Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Stateira    24/06/2008    34 recensioni
Le notti di Harry sono improvvisamente agitate da strani sogni. Ma qual è il loro significato? Chi è il misterioso personaggio in cerca di aiuto?
Genere: Romantico, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap 15 epilogo: sono passati cinque anni

- Sono tornato! –

Harry sbatté inavvertitamente la porta di casa. Abbandonò il cappotto su sul divano, sospirando.

- Dio, sono stanco da morire. –

 

Draco fece capolino all’improvviso dalla porta affrontata all’ingresso.

- Ciao. – esclamò. – Ti precedo di dieci minuti al massimo. Ho appena finito di levarmi la cravatta. –

- Sì? Peccato. Pensavo di andare a mangiare fuori, stasera. –

- Mangiare fuori? Ma fa freddo. –

- Hey, guardami. Non ho la forza per mettermi a cucinare, non hai un po’ di pietà? –

 

Draco ghignò, un ghigno dei suoi, inconfondibile.

 

- E va bene. – sospirò, buttandosi a peso morto sul divano. – Però al diavolo, mi rivesto dopo. –

 

Harry si avviò verso il bagno scuotendo la testa.

Draco aveva un rapporto morboso con quel divano: dal momento in cui lo toccava, passavano tre minuti tondi prima che si addormentasse come un sasso.

Doveva darsi una mossa a risciacquarsi.

 

- Sono sveglio. – borbottò Draco, offeso come mai, quando Harry se lo abbracciò, la faccia ancora mezza bagnata.

- Non per molto, credo. –

- Al diavolo. Mi è venuto sonno. –

- E’ da cinque anni che questo maledetto divano ti fa venire sonno. Prima o poi lo cambio. –

- Non ti azzardare. –

 

Harry ridacchiò. Non l’avrebbe cambiato mai, ovviamente: quante altre occasioni avrebbe avuto di vedere Draco crollare placidamente addormentato fra le sue braccia, come nella più banale delle favole?

 

- Se ci addormentiamo salteremo la cena. –

- Ma va. È prestissimo e non ho fame. –

- Ti sveglierai con lo stomaco che ulula. –

- Sì, sì. Buonanotte. –

- Draco?!? –

- Oh, che vuoi che ti dica. Stai sveglio a fare la guardia, e quando è ora caricami a spalle e portami al ristorante. Svegliami solo quando arriva il primo piatto. –

 

Non accadde, naturalmente. Come capitava sempre, Harry finiva con l’appoggiare il mento sulla testa di Draco, e fissare il vuoto per un po’, finché il respiro regolare del bell’addormentato, il silenzio, e probabilmente anche il misterioso potere di quel malefico divano vincevano anche lui.

E meno male che aveva il sonnoleggero, altrimenti si sarebbero svegliati giusto in tempo per la colazione del giorno dopo, in un  trionfo di torcicollo, indolenzimento e formicolio.

 

Si assopì per pochi minuti, fortunatamente. Appena riaprì gli occhi, cercò immediatamente l’orologio da parete, provvidenzialmente appeso di fronte al divano.

Intuì subito che qualcosa non tornava quando il salotto di casa, tutto, sparì,  tramutandosi in un inquietante deja vu.

Ebbe appena il tempo di meravigliarsene, che si trovò affiancato da un Draco perfettamente sveglio, e più che mai spaesato.

Passarono alcuni secondi in silenzio, a guardarsi, con gli occhi sgranati.

 

- Dra-Draco? Sei tu? O ti sto sognando? –

- Sono io. Che diavolo sta succedendo? –

- Uhm. Spogliati. –

Draco strabuzzò gli occhi. – Che cosa?!? Ma ti sei bevuto il cervello? –

- D’accordo, sei proprio tu. Il Draco dei miei sogni si sarebbe spogliato senza protestare. –

- Se stai insinuando per caso che io… -

- Shhh. Fai silenzio. Lo senti anche tu? –

 

Draco rinunciò ad arrabbiarsi. La situazione lo pretendeva, perciò  lui si mise in ascolto. Appena abituato l’orecchio al silenzio, lo sentì anche lui, sì: un rumore tenue, lontanissimo e regolare. Come quello degli zoccoli di un cavallo.

