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Autore: SkyDream    01/03/2014    6 recensioni
[One-shot][HeijixKazuha-ShinichixRan]
Dal testo:“Non è ancora tornata! Aveva detto di dover uscire un momento per prendere un regalo per te e poi poi…” Disse quasi urlando e in preda alla disperazione.
“Ma chi?” Domandammo entrambi all’unisono pregando che il nostro sesto senso si sbagliasse.
“Kazuha!” Urlò lei…no, non ci stavamo sbagliando.
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Storia dedicata a Giulia Pierucci e a mangakagirl ♥
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Heiji Hattori, Kazuha Toyama, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Raccolta storie su Heiji e Kazuha'
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Salvataggio sotto la luna

“E così nonostante tutto sei riuscito a sconfiggere l’Organizzazione e a ricominciare la tua vita? Bhe, complimenti, Kudo” – Continuai posando la valigia sotto il tavolo.
“Sì, e per festeggiare non ho trovato niente di meglio che una baita vicino la spiaggia, direi che, anche se solo per quattro giorni, possiamo accontentarci, no?” Shinichi si buttò sul suo letto e fissò intensamente il tetto lucido, sorrideva soddisfatto.
“Certo, la prossima volta evita una guida così antipatica, però”- Sbuffai ripensando a poco prima.
 
“Certamente signorina, io sono uno dei sommozzatori più bravi della zona, ti sfido a trovare qualcuno che è riuscito ad andare così in fondo, sono molto famoso.” Il biondo sulla trentina si sistemò i capelli con fare teatrale e mandò un sorriso luminoso alla mia Kazuha, si…mia…perché non permetto a nessuno di toccarla, e tantomeno di mandarle sorrisini in quel modo.
“Quindi, se ho bisogno di qualche consiglio o di un po’ di attrezzatura…” La castana sorrise tentando di finire la frase ma, Mister Sono Bravo A Fare L’Antipatico, la precedette.
“Puoi venire nella mia cabina a qualsiasi ora, dolcezza. In fondo una stella come te non disturberebbe neanche a notte fonda.” Lo fulminai con lo sguardo e per una volta pensai di architettare un omicidio con le mie stesse mani.
“Fermo Hattori, non sta facendo nulla di male.” Mi disse l’altro detective che passeggiava per la spiaggia vicino a me.
“Ovviamente anche tu, splendore. Per qualsiasi cosa contate pure su di me: Mister Hiroto.” Disse rivolgendosi a Ran e mandando un sorriso anche a lei.
“In che modo pensavi di ucciderlo?” Continuò il mio amico strattonandomi la giacca.
" Non eri tu quello che dicevi che non faceva nulla di male?” Gli risposi guardandolo truce.

 
Shinichi annuì senza dire una parola, poi però si sedette sul letto richiamando la mia attenzione con una domanda un po’…strana.
“Pensi che una delle due, o peggio entrambe, vadano da quel cascamorto per fare immersione notturna?” Io mi voltai con sguardo perso, pensai che avevo già fatto un discorso a Kazuha su quel signore, che sia a me che al mio collega non convinceva per nulla…ma quella era proprio testarda, non mi sarei mai stupito se in quel preciso istante fosse stata proprio da lui, giusto per farmi indispettire un po’.
Shinichi propose di non pensarci più e approfittammo del tempo rimasto prima di dormire per fare quattro chiacchiere su vari casi da noi risolti negli ultimi mesi.

“ E tu ti definisci un detective? Si era capito subito che il colpevole non era il cameriere! Scemo.” Lo sfottei guardandolo sorridente, lui per tutta risposta mi disse che l’aveva capito subito, ma che la mancanza di prove l’avevano messo alle strette.
“E invece tu? Così cieco da non renderti conto che il criminale e la vittima erano la stessa persona! Un piano perfetto direi, ma tu sei proprio un tonno!” Mi rispose ridendo e portando le ginocchia al petto sul suo letto.
“Tonno a me? Ma da qual pulpito viene la predica, eh Kudo?” Lo guardai male e con fare serio tentando in ogni modo di non ridere.
Sembrava filare tutto liscio, ed è proprio in questi momenti che so per certo che qualcosa non va…so per certo che qualcosa irromperà per far finire tutto, ti busserà alla porta e….

