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Autore: mooarless    02/03/2014    1 recensioni
Angst Prompt: Pick a character, and imagine what he or she would see looking into the Mirror of Erised.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ariel, Aurora, Belle, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Once you blacken your heart, it only grows darker... and darker.
Trust me, I know. "


Lo specchio era lì, decorato e finemente intarsiato.
Ed era oro, prezioso, ricco. 
Smodatamente pieno di sé come la sua padrona. 
Taceva e lo specchio rifletteva la figura longilinea di lei, una chioma raccolta in una crocchia maniacalmente ordinata nessuna ciocca poteva sfuggire dalla precisione insindacabile di Regina.
Evil Queen. 
Aveva stampato sulle labbra porpora un sorriso, una vittoria dentro lo specchio.
Non era la maledizioni, non aveva lanciato quella maledizione, nello specchio non era nemmeno stata necessaria la mela.
Nello specchio la scena si era deformata ed aveva fatto un tuffo nel passato, nello specchio un urlo.
Un urlo di bambina.
Il vento docile tra i capelli, una collina, e Daniel.
C’era Daniel al fianco di una Regina più giovane, rispetto a colei che stava osservando ciò che il suo cuore davvero desiderava.
Le due figure una di fronte all’altra non si stavano muovendo, la giovane Regina non si era affannata ad aiutare una Snow White in difficoltà e la situazione stava sfuggendo di mano alla piccola ragazzina dal cavallo imbizzarrito.
L’orizzonte spaccava il cielo ed era verso di esso che correva la fine di una vita.
La fine della piccola Snow.
La rinascita di Regina.
La sua vittoria.
Il massimo risultato con il minimo sforzo. 
 
"Even demons can be killed.
I will find a way! "


Non credeva si potesse trovare tanto utile una mano monca, mozzata e sostituita da un antiestetico Uncino.
Ma era caratteristico, dannatamente caratteristico. 
Era come un marchio di fabbrica, Hook era un sopravvissuto e come tutti i sopravvissuti alle negatività degli eventi era in grado di provare la violenta necessità di Vendetta.
Non era una Vendetta qualsiasi, non era una di quelle che consumava la mente e rendeva gli uomini stupidi.
Era una Vendetta maturata, una vendetta calda, bruciante eppure paziente.
Addomesticata.
Una dicotomia.
Perché nel riflesso del suo uncino, nello specchio della sua nuova necessità e utilità poteva vedersi.
Poteva vedere l’uomo che era diventato, l’uomo trasformato da un’amore distrutto.
Non solo distrutto, era stato letteralmente sbriciolato.
Tutto il suo amore era stato polverizzato e trattenuto dalle mani del mostro.
The Crocodile.
The Dark One.
Rumplestinskin. 
Ed era il suo odio. Era la forza che lo spingeva ad aprire gli occhi all’alba e chiuderli al tramonto, lo poteva vedere nello specchio riflettente del suo uncino, lo sguardo buio  e divertito del folletto.
Ma poteva vederlo anni dopo nei propri migliori sogni ;deturpato, non della vita, non da un oggetto.
Del suo Vero Amore.
Perché Hook lo sapeva, ogni uomo o bestia ne possedeva uno doveva solo essere paziente.
Doveva colpire al momento giusto come nello specchio.
Come nello specchio anche lui avrebbe rubato il cuore del Vero Amore del coccodrillo e l’avrebbe spezzato…con la stessa leggerezza crudele con cui lui si era portato via Milah. 
La sua Milah.

 
"You really know nothing of your mermaid mythology, do you?"