 

- Non è possibile. – soffiò Harry.

Eppure, non sbagliava: su di un robusto cavallo color nocciola cavalcava una figura circondata da un ampio mantello rosso, mosso dall’aria.

- Derevan? E Marzio? –

 

Draco era pietrificato.

 

Dal giorno in cui il Romano e l’Iceno erano scomparsi, non erano tornati molto spesso sull’argomento.

Intenzionalmente, si capisce.

Draco l’aveva presa a modo suo, perciò per molte volte aveva insistito sul dormire insieme, persino a costo di andare a nascondersi negli spogliatoi attigui al campo di Quidditch. Cercava di far passare il tutto per abitudine, inventava qualsiasi scusa, pur di non dover confessare apertamente la sua amarezza e la sua speranza. Perché la prima lo avrebbe fatto apparire umano, la seconda, infantile.

 

E Draco Malfoy non cambia tanto facilmente.

 

- Harry! – Derevan quasi gridò. Era proprio lui, chi altri poteva essere, il giovane uomo in groppa ad un unicorno? Aveva gli occhi brillanti di stelle. – Draco! –

Agitò con forza una mano, facendo sbuffare Shay.

 

- Che gioia che ci siate! – esclamò, balzando giù dal destriero.

- Che… che gioia che ci siamo? –

 

Marzio poggiò entrambe le mani sulle spalle di Derevan, riuscendo a sedare il suo entusiasmo. L’Iceno si fece più piccolo, fra quelle mani. Difficile dire quanta felicità ci fosse, in quel suo impercettibile richiudersi.

 

- Sono trascorsi cinque anni, dal giorno in cui ci siamo incontrati. – intonò Marzio, solennemente.

 

Harry aggrottò la fronte, di sfuggita si rese conto che Draco aveva fatto lo stesso.

Marzio e Derevan

Dimenticarli, questo no, ma il giorno esatto è chiedere un po’ troppo.

 

- Quindi voi… -

- Non allarmatevi. Va tutto bene. –

 

Era così. Andava per davvero tutto bene.

Harry evitò di menzionare l’ultimo loro incontro, sapendo alla perfezione che Draco avrebbe anche potuto dare il peggio di sé; ma, prevedibilmente, fu Derevan stesso a scusarsi, a spiegare che qualcosa, all’improvviso, una forza irresistibile, era venuta a portarli via, e quanto duramente si erano opposti, soltanto per riuscire almeno a dir loro un addio.

Si commosse, mentre parlava: Marzio gli andò in aiuto a modo suo, militaresco, abbracciandolo stretto al petto; pareva che non conoscesse altri modi per calmarlo che il tentare di far scomparire le lacrime di Derevan dentro di sé.

Draco ingoiò il più doloroso nodo alla gola che avesse mai provato in vita sua, ma piuttosto che piangere come un pivello, piangere all’unisono con Derevan, che sì, sarebbe stata proprio bella, piuttosto si sarebbe cavato gli occhi.

 

- Perciò, ora, dove siete? –

- E chi lo sa. – Marzio quasi ridacchiò. – E’ un posto strano. È immenso, e c’è molto silenzio. Ma fintanto che lui è mio, per me è il paradiso. –

- E che cosa fate? Insomma, riuscite a vedere quaggiù, o non lo so… - domandò Draco, d’impeto. Sembrava che la questione lo preoccupasse non poco.

Derevan e Marzio si scambiarono un’occhiata enigmatica.

