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Autore: bellavitaheart10    27/02/2014    2 recensioni
In molte storie Justin è sempre visto come un criminale... e se per una volta fosse visto come un semplice ragazzo con un problema alle spalle? E se quel problema fosse dimenticare una ragazza? Ma perchè avrebbe dovuto dimenticarla? Tutto questo sono in pochi a saperlo, Justin non si confida con nessuno tranne i suoi migliori amici, ma una ragazza entrerà e sconvolgerà la sua vita come un uragano... A questo punto sarà pronto a dimenticare? Come ha fatto fino a quel momento a non pensare a quella ragazza?
Dal testo:
- Justin ti prego apri la porta - disse Chad.
- N-non ho la forza... -
- Cavolo Justin lo hai rifatto? Quante volte? -
- 3 volte... -
- Ti prego apri questa porta o starai male... -
- Ma cosa fa? - domandò la ragazza mistriosa.
-Beh... -
Leggete per scoprirlo. Spero vi piaccia, Baci Emi
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Justin Bieber, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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9- Non ho la forza di tornare nel passato

Buona lettura e se volete leggete lo spazio autrice <3

  

Capitolo 9

Non ho la forza di tornare nel passato.

* Punto di vista di Justin*


- Ancora tu? - domandai flebilmente attirando l'attenzione di tutti.

- Dovrei essere io a farti una domanda del genere! - ribattè Caterine.

- A quanto pare questa è casa mia -

- Infatti io sono qui per parlare con te e non con i tuoi amichetti! -
 
- Credo che noi due abbiamo già parlato -

- Si, ma non abbiamo finito dato che mi sei svenuto davanti! - annunciò acida. In quel momento ispirava violenza. Se non fosse stata donna e non avrei avuto tutto questo rispetto verso di loro, le avrei già dato uno schiaffo in pieno viso. Ma non ero quel genere violento.

- Cosa vuoi ripetermi? Quanto sia stato stronzo a farti una cosa del genere? Che è tutta colpa mia? - domandai trattenendo un pò l'ironia, dato che mi aveva già accusato di cose che non avevo fatto.

- Che te lo ripeto a fare? Sei bravo a ricordare tutto - fece una smorfia con le labbra un attimo prima di assumere un sorrisetto acido.

- Tu non sai niente e non puoi venire qui dopo due anni, dandomi la colpa di tutto! - una fitta la polso si irradiò e mi mandò in tilt il sistema nervoso. Avevo dimenticato che i tagli erano ancora freschi e che muovere troppo il braccio portava anche questi problemi.

- Non sono io che ho lasciato la mia ragazza in una camera d'ospedale. In coma per 3 mesi... non appena mi sono svegliata volevo rivederti e farmi spiegare tutto, ma tu non c'eri e non sei venuto più - urlò spalancando le braccia e piegando leggermente la testa, come a darsi ragione da sola.

- Scusa se tuo padre mi ha detto che eri morta! - alzai il tono, cercando di calmarmi e di non commettere sciocchezze di cui mi sarei pentito in futuro.

- Non ti credo! Tu lo dici solo per difenderti! Tu lo dici solo per avere la ragione! -

- Se pensi che io menta perchè diavolo sei qui? -

- Perchè volevo guardarti in faccia e volevo sputarti quanto tu sia stronzo! Io ero incinta di te, ma a causa di quell'incidente ho avuto un aborto! E' tutta colpa tua! Ero venuta in quel maledetto locale per darti la notizia, ma ti ho visto con quella ragazza sopra di te e non ci ho visto più. Mi hai tradita e mi hai fatta sentire uno schifo, ma cosa più importante mi hai tolto una parte di me! Sei un lurido assassino! - non appena metabolizzai ogni sua parola sentii il corpo cedere. Appoggiai un braccio alla spalliera del divano e mi feci forza per non crollare e svenirle nuovamente davanti, ma non ce la facevo. Ero troppo debole per tornare indietro nel tempo. Non avevo la forza di tornare nel passato. Ogni nostro momento mi tornava in mente, ogni litigata e ogni volta che tutto si aggiustava con una carezza, con un bacio. Era bello avere una persona al tuo fianco, che ti amava ogni secondo della tua vita e che avrebbe dato la sua pur di renderti felice. Se avessi potuto avrei dato la mia vita per far tornare indietro quella di mio figlio. Sarei diventato papà. Nonostante avessi avuto 17 anni lo avrei cresciuto e mi sarei occupato di lui perchè non avrei ucciso un bambino e invece mi ero trasformato in un assassino. Ero diventato involontariamente quella persona che pensavo esistesse solo nei miei incubi.

