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Autore: Leanansidhe363    28/02/2014    0 recensioni
Sherlock e John sono stati insieme per dieci anni. Sei dei quali come una coppia sposata. Sull'orlo di un brutto divorzio, Sherlock ha un incidente e l'ultima cosa che ricorda è diciotto mesi prima, proprio prima che il suo matrimonio cominciasse a cadere a pezzi. John ora è di nuovo fidanzato e sta cercando di rifarsi una vita. Ma, come al solito, nulla è come sembra con il Consulente Investigativo e la coppia si rende conto troppo tardi che l'amore potrebbe essere la dipendenza più letale di tutti.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3: Come Eravamo

 
 

 

  Sherlock venne svegliato il giorno dopo dall’assenza di John nel letto, che era fonte di distrazione, e dal crescente volume delle voci al di fuori della sua porta. C'era un ronzio persistente all'orecchio destro. La pelle sotto la garza sulla testa prudeva terribilmente; nonostante questo, brevi frasi erano riuscite a filtrare fino alla corteccia centrale dello stupefacente cervello di Sherlock Holmes.
            "Non c'è nessuna buona ragione per questo!" Una donna. Esausta, frustrata e irritata. Lei stava in parte rimproverando, in parte supplicando la persona con la quale stava parlando.
            "Lui non ricorda ..."
            "Questo in realtà è anche peggio, John. Come pensi che si sentirà quando ricorderà? "
"Mary, non è così»
"E’  sempre  così con voi due. Forse dovrei solo ... "
"No, ti prego, non andare."
La sua voce poneva la sua età da qualche parte nella metà dei trent’anni. Quello che si poteva discernere dall’intermittente click-clack dei comodi (3,81 centimetri?) tacchi sul pavimento suggeriva agitazione e malcontento. Aveva bisogno di vederla per ottenere una lettura migliore. Il modo in cui aveva parlato con consonanti leggermente distorte suggeriva che fosse una donna che aveva fatto del suo meglio con una formazione limitata. Due anni di college dopo una formazione scolastica pubblica. Genitori gallesi, ma cresciuta a, o vicino a, Londra.
Noioso.
Questi pensieri erano un ronzio di sottofondo , il rumore bianco che saliva in un crescendo nella mente di Sherlock.
Non ricorda ...
Non ricordava cosa? Sherlock non dimenticava mai una cosa se ​​non sceglieva di dimenticare. Non aveva mai scelto di dimenticare una sola cosa su John. John era ... Gli occhi di Sherlock si spalancarono quando si rese conto che John era ferito. Aveva sentito il suo dottore usare esattamente lo stesso tono l'ultima volta che Harry era ricaduta nell’alcolismo. Sembrava piccolo, stanco e fragile come cristallo sottilissimo.
Così che cosa aveva dimenticato Sherlock? Cos’era così importante che la sua dimenticanza poteva far sentire John come se tutto il suo mondo stesse crollando?
Nelle stanze del suo Palazzo Mentale, Sherlock percorse il cammino dei suoi ricordi e giunse a una porta chiusa a chiave.
Non ricorda ...
Oh Dio, pensò Sherlock. Cosa gli era successo?
La porta della stanza d'ospedale di Sherlock si aprì. John fece due passi all’interno, sgranando gli occhi quando vide che il detective era sveglio. In piedi dietro di lui c'era una donna bionda di circa trentacinque anni che indossa comodi stivali marroni con tacchi da 3,81 centimetri, una svolazzante gonna blu che arrivava alle ginocchia, e un maglione blu e marrone che era stretto senza essere indecente.
Macchia di inchiostro nero sul polso destro, callo dello scrittore alla prima nocca del dito medio destro, delicato orologio d’argento sul polso sinistro, più costoso rispetto al set di collana e orecchini in argento e vetro. Molto meno costoso del semplice anello di fidanzamento di diamanti al dito anulare sinistro. Borsa di pelle di seconda mano, molto poco trucco.
Teoria: Bibliotecaria.
Teoria secondaria: Una specie di segretaria.
Preoccupazione: evidente attrazione amorosa verso John, nonostante il fatto che lui era sposato e lei era fidanzata.
Reazione: Antipatia. Antipatia grave.
Reazione supplementare: Gelosia. (Perché?)
Più rumore bianco.  
Sherlock era seduto sul letto, con le costole rotte dimenticate, a fissare il televisore appeso al soffitto. Per chiunque l’avesse guardato sarebbe sembrato che fosse intento a guardare stronzate in tv il cui squillante rumore di sottofondo si diffondeva nella stanza altrimenti tranquilla.
Ma John ... in qualche modo John sapeva . Nello spazio di un secondo passò dallo stare in piedi goffamente sulla soglia allo stare accanto a Sherlock. Costrinse il detective ad incontrare i suoi occhi con una mano sotto il mento, l'altra sulla spalla.
Sherlock batteva sulla porta nella sua mente con i pugni, le nocche sanguinanti, e i polsi doloranti. Sentiva John accanto a lui, ma non lo poteva vedere. Riconosceva solo quel calore, come il sole d'estate nel cuore dell'inverno.
"Sherlock, cosa c’è?" La sua voce assunse il tono del Capitano dell'Esercito sepolto in profondità sotto l’infelice maglione del dottore. C’era un comando in ogni sillaba, un ordine che Sherlock non poteva ignorare.  Torna da me. Da ovunque sei andato, Sherlock Holmes, torna da me in questo momento.