- No. – rispose il Romano. – Non vediamo niente. –

- Perciò non lo sapete? Voglio dire, che abbiamo preso casa a Londra. –

- Davvero? Che bella notizia. –

 

Harry aveva la netta impressione che Marzio non fosse sorpreso per niente. E finché Derevan, che era completamente incapace di mentire, se ne restava sulle sue, ciondolando la testa e distraendosi con i fili d’erba, il dubbio non sarebbe svanito.

Ad ogni modo, nulla scioglieva l’illusione di quattro vecchi amici che si rivedevano per caso, dopo tanto tempo, ritrovandosi con una quantità di cose da dire, da ricordare, da raccontare.

Marzio ringraziava Draco, Harry ringraziava Marzio, Derevan entrambi: difficile dire quanti debiti e quanti crediti potessero reclamare l’uno all’altro.

 

Il luogo che avevano descritto faceva paura: immerso in una dimensione immobile, agorofobica, di silenzi e fruscii. Ma loro ne parlavano come se fosse casa, dopo aver vissuto quello che avevano vissuto, e poi aspettato tanto, tantissimo. Tutto il tempo del mondo. Poteva essere strano risentire delle voci che non fossero le loro, o vedere un’interruzione, un’irregolarità nella traccia netta dell’orizzonte, un albero, qualunque cosa, ma anche non fosse stato, pazienza: quello doveva essere il paradiso degli amori veri, se l’essere soltanto loro due, sempre e solo loro due non li aveva fatti impazzire.

 

Erano entrambi identici all’ultima volta, e se Draco e Harry somigliavano loro un po’ di più, era perché godevano del privilegio del tempo. Loro invece, non avevano più niente, se non il dono che essi stessi si erano fatti, il frutto di ciò per cui avevano lottato.

 

- Siete liberi? –

- Sì. Adesso sì. Completamente liberi. –

- Bene. Bene, sono contento. Avete tutto il diritto di riscattarvi, dopo tutto quello che avete passato. Avrete un sacco di cose da mettere a posto. –

- Harry, abbiamo l’eternità per farlo. –

 

Derevan, nel frattempo, si era accucciato vicino a Draco. Cercò di appoggiare la testa sulle sue gambe, facendolo irrigidire come un bastone.

Lo guardò stupito, e un attimo dopo gli era addosso, abbracciandolo mentre ricadevano entrambi all’indietro.

- Non sei cambiato per niente! – esclamò come se la cosa lo rendesse indicibilmente felice.

 

Non era vero, comunque, povero Draco. In quegli anni ne aveva passate tante, dal lavoro, ai Babbani, a Harry, che se non era cambiato lui…

 

- Forza, è ora di andare. –

- Di già? –

 

Nonostante la lieve protesta, Derevan si alzò docilmente.

 

- Fareste bene a sbrigarvi anche voi. – continuò il Romano. – Su, non guardatemi in quel modo. Ci rivedremo presto. –

- … Ci rivedremo? Davvero? – osò chiedere Draco.

 

Derevan sorrise senza darlo troppo a vedere. Né lui né Marzio gli risposero, ma poteva starne sicuro, che in un modo o nell’altro…

 

- Avanti, l’ora è tarda. –

- Tarda per cosa? –

- Il ristorante, non vi ricordate? –

 

 

Si svegliarono entrambi si soprassalto.

Il divano, l’orologio da parete, era tutto al proprio posto.

Erano tornati a casa. Ed era decisamente ora di cena.

Harry stiracchiò le braccia in avanti, alla ricerca del corpo rannicchiato del suo  compagno.

Che si era accartocciato in modo innaturale su sé stesso.

 

- Hey. – gli sussurrò nell’orecchio. – E’ una lacrima, quella lì nell’angolo dell’occhio? -

 

Draco gli scoccò un’occhiataccia che voleva essere sdegnata.

Ma nel bel mezzo, tirò su con il naso.

 

- Dai, vieni qui. –

 

Per un buon numero di Minuti, Draco accettò la condizione di silenzio e di pace posta dall’abbraccio in cui si era immerso. I vestiti di Harry, che magari erano suoi, ma sapevano tantissimo di Harry, ne amplificavano il calore.