Io e quel bambino o quella bambina avremmo potuto trascorrere meravigliosi anni insieme. Avrebbe compiuto due anni se solo non fosse morto. E tutto per colpa mia, per colpa delle miei azioni... per colpa della mia vita che doveva cessare di vivere. Mi svegliai da quel trance solo perchè delle urla mi impedirono di pensare a un modo per porre fine alla mia vita.

- Lui non ha colpe! Non era lui al volante di quell'auto e non sai nemmeno tutta la storia... quindi non parlare! Lo avevano rapi... - interruppi Chaz prima che altre parole potessero uscire dalla sua bocca. Non volevo che lei provasse compassione per me... se mi odiava, dovevo riuscire a farle cambiare idea in altri modi.

- No Chaz, ha ragione... è colpa mia... quella sera avrei dovuto restare a casa - mi sedetti sul divano perchè un imminente giramento di testa mi privò di ogni singola forza. Avrei preferito una qualsiasi forma di tortura. Avrei preferito tagli, bruciature e chissà cos'altro pur di non sentire la ragazza di cui ero innamorato darmi la colpa di tutto. Ma la cosa che mi faceva pià male era il fatto che avesse ragione. Se io non fossi esistito non avrebbe sofferto nessuno. Nè la mia famiglia... nè i miei amici... nè Caterine... nè quella piccola creatura che non ha mai visto la luce del sole.

- No Justin., non devi darti la colpa di tutto -

- Rayan sto parlando seriamente. E' colpa mia, punto e basta - Espirai e inspirai, cercando di controllare il respiro. Immagini di quella dannata sera si ripetevano a tratti nella mia mente e allora iniziai a pensare di essere realmente impazzito.

- Ti do pienamente ragione Justin... è TUTTA colpa tua... Chissà come te la sei passata bene in questi anni, mentre io continuavo a piangere su una vita che mi hanno strappato via... -

- Ti sbagli Caterine... lui non stava bene e non sta bene neanche adesso! Lui è autolesionista! Per colpa tua! - Chaz urlò ogni parola a raffica e sentirlo uscire dalle sue labbra mi fece pensare a tutto quello che facevo davvero. Era difficile per lui ammetterlo ed era difficile per me sentirlo.

Non riuscii a frenarlo... Caterine adesso sapeva una cosa che solo in pochi sapevano, ma non lo odiavo, lui voleva solo difendermi.

- Davvero? Ti tagli? - l'espressione di Caterine sembrò addolcirsi e proprio quando si avvicinò a me, mi alzai dal divano e indietreggiai istintivamente. Se avesse provato a sfiorarmi avrei vissuto quei momenti e non avevo voglia di tornare indietro nel passato, in quel giorno, in quel momento.

- Ci sono cose che tu non sai, ma se provi odio per me allora esci da quella porta e dalla mia vita, per favore - sussurrai le utlime due parole, dato che il fiato mi aveva abbandonato e che le forze erano andate via con esso. Chiusi gli occhi, cercando di regolarizzare quel pò di ossigeno che entrava dal naso e si disperdeva debolmente nei polmoni.

- Justin stai bene? - domandò ignorando la precedente affermazione. Restai ancora con gli occhi chiusi e quando ne ebbi la forza li riaprii, trovandomi davanti tutti e quattro gli sguardi preoccupati. Karen era delusa... delusa da qualcosa che non avevo ancora capito.

