Verrà la Morte e avrà i tuoi occhi
La Morte è un fatto naturale, l’arrivo di un percorso che l’anima ha intrapreso al momento della nascita. E ogni viaggio ha una fine, giusto? Certo, non è piacevole rinunciare a tutto, e i preti che te la intortano millantando paradisi e inferni non aiutano. Non è onesto. Lui la bocca dell’Ade l’ha vista, ed è stato allora che le frescacce dei preti sul paradiso e l’inferno sono evaporate come nebbia mattutina.
Perché oltre quella luce bianca non c’è nulla. Solo la bocca spalancata dell’Averno che ti attende. Né paradiso, né inferno. Solo il calmo, rassicurante oblio. E che c’è da temere, dal nulla?
Lui l’ha vista, la morte. Faccia a faccia. L’ha piegata ai suoi voleri. Ecco perché, quando strappa una vita, lui ride.
«Paura, Dragone? E perché? Prima o poi tutti arriveremo a specchiarci negli occhi della Nera Signora, e vedremo, allora, che tutte le storie dei preti sull’Inferno e il Paradiso non sono altro che dicerie. Che c’è da temere? Lasciati andare. C’è solo il calmo e rassicurante nulla, dall’altra parte.»
Questo diceva poco fa, ridendo delle sue vittime appese alle pareti della Quarta Casa e del ragazzo attaccato per le dita al ciglio del burrone più pericoloso che esista. Eppure, adesso che è lui a cadere nel Pozzo dell’Ade, adesso che l’odore di cimitero appesta l’aria, adesso che scopre che la Morte no, non ha gli occhi di Andrea come lui sperava, adesso non ha più voglia di ridere.
Nota: Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, Cesare Pavese, 1951