“Shinichi! Heiji! Aprite, insomma!” Dalla porta si udirono vari battiti di pugni, l’orologio sul comò segnava l’una e mezza passata, era notte fonda.
Il detective dell’Est aprì la porta, una Ran in pigiama e parecchio preoccupata si presentò davanti a noi.
“Non è ancora tornata! Aveva detto di dover uscire un momento per prendere un regalo per te e poi poi…” Disse quasi urlando e in preda alla disperazione.
“Ma chi?” Domandammo entrambi all’unisono pregando che il nostro sesto senso si sbagliasse.
“Kazuha!” Urlò lei…no, non ci stavamo sbagliando.
***
“Quella stupida! E meno male che l’avevo avvertita di non uscire senza avvertirmi, di non andare da quel cascamorto solo per farmi un dispetto…è stupida, stupida!” Urlai io mentre uscivamo dalla casa e ci dirigevamo  verso la casa di quel deficiente.
Lo potevamo chiamare in altro modo? Hiroto significa “volare alto” e io l’avrei fatto volare in alto si…con un calcio ben assestato, di quelli che una volta ricevuti, non te ne scordi più!
Picchiammo più volte le nocche sulla porta, ma senza risultati, a quanto sembra l’imbecille o aveva il sonno pesante o non era in casa, insolita come cosa contando che erano quasi le due di notte, no?
Provai a fare il numero di Kazuha, ma il cellulare squillava a vuoto.
“Lo sentite? Proviene da dentro la casa di Hiroto.” Ran indicava la finestra chiusa ma senza tende, dentro c’erano una grande libreria e un tavolino in legno.
“Che cosa dobbiamo sentire?” Chiesi avvicinandomi di più alla finestra, il cuore mi morii in gola quando, seminascosto dalla sua borsa verde, il cellulare della mia amica squillava sul tavolino di quel soggiorno.
Cominciammo a pensare di sfondare la porta, e il desiderio era sempre più forte, fu Shinichi a fermarmi e a notare una barca più o meno a largo dalla costa.
Un vecchio anziano, posteggiato alla riva del mare con una canna da pesca enorme quanto vecchia, confermò che un certo biondino era partito con una ragazza castana in muta da sub su una barchetta, ma che poco dopo l’aveva visto tornare a nuoto con fare furtivo e da solo.
Il sangue cominciò a pulsarmi nelle vene, pulsarmi forte pensando che Kazuha era da sola a largo su un’imbarcazione sperduta, o peggio…sott’acqua.
Il vecchietto fu molto gentile a prestarci la sua barca a motore, tutti e tre salimmo senza esitazione e ci avviammo verso il punto indicatoci dal signore.
Ran svuotò una bottiglia d’acqua a mare, me la porse ormai vuota e mi disse che mi sarebbe servita per mantenere l’aria sott’acqua, nel caso Kazuha fosse realmente là sotto… e anche per quella volta, la fortuna mi lasciò a piedi.
Buttai la giacca sopra al mio amico e salì sull’altra imbarcazione, notai che era totalmente vuota, nessuna traccia di bombole d’ossigeno di riserva o corde o qualcosa per l’emergenza, quel bastardo l’aveva fatto apposta!
Kazuha era là sotto. Kazuha non aveva mai fatto sub. Kazuha era in pericolo.
Presi un bel respiro e misi la bottiglia in bocca, la dovevo salvare…e subito.
Scesi in fondo tra le acque bluastre dell’oceano e vidi un piccolo corpo addormentato, la mia piccola dormiva lì sotto, un piede incastrato tra due massi enormi, era esausta dai troppi tentativi di riemergere e si vedeva.
Presi a scuoterla in fretta e la vidi aprire leggermente gli occhi sotto la mascherina che teneva, guardai il contatore della bombola d’ossigeno ed era al minimo della riserva, un piccolo foro prese la mia attenzione, quella bombola non era a norma ma era stata sabotata in modo che si svuotasse prima del previsto.
La guardai ancora disperandomi e, non sapendo cosa fare, le diedi la mia aria… la baciai.
Cos’altro potevo fare in un momento come quello? Avrei sacrificato la mia vita per farla uscire indenne da quella situazione assurda, e invece potevo solo darle la mia aria, nient’altro.