Era come un'ancora di salvezza. Il suo John, il suo compagno, il suo amico e custode lo chiamava indietro. Sherlock poteva sentire quelle mani sul viso e sul braccio, poteva quasi vedere gli occhi azzurri che penetravano nei suoi, come se rompesse la superficie dell'acqua dai profondissimi abissi di un lago nero ghiacciato. Sherlock seguì suo marito verso un ritorno al mondo.
"Bentornato", il dottore mormorò, trasferendo la mano dal mento di Sherlock al collo, strofinando delicatamente con il pollice in modo tale che Sherlock non avrebbe potuto fare a meno di calmarsi. Questa volta, tuttavia, era troppo importante. Sherlock non permise a se stesso di calmarsi.
Il detective avvolse le dita intorno al polso di John.  
"Non riesco a ricordare," disse, con voce rotta. Scoppiò in una risata aspra, “una fottuta memoria eidetica, e non riesco a ricordare nulla dopo Il Grande Disastro Delle Scarpe Da Ginnastica del 221B di Baker Street, la notte del 15 settembre dello scorso anno. "
"Come ..." John s’interruppe, incerto se volesse sapere.
 Sherlock gli lanciò uno sguardo fulminante e disse: "Hai una nuova cicatrice sulla mano destra. Proprio sopra il dito mignolo. Un pezzo di pelle è stato proprio tagliato via. E’ una piccola cicatrice particolare. Il modello è coerente con un movimento circolare. Il Rasoio di Occam [1] mi dice che stavi lavando i piatti e ti sei imbattuto in una tazza rotta. Deve aver sanguinato terribilmente. La cicatrice in sé è di circa tre mesi, e dato che non ho assolutamente alcun ricordo di questo evento, chiaramente è accaduto qualche tempo dopo l'ultima data registrata nella mia memoria. Che è settembre, e uno sguardo fuori dalla finestra mi dice che siamo a metà estate, il che porrebbe questo almeno nove mesi più tardi. Perché. Non .Me. L’hai. Detto ? "
"Perché potevo immaginare quanto bene l’avresti presa, Sherlock." John sospirò, passando le dita nel pasticcio di riccioli scuri di Sherlock, lisciando un pollice affettuosamente sopra il sopracciglio. Nessuno dei due si era ricordato della donna con la quale John era entrato nella stanza finché John improvvisamente tirò via le mani e fece un passo indietro. Un muro, non meno tangibile per la sua invisibilità, salì tra di loro.
L'amante, il marito, e l'amico furono messi dietro ad una tenda. Il capitano tornò nella sua scatola. Il Dottore era tutto ciò che rimaneva quando fece un altro passo indietro e chiese a Sherlock di raccontare, nel modo più dettagliato possibile, esattamente ciò che riusciva a ricordare.
*
 
