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Autore: DevinCarnes    02/03/2014    1 recensioni
Dove Castiel non capisce a cosa serve la tintura per capelli e Dean gli spiega come sono fatti gli umani.
Destiel, ma anche no. Libera interpretazione.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Supermarket Destiel o non Destiel? Libera interpretazione!


Dean si accorse di aver perso la lista della spesa, o peggio, di averla dimenticata a casa. Si guardò intorno con il cestino del supermercato in mano, sperando di ricordare cosa avesse scritto, sperando che anche Cas avrebbe potuto aiutarlo.

Si voltò per chiamarlo e non lo trovò nelle vicinanze. Fare la spesa con questo Castiel umano diventata sempre più faticoso. Certe volte si comportava come un bambino disubbidiente.

"Cas?" lo chiamò, ma lo vide subito dopo a qualche metro di distanza, nel corridoio parallelo al suo, intento ad osservare qualcosa su uno scaffale come un bambino curioso. Dean lo raggiunse a grandi passi e prima che potesse riferirgli il suo problemino con la lista, vide cosa stesse guardando l'altro e si ammutolì, confuso.

"Dean," iniziò Cas, senza togliere lo sguardo dall'oggetto che aveva catturato la sua attenzione. "Cos'è questo?"

"Erm," Dean si grattò la nuca. "E' una tintura per capelli, Cas. Perché?" Ti serve? Avrebbe voluto chiedere, ma Castiel non aveva capelli bianchi. A prescindere dal fatto che stesse guardando la tintura per donna.

Forse voleva semplicemente cambiare colore di capelli, visto che si era fermato davanti una scatola di tinta rosso fuoco.

"E a che cosa serve?"

Dean spostò il cestino della spesa nell'altra mano. "A... tingersi i capelli. Perché?"

"Tingersi i capelli?"

"Sì, Cas. Cambiare colore." Si fece coraggio. "Ho perso la lista della spesa."

Castiel lo guardò per la prima volta. "Perché gli umani dovrebbero cambiare il colore dei capelli?"

Dean sgranò gli occhi. Stavano davvero facendo quella conversazione? Era peggio di parlare con un bambino. Non poteva chiedere domande più normali?

"Cas," iniziò Dean, si guardò intorno disperato. Si schiarì la gola. "Be', per coprire i capelli bianchi." Castiel lo guardò confuso. "Sai, quando invecchiamo, i nostri capelli diventano bianchi con l'età."

"E allora?"

Dean prese un bel respiro. "Allora la gente li copre."

"Ma perché?"

Dean questa volta appoggiò il cestino per terra. Si grattò il naso, concentrato, pensieroso. "Perché a nessuno piace invecchiare."

"Ma è il processo naturale della vita mortale, Dean."

"Sì, ma alla gente non piace. Non piace a nessuno invecchiare, Cas. Così come a nessuno piace ingrassare." Castiel strinse gli occhi nel modo caratteristico che gli apparteneva, quella che lo faceva assomigliare ad un gatto curioso, oppure ad un gufo spennacchiato. Era un segno caratteristico del fatto che continuasse a non capire. Dean si riempì di pazienza e cercò di essere più chiaro e sincero possibile. "Siamo umani. A noi non piace invecchiare. Non ci piace sapere che non siamo più attraenti, o forti, o in buona salute. Anche se è il ciclo naturale di ogni essere vivente. A dire la verità molto spesso non ci piacciamo neanche quando siamo giovani, non ci piace come appariamo allo specchio, come ci stanno addosso i vestiti che compriamo, anche se li abbiamo scelti noi, o come ci vedono gli altri. Il nostro carattere, le nostre debolezze, a volte anche i nostri pregi. Guardiamo le persone intorno a noi e ci chiediamo continuamente a cosa stanno pensando mentre ci fissano incuriositi, se hanno dei giudizi positivi o negativi, se stanno lì ad ascoltarci perché sono interessati oppure perché sono fin troppo educati per mandarci a fanculo. Non esiste essere umano che si piace così com'è Cas, la gente vuole sempre cambiare, c'è chi si tinge i capelli perché si sente vecchio e c'è chi lo fa perché non si piace e vuole apparire in maniera diversa." Dean fece una pausa, sperando che Castiel lo seguisse. Continuò: "La gente spende un sacco di soldi su se stessa: donne che vanno dal parrucchiere, persone che si rifanno il naso, bambini con l'apparecchio ai denti. Le diete. Sto parlando anche di chi va da quei fottuti psicoterapeuti che devono aiutarti a trovare cosa c'è di sbagliato in te." Rimasero in silenzio per un momento. "Ci sono mattine in cui non vuoi alzarti dal letto perché pensi a tutte le persone che ti giudicheranno. Ci sono volte in cui ti fai scappare alcune cose dalla bocca e te ne penti nello stesso istante in cui le dici, ma sei troppo orgoglioso o afflitto per avere la voglia di chiedere scusa. Ci sono volte in cui chiedi scusa ma non basta.
"A volte fai del male alla gente senza accorgertene. E le persone scappano via da te, senza una spiegazione apparente, e tu sei così ferito da non riuscire a rincorrerle. Perché in fondo, dentro di te, sai quanto tu sia fottutamente sbagliato, allora non riesci proprio a biasimarle. Poi ci sono quelle persone che conosci da una vita, amici, parenti, che da un momento all'altro ti ricordano quanto tu faccia schifo. E non puoi fare niente per migliorarti perché non sai neanche da dove cominciare. Ed è come se stessi affogando. Ti guardi allo specchio e non vedi nulla di buono." Dean fece una risatina. "E pensi che colorarsi i capelli forse possa aiutare un pochino... ma in fondo, lo sai che non è così."
Dean prese uno spazzolino dallo scaffale, lanciandolo dentro il cestino.

"E' molto triste." Commentò Castiel. "Ti senti anche tu così? Vecchio e... inadeguato?"

Dean gli sorrise. "Certo. Sono umano anche io."

Si guardarono ancora, in silenzio, scrutandosi.

"Non so se può fare la differenza," Castiel prese il cestino della spesa accanto ai piedi di Dean. "Ma io ti trovo davvero bello. Non cambierei niente di te. Anche quando sarai vecchio e non ti potrai più muovere." E poi si diresse verso la cassa, senza prendere niente, senza ricordarsi di quella stupidissima lista della spesa smarrita.




  
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