l'altra faceva parte del gioco, no? 
Santana non sapeva che pensare, ma non le dava poi così fastidio… 

 

"Da quanto?"

 

"Dall'inizio…"

 

Oh… ecco questo le dava fastidio. E parecchio anche…

 

"Mi hai preso in giro per un anno?" 

 

"Andiamo, quante bellissime ispaniche sono degli avvocati di successo?"

 

"Q-questa è discriminazione!" disse cercando di non notare i complimenti racchiusi in quell'unica frase

 

"Mi dispiace di non avertelo detto. Ma non è colpa mia se ti intervistano un giorno sì e l'altro pure. Passo davanti ad un'edicola e mi becco un cartellone con la tua faccia stampata sopra quasi ogni giorno! Mica potevo cancellare i ricordi!"

 

"Me lo potevi dire!"

 

"Non mi sembrava giusto… E pensavo che non ci saremmo riviste più! Chi penserebbe mai che Santana Lopez abbia voglia di parlargli?!"

 

"È un anno! Un anno che ti parlo! La sorpresa dovrebbe esserti passata già da un po', no?"

 

"No che non mi è passata! Ogni santo giovedì sali su questo cazzo di bus e mi parli! Io non capisco… i miei colleghi dicono che mi invento cazzate quando lo racconto… Nessuno pensa che tu sia un bella persona! Ma ogni volta che ti vedo, io mi meraviglio perché sei gentile, simpatica e un altro miliardo di cose che nemmeno capisco!"

 

"Non ti è passato per il cervello che forse, e dico forse, sei tu ad essere diversa dalle altre persone? Che mi piaci, più di tutte quelle con cui sono stata? Non hai letto la mia biografia, eh?"

 

"T-tu sei lesbica?"

 

"Lo sanno anche le pietre!"

 

"I-io non lo sapevo, davvero… Non ho mai cercato informazioni su di te"

 

Ormai quasi metà dei passeggeri ascoltava la loro conversazione, chi si nascondeva dietro il quotidiano e chi non si faceva problemi a fissarle.
Ma a nessuna delle due sembrava davvero importare.
Santana emise un sbuffo spazientito. Non era così che si era programmata quel viaggio.

 

"Senti, non sono arrabbiata. Mi dà solo fastidio essere presa in giro, soprattutto dalle persone a cui tengo"

 

"Tu tieni a me?" sussurrò spalancando gli occhi incredula

 

"Molto più di quel che pensi" esclamò lasciando un dietro quelle parole un breve ma nuovo silenzio

 

"Mi chiamo Brittany Pierce" disse con il primo vero ma timido sorriso di quel giovedì, tendendole una mano

 

"Santana Lopez" ribatté fiera

 

"Sei bellissima, Santana Lopez, te l'hanno mai detto?"

 

"Solo accennato…" 

 

"Davvero, davvero bellissima"

 

Non c'è proprio bisogno di dire che quelle poche paroline ebbero il potere di far sciogliere tutta l'irritazione che pervadeva Santana e non solo quella accumulata negli ultimi cinque minuti. No, si sentì finalmente libera da tutto quel peso di malessere che si portava dietro ogni giorno da anni. E questo le diede il coraggio di fare quello che avrebbe dovuto fare da tempo. Si schiarì la voce cercando di districare quello strano nodo alla gola che si era appena formato.

 

"Oggi è l'anniversario della prima volta in cui ti vidi e non credo di essere mai stata più felice di aver aspettato un bus in tutta la mia vita. Non credo che ci siano stati giorni più felici di quello e tutti i giovedì a seguire in tutta la mia vita. E questo è il mio ringraziamento per tutti i viaggi fatti insieme, Brittany"

 

Santana le porse un piccolo pacchetto rivestito di carta da regalo blu notte.
Brittany cominciò a scartarlo lentamente, incredula. Ne tirò fuori un braccialetto con un lupo in oro, piccolo e sottile.

 

"Sei tu?"

 

"Già, sono io"

 

"Questo è il mio"

 

"Mi hai fatto un regalo?"