Era caldo, la stanza era arieggiata da un paio di finestroni spalancanti rivelando un panorama coperto di caseggiati, una cittadina.
Il castello dove si erano trasferiti dava su un grosso centro di edifici più o meno grandi, il verde della vegetazione era uno sfondo sfuocato e si perdeva nell’immensità.
I limiti di un occhio umano ne impedivano effettivamente la visione più minuziosa.
Ma non c’era mare e non c’era l’odore di sale ad entrare come sperato dall’esterno, c’era solo un sentore quasi sopravvissuto di cosa il mare aveva abbandonato.
Una sua figlia.
Ariel.
La principessa ormai Regina portava i sapori dell’acqua salmastra come ricordo di cosa aveva abbandonato.
Aveva la solita chioma ad emozionare il volto dagli occhi chiari e le forme gentili, se ne stava seduta davanti allo specchio come ogni mattina, aveva stranamente una spazzola tra le mani ed era intenta a domare quella criniera di fuoco.
Ed era strano come di tanto in tanto, lei stessa notava nelle sue espressioni note discordanti.
Di tanto in tanto lo sguardo le cadeva sui polsi, nessun bracciale.
Non c’era necessità di liberarsi di alcun oggetto magico per tornare ad essere ciò che era, perché Regina le aveva fatto il “dono” delle gambe per sempre.
Fissando lo specchio e interrompendo ciò che stava facendo, le immagini si erano espresse. 
Tragicamente.
Vive.
Il mare, era da tanto tantissimo tempo che non vedeva il mare e le…mancava.
Incredibilmente.
C’erano Flounders, Sebastian, le sue sorelle, suo padre.
C’erano i colori.
Faceva freddo e si muoveva con la sinuosa capacità di ogni sirena di spostarsi nell’elemento madre; l’acqua.
Ed aveva indietro la sua lunga coda smeraldo che creava un accostamento di tonalità con il rosso dei suoi capelli.
Il cuore rifletteva nello specchio ciò che doveva ammettere persino Ariel prima o poi.
Non poteva decidere di essere per sempre ciò che non era.
Non poteva semplicemente decidere di voler essere umana per sempre - anche se l’aveva fatto - perché sapeva, nel remoto recesso di cuore che lei era ancora una sirena.
Aveva imparato tante cose da Eric da loro, aveva fatto tutto ciò che sognava di fare ma adesso, lo specchio le mostrava il prezzo.
Lo specchio le mostrava la parte di mondo che , inevitabilmente, aveva scelto di escludere.
E improvvisamente  il pensiero le faceva del male, improvvisamente aveva capito; troppo tardi a cosa aveva rinunciato.

 
"I know love when I see it. "


Aveva dormito per tantissimo tempo, non ricordava da quanto. 
Ma era sdraiata e ogni tanto nei suoi sogni poteva vedersi in quello stato, poteva osservarsi nella solitudine di rovi adagiata su quella superficie che non doveva essere poi così morbida, anzi con tutta probabilità non doveva essere propedeutico per la sua schiena.
Ma niente, nulla, poteva davvero preoccuparla d’altronde era un sonno indotto da una magia potente e certamente non si accorgeva del tempo.
Certamente non sfioriva la bellezza di Aurora.
Lo specchio di Aurora, quale mai poteva essere?
Esisteva?
Forse lei non si sarebbe mai potuta specchiare, forse nemmeno svegliare.
Ricordava l’arcolaio, ricordava il silenzio del suo respiro e poi si era ritrovata in quell’universo chiaro dove poteva immaginarsi tutto eppure niente che la rendesse davvero felice.
Non riusciva a visualizzare Philip, o le fate madrine o i suoi genitori.
Allora si era circondata di una bella vegetazione, una casetta e piccoli animali che le facevano compagnia.
E poi cantava, riempiva l’ambiente con il suono della sua voce che doveva essere necessariamente allegro così che lei, nonostante tutto, potesse illudersi.
Ma c’era stato un giorno - forse il più importante - in cui aveva rivisto per la prima volta uno specchio d’acqua - giacchè non poteva immaginarseli - e lì dentro si era proiettata.
Ed era stato un attimo, l’attimo in cui si era scontrata con il suo riflesso.
L’attimo in cui anche le sue labbra - nel luogo dove il suo corpo si trovava - erano state sfiorate, l’attimo in cui l’incanto era stato spezzato.
Le palpebre si erano risollevate ed avevano ritrovato il proprio posto.
Lo specchio vero dei suoi desideri - quelli del cuore - si riversavano copiosi nello sguardo di Philip.
Philip era il suo specchio e non aveva bisogno di nessun altro per comprendere chi era sempre stata.

 
"Because I still see good in him. Because I believe he's changed. Because his heart is true. "