- Si... sto bene... non ignorare ciò che ho detto prima... mi odi? -

- No... per quanto io voglia odiarti non ci riesco, ma provo ancora rabbia... per tutto quello che è successo... - abbassò lo sguardo e sgranò gli occhi. Il mio viso si impossessò di un'espressione confusa e non appena notai che tutti guardavano nello stesso punto decisi di farmi forza e abbassare lo sguardo.

Sangue...

I miei tagli si erano riaperti e il cerotto non riusciva più a contenere tutto quel sangue. Alcune gocce si erano schiantate al pavimento, così come il mio cuore, che aveva rinunciato ad ogni battito.

- Non sapevo che ti facessi tanto male... - singhiozzò Caterine. Non mi ero accorto che delle lacrime le avevano bagnato il viso. Volevo correre da lei e abbracciarla, ma non potevo. Me lo impedivano molte cose: le forze, il coraggio, la determinazione, l'ostilità, l'orgoglio...
Rayan però reagì a la abbracciò, così lei non esitò a ricambiare quell'abbraccio che mi aveva maggiormente tolto il fiato. Ultimamente provavo nuovi sentimenti per Karen, ma l'arrivo di Caterine mi aveva nuovamente scombussolato la vita.

- Mi avevi detto che non lo avresti più fatto! - mi sgridò Chaz. Gli diedi la mia completa attenzione...

- Me lo avevi promesso... - una voce uscita in un sussurro mi fece spostare lo sguardo su di lei. La mia Karen... l'avevo di nuovo delusa...

Il suo sguardo non riuscì proprio a reggerlo... intrattenni la mia attenzione cercando di incollare meglio il cerotto e asciugando con un fazzolezzo il sangue che era sparso sulla mano.

- Jus.. -

- No... avete ragione tutti... io ho deluso ognuno di voi, chi più e chi meno, ma vi ho deluso tutti... voi non sapete come ci si sente ad avere un opprimente peso del genere tutti i giorni sulla bocca dello stomaco. Voi non continuate a rivivere quel momento, quel dolore e quel pianto. Voi non vi sentite colpevoli nonostante la colpa non fosse vostra e nessuno di voi si sente schifosamente debole da trovare bellezza nel dolore. Nessuno può dire che è una cosa che si può superare, una dipendenza da cui ci si può uscire facilmente e la cosa che mi fa più male è sapere che non ho le forze di uscire da questo dannato tunnel e che non ho nemmeno le forze di credere che un giorno riuscirò a smettere. Nonostante le cose possano cambiare e nonostante chi mi ha fatto del male potesse chiedermi scusa io continuerò a vedere e vivere quella sera ogni maledettissimo secondo. Dovevate lasciarmi morire. Dovevate lasciarmi steso su quel pavimento, immerso in un trance che non portava via d'uscita e invece mi avete dato l'opportunità di vivere e farmi altro male. Forse in questa stanza qualcuno può capire il mio dolore, ma sta di fatto che è un MIO dolore e non uno vostro. Quindi ditemi pure quanto possa essere deludente, ditemi quanto possa essere stronzo e menefreghista, egoista e insensibile, disumano e scorretto, ma non riesco a non tagliarmi più e voi che siete miei amici sapete benissimo il motivo. Non  m'importa se la colpa non è mia ma quel dannato coltello continuo a rivederlo sempre sulla mia pelle e nessuno di voi può strapparmi via quella parte di passato, nessuno può dirmi che sarà facile fare finta di nulla e andare avanti perchè il passato non si può nè cancellare nè dimenticare. Sto soffrendo e forse lo farò fino all'ultimo dei miei giorni, ma sono stanco di sentirmi dire quanto possa deludere la gente perchè so già di essere l'imperfezione e la delusione fatta in persona, ma sentirserlo dire in continuazione mi rende più debole di quanto io sia già. Lo so che lo fate per il mio bene, ma in questo momento non vedo bene migliore che nel male. Mi dispiace... - asciugai una lacrima che era scappata via dall'occhio destro e stanco e distrutto salii fino in camera mia, ma non per tagliarmi, non per sentirmi più debole di così, ma per gettarmi in un sogno dove speravo di non svegliarmi più. Un sogno, ma non un incubo.