            Il Grande Disastro Delle Scarpe Da Ginnastica del 221B di Baker Street (dal titolo alternativo:   Il giorno in cui mio marito mise una parte del corpo e tutte le mie scarpe in lavatrice e io quasi lo soffocai con un cuscino al 221B di Baker Street ) era stato uno dei pochi casi di lite domestica che erano effettivamente arrivati sul blog di John. Perché, secondo Molly, era adorabile, dolce e divertente.
            John lo ricordava come irritante, frustrante e fastidioso.  
Rincasato dal fare la spesa, le braccia cariche di generi alimentari, John aveva attraversato la porta del 221 di Baker Street.Mentre si dirigeva verso il suo appartamento, aveva notato un piuttosto inquietante  bum bum bum  proveniente dalla lavatrice a mezzo carico della signora Hudson.
            Un elettrodomestico mostruoso che richiedeva più riparazioni di quanto valeva (che di solito era John ad avere il compito di fare, insieme con il tenervi Sherlock lontano nel timore che il detective pazzo decidesse che aveva bisogno del tubo dell'acqua o dello sportello per qualche sorta di esperimento), ma quando funzionava poteva fare tutto il bucato della coppia in un solo lavaggio, e per John, questo la rendeva almeno tollerabile.  
Inoltre gli aveva insegnato un paio di cose su come riparare gli elettrodomestici. Mentre Sherlock era brillante a smontare le cose, era carente nel campo delle riparazioni domestiche. John aveva imparato a cavarsela con una chiave inglese e un rotolo di nastro adesivo all'inizio della loro relazione, per pura necessità.
            Abbandonata la spesa in cima alle scale, il dottore era tornato giù per indagare sul rumore. Uno sguardo gli aveva detto che Sherlock era finalmente riuscito ad annullare anche la meglio pianificata delle politiche “vietato toccare” di John.
            Conoscendo suo marito, e sapendo che nulla di ciò che Sherlock considerava un esperimento era fisicamente pericoloso o lasciava cicatrici emotive, John fermò la lavatrice per aprire lo sportello. L’acqua si riversò sul pavimento, non tanto quanto la lavatrice era a metà ciclo di centrifuga, ma abbastanza che la signora Hudson non ne sarebbe stata contenta.
            Che, John realizzò mezzo secondo più tardi mentre sbirciava dentro l’antro buio della bestia di metallo, sarebbe stata l'ultima delle sue lamentele. 
            Scarpe. Una mezza dozzina di paia di scarpe. Tutte di John, tutte bagnate, la maggior parte rovinate. Le sue scarpe da ginnastica, i suoi stivali da lavoro dati in dotazione dall’esercito, le sue scarpe da civile date in dotazione dall’esercito, i suoi vecchi tacchetti da rugby, anche i suoi sandali non sfuggirono alle grinfie di Sherlock. E proprio lì, all'epicentro di tutto, c’era una coscia umana, cucita insieme per trattenere il sangue e livida con enormi, violente contusioni.
            John vide rosso.
            Prendendo le scale due alla volta, il medico militare irruppe nell’appartamento e trovò l'oggetto della sua ira stravaccato sul divano nella sua solita posizione schiena-all’appartamento-dita congiunte, guardando svogliatamente il soffitto con due cerotti alla nicotina color carne nella parte interna del gomito sinistro.
            "John," Sherlock disse vivacemente, "bene, ho bisogno di prendere in prestito il telefono." Lui tese una mano, palmo verso l'alto, gli occhi chiusi in modo molto simile a come aveva fatto la prima notte in cui avevano (non ufficialmente) condiviso il 221B. Sherlock era, con tutta la sua scienza e genialità, non adattabile a cambiare. Mentre questo di solito inviava un picco di affetto stanco attraverso il cuore di John, a volte richiamava alcune sensazioni meno piacevoli nel medico.
            John fece un respiro profondo. Cercò molto duramente di rilassare la mascella.  Tu ami questo uomo,  ricordò a se stesso, lo ami, e tu lo sai, e la tua vita sarebbe peggiore senza di lui. Ergo, soffocandolo con il maledetto cuscino con la Union Jack sarebbe soddisfacente solo sul momento ... e la pulizia sarebbe un disastro.