Avrei preferito che quel contatto fosse qualcosa di piacevole per noi, qualcosa di dolce come lei.
Ma cosa vado a pensare? Io baciare Kazuha? E poi in un momento simile vado a pensare del perché quelle labbra morbide mi hanno sempre attratto?
La vidi riprendere conoscenza e, sentii il mio cuore riprendere speranza.
<< Non preoccuparti, Kazuha. Ti libero io, ti libero e torneremo a Osaka insieme, te lo prometto.>> Pensai cercando di spostare il masso, ma era difficile, troppo difficile.
Una piccola mano mi sfiorò il polso, era una mano dolce e bianca, una mano che rifletteva l’argento dei raggi lunari che, irremovibili, penetravano con forza le onde marine fino a illuminarne il suolo.
Un tenero raggio infranse anche il suo viso, un piccolo sorriso illuminò il suo volto e poi scemò seguito dal chiudersi delle palpebre.
<< No, non puoi abbandonarmi così! Non puoi Kazuzu, non puoi…Kazuzu…Mi dici sempre che quando ti chiamo così ti intenerisci tanto…e allora torna da me, Kazuzu.
 Il pompare veloce del sangue nelle vene mi fece tornare la forza necessaria per spostare quella pietra.
La vidi finalmente libera e la trascinai il più velocemente possibile da quelle acque infernali.
<< Stiamo uscendo…ce la faremo, te lo prometto.>> Uscii la testa e presi il respiro più profondo che i miei polmoni avessero mai fatto, l’aria entrò dalla bocca dandomi l’ossigeno giusto per collegare giustamente i neuroni nella mia mente, vidi quel corpo fragile tra le mie braccia.
“Passamela, Heiji!” Shinichi mi prostrò le braccia ed io riuscì, in un modo o nell’altro, a passarle la ragazza che aveva perso i sensi.
Risalì anch’io, ma neanche il tempo di rendermene conto ed eravamo già partiti e quasi arrivati alla costa.
Kazuha tossicchiava in modo abbastanza preoccupante, era infreddolita da quella temperatura sgradevole.
Anch’io ero infreddolito, ma cercavo di non darlo a vedere…di non pensarci, perché il mio unico pensiero era lei.
Kazuha.
“Non preoccuparti Hattori, Ran ha già chiamato l’ambulanza e, a giudicare da quella luce lì, direi che è già arrivata.” Shinichi staccò il motore, io presi in braccio la ragazza e la portai sul lettino dell’ambulanza fiondandomi dentro con una velocità e una sicurezza tale che nessuno osò fermarmi.
Non so quanto sia durato il viaggio, troppo per i miei gusti.
Un medico specialista cominciò a comprimerle i polmoni alla ricerca di acqua, il mio viso s’infiammò vedendo le mani di quel signore toccare inutilmente il petto della mia amica…non usciva acqua, non ne aveva presa perché aveva tenuto la bombola fino all’ultimo momento…eppure quello continuava, ma non per salvarla, e io me ne resi conto.
“Adesso basta! Ce la smetta di toccare così la mia Kazuha!” Sottolineai  il ‘mia’ abbastanza infastidito, cominciavo a sentirmi la rabbia scorrere nel sangue.
“Sto cercando di rianimarla, non lo vedi? Sei forse cieco? Cuore e polmoni hanno bisogno di essere stimolati.” Il medico non smise un secondo di comprimerle il corpo.
Presi il braccio del medico e feci in modo che si allontanasse dal corpo della mia amica.
“Non la tocchi più, non la tocchi nemmeno con il pensiero, chiaro?” La mia voce, solitamente calma e decisa, era stanca e spenta. Delusa.
“Heiji…sei…tu?” Kazuha si voltò verso di me e cercò di schiudere le palpebre senza risultato.
“Sì, sono io ora stai tranquilla, ti sono vicino.” L’avrei voluta abbracciare, tenerla stretta a me e non farla vedere più a nessuno, non farla toccare più da nessuno.
“Ora dovresti almeno ringraziarmi.” Fece il medico sistemandosi i bottoni delle maniche del camice bianco, aveva fatto veramente il suo lavoro.
La sirena si spense e la barella scese giù fino al reparto rianimazione, la luce che si accese era verde –segno che non era poi così grave- ed io non potei fare altro che sedermi, ancora fradicio, sulle sedie del corridoio.