Correvo... correvo via da una ragazza con un coltello in mano. Voleva uccidermi e se non fosse per la vita di mio figlio avrei lasciato che il destino avesse fatto il suo corso. Mi bloccai alla vista di un'auto e di una ragazza sul punto di essere investita. Era Caterine e quella era la volta buona che le salvavo la vita. Mi buttai su di lei, proteggola con il mio corpo e non appena una violenta botta mi fece cadere a terra, cercai di non schiacciarla col mio peso. Non si era fatta niente, nemmeno un graffio. Fui grato di aver salvato la sua vita e non appena fui sicuro delle mie supposizioni, chiusi gli occhi e mi svegliai sentendo un grido acuto.

Aprii di scatto gli occhi, trovandomi per qualche secondo in una completa confusione. Mi girai spaesato e fui tranquillo di trovarmi a casa, ma purtroppo non ero morto. Era stato solo un incubo che avrei desiderato fosse reale. Notai il sangue essere ancora sul mio braccio, soltanto che era ormai asciutto, così mi alzai e appoggiandomi al muro e ad altri mobili mi feci forza fino al bagno. Disinfettai i tagli e ignorai l'urlo che diceva di farmene uno solo, preciso e doloroso, ma che avrebbe realizzato il mio desiderio di morire. Posai un cerotto sulla ferita e ignorai un altro giramento di testa, prima di arrivare in salotto, dove provenivano delle voci.

- E' questa è la verità su quello che è successo quella dannata sera, da quel momento Justin non smette di farsi del male... -

Quella era sicuramente la voce di Chaz, nonostante mi arrivasse ottavata.

- Vi avevo chiesto di non dirle nulla e non di raccontarle tutto quello che è successo - borbottai, prima di cedere debolmente verso il pavimento, dove alcuni punti della mia pelle diventarono freddi come la zona su cui si erano appoggiati. La vista si era appannata, ma notavo delle figure correre sfrecciate verso di me...

- Justin, ehi amico, dai tirati su che così mi fai preoccupare! - ci provai davvero con tutte le mie forze. Provai ad aggrapparmi bene a Chaz o a sollevarmi da terra ma ero come un blocco di cemento. Ogni cosa nel mio corpo stava andando a rallentatore e le scene mi si presentavano davanti come la famosa scena di Matrix dove il protagonista schivava abilmente i proiettili... con la differenza che mi stavano colpendo tutti in pieno. Quello più doloroso? No non è quello che mi è arrivato al cuore, al cervello o a ogni altro muscolo o organo, quello più doloroso è stato quello invisibile che mi aveva ucciso lentamente, quando i suoi occhi abbandonarono la mia figura e lei si allontanò per il divano. Non l'avevo solo delusa, ma avevo pure ucciso ogni speranza nei suoi confonti di farmi stare bene. Oh Karen... perdonami.

Restai sul pavimento, con la schiena appoggiata al muro, per almeno 5 o 10 minuti. Non appena la vista ritornò stabile e le forze arrivarono a destinazione, appoggiai i palmi delle mani a terra, le gambe semi-flesse e con la pianta del piede a fare forza sul pavimento e le mani di Chaz sulle mie spalle come a sostenermi, mi alzai e mi avvicinai al divano, costretto a sedermi ulteriolmente o avrei rischiato di vomitare qualsiasi cosa, anche l'anima che credevo si fosse buttata nel vuoto.

- Mi dispiace davvero molto. Perdonami. Ho vissuto questi due anni con la voglia matta di ucciderti, farti fuori, tagliarti a pezzi e buttarti in pasto ai piranha, ma vedendoti adesso non ci ruscirei più. I-io ho davvero pensato che quella sera tu fossi cosciente e ho pensato che ti piacesse ogni cosa di quella ragazza, ma ero troppo arrabbiata per accorgermi delle tue ferite, del tuo sangue e del tuo sguardo. Non ho visto i tuoi occhi e so che quelli non mentono mai. -

"Forse un tempo" pensai. Anche i miei occhi stavano diventando oscuri e vuoti come la mia anima. Anche loro avrebbero fatto fatica a dire la verità, a nascondere le incertezze e ad assumere forza. Erano come una conchiglia del mare. Una ciotola senza cibo. Una bottiglia senza acqua. Vene senza sangue. Corpo senza organi. Vuoti.