 

- Senti, Harry. – cercò di dire addosso alla sua camicia. – Io non mi sento per niente meglio. Voglio dire, il fatto di sapere che adesso sono felici da qualche parte non mi fa stare bene. Sono morti, in un modo orrendo, e niente potrà mai cambiare questo. –

- Perché hai dei pensieri simili proprio adesso? Non hai visto anche tu com’erano felici? –

- Potrebbe essere stato solo un sogno. –

- Draco. Lo sai che non è vero. –

 

Draco costrinse le labbra ad un movimento forzato.

- Se tu… se ti succedesse qualcosa, non me ne fregherebbe niente di sapere che sei sereno nell’aldilà o che so io. Non me ne fregherebbe proprio niente. –

- Oh. Capisco. Era a questo che volevi arrivare. –

- Non ho voglia di scherzare. Guarda che non me lo devi fare, un tiro del genere, hai capito? –

- E che cosa faresti, cercheresti di raggiungermi? –

- Ma stai scherzando? Non sono un Grifondoro, e non mi chiamo Derevan. Ho una fifa blu di morire, io. Però non ti perdonerei mai. Sul serio, non verrei nemmeno al tuo funerale. Venderei i tuoi libri ad un mercatino delle pulci, userei la tua bacchetta come legna per il camino, e la tua scopa, la darei in pasto ad un drago. –

 

Così mostruosamente diversi. Harry avrebbe voluto essere in grado di simulare la morte soltanto per vedere Draco che manteneva fede alla parola data. E invece sorrise pazientemente, e gli rubò un bacio sulla nuca.

 

- Ti amo. – mormorò.

- Ci mancherebbe altro. E, signor Potter, ristorante italiano, prendere o lasciare. –

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLINO!

 

È finita.

 

Ventiquattro come le ore, un buon numero, tutto sommato. Soprattutto considerando che, in origine, di capitoli dovevano essercene appena quindici.

 

 

Dedico quest’ultimo Angolino a ringraziarvi uno per uno, come mi sembra giusto fare. Chi è stato un lettore fedele, chi meno, chi si è fatto sentire una sola volta, chi ogni settimana, con cocciuta ostinazione.

 

Riguardo la cartella dove conservo tutti i capitoli, come si fa con una panoramica da un elicottero. Ogni capitolo un suo perché, magari anche astruso, o persino vezzoso, ma è lì.

Vi ricordo ciò che vi dissi quando l’avventura partì, rileggete tutto daccapo, insieme, facendo tesoro di ciò che già sapete per recuperare i pezzi di puzzle rimasti indietro.

 

Io da parte mia, non faccio che congedarmi da questa favola con un po’ di malinconia, e la consapevolezza di aver creato due stupidi testoni innamorati che dovevano essere solo delle marionette, e invece hanno fatto quello che hanno voluto alla faccia mia.

 

Cara Stateira., non ho ricevuto alcun segno di vita da parte tua, ma sono ancora qui ad aspettare, sai? Non vado da nessuna parte.

 

Grazie di cuore a:

 

Freehja

Summers84

The fly

Monte86

Pucui

Chiara

Ginnyw

Fedekikka

Dark011

Lady

Little star

T Jill

Koorime

Far

Smemorella

Viettasil

Tsubychan

Gosa

Lake

Herm83

Lady

Synoa

Fra ro

Little star

Sheraz

Melisanna

Rodelinda

Mokona89

Iul

Hokori

Xla

CrisSunrise

Blaise

Isuzu

Francesca akira

Zizela

Angelikaforever

Piccolaserpe

Fann1kaoriyuki

Draco malfoy

Layla84

Sakuraashe

Anatrante

Kumiko shirogane

Somylit

Cornelia84

Friz

Vavvymalfoy

Vampire berry

Lily for ever

Yaku

 

  
Leggi le 34 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Stateira