Lezioni Private


Continuava a rigirarsi la penna tra le dita e a fissarla come se dovesse incenerirla da un momento all’altro, sopraffatto dalla rabbia.
“Io sono un genio della matematica, perché diavolo mi trovo qui?” pensò il ragazzo, stringendo il povero utensile che stava usando come anti stress con forza sempre maggiore.
“La risposta è elementare, Uchiha. Sei stato rimandato di filosofia, non di matematica. E adesso segui, per cortesia e non disturbare i tuoi compagni che vorrebbero imparare qualcosa.”
Ok. Forse non si era semplicemente limitato a pensarlo.
“Più precisamente, Spinoza intende per sostanza ciò che è in sé e viene concepito di per sé. Non dipende da altro né per l’esistenza, né per la conoscibilità. Praticamente è un primum ontologico e gnoseologico.” continuava imperterrito l’altro, cercando di inculcare almeno le informazioni base nella testa dei poveri studenti.
La verità era che lui questa dannata materia non la capiva.
Si era più volte chiesto, durante le sue elucubrazioni mentali – no, si rifiutava di chiamarle speculazioni – perché gli antichi, invece di trovarsi un lavoro onesto o di darsi ad altro – perché sicuramente c’era un sacco da fare pure allora- avessero deciso di puntare tutto sulla ricerca della verità.
Bah. Un branco di idioti pigri. Altro che otium intellettuale.
“Tutto chiaro, Uchiha? Uchiha, mi stai ascoltando?”
“Sì.” Sibilò, fulminandolo con lo sguardo.
Era un sì, sto ascoltando qualcosa, ma no, non ci sto capendo nulla.
Poteva quasi ufficialmente affermare che, in tutti i due anni di assiduo studio della filosofia, forse l’unico filosofo che aveva parzialmente capito era stato Socrate. E, mentre tutti si erano stupiti che fosse stato condannato a morte, lui sinceramente aveva visto quella condanna come una naturale conseguenza di tutto quell’andare in giro a rompere le scatole agli altri, chiedendo “Che cos’è?”.
E poi c’era un lato di Socrate che aveva particolarmente apprezzato: non aveva scritto nulla.
“I modi del pensiero sono le idee, mentre quelli dell’estensione i corpi. I modi non sono intrinseci alla sostanza e non le appartengono come sostanza. Non è altro dalla sostanza, ma qualcosa che è fuori dalla determinazione necessaria della sostanza, cioè in alio rispetto alla natura essenziale della sostanza. In questo senso la sostanza è affetta dai modi.”
Gli altri, invece, li aveva detestati tutti. Dal primo all’ultimo. Senza distinzioni.
Secondo la sua modesta opinione non erano che degli invasati che si credevano dei super geni solo perché, sotto gli effetti di chissà quali sostanze, erano riusciti a concepire delle teorie incomprensibili ai più –e forse persino a loro stessi- per spiegare dei fenomeni la cui comprensione nella maggior parte dei casi era più che evidente.
Anche sforzandosi e cercando di essere il più magnanimo possibile, poteva solo dire che l’unico lato positivo di tutta quella tortura che stava subendo è tutti questi autori erano già morti da parecchio tempo.
Certo, alcuni di loro avrebbero anche potuto sforzarsi di contenere la loro momentanea ispirazione, evitando di scrivere tutto quello che passava loro per la testa, ma tant’è, ormai era fatto e stampato. Tutto impresso nella carta. Ma il fatto che non potessero fare più danni di quelli che avevano già combinato, in un certo senso lo sollevava.
“Perché non mi fai un resoconto di quello che ho appena spiegato, Uchiha?”
Merda.
Lui, Neji Hyuuga: il suo carnefice.
Era tutta colpa sua se si trovava lì. Quando si era recato dal professore per parlare della sua media disastrosa di filosofia e del suo potenziale debito, aveva avuto la grande disgrazia di imbattersi in Neji Hyuuga; allievo del quinto anno – futuro studente di filosofia -, considerato una specie di genio nella suddetta materia, ottima media anche in tutte le altre e pure bravo negli sport.
Si vociferava che si fosse imbattuto in un libro di filosofia all’età di otto anni – povera infanzia bruciata – e che da allora vi si fosse dedicato anima e corpo.
Per quello che riguardava lui, invece, il professor Kakashi Hatake si era dimostrato piuttosto comprensivo nei suoi confronti e aveva deciso, nonostante il suo cinque, di farlo passare all’ultimo anno senza imporgli un intenso studio estivo di una materia per lui incomprensibile.
In quel momento, però, quel dannato dello Hyuuga si era opposto, dichiarando che era ingiusto nei confronti degli altri studenti – e che lui, moralista – non poteva sopportare una tale ingiustizia; per cui si era offerto lui personalmente di tenere il corso estivo, senza essere retribuito né nulla, a patto che vi partecipasse anche Sasuke.
E così era stato.
Per qualche arcana e a lui sconosciuta ragione ce l’aveva con lui. Lo sapeva. Lo intuiva da modo in cui lo trattava, dal fatto che non facesse che riprendere che lui durante le spiegazioni e poi, soprattutto, dal modo in cui lo guardava. Sentiva il suo sguardo penetrante su di sé, quasi a perforarlo; se ne avesse avuto la possibilità, chissà, forse gli avrebbe pure messo le mani addosso per picchiarlo.
Ma lui era stanco di subire la sua tirannia psicologica.
“La filosofia non serve a nulla.” Esordì Sasuke, fissandolo con aria di sfida.
Neji alzò un sopracciglio, incurvò le labbra in un mezzo sorriso e continuò a spiegare.
“Fermati anche dopo la lezione, Uchiha.”


Note dell'autrice
Eccomi ritornata con un'altra delle mie NejiSasuke XD! Probabilmente non la continuerò, visto che non mi soddisfa per nulla. Ma grazie a chi l'ha letta ed è arrivato fino alla fine.