Era tutto scuro, la stanza fredda, le mura di quella prigione gocciolavano ed il rumore ritmico dell’acqua rischiava di farla impazzire di ora in ora. 
Minuti in minuti.
Aveva trattenuto a lungo le gambe al petto come unica fonte di calore, lo sguardo rimaneva fisso sulla massiccia porta dove piccole sbarre lasciavano intravedere uno spiraglio di luce dove , di tanto in tanto, s’affacciavano due occhi scuri.
Ma non erano gli occhi di cui ormai viveva, che si immaginava, erano due occhi di donna. 
La stessa che l’aveva ingannata.
La stessa che dopo la cacciata dal Castello Oscuro l’aveva presa e rinchiusa.
Regina.
Ma nonostante tutto Belle la fissava tutte le volte che lei appariva.
Non era odio. 
Non era rancore, non era niente, erano due occhi azzurri che bucavano il buio ed erano gli stessi occhi che non risparmiavano nessuno.
Era come se gli occhi di Belle fossero una lastra entro cui vedere davvero, da cui vedere davvero.
Come se Belle fosse Il Cuore.
Belle era Il cuore di molti perché sapeva vedere il buono e sapeva perdonare come nessuno mai, Belle non aveva bisogno di specchi perché lei stessa era stata lo specchio dell’unico uomo a cui lei apparteneva e appartiene.
L’unico che , comunque, sia mai riuscito a ferirla davvero, ma uno specchio, uno forte e temprato come lei non poteva rompersi davvero, nemmeno se coperto e abbandonato.
Nemmeno se rifiutato.
Al massimo si poteva scheggiare in un angolo, un piccolo ricordo di una fragilità che comunque la componeva.
Che comunque concorreva ad essere la particolarità di Belle.

 
"I’m going to take everything away from you. "


Cosa poteva desiderare una come lei ? 
Maledetta unicamente per essere stata la figlia sbagliata, marcita nell'invidia è dimenticata dai più ? 
Ombra nascosta di una madre calorosamente disprezzata, cosa poteva mai aspettarsi dall'unico specchio di proprietà di Oz - il suo maestro - cosa poteva mai riflettere? 
Eppure nonostante fosse l'unico, nonostante risultasse sempre perennemente coperto, una mattina l'aveva raggiunto prima del suo risveglio e sempre quella mattina aveva osservato per la prima volta il suo riflesso. 
Era cambiata molto e ne era quasi meravigliata aveva il sorriso più bello, lo sapevano tutti, lo sguardo più accecante che chi la guardava avrebbe mai potuto ricordare ed era comunque brutta. La sua pelle era detestabile, il colore. 
Il verde era destinato ad essere per sempre la dominante della sua esistenza ma lei non era sempre stata così. 
Era stata umana prima che le venisse tolta ogni speranza alla nascita di Regina, prima che sua madre decidesse di tenere nascosta la sua prima gravidanza, l'unica prima di strapparsi il cuore e smettere di provare. 
Era la figlia di un uomo che non aveva mai visto e che conosceva solo per "nome", era la figlia di Rumplestinskin. 
Ma lui non doveva esserne a conoscenza - Zelena così credeva - , il riflesso del cuore, dei desideri profondi di quel cuore monocromo, si era stemperato cullando le forme di una scena via via più definita. 
Agli occhi della Strega si era manifestata una sagoma scura, come un ombra.
Braccia allungate, viso deformato, senza espressione e tra le mani portava un pugnale. 
Sagomato, affilato. Un pugnale che portava con se il nome di suo padre, un pugnale che veniva afferrato e strattonato dall'ombra.
Mani chiare, unghie laccate di verde. 
Le sue. 
Possedere quel genere di potere le avrebbe dato il vantaggio necessario per distruggere Regina, riconquistare la propria bellezza e calare sulla propria testa il vero cappello del comando. 
La conquista era una di quelle necessità che serbavano i cuori ambiziosi e lei doveva senz'altro assomigliare a entrambi i suoi genitori. 
" Dearie, quante volte ti ho detto di non specchiarti? " 
La voce di Oz l'aveva colta alla sprovvista ed aveva inevitabilmente interrotto il flusso, bruscamente. 
" Tante volte ma non mi avete mai detto il perché " 
" Perché gli specchi rivelano la vera natura degli uomini. " 





 
Eccomi qua, ultimamente i Prompt mi distraggono un sacco e mi fanno venire voglia di scrivere oltre alle Long.
Ho trovato molto stimolante il discorso degli specchi, ho rielaborato il concetto di "riflessione di ciò che il cuore vuole davvero" a seconda dei personaggi scelti. 
Ma manca Rumple?! No, Rumple è presente e non linciatemi per la mia scelta ma personalmente amo alla follia (senza averla nemmeno vista) Zelena, quindi non odiatemi troppo intensamente, e spero si sia capito il riferimento a lui. 
Mi piacerebbe in realtà indagare sul loro rapporto e non è escluso che non lo faccia prossimamente.
Per gli altri personaggi sono i cinque miei preferiti della serie e su cui avevo più piacere scrivere, Hook è stata un pò una sfida lanciatami da una mia amica che lo ama, ma non sò se l'ho reso davvero per quello che è. 
Per il resto ci vediamo alla prossima ragazze.
Meno una settimana a Once.
Non sto più nella pelle <3.
Martina.
  
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