“Dovrei imparare a dire di no, dovrei proprio imparare a dire di no” penso mentre sistemo gli ultimi libri sugli scaffali. Li cancello dall’elenco e tiro un sospiro. Per stasera ho finito, anche se in realtà il mio turno era terminato due ore fa.
“Non ti chiederò mai più un favore Alex” imito la voce del mio capo
Vado al bancone e spengo il pc, riordino le carte e mi preparo a chiudere. Ma il campanello mi avverte che qualcuno è appena entrato nel negozio.
<< Stiamo chiudendo>>
Sto per girarmi ma un braccio avvolge il mio corpo. Sento la paura scorrermi nelle vene. Sto per urlare, ma una mano si posa sulla mia bocca
<< Shh>> un respiro mi accarezza la pelle
Inizio a dimenarmi tentando di liberarmi dalla presa. Ma la persona che mi tiene è forte, beh sicuramente è più forte di me. Sento la sua mano sul mio fianco, e il mio ventre è avvolto dal suo braccio. Il suo profumo mi entra nelle narici, è menta o qualcosa del genere.
<< stai ferma cazzo, non voglio farti nulla!>>
Ora sono sicura che a trattenermi è un ragazzo, o almeno un uomo. Non riesco a capire a chi possa appartenere quella voce così profonda. Si incrocia tra un adolescente e un adulto. Obbedisco e smetto di muovermi come una pazza. Lo sconosciuto allenta la presa, ma tiene ancora il suo petto contro la mia schiena.
<< ora vieni con me, ok?>>
Annuisco scuotendo la testa, e spero che davvero non voglia farmi nulla. Indietreggia e io lo seguo. Mi porta in strada e quando nota dei passanti mi lascia, ma afferra la mia mano e la intreccia nella sua. Non vuole che io scappi, come se gli appartenessi. Mi giro verso di lui mentre attraversiamo. Ora che lo guardo non mi fa paura. Ho ancora quel nodo in gola, ma lo ingoio. Ha la mascella ben tirata e le labbra serrate. Nota che lo sto fissando e porta il suo sguardo su di me, e di risposta torno a guardare davanti
<< dove stiamo andando?>> non so da dove caccio il coraggio di parlare
<< siamo arrivati >>
Siamo davanti a un bar e sento della musica appena una ragazza ubriaca apre la porta. Mi trascina dentro e ci avviciniamo ad un tavolo colmo di persone, che ora ridono e battono le mani.
<< non credevo lo avresti davvero fatto..>> il biondino fa un cenno di rispetto
Di cosa diavolo stanno parlando? Non avrebbe fatto cosa? Irrompere in un negozio e rapire chi gli fosse capitato a tiro?
<< adesso a chi tocca?>>
Il riccio mi lascia, e con la mano che prima tratteneva la mia si sposta i capelli, e alcuni restano diritti dietro. Si siede su un divanetto vuoto e si bagna le labbra con della birra. Io resto in piedi, a fissarlo, a fissare tutti.
<< beh, che ci fai lì? Puoi andare adesso..>> gli sembro totalmente indifferente
<< per me può restare, è uno spreco farla andare via ..>> uno dei ragazzi mi fa l’occhiolino prima di sorseggiare un drink
Era una scommessa o cosa? Mi sento umiliata, e mi brucia la gola.
<< che razza di malati di mente siete?>> sputo
Il riccio si rialza, sbuffando. Mi afferra di nuovo, questa volta il polso. La stretta è forte, ma non mi fa male. Mi porta fuori.
<< Puoi andartene>> le sue dita mi lasciano
<< Sei un coglione>> gli mollo uno schiaffo
Si massaggia la guancia e ridacchia. Non lo conosco, eppure lo odio. Ora che mi sta davanti noto i numerosi tatuaggi sulle braccia, e due che spuntano fuori dal collo a V. L’inchiostro nero fa contrasto con la maglietta bianca che indossa. Ed ha quell’aria di superiorità, che dio, mi fa venir voglia di picchiarlo di nuovo.
<< che problemi hai? Eh?>> dovrei andarmene ma voglio che mi risponda
Mi deve delle spiegazioni dopo quello che ha fatto. Non può starsene lì con quel sorrisetto da stronzo.
<< Era un gioco ok? Rilassati. Stai bene mi sembra, quindi non farne un dramma..>>
La gola ora è in fiamme, e mi viene da piangere. Ma non posso, non davanti a lui. Me ne vado, stravolta. Non voglio rivederlo mai più.