 

"Non sei l'unica a ricordare le date importanti…"

 

Santana sorrise come una bimba, nel constatare che non solo avevano scelto la stessa carta ma anche la marca era la stessa. Solo il ciondolo cambiava.
Un piccolo delfino in oro dondolava tra le dita di Santana.

 

"Non sei tu!" disse con un malcelato velo di disappunto 

 

"Come fai a dirlo?"

 

"Tu sei un unicorno! Qual è il significato del delfino?"

 

Brittany rimase un attimo a fissarla senza parole… 
Non le ho mai parlato degli unicorni!

 

"Significa "portami con te"…"

 

"Sai perché ho scelto il lupo? Perché non è feroce come tutti pensano, ma lo sa dimostrare solo al suo branco e perché resta fedele allo stesso lupo per tutta la vita. È quello che farei io se trovassi la lupa giusta…"

 

"Credi che succederà a breve?" chiese con una punta di timore, abbassando lo sguardo sulla punta delle sue scarpe

 

"Oh, ma è già successo. Ben un anno fa, se non erro"

 

Brittany puntò i suoi occhi azzurro cielo in quelli pece di Santana. Forse fu quello che ci lesse dentro o forse non ce n'era bisogno.
Si avvicinò piano, assaporando l'attesa e il profumo di Santana crescere di intensità man mano. Si bloccò a pochi centimetri dalle sue labbra.

 

"Ti amo, Santana Lopez" sussurrò sfiorandola

 

Senza aspettare la risposta sicuramente in arrivo, appoggiò le labbra su quelle carnose che bramava da tempo. I rispettivi sapori mescolati  esplosero dentro le loro teste come fuochi d'artificio. 
Accompagnate dall'applauso scaturito dagli altri passeggeri, finalmente sentirono l'altra per davvero, per la prima volta. Si unirono in un unico respiro d'amore che improvvisamente riuscì a rischiarare quella giornata di tormenta.
Santana era sul punto di andare oltre, ma un fischio d'approvazione proveniente da un punto imprecisato del bus fece sì che si staccasse bruscamente. 

 

"Tieni la banana nei pantaloni, topo di fogna che non sei altro!" gridò

 

"San…"

 

"Ti amo, Brittany Pierce. E nessun ragazzino arrapato si deve permettere di fischiarti dietro se non vuole morire di una morte lenta, è chiaro?!" aggiunse rivolgendosi di nuovo verso il resto della gente

 

Resto della gente che sembrava essersi completamente dimenticata cosa fosse la privacy e, a giudicare da alcune facce improvvisamente consapevoli e agitate, anche di scendere alla propria fermata… 

 

"Ripetilo! Senza la seconda parte, magari…"

 

"Ti amo, Brittany Pierce. E ti porterò con me ovunque vorrai"

 

"San… forse mi dovrai portare a casa per prima cosa… Ho saltato la mia fermata… Mi sa che dev-"

 

"Uh, non ci pensare neanche! Uhm, cioè… puoi dormire da me, se ti va… voglio dire… non è che voglio metterti fretta… ma n-" 

 

Santana venne interrotta da due dita, misteriosamente apparse a fermare la corsa delle sue labbra, e da un sorriso che avrebbe fatto invidia al Sole.

 

"Mi piacerebbe tanto. Ma non vorrei disturbare…"

 

"Ti devo presentare il mio branco! E sei fortunata, oggi saranno più sopportabili del solito…"

 

"Perché?" le chiese ridacchiando del suo entusiasmo

 

"Per la figlia di Porcellana e Papillon. Poi Hobbit e Barbie pensano al matrimonio… Ti lascio immaginare che picco glicemico ci sarà stasera quando presenterò la mia prima ragazza!"

 

"Prima?"

 

Santana annuì leggermente, distogliendo lo sguardo e diventando dello stesso colore della tappezzeria dei sedili…

 

"San?"

 

"Mmh?" 


"Vuoi essere il mio lupo?"

 

"Indubbiamente sì. E tu, vuoi essere il mio lupo?"

 

"Indubbiamente sì"







Alla prossima :)

 

Jetag

  
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