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Autore: Mokuren    24/06/2008    0 recensioni
Sono passati sei anni dal tradimento di Sasuke e Konoha è nel bel mezzo di una guerra contro il Villaggio del Suono che potrebbe coinvolgere anche i villaggi vicini. Riusciranno Sakura, Naruto e Shikamaru a raggiungere Suna per chiedere aiuto? L'Akatsuki resterà semplicemente a guardare? E infine... Chi detiene veramente il potere a Oto?
*Storia sospesa*.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki, Altri, Itachi, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
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1 new edit Disclaimer: i luoghi e i personaggi di Naruto non mi appartengono e sono proprietà di Masashi Kishimoto; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



DEAD EYES


1. Situazione Critica




Tsunade, con i gomiti appoggiati alla scrivania del suo ufficio, ci stava fissando con l’inconfondibile sguardo che sfoderava sempre in occasione dell'assegnazione di missioni di livello A.
La sua convocazione improvvisa, giunta nelle prime ore del mattino, era già di per sé un fatto piuttosto singolare. Anche se, visti i tempi che correvano, l’aggettivo “allarmante” sarebbe stato decisamente più appropriato. Gettai una veloce occhiata alla sua postazione di lavoro, riuscendo a riconoscere solo alcuni tomi medici sparpagliati alla meno peggio sulla superficie di legno chiaro e gli onnipresenti fascicoli portati da Shizune. Ovvero: il benché minimo indizio per risolvere il mistero della nostra presenza nel suo ufficio.
Si alzò improvvisamente dalla sedia senza interrompere il contatto visivo neppure per un istante, apparentemente non ancora pronta a coinvolgerci nelle sue riflessioni. Cosa stava aspettando?
Mi voltai verso i miei compagni, curiosa di osservare le loro eventuali reazioni: Shikamaru, perfettamente immobile e con un'aria vagamente annoiata, sembrava essere diventato parte integrante della parete; Naruto, con i capelli dorati che di anno in anno stavano diventando sempre più lunghi, non faceva altro che oscillare -con uno sguardo a metà tra l'euforico e il preoccupato- tra me e l'Hokage.
Avrebbe mai imparato a sfoggiare l’atteggiamento impassibile e distaccato che in teoria avrebbe dovuto contraddistinguere ogni appartenente alle squadre speciali ANBU? Ne dubitavo, ma in fondo lo ammiravo proprio per questo. Era riuscito a crescere e a maturare senza stravolgere la sua vera natura e in fondo, considerata la sua forza e la  stima di cui ormai godeva presso il villaggio, poteva tranquillamente permettersi di essere se stesso.
«Shikamaru, Naruto, Sakura!» Finalmente, l’attesa stava iniziando a diventare un vero e proprio stillicidio… «Come saprete benissimo la situazione al confine peggiora di giorno in giorno. Le squadre di contenimento stanno ormai cedendo su diversi fronti e l'ospedale è al completo già da una settimana.» Mi rivolse uno sguardo significativo. Entrambe avevamo passato le ultime ventiquattro ore in ospedale cercando di salvare il salvabile e di arginare il più possibile i danni riportati dai feriti durante gli scontri. Sapevo bene di cosa stava parlando. Orochimaru stava realizzando la sua promessa di distruggere completamente Konoha con fin troppo zelo...
«Le armate del Suono si stanno rivelando ogni giorno più ardite. Purtroppo ormai non ci resta nient'altro da fare che chiedere aiuto... » La voce della mia maestra, di solito così squillante, sembrava rassegnata in modo sinistro. «Non ci resta altro da fare che chiedere aiuto a una tua vecchia conoscenza, Uzumaki. Il Kazekage del Villaggio della Sabbia: Sabaku no Gaara. Domani stesso partirete in missione per Suna.» Concluse con voce ferma fissando i suoi occhi castani in quelli cobalto e spalancati dalla sorpresa di Naruto.
Quale sorpresa, poi? Del resto era la nostra unica possibilità già da parecchio tempo a questa parte. Chiedere un'alleanza al Villaggio della Sabbia era l'unica cosa sensata da fare. La nostra ultima carta da giocare. Ostinarsi a voler combattere da soli contro il dannato Serpente si stava rivelando di ora in ora una mossa suicida. Già, Orochimaru. Tutto era successo solo sei anni prima eppure sembravano essere passati dei secoli: l'attacco al torneo dei chunin, il Terzo Hokage brutalmente ucciso dal suo brillante allievo ossessionato dall'immortalità…
No. Non volevo ricordare, farmi travolgere per l’ennesima volta da tutto quel carico di male, eppure sapevo bene che agitarsi sarebbe stato del tutto inutile. Avevo imparato sulla mia pelle che i ricordi sapevano sempre ritrovare "la strada di casa" e l’orrore delle visioni sembrava doversi ripetere all’infinito tutte le volte prima di tornare a placarsi di nuovo.
Anche questa volta, come tutte le altre, non fu indolore e le immagini e le sensazioni tornarono, rivestite di suoni e colori fin troppo vividi: le strade di Konoha, solitamente così graziose e ordinate, devastate dalle incursioni, le grida delle vittime, colte di sorpresa da quell'attacco improvviso. I corpi di mio padre e mia madre riversi a terra in una posizione del tutto innaturale... Il silenzio assordante della mia voce, bloccata dal corpo ancora incapace di reagire…
Poi, visto che la sfilata dei ricordi sembrava essere solo all'inizio, rividi, per l'ennesima volta nei miei pensieri, il volto di Sasuke illuminato dalla luce della luna di quella notte. Ricordai la sensazione di quel colpo preciso inferto sulla nuca e il suono di quel "grazie" appena sussurrato... Il buio e la sensazione di essere stata abbandonata ancora una volta, di non potere fare nulla a parte assistere impotente al corso degli eventi.
Perché dovevo continuare a ricordare? Perché il dolore non poteva essere anestetizzato una volta per tutte? Conoscevo fin troppo bene la risposta: la guerra non aveva fatto altro che acuire i miei ricordi e purtroppo sapevo anche che Konoha, con o senza l’aiuto del Villaggio della Sabbia, era praticamente sull’orlo della sconfitta. Ne erano consapevoli tutti, ma nessuno osava pronunciare quel tipo di pensieri ad alta voce.  E in fondo perché discuterne? Evocare a parole l'incubo di tutto il villaggio non avrebbe di certo cambiato le cose.