            "Fottiti", fu la sua risposta perfettamente ragionevole e adulta. Allungò la mano e per dispetto strappò un cerotto dal braccio del suo amante. Avevano discusso di questo, dannazione. Quante volte dovevano parlare di questo maledetto argomento? Ignorando lo strillo di protesta di Sherlock, John accartocciò il cerotto e lo lasciò cadere nel cestino.
            "Che," chiese, la sua voce dal tono basso in un modo che presagiva una tremenda discussione in arrivo, "dannato, fottuto Cristo, è quell'anarchia che hai creato al piano di sotto?"
            "Oh, quello" il detective sbuffò come se l'intera noiosa conversazione fosse meno che degna d’attenzione, "Avevo bisogno di un ambiente controllato per testare modelli di lividi. Un alibi dipende da questo." Alzò la testa, improvvisamente interessato, "Hai portato la coscia? "
            "No, Sherlock, non ho portato la coscia. Non ho portato neanche la spesa che ho lasciato sul pianerottolo. Perché diavolo hai deciso di testare la tua teoria con le mie scarpe? "
            "Non essere stupido, John, le mie non sarebbero state adatte. Tu hai i piedi molto più piccoli. "
            John ci provò, ci provò davvero. Contò indietro a partire da dieci, prese respiri profondi, strinse e chiuse i pugni, ma la rabbia bruciava ancora nel suo ventre. Con rabbia, strappò per dispetto il secondo cerotto dal braccio di Sherlock.
            "Sherlock, amore, capisco che hai un caso. Capisco che, dopo 41 anni, non sei molto propenso a cambiare i tuoi metodi. Ti amo. Ma a volte ti voglio strangolare." Guardò in cagnesco il detective alto e ancora irrimediabilmente attraente, " Questo è uno di quei momenti. "
            Sherlock alzò gli occhi: "Ma John, il caso . L’alibi di un uomo. Il bene più grande. Tutte quelle stronzate delle quali blateri in continuazione. Non è questo il bene più grande? Causa ed effetto? Azione e conseguenze? "
            "Sì!" John gridò, "Azioni e conseguenze. Hai distrutto metà delle mie fottute calzature, e probabilmente la lavatrice della signora Hudson nell'arco di una sola serata. Per quanto sia distruttivo, questo è un fottuto risultato! "
            "John, penso a malapena… "
            "Oh, ho notato!"
            Gli occhi di Sherlock si strinsero pericolosamente, "Non essere infantile, John."
            John pensò davvero che potesse avere un colpo apoplettico a quelle parole.  Lui  non era quello che si stava comportando in modo infantile. Lui  non era quello che stava facendo piovere distruzione su poveri, indifesi, oggetti inanimati, e calzature.  Lui  era l'adulto in questa relazione!
            "Sherlock, vai al piano di sotto e prenditi da solo la tua dannata coscia. Mentre ci sei, ripulisci il maledetto casino e aggiusta la lavatrice della signora Hudson. So che puoi farlo, non c'è una cosa al mondo che non riesci a capire se ti viene dato un incentivo sufficiente. "
            Sherlock storse il naso, annoiato. «E quale sarebbe il mio incentivo? Sei stato tu quello che non ha potuto aspettare che la lavatrice semplicemente si fermasse. L'acqua sul pavimento - come evidenziato dai segni di spruzzi lungo i risvolti dei pantaloni – sta ad indicare che hai spalancato lo sportello… »
            John emise un suono, qualcosa di simile a un ringhio. Fottuto Sherlock Holmes, che lo faceva sentire stupido e inferiore mentre stava sdraiato sul divano con indosso solo una vestaglia di seta e pantaloni a righe del pigiama con uno sprezzante inarcamento delle sue sopracciglia. Dannatamente tipico.
            "Sherlock ..."
            "Pensavo che solo le donne fossero così emotivamente attaccate alla loro calzature. Forse questo è un termine improprio sociale… "
            John si avventò.
*
 