Non mi ero mai definito il ragazzo talmente forte da superare qualsiasi cosa, piuttosto ero il ragazzo che faceva il massimo per non apparire troppo debole e fino a due anni fa mi riusciva benissimo. Avevo una meravigliosa ragazza, dei meravigliosi amici e una splendida vita, con il risultato che con gli anni ogni petalo si stava staccando portando con sè parte della mia anima ormai ridotta in briciole di dolore. Non sarebbe stato facile ricomporre ogni cosa, evitare il passato, cancellarlo, umiliarlo, escluderlo, buttarlo via. Era una parte di me e per quanto potessi ammetterlo con difficoltà era la parte PIU' grande di me. Quella che prendeva il sopravvento sul povero Justin che fa di tutto per superare gli ostacoli. Nessuno psicologo mi avrebbe fatto ragionare. Nessun medico avrebbe potuto curare le mie ferite, perchè non erano ferite da taglio, da armi da fuoco o da oggetti, ma erano ferite create col tempo. Ogni taglio era una voragine di dolore aperta e dolorosa. Bruciava sulla mia debole e ormai sottile pelle. Scottava più del sole estivo. Ogni briciolo di speranza che potevo avere moriva come un fiore in inverno, lasciando sgretolare al suolo ogni petalo che si fosse stancato di reggersi debolmente al centro.

- Anche io mi sarei odiato... non devi farti perdonare nulla... - ammisi con tutto il dolore possibile che la voce compiva nell'oltrepassare le corde vocali. Avete presente quel tormentoso mal di testa che ti impediva di pensare? Quel bruciore al naso che impediva all'osigeno di entrare e quel tremendo groppo in gola che era peggio del dolore causato dall'influenza? Bene, mi sentivo perennemente in questo stato. Solo che a volte dei bruciori ai polsi e all'incavo interno del braccio, opposto al gomito, mi riportavano alla vita, facendomi capire che NIENTE è come si vede, che tutto spesso inganna e che non è facile uscire da un passato che ti afferra con ogni corda a disposizione.

- Io devo davvero ritornare a casa e poi credo che restare qui non ti faccia bene. Ciao Justin - Caterine si alzò dal divano, fece per salutarmi ma voltai il capo dall'altra parte. Sconfitta si allontanò dal salotto e accettò l'insistente richiesta di passaggio di Rayan. Almeno lui riusciva a reagire.

E fu così che restammo solo io, Chaz e la ragazza dagli occhi glaciali.

- Cosa volete mangiare stasera? Avevo pensato a una bella pizza, che ne dite? -

- Non scomodarti Chaz, io posso benissimo mangiare a casa e tu puoi occuparti di questo essere qui - Karen sputò fuori parole talmente taglienti da far invidia alle lame. Poi mi lanciò uno sguardo truce e più doloroso del mio passato e fece per alzarsi. Prontamente le afferrai il polso, più debolmente che prontamente, dato la mia pochissima forza.

- Non andartene per colpa mia, davvero resta. Non voglio che ceni da sola -

- TU non sei il centro del mondo Justin! Ti dai sempre la colpa di tutto ma la vuoi sapere una novità? Non hai colpa di nulla perchè tu sei il nulla. Niente gira sempre intorno a te, alla tua vita e al tuo passato. Sappiamo tutti quanto può essere difficile, ma fare il depresso cronico e ucciderti non risolverà i tuoi problemi. Vuoi morire? Bene, ucciditi pure, se vuoi lo faccio pure io così almeno non sento il peso che hai su tutti noi! - ecco.... ecco le parole che mi fecero perdere quel briciolo di umanità in me. Non contrattaccai. A cosa sarebbe servito? Lei aveva ragione. Io ero un peso, un inutile peso. Per loro. Per il mondo. Anche per chi non mi conosceva. Abbassai lo sguardo e fissai le dita della mia mano che nervosamente si tiravano a vicenda. In quel momento mi sentii come uno di quei bambini a cui si rubano le caramelle. Perso e confuso.