Sospirai ancora, pensai che questa volta ci ero andato veramente vicino a perderla.
Ed io non volevo, avrei fatto di tutto per lei.
“Non preoccuparti Heiji, va tutto bene, presto la usciranno da lì e si sistemerà tutto.” La voce dolce e calma di Ran mi tranquillizzò molto, uscì dal borsone un ricambio per me e m’invitò ad andare a cambiarmi prima che mi prendessi un raffreddore.

Entrai nel bagno e gettai la maglietta su una sporgenza per disabili, provai ad asciugarmi con un asciugamano che Ran, gentilmente, mi aveva portato.
Eppure il mio pensiero era sempre lì, perché Hiroto aveva sabotato Kazuha e poi era scappato? Questa domanda mi riportò alla mente un caso di un collega di mio padre, avevano rapito la moglie e avevano minacciato di ucciderla per ripicca, perché il collega aveva contribuito alla cattura del fratello.
E se…no, non avevo mai visto quell’Hiroto, e nemmeno Shinichi sembrava preoccupato.
Ma allora, perché?
Uscii dal bagno completamente asciutto e ringraziai Ran della sua gentilezza ma questa, per rassicurarmi, mi abbracciò timidamente.
“E’ uscito un infermiere, è ormai fuori pericolo ma stanno sistemando i macchinari perché i polmoni non riescono ancora a respirare soli. Ce l’hai fatta Heiji.” Mi strinse un po’ di più ed io arrossì come un semaforo sperando che Kudo non se la prendesse a male.
“Abbiamo capito, abbiamo capito…Kazuha sta bene, basta.” Disse Shinichi prendendo la maglietta di Ran e costringendola a sedersi su una sedia.
“Ma che ho fatto di male?” Si lagnò quella senza capire il perché di quell’insolito gesto.
“Nulla, non hai fatto nulla di male, e ciò mi fa andare in bestia.” Finalmente il Detective Frana In Amore cominciava ad arrendersi all’evidenza, si era preso una cotta per qualcuna…
“Tu sei tutto matto.” Constatò la ragazza incrociando le braccia al petto e girandosi dall’altro lato.
La porta della sala si aprì, Kazuha dormiva profondamente, il suo viso era pallido e sembrava più piccola del solito, sembrava che l’avessero trasformata: le labbra sottili e leggermente rosate, gli occhi chiusi e rilassati, i muscoli del viso per nulla contratti e anche la mano che usciva dal lenzuolo sembrava più piccola e pallida del solito.
“Shock termico a causa dell’acqua troppo fredda e abbiamo trovato una Sindrome da Distress Respiratorio –cominciò un’infermiera- l’abbiamo proprio presa per i capelli, ha rischiato tanto. Ma da quel che ho capito se si è salvata, è solo grazie a te, ragazzo.” Si voltò verso di me e sorrise per poi sparire dietro una porta privata.
“Ho firmato io, Hattori. La camera è la duecentosette.” Mi confidò il mio amico.
Ran, ancora seduta e con il capo chino, cercava come di mettere a fuoco qualcosa.
“Ehi, andiamo su…” Shinichi prese a scrollarla per le spalle, ma quella sembrava troppo concentrata per poter dare conto a lui.
“Prima di metterci sul letto, qualcuno ha bussato alla porta… - sembrò concentrarsi di più- io mi sono alzata e sono andata ad aprire, ma non c’era nessuno nel corridoio però Kazuha mi aveva avvertito che qualcosa non le quadrava bene. Forse aveva visto qualcuno.” Shinichi sembrò ribollire da capo a piedi, le prese il polso e la sollevò quasi di peso con fare infuriato. No, non sembrava nemmeno lui.
“Si può sapere cosa aspettavi a dircelo? Poteva essere chiunque!” Prese a rimproverarla sempre più forte finché non mollò la presa e la lasciò cadere nuovamente sulla sedia, cominciò a camminare velocemente verso la camera di Kazuha mentre io cercavo di convincere Ran ad alzarsi.
Mormorava qualche scusa di tanto in tanto, a capo chino e senza alzare lo sguardo.
La vedevo fredda, delusa forse da se stessa o forse da quel suo amico che aveva sempre visto come una specie di supereroe, e che ora le si voleva rivoltare contro.