            La cosa si era risolta abbastanza felicemente, Sherlock ricordava. Con questo, voleva dire che John lo aveva inchiodato al divano e minacciato di non rifare mai,mai più quella cosa con i cubetti di ghiaccio se Sherlock non fosse andato al piano di sotto a sistemare il suo casino. Inutile dirlo, Sherlock aveva trovato la giusta motivazione.
            John non si era completamente calmato, però. Aveva fissato tristemente le sue scarpe da ginnastica preferite mentre Sherlock le cestinava. Per quel che ne sapeva Sherlock, le aveva regalate a John per Natale quell'anno; le sostitute che uscì a comprare quella sera. Ma non riusciva  a ricordare . Non riusciva a ricordare se John aveva avuto le scarpe da ginnastica, o se aveva proseguito con La Grande Sessualmente Frustrante Minaccia di Rifiutare Totalmente I Cubetti-di-Ghiaccio del 221B Baker Street. In qualche modo, ne dubitava.
            Alzando lo sguardo, vide John sorridere un po’ tristemente mentre ricordava lo stesso giorno che stava ricordando Sherlock. Col senno di poi, una giornata piuttosto normale per loro: una che si era conclusa con un lento, appassionato sesso, l'ultimo che Sherlock riusciva a ricordare. Se la memoria doveva andarsene, almeno lo faceva su una nota positiva.
            O così stava pensando John. Era fastidioso avere lo stupido sentimentalismo di John che non faceva altro che trasmettere nella sua mente come frequenze radio. Non si sarebbe mai aspettato di essere così accuratamente in sintonia con qualcuno tanto da poter davvero sentire i suoi pensieri nella sua testa. Ma poteva, ed era fastidioso.
            "Zitto", il detective borbottò, "avere la tua stupida voce nella mia testa è fonte di distrazione." Ciò nonostante, si sporse in avanti per quanto poteva e le costole avrebbero consentito e si accostò a John finché lo stomaco del dottore fu ottimamente posizionato in modo che Sherlock potesse riposare la fronte contro di essa. Era così dannatamente caldo, tutto quel calore che Sherlock aveva speso così tanto tempo a temere che avrebbe succhiato lontano da lui. John stava emettendo calore e luce e amore. Non importava quanto difficile o tempestoso o freddo il genio pazzo era, John era una fonte costante di tutto ciò che Sherlock non aveva mai saputo di aver bisogno.
            Per un momento brevissimo, John infilò le dita tra i riccioli scuri di Sherlock e sembrò stringere leggermente in una sorta di abbraccio cranio-sterno prima di spingerlo delicatamente indietro afferrandolo per le spalle.
            «Hai bisogno di riposare, Sherlock." Il dottore non lo guardava negli occhi. Guardava in basso a sinistra. Una bugia. Una bugia su cosa?
            "Io non sono stanco", il detective immediatamente protestò, cercando di crollare nuovamente in avanti su John.
            " Io ho bisogno di riposare, Sherlock. Sono stato per giorni a preoccuparmi per te. Ho intenzione di andare a casa e dormire un po’. Fare la doccia. Diavolo, mangiare un pasto che non proviene da una caffetteria dell'ospedale. Torno domani ".
            Si voltò verso la porta, il pugno intorno alla maniglia quando Sherlock improvvisamente si ricordò che non erano soli nella stanza. Si era semplicemente dimenticato della donna che aveva seguito John, senza curarsi minimamente di chi fosse al di là di una sensazione fugace di antipatia territoriale.