- Karen... - provò a dire Chaz, ma fu nuovamente interrotto.

- Karen un corno! Anche io ho avuto un passato difficile e porca miseria non faccio come lui! Anche io mi do la colpa di tutto, ma sto vivendo la mia vita e non sono un parassita come lui! - urlò furiosa, strappandomi dai pensieri.

- So anche io il tuo passato Karen, amo il fatto che me l'abbia raccontato, ma Justin ha passato un brutto episodio e non tutti affrontiamo le cose al meglio -

- Non provare a difenderlo Chaz. Non provarci nemmeno perchè è come fare un buco nell'acqua. Avrei potuto capirti se avesse ucciso qualcuno e se il suo sangue fosse sulle sue mani, ma lui non ha la colpa di niente. Caterine è viva e non ha più pesi sulla coscienza -

- Qualcuno è morto, se non ti è chiaro è morto il suo presunto figlio! - un'altra lama. Un'altra nel mio debole corpo. Litigavano come se io non fossi lì a vedere quella scena.

- Chi ti dice che lei non ha mentito? -

- Caterine non mente! -

- Tutti possiamo farlo. -

- Non lei. Non su quel discorso. Karen ma che ti prende? -

- Sono stanca di vedere Justin soffrire per una colpa che non gli appartiene. E' debole e i deboli non vivono a lungo. -

- Meglio no? Almeno vi tolgo questo peso di dosso! - sbottai alzandomi dal divano e salendo i primi scalini, poi una mano afferrò il mio polso e mi trascinò indietro, rischiando di farmi cadere.

- Non intendevo quello... è stata la rabbia a farmi parlare - ammise corrucciando le sopracciglia, come se prima dovesse convincere se stessa.

- Sai cosa mi ha insegnato il mio passato? Che quelli che dicono sempre la verità sono gli ubriachi, i bambini e gli arrabbiati -

- Sai cosa mi ha insegnato il mio di passato? Che chi vive troppo in esso ci rimane intrappolato per sempre Justin. Svegliati! - lasciò bruscamente il mio braccio, che sbattè sullo spigolo lì vicino, e si andò al sedere sul divano. Io restai ancora fermo a pensare alle sue parole. Erano dannatamente vere.

- Esco a comprare delle pizze, e tu - Chaz indicò Karen e poi continuò a dire - Resti qui e non ti muovi. -


- E dove vuoi che vada? Faccio da babysitter a un depresso -

- Karen smettila per favore. Io non ho detto niente sul tuo passato, quindi tu non farlo sul mio -

- La cosa è diversa Justin, perchè tu non mi stai vedendo morire lentamente, mentre io si! -

Stanco di quell'inutile battibecco, che sapevo avrebbe vinto lei, salii in camera mia e mi ci chiusi per un indeterminato tempo. Quando i pensieri arrivarono al limite della sopportazione andai in bagno, inciampando in una sedia e facendola rovesciare e impugnai la lametta. Ero pronto, lo avrei fatto. La lametta scese lentamente verso il polso. Esso lo aspettava pazientemente, pronto a perdere altro sangue e a riversare altre dolore sul dolore. Appoggiai la lama al polso e un attimo prima di trascinarlo orizzontalmente una mano la spinse via, graffiandomi involontariamente il palmo della mano. Tamponò subito la ferita lunga circa 5 centimetri e ci mise su un cerotto. A quel punto mi girai e fissai i suoi occhi.

- Farei di tutto per non farti del male, ma a volte lo facciamo lo stesso. Se questo ti distrae dal farlo allora decidi tu quando e dove, ma non tagliarti - inarcai le sopracciglia cercando di capire cosa avrei dovuto fare per distrarmi... tagliarmi il palmo delle mani? E che avrei risolto? Poi ecco che la risposta non tardò ad arrivare. Due labbra compresse sulle mie. Un bacio sul punto si sbocciare. Un cuore sul punto di essere ricucito. Due sentimenti sul punto di non essere ricambiati. Lei non doveva farlo per pietà o per dovere. Avrebbe dovuto farlo per passione e per amore. Eppure? Eppure non mi staccai da quelle labbra, considerandole la mia unica droga. Il mio unico modo per uscire dal passato e aggrapparmi alla vita. L'unica soluzione che andava afferrata al volo. Ma lei non era un oggetto. Io non avrei dovuto usarla. Nonostante ciò, il mio cuore fu attratto dal suo, rivelandosi più debole del solito e più bisognoso della mia situazione.

