Clary odiava le
giornate piovose.
Si era vista con
Simon da Taki per pranzare
quando non stava ancora piovendo. Quando avevano finito il cielo si era
fatto
grigio. Simon aveva offerto a Clary la sua giacca, tanto la pioggia non
gli
dava fastidio. Non poteva certo prendersi un raffreddore.
Clary
aprì la porta dell’appartamento di Luke
–
il suo appartamento – e sentì la voce di sua madre
in cucina.
“Sono
a casa!” disse Clary.
Andò
in camera sua e si tolse la giacca bagnata
di Simon: anche la maglia che aveva sotto era inzuppata e i suoi
capelli
gocciolavano.
Avrebbe chiamato
Jace dopo: ora aveva bisogno di
una doccia calda.
“Clary,”
sentì sua madre chiamare appena ebbe
finito. “Clary vieni qui.”
Clary
posò il telefono: Jace avrebbe dovuto
aspettare ancora un po’. Andò a vedere cosa voleva
sua madre.
Jocelyn stava in
piedi vicino al bancone e con
lei c’era una donna sulla ventina. Era alta, con la schiena
dritta e lunghi
capelli marroni.
“Clary,”
sua madre ripetè “ti presento Tessa
Gray.”
“Salve,”
disse semplicemente Clary, offrendo a
Tessa un timido sorriso.
“Herondale,
in verità. Tessa Herondale.”
“Cosa?
Sei una Herondale? Ma credevo… sei
imparentata con Jace? Sei una cugina o qualcosa?”
“In
realtà sono la sua trisavola.”
“Scusa,
sembra che tu abbia vent’anni…”
“Sono
immortale.”
“Ma
gli Herondale sono Shadowhunters. Come…?”
“Io
non sono nata Herondale, ne ho sposato uno.”
“Allora
scusa se te lo chiedo, ma cosa
sei?”
“E’
complicato. La maggior parte della gente mi
reputa una strega. Diciamo solo che mio padre era un demone e mia madre
una
Shadowhunter. Senza marchi.”
“Chi
era?”
“Mio
padre? Un demone eidolon.”
“No,
chi hai sposato?”
Tessa prese un
respiro veloce prima di
rispondere, “William Herondale.”
“Lo
conosco! Il suo nome era scritto in quel
libro – A Tale of Two Cities di Dickens!”
Gli occhi grigi
di Tessa si illuminarono. “Jace
ha ancora quel libro?”
Clary
provò dispiacere per quella ragazza che
conosceva appena. “Sfortunatamente no. E’ andato
distrutto assieme
all’appartamento di Sebastian la settimana scorsa…
mi dispiace. Quel libro era
importante per te?”
“Sì,”
disse Tessa “lo era.”
“Mi
dispiace molto,” ripeté Clary.
Dopo un minuto
Tessa si ricompose e parlò
nuovamente. “Non importa. Quel libro aveva più di
cento anni. Mi chiedo come
mai Stephen… lasciamo perdere.” Scosse la testa e
guardò Clary, poi Jocelyn.
“Non
posso crederci che sono passati solo… quanti
anni?”
“Sedici,”
disse Jocelyn a bassa voce.
“Da
cosa?” chiese Clary.
“Dall’ultima
volta che ti ho vista,” rispose Tessa.
“Eri solo una neonata all’epoca.
Abbiamo… giocato insieme. Mi ricordo che
ridevi e tiravi la coda al gatto di Magnus.”
“Tessa
è stata la prima persona – senza contare
l’infermiera mondana all’ospedale e Luke
– a tenerti in braccio, Clary. La
prima persona a cui ti ho volontariamente affidato.”
“E per
l’Angelo – il mondo in cui mi sorridevi!
Non tenevo un bambino tra le braccia da decenni, sembravano di nuovo i
miei
figli. Tua madre mi disse che non eri molto a tuo agio con gli
estranei, ma tu
sei venuta tra le mie braccia. Sei venuta da me! Per anni
ero stata disdegnata dagli Shadowhunters –“
“Ma
hai sposato un Nephilim,” commentò Clary.