            "Aspetta," Sherlock chiamò dal suo letto. I suoi occhi in movimento che fissavano tutto mentre la sua mente correva tentando di comprendere i dati che acquisiva, "l'hai portata con te e non lei hai detto una parola. Avete discusso  fuori, ma è rimasta in silenzio durante la vostra allarmante breve visita. Non è chiaramente qui per vedere me, dato che non ho alcun interesse a parlare con lei, ma lei è venuta qui, specificatamente qui, per essere con te. Tutto il suo comportamento dimostra che è a disagio in questa situazione, ma non ha aspettato fuori, come se fosse preoccupata che lasciandoti da solo con me sarebbe in qualche modo dannoso per qualcosa nella sua vita. Indossa un anello di fidanzamento - uno piuttosto economico se è per questo. Non credo che il suo fidanzato si sia dato molto pensiero per esso, è troppo generico. Lui vuole il matrimonio, ma non ha particolare interesse nell’amore. Brutta rottura nella fase finale, forse un primo matrimonio fallito ... più probabile un divorzio in corso come dimostra la fretta con cui è stata fatta la proposta di fidanzamento. E ora lei è in piedi qui con te e sembra come se sperasse che il pavimento si aprisse e rivendicasse il suo ... ah ".
            "Sherlock", John avvertì in quella voce che usava quando cercava di convincere Sherlock a non andare oltre.
            "Non sprecare il fiato, John, è ovvio,." Sherlock si lasciò cadere il più gentilmente possibile sul letto,stando attento alle costole e fissando il soffitto. "Condoglianze, signorina." Aggiunse, come un ripensamento, e per amor di John.
            "Mi scusi?" Chiese la donna, leggermente stizzita. John le mise una mano sul braccio, un gesto che a Sherlock non piacque per niente.
            Roteando gli occhi, il detective le lanciò un’occhiataccia , "il suo fidanzato non è assente, è tornato da sua moglie. Onestamente, John, saresti davvero dovuto essere in grado di capire questo anche da solo. Chiaramente lui è ancora innamorato di lei. Hanno raggiunto un qualche tipo di riconciliazione. Permettetemi di affermare il dolorosamente ovvio, va bene? Smetta di frequentare uomini sposati. "
            La donna passò accanto John nel suo precipitarsi fuori dalla porta.  
"Era necessario, Sherlock?" La voce di John era bassa, Sherlock lo aveva deluso, ancora una volta.
            "Sì", il detective rispose, "lei è attratta dagli emotivamente non disponibili, e stava spostando quello sguardo su di te. Non mi piaceva ".
            "Devo andarle dietro", John disse, "Cercherò di tornare domani. Devo andare a vedere se Mary…"
            "Chi?"
            John sospirò, "La donna che hai appena insultato, Sherlock. Quella che era proprio qui. Mary Morstan, devo vedere se sta bene." Aprì la porta della camera dell'ospedale," Buonanotte, Sherlock. "
            E poi se n'era andato. 
 
 

Note dell’autrice:

"The Way We Were" dalla canzone omonima eseguita da Barbara Streisand
 
 

Note della traduttrice:

[1]  Copio la definizione da wiki:
Rasoio di Occam (Novacula Occami in latino) è il nome con cui viene contraddistinto un principio metodologico espresso nel XIV secolo dal filosofo e frate francescano inglese William of Ockham, noto in italiano come Guglielmo di Occam.
Tale principio, ritenuto alla base del pensiero scientifico moderno, nella sua forma più immediata suggerisce l'inutilità di formulare più ipotesi di quelle che siano strettamente necessarie per spiegare un dato fenomeno quando quelle iniziali siano sufficienti.
 
  
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