*****


Il quartier generale del Villaggio del Suono sorgeva in un'ampia radura stranamente brulla, pur essendo in mezzo a una fitta boscaglia. Sembrava quasi che la presenza del sannin rinnegato avesse il potere di inaridire la terra prosciugandone la forza vitale. Il grosso della struttura principale era situato sottoterra, celato accuratamente alla vista. Quello che si poteva scorgere all'aria aperta era solamente l'accampamento del corpo di guardia personale dell'Otokage: una squadra di cinque shinobi marchiati dal segno maledetto che avevano l'incarico di sorvegliare notte e giorno l'unico accesso al tunnel che conduceva nel sottosuolo e di eliminare naturalmente tutti gli intrusi che si avvicinavano alla base.
Un battito d'ali lacerò improvvisamente il perfetto silenzio che regnava nell'accampamento. Una civetta si posò elegantemente sul braccio avvolto da una protezione di cuoio marrone di Yoru, lo specialista in tecniche illusorie del gruppo.
«Un nuovo rapporto dal fronte est.» Senza dire altro iniziò a eseguire lo speciale jutsu che permetteva di rendere visibile per qualche secondo l'entrata ai sotterranei. Dal nulla sembrò materializzarsi una botola incastonata nella roccia. La spalancò e iniziò a scendere lentamente la gradinata che si perdeva in ombre sempre più fitte, pronto a riferire il contenuto del messaggio.
Il tunnel di collegamento con il salone centrale sarebbe stato completamente al buio, se non ci fossero state delle piccole lanterne alle pareti illuminate da sinistre fiammelle verdi che sembravano essere in grado di bruciare all'infinito. Due guardie dal volto celato da inquietanti maschere animali, appena lo videro emergere dal lungo corridoio, lo lasciarono passare attraverso il portone principale senza dire una sola parola.
Il salone dava l'idea di un enorme ventre materno scavato in una roccia scura, quasi nera, debolmente illuminata dalle solite tremolanti luci di un colore smeraldino quasi malato. Kabuto, seduto dietro a una scrivania in legno scuro, sembrava completamente assorto nella lettura di alcuni antichi rotoli sulle arti mediche che aveva sottratto come bottino di guerra durante l'ultima sortita nei villaggi vicini. In fondo, addossato alla parete, spiccava il trono in pietra riservato al signore e fondatore del Villaggio del Suono. Yoru si avvicinò a passi lenti al trono per poter riferire il messaggio al suo signore. A pochi metri di distanza, dopo il solito inchino cerimoniale d'ordinanza, sentì il marchio sul suo collo bruciare come se fosse una ferita aperta, ma trattenne la smorfia di dolore che si stava per dipingere sul suo volto.
«Ho un messaggio dal fronte est, Orochimaru-sama... » Grosso errore. Non si rese neppure conto di essere stato scaraventato contro una delle pareti. La violenza dell'impatto era stata tremenda, e lui uno sciocco. Un autentico sciocco. Girò a fatica la testa, riuscendo a malapena a scorgere il lampo di divertimento misto a compatimento negli occhi di Kabuto che, ancora tranquillamente seduto alla sua postazione di lettura, sembrava essersi reso conto della sua presenza solo in quel momento.

  
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