“Will
diventò il capo dell’Istituto di Londra e
quindi leader dell’intero Enclave, finché ero al
suo fianco nessuna persona nel
Regno Unito avrebbe potuto dire una parola contro di me. Ma quando Will
morì… dovevo
andarmene. Il mio posto non era
con loro. Non sono una Shadowhunter, non del tutto. Quindi li lasciai
– lasciai
i miei bambini, ma a quel punto anche loro avevano già figli
– perché
non potevo semplicemente starmene
lì, a guardare tutti i miei
amati morire senza invecchiare mai.”
“Dove
andasti?” chiese Clary.
“Magnus
mi aiutò. Mi riportò a New York, la
città
in cui ero nata, ma non riuscivo a rimanere ferma in un solo posto a
lungo,
quindi per lo più ho viaggiato. Credevo che la stirpe mia e
di Will fosse
finita quando Stephen venne ucciso e suo padre morì dal
dolore… ho tenuto
d’occhio i Blackthorn dell’Istituto di Los Angeles,
i discendenti di mia figlia.”
“Ho
incontrato Helen,” disse Clary “sembra
simpatica.”
“Lo
è. Ma puoi immaginare quanto felice sono
stata quando Magnus mi ha detto che la stirpe degli Herondale non era
terminata, dopo tutto.”
“Parli
di Jace?”
“Sì.
Erano mesi che desideravo vederlo. Ma non
era mai il momento giusto. Ma ora gli eventi mi hanno riportata qui. A
New
York, ancora una volta. Jocelyn mi ha detto che vi
conoscete… puoi portarmi da
lui?”
Clary sorrise.
Altro che chiamarlo, stava proprio
andando da lui. Le cose erano state un po’ imbarazzanti tra
di loro in quegli
ultimi giorni, con Jace che non sapeva bene come gestire il fuoco del
paradiso
e tutto.
“Certo,
possiamo andare subito se vuoi. Ti porto
direttamente da lui, non devi incontrare gli altri membri
dell’Istituto, tanto
so dov’è la sua stanza. E’ il mio
–“ ragazzo,
stava per dire, ma poi ci ripensò. Sua madre era
lì e non voleva cominciare una
discussione al momento. Quindi si accontentò di
“Siamo molto uniti.”
Era
tutto nero. Jace non riusciva a vedere niente che non fosse
l’oscurità. Poi
Clary comparve dal nulla. Stava ridendo. Jace voleva correre da lei, ma
non ci
riusciva. Le sue gambe non si muovevano, era bloccato lì. La
chiamò, ma lei non
sembrò udirlo. Stava ancora ridendo.
All’improvviso, accanto a lei comparve
un’altra figura. Si avvicinò a Clary sempre di
più, finché stavano ridendo
insieme e le mani di Clary erano impigliate tra i capelli
biondo-bianchi di
Sebastian e lui la baciò con così tanta veemenza
da farle perdere l’equilibrio
e avvinghiarsi a lui. Jace urlò, urlò
finché non gli fecero male i polmoni.
Quando Clary e Sebastian si voltarono verso di Jace stavano ancora
ridendo.
Jace si accorse di un’altra cosa, a parte le mani di Clary e
Sebastian,
congiunte nella loro regale camminata. Gli occhi di Clary erano
diversi. Non
erano di quel verde acceso che aveva imparato ad amare, in cui poteva
vedere il
riflesso della sua anima. Erano neri come la pece.
“Dev’essere
nella sua stanza. Vado a chiamarlo,”
Clary disse a Tessa prima di entrare nella sempre ordinatissima camera
di Jace.
Era disteso sul
suo letto – senza maglia – e
tremava.
“Jace!”
Clary si sedette
sul letto e prese ad
accarezzargli i capelli. “Jace,” gli
sussurrò all’orecchio. “Va tutto bene,
stai sognando. Svegliati.”
Aprì
gli occhi. Erano oro scuro. “Clary,”
sussurrò e si lanciò verso di lei. “Sei
reale?” le chiese.
Lei lo avvolse
tra le sue braccia. “Sono reale.