Mi staccai da lei. Da quell'opportunità. Dal presente. Dalla possibile via di fuga. Dalla ragazza che mi aveva incastrato tra il suo cuore e il suo torace. La fissai. Era confusa. Era strana. Aveva un luccichio negli occhi.

- Non è che non lo desideri... è semplicemente che non ti considero l'oggetto migliore per uscire dal passato e fermarsi al presente. Tu hai un cuore Karen... e appartiene a Chaz non a me... - Lo avevo fatto. Le avevo detto quanto la desiderassi, quanto importante erano le sue emozioni verso i miei confronti. In compenso? Un solo abbraccio... era questo il suo modo di darmi la forza. Ma io volevo di più. Io volevo un vero cuore da unire al mio, una vera anima da allegare alla mia e non una sostanza capace di uccidere più del passato. Io volevo amore e non pietà. Io volevo passione e non compassione. Io volevo che lei provasse ciò che provavo io.


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CIAOOOOOOOO *-* MI SCUSO INFINITAMENTE PER L'IMMENSO RITARDO. SO CHE VI AVEVO DETTO CHE AVREI FATTO DI TUTTO PER AGGIORNARE IL PRIMA POSSIBILE MA OGNI COSA MI SI E' RIVOLTATA CONTRO! IMPEGNI, COMPITI E INFLUENZA E PER FINIRE ANCHE INTERNET CHE NON FUNZIONA... PERTANTO HO SCRITTO QUESTO CAPITOLO UNENDONE 2 IN MODO DA FARLO BELLO LUNGO E  SPERANDO CHE VI PIACCIA. ULTIMAMENTE CI SONO MENO RECENSIONI PER OGNI CAPITOLO, MA NON MI LAMENTO, MI STA BENE CHE ALMENO QUALCUNO DI VOI RECENSISCA, REGALANDOMI DEI BEI COMPLIEMENTI.

PERTANTO VOGLIO RINGRAZIARE COLORO CHE HANNO MESSO LA STORIA TRA I PREFERITI, SEGUITI E RICORDATI. NON POSSO DIRE OGNI SINGOLO NOME SOLO PERCHE' SIETE DAVVERO TANTI AHAHAHAH

POI CI TENGO A RINGRAZIARE COLORO CHE HANNO RECENSITO E I CARISSIMI LETTORI SILENZIOSI.

SE QUALCUNO DI VOI VUOLE FARMI SAPERE COSA PENSA DELLA STORIA E REGALARMI UNA RECENSIONE MI FAREBBE DAVVERO PIACERE, NON PERCHE' VOGLIO ARRIVARE AD AVERNE 1000 PIUTTOSTO PERCHE' VOGLIO SAPERE SE PIACE, SE C'E' QUALCOSA CHE NON VA O SE VOGLIONO CHE LI ACCONTENTI. ESPRIMETE I VOSTRI PARERI :))

PERFETTO, ADESSO STACCO, SPERO CHE QUALCUNO DI VOI RECENSISCA E SPERO CHE IL CAPITOLO VI PIACCIA <3

PICCOLA DOMANDA IMPORTANTISSIMA: VOLETE CHE JUSTIN CONTINUI A SOFFRIRE O CHE MI CALMI PER UN PO'? AHAHAHAH VI SCONGIURO DI RISPONDERE ANCHE CON UN COMMENTO BREVE, COSI' FACCIO QUALCOSA CHE VI PIACEE E OVVIAMENTE SCELGO LA SCELTA PIU' VOTATA, QUINDI RISPONDETE.. JUSTIN DEVE SOFFRIRE ANCORA O MI FERMO PER UN PO'?


|A PRESTOOOO|
  
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