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Autore: ScarpeRosse    01/03/2014    0 recensioni
È un testo che prende spunto dalla realtà, una realtà spesso sopravvalutata; io, poi, ho solo condito un pò i miei pensieri. Trovo sia più facile esprimere le mie considerazioni qui, piuttosto che parlarne a quattr'occhi. Strano, non trovate?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Sono una ragazza di diciannove anni semi anoressica, che non ha più il ciclo da circa un'anno e mezzo/due, e c he si rende conto di...avere qualche problema, appunto. Non so cosa mi succeda, ma è come se ci fosse una forza più grande di me, nel mio cervello, nel mio cuore, o in un luogo idealizzato come il mio spitiro, che mi blocca davanti ad una coppa di gelato, o ad un banale piatto si pasta. Pur sapendo che dovrei mangiare di più, io faccio fatica. Non avrei mai pensato di diventare così... proprio io, che alle medie prendevo in giro le ragazze attente alla linea, io, che alle superiori mi chiedevo: ma come si fa a non rendersi conto delle fattezze del proprio corpo? Ancora non conoscevo le mille armi della dismorfofobia, nome pauroso che identifica un male ancora più terribile, dal quale è difficile allontanarsi. Prima non capivo il senso della frase”l'anoressia è una spirale”; ora sì. Perchè quando inizi a stare meglio, a voler cambiare, a compiacere la tua famiglia che ti chiede di mangiare ancora un po...bè, è proprio a quel punto che riprendi il tuo vecchio tram-tram. È come se questa schifosa malattia dicesse, indignata: “ehi!hai faticato tanto per avere la pancia piatta, perchè torni indietro a quando avevi una mongolfiera al posto del girovita?!”è così, bum , ricadi nello sconforto. Che poi io, a differenza di certe ragazze che proprio smettono di mangiare, e dunque la loro situazione è più...visibile, più immediatamente visibile, ho dovuto affrontare un'aspetto dell'anoressia più sottile: continuavo a mangiare, non ho mai saltato un pasto, ma riducevo irremediabilmente le mie razioni. Quando poi venivo messa di fronte alla realtà, piangevo. Non ne ho mai parlato con le mie amiche, o con quelle che credevo essere tali (eh si, perchè in questo lungo viaggio non ancora terminato ne ho passsate tante), per le quali tra l'altro ho una domanda: ma perchè non mi avete mai chiesto se stavo bene, se avevo qualche difficoltà? Perchè non mi avete mai fatto notare che, da 63-64 kg, ero arrivata a pesarne 46? non ve ne siete rese conto?

Comunque, pensavo che moficando il mio corpo qualche ragazzo mi avrebbe parlato, mi avrebbe fatto un complimento, mi avrebbe chiesto di uscire...insomma, pensavo di poter cambiare la mia vita. Ma non è stato così: perchè ho capito troppo tardi che le persone possono mutare molto rapidamente opinione sul tuo conto, ma non cambiano la loro visione del tuo corpo, delle tue fattezze. Cioè, per loro rimarrai sempre uguale: la ragazza brutta, con la pancia e le occhiaie scure, che non avrà la possibilità di conoscere l'amore. Leggerai questo pensiero talmente tante volte sul loro volto, che finirai per crederci. Eppure non è così. Solo ora sto imparando a conoscermi, a vagliare le mie possibilità, le mie prerogative e capacità. Ad apprezzarmi. A darmi un tono, in sostanza. A cambiare il mio carattere spigoloso e nervoso.

Mi sto concedendo una possibilità. 

 

 

 

  
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