Bussammo con forza sulla porta e dopo una leggera risposta aprimmo.
Kazuha era sveglia: occhi semi aperti, le labbra ancora infreddolite e la pelle pallida, e i capelli sciolti…lisci…dolci…così sensuali.
Sensuali? Aveva rischiato di morire ed io la trovavo sensuale?
“Che demente che sono!” esclamai a voce un po’ troppo alta attirando l’attenzione di tutti.
Mi avvicinai alla ragazza e le sfiorai una guancia, così morbida.
Ran si alzò e fece cenno all’altro ragazzo di uscire fuori per lasciarci un po’ soli.
“Come ti senti? Va un po’ meglio?” Le chiesi sedendomi vicino a lei e continuando a torturarle viso e mani con le mie carezze.
“Grazie Heiji, grazie veramente. Io non volevo farti spaventare, volevo farti un regalo.” Sorrisi leggermente davanti a quelle parole dette con una sincerità schiacciante, le avrei perdonato qualsiasi cosa se detto con quel tono.
“Insomma, se farmi prendere un colpo e finire all’ospedale è la tua concezione di regalo, per Natale e compleanno non disturbarti, eh!” Cercai di farla ridere un po’ e ci riuscii anche se lievemente.
“Ci hai pensato tanto? Prima di tuffarti a prendermi intendo.” I suoi occhi di smeraldo si aprirono un po’ di più, luccicavano e sembravano arrossati.
Come potevi? Come potevi perdere tempo a pensare se sapevi che a qualche metro sotto quell’acqua c’erano quegl’occhi?
“No, non ci ho pensato. L’ho fatto è basta…perché tu sei mia amica.” Non penso di aver mai carezzato tanto la mia Kazuha. Sì, ho detto la ‘mia’.
Una lacrima scivolò sul cuscino, poggiai un dito sotto il suo occhio e la pregai di non piangere, non sopporto vederla piangere.
“Giuro che non volevo, mi fidavo di Hiroto, sembrava così professionale e sicuro di se. Però poi quando mi ha fatto immergere da sola ho cominciato ad avere paura, lui mi ha tranquillizzata –Si, l’ha tranquillizzata…il come poi si vedrà…- e mi ha detto che era sicuro di ciò che faceva, volevo tornare a casa sua e prendere il cellulare per chiamarti, non ero più sicura di quella sorpresa. Però…lui…” Prese la mia mano fra le sue e la strinse forte, troppo forte considerando che in quel momento era debole e fragile come una foglia.
“Lui mi ha letteralmente buttato in acqua.” Le sue lacrime che scendevano senza sosta sulla mia spalla, le sue braccia che mi stringevano forte alla ricerca di conforto.
“Non è colpa tua, stai tranquilla è tutto finito.” Le massaggiai i capelli ancora leggermente umidi e la attirai di più sul mio petto, quell’Hiroto avrebbe ricevuto presto mie notizie.
***
Il sole sorgeva lentamente dal mare creando un’alba mozzafiato che, almeno per quella mattina, non sarebbe stata ammirata dai due detective.
“Cosa ne pensi, Shinichi? Secondo te quell’Hiroto ce l’ha con uno di noi due?” chiesi mentre le orme delle nostre scarpe rimanevano impresse sulla sabbia ancora fresca dalla notte.
“Ne ho praticamente la certezza: l’invito a fare il sub, la bombola manomessa e persino lo strano bussare che ha sentito Ran, non possono essere tutti dei casi.” Si portò indice e pollice al mento con fare pensieroso.
“ A proposito di Ran, penso che dovresti parlarle e chiarire tutto, è molto dispiaciuta per come si è comportata.” Il mio amico strinse i pugni, sono quasi certo che il pensare che lei fosse in pericolo l’abbia messo in agitazione.
Hiroto era intento a cercare le chiavi dentro le tasche della giacca a vento, lo avvicinammo svelti e lo guardammo negli occhi blu.
“Allora? Che avete da guardare? Se pensate che la vostra amica sia qui vi sbagliate di grosso. Io non c’entro nulla.” Aprì finalmente la porta ed entrò chiudendola velocemente, o almeno così pensava.
Il mio piede ostacolava la chiusura.
