Battito di un cuore
Tutto
era fermo, tutto era vuoto e Tara non sentiva nulla.
Lei
non era quel tipo di persona dal sangue freddo che non si lascia intimorire da
nulla, lei era fragile e solo ora se ne rendeva conto. Per cosa aveva
combattuto? Perché cercava di sopravvivere? La vita scorreva, anche senza di
lei.
Semplicemente
non era essenziale.
Non
sapeva quanto tempo era passato, da quanto tempo stava fissando quella pelle
bianca, se l’avesse toccata sarebbe stata fredda, morta.
Non
poteva affrontare un dolore simile, era stata perseguitata per tutta la vita da
quell’ombra che le aveva tolto tutte le persone che amava.
Non
riusciva a muovere un muscolo; i vivi si muovono, possono uscire di casa e
sperare che ogni giorno sia migliore, lei invece era solo sopravvissuta e non
poteva essere abbastanza.
Il
ragazzo che aveva davanti non aveva più nulla di mostruoso, gli occhi neri
erano coperti dalle palpebre chiuse, le labbra piene erano socchiuse, il volto
sembrava sereno e Tara poté notare le lentiggini che gli macchiavano le
guancie, le ciglia folte e bianche come i capelli, le dita lunghe e affusolate,
le braccia percorse dalle vene che sembravano radici.
Tara
le sfiorò, accarezzò lentamente il viso, fece passare i polpastrelli sulle
labbra screpolate fino ad arrivare ai capelli che gli ricadevano in ciocche
disordinate sulla fronte.
-Ti
odio …- sussurrò, gli strinse con forza le braccia e iniziò a scuoterlo –Ti
odio! Come hai potuto?- urlò mentre sentiva le lacrime scenderle dagli occhi –Come
hai potuto lasciarmi sola?- cercò di sollevarlo –Devi alzarti! Brutto schifoso-
la sua voce non aveva più nulla di umano.
Il
dolore era così lancinante da annebbiarle la vista, i singhiozzi lasciavano
spazio a insulti, le urla seguivano le preghiere.
Quella
scena era troppo familiare e Tara poteva rivedersi a neanche sei anni che
urlava ai genitori chiusi nelle bare di averla lasciata sola, li accusava di
non averla amata abbastanza altrimenti non se ne sarebbero andati senza di lei.
Perché tutti le dicevano che era stato un miracolo? Perché doveva ritenersi
fortunata?
Non
li avrebbe più rivisti, le rimanevano le foto, i ricordi e due fredde lapidi.
Erano
passati minuti, forse ore, Tara non sapeva dirlo. Aveva provato e riprovato in
tutti i modi, piangere non sarebbe servito, niente può riportare indietro i
morti.
Avrebbe
dovuto andarsene, scappare da quell’incubo, lasciarsi tutto alle spalle. Il suo
nemico era finalmente morto, lei era libera.
Allora
perché non riusciva ad abbandonare il corpo? Cosa la tratteneva?
Ogni
volta che si poneva queste domande non era in grado di darsi una risposta,
tutto quello che le era accaduto era collegato a lui, lei aveva scelto lui, il
male.
Cosa
era lei quindi senza il male?
La
ragazza si sentiva vuota, non aveva energie per fare nulla. Tremava
convulsamente, la vista era appannata dalle lacrime, respirava a fatica,
avrebbe voluto urlare, chiamare aiuto, ma erano in una foresta in chissà quale
parte del mondo.
Una
folata di vento fece ondeggiare i pini intorno a lei, il freddo le stava
corrodendo le ossa, ma per nessuna ragione al mondo avrebbe lasciato il corpo.
Non sarebbe morta scappando.
La
sua attenzione venne catturata da un gufo che la osservava intensamente da un
po’, ogni tanto piegava la testa e arruffava le penne per poi fare un verso che
le fece scappare uno stanco sorriso. Poi ad un tratto l’animale venne
spaventato da uno scricchiolare di foglie, anche la ragazza si girò di scatto.
Quando
Tara la vide pensava di aver avuto un’allucinazione perché era tutto ricoperto
di una calda luce che le accarezzava la pelle, rabbrividì e cercò di schermarsi
gli occhi, ma riusciva a scorgere solo una figura che si avvicinava.
-Aiuto-
sussurrò –Ci serve aiuto …
-Inglese?-
le chiese una voce delicata dall’accento francese.
-Americani-
si sforzò di dire la ragazza.
-Okay
ci penso io- la donna si avvicinò al ragazzo e lo guardò con curiosità.
-Lui
è … - la voce le morì in gola, come poteva spiegarlo?
-Shh-
la donna le accarezzò la guancia i suoi grandi occhi dorati la fissarono
intensamente tanto che la ragazza li sentì scrutargli l’anima, -No- disse
semplicemente, poi prese la mano di Tara e la posò sul cuore ghiacciato del
ragazzo –Tu puoi sentirlo-
Lei
la guardò smarrita, era uno scherzo, già stava per scacciarla via quando sentì.
Ad
una prima impressione sembrava un lieve tamburellare, Tara chiuse gli occhi per
concentrarsi meglio, il rumore andava e veniva, a volte più forte altre così
debole che sembrava scomparire.
Era
il suono del battito di un cuore.
Nota dell’autrice: Sì e sì la vostra Lady è viva e vegeta *più o
meno* . Non avete idea del dolore che ho provato negli ultimi tempi, avrei
voluto scrivere, ma la scuola, famiglia e amici non mi hanno lasciato un attimo
di pace. Sinceramente spero di poter scriver al più presto, non avete idea di
quanto tutto questo mi sia mancato.
Ho
tanti bei progetti nuovi e dolci da fare *^* vi giuro che cercherò di fare il
meglio.
Detto questo vi do un
bacio e vi saluto <3
Al prossimo capitolo!