Entrai di forza e prendendolo per il colletto lo sbattei al muro urlando con tutto il fiato che avevo nei polmoni.
“Per colpa tua, bastardo! Per colpa tua c’è mancato poco che Kazuha finisse all’altro mondo!” Presi a insultarlo pesantemente finchè Shinichi non mi scostò in malo modo da lui separandoci con le braccia.
“Hattori, se lo uccidi non ci sarà il gusto di sbatterlo in cella!” Rise l’altro detective.
“Cosa? Tu sei Hattori Heiji –indicò me- e tu…tu Kudo Shinichi?” Disse indicando dopo il mio amico.
Il criminale si strinse la testa e urlò un disperato “No!”
“Non può essere! Io dovevo vendicarmi di te! Perché tu…tu sei colui che è più vicino a Yusaku Kudo! Tuo padre, tuo padre ha corteggiato Yukiko e ha fatto in modo che lei si innamorasse di lui! Io amavo tua madre, e tu dovevi capire cosa significava perdere la persona che ami.” Ci mancò poco che Shinichi non si gettasse sopra quell’uomo per aver pensato di uccidere Ran per vendicarsi di suo padre –che tra l’altro non aveva fatto nulla di illegale.
***
“E così avete chiamato Megure e l’avete mandato in carcere per tentato omicidio? Bene, anche questa vacanza rovinata.” Ran poggiò la testa sullo schienale del divano e rimase a fissare il tetto.
“A proposito Hattori, Kazuha, potreste lasciarci un momento soli?” La mia amica lasciò il braccio di Ran su cui aveva poggiato la testa e mi prese la mano per dirigerci alla camera di sopra.
“Come mai da soli? Devi forse dirmi qualcosa?” Chiese la ragazza guardando il detective.
“Dovrei dirti scusa.” Tagliò corto quello che non era in vena di romanticismo e melasse varie.
“Scusa per cosa?” Chiese ingenuamente quella, sperando tanto che fosse per il motivo che sperava.
“Per come mi sono comportato all’ospedale, non volevo farti del male.” Disse lui guardando il polso di Ran- dove spiccava un piccolo ematoma nero- e poi guardando fuori dalla finestra.
“Baro, non scusarti, eri solo preoccupato per me.” Si avvicinò a Shinichi che l’abbracciò tenendola stretta a se e costringendola ad ascoltare i suoi battiti del cuore, che aumentavano proporzionalmente col passare dei secondi passati a contatto con Ran.
No, non le avrebbe mai detto che dovevano uccidere lei al posto di Kazuha.
***
“Grazie ancora, veramente…non me lo sarei aspettato.” Quel sorriso raggiante mi sciolse il cuore e mi fece arrossire più del dovuto.
“Dovere. Te l’ho già detto.” Mi voltai dall’altro lato e raccolsi un nastro giallo che le era scivolato poco prima.
Kazuha, davanti lo specchio della mia camera di Osaka – eravamo tornati la sera prima- si sistemava la coda di cavallo con fare maniaco.
Si voltò a destra e a sinistra alla ricerca del nastro, senza trovarlo.
“E poi, senza di me, non troveresti nemmeno il tuo naso!” La sfottei mentre le legavo il nastrino facendo un fiocco largo come piaceva a lei…e non solo a lei.


Angolo autrice :3
Un grazie immenso a tutti quelli che sono arrivati fino alla fine di questa One-shot di ben 3.572 parole (personalmente è un record).
Un ringraziamento speciale va a Giulia Pierucci per il banner e l’aiuto alla ricerca del titolo.
Altro ringraziamento va a mangakagirl la quale mi ha aiutato inconsapevolmente.
Già, ho scaricato un bel po’ di sue storie per studiarle e cercare di migliorare le mie.
Un grazie silenzioso a mia sorella, che mi ha spiegato come andare a capo senza fare uno spazio di ottanta chilometri.
E ancora grazie a coloro che recensiranno questa storia e le altre :3

Per chi non lo sapesse le mie storie attualmente in corso sono:
“Small glimpses of love” dedicato alla Shiran.
“Allora gli angeli esistono veramente-e tu sei il mio angelo, Shin” con i paring Shiran e HeijiKazuha.
Baci dalla vostra _SkyDream_
   
 
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