Stavi facendo un incubo? Tremavi.”
Lo
sentì annuire.
“Ora
ci sono io qui.”
All’improvviso,
non seppe bene come, la stava
baciando. La bocca di Jace era dura sulla sua, sollecitandola ad aprire
le
labbra così che la sua lingua potesse scivolarvi dentro.
Clary si sarebbe persa
in lui, ma poi si ricordò…
“Jace
– Jace, fermati,” disse con riluttanza.
“Cosa?
Non vuoi che ti baci?” la sua espressione
era un misto tra dolore e incredulità.
“Certo
che sì, solo che… c’è una
persona fuori la
porta.”
Jace le
mandò un’occhiata interrogativa. Lei
sospirò.
“Vestiti.
Ora te la presento.”
“La?
Chi è lei, Clary?”
“Vedrai,”
sorrise.
Clary
aspettò che Jace si mettesse una camicia
bianca – non si sarebbe persa un’occasione di
guardargli gli addominali per
niente al mondo – e riaggiustò la propria maglia
prima di andare a prendere
Tessa.
Tessa era
esattamente dove Clary l’aveva lasciata
cinque minuti prima, sembrava non essersi mossa affatto, se non per un
piccolo
sorrisetto di intesa sulle labbra. Clary si rese conto che Tessa aveva
probabilmente ascoltato il loro breve dialogo, e arrossì.
“Adesso
puoi entrare,” disse timidamente.
Tessa
annuì e la seguì nella stanza di Jace.
Jace si
voltò e si chiese chi diamine potesse
essere questa ventenne che Clary gli aveva portato e che cosa avesse a
che fare
con loro.
“Jace,”
cominciò Clary. “Lei è
–“
“Ciao,
Jace. Il mio nome è Tessa Herondale. Forse
è meglio se ti siedi.”
Tessa
raccontò la sua storia. Jace ascoltò
pazientemente. Clary aveva chiesto a Tessa se preferiva che li
lasciasse soli,
ma Jace le aveva detto di restare e le aveva indicato di sedersi
accanto a lui
sul letto. Ad un certo punto – Clary non ricordava se mentre
Tessa parlava di
Will e Jem che erano parabatai, o
di
Henry e Charlotte che guidavano l’Istituto di Londra
– Jace aveva preso la sua
mano e l’aveva stretta forte. Non l’aveva ancora
lasciata.
“Ed
eccoti qui. Capirò se non senti alcun legame
con gli Herondale, ma adesso almeno conosci la storia della tua
famiglia.”
Jace non aveva
ancora parlato, il che era strano
visto che lui aveva sempre una risposta pronta per tutto.
Tessa
mostrò loro una vecchia fotografia in
bianco e nero. “Assomigli agli Herondale così
tanto. Hai perso la combinazione
di occhi blu e capelli neri che aveva Will, ma hai la sua stessa
identica
espressione,” indicò Will nella foto e poi
guardò Jace. “E i tuoi occhi… sono
gli occhi di James. Mio figlio.” Indicò un ragazzo
più giovane sulla foto, ma
ovviamente loro non potevano vedere il colore dei suoi occhi.
“Non vedevo
quegli occhi da un secolo.”
Clary vedeva che
Tessa si stava sforzando di non
piangere.
“Jace,“
Clary sussurrò gentilmente. “Dovresti
dire qualcosa.”
Lui la
guardò come se si nutrisse del fatto che
lei fosse lì accanto a lui, e deglutì.
“Mi
hai dato… molto a cui pensare,” disse rivolto
a Tessa.
“Non
pensarci adesso. Parlami di te. Dimmi chi
sei.”
Non sapendo da
dove cominciare, Jace prese
gentilmente la vecchia foto dalle mani di Tessa e disse:
“Credo che Alec
somigli a Will più di me. Ha i capelli neri e occhi di un
blu profondo.”
Clary
annuì.
“Chi
è Alec?” chiese Tessa.
“Alexander
Lightwood, il mio parabatai.”
“Ah,
sì. Magnus me ne ha parlato. Deve essere un
discendente della sorella di Will. Cecily sposò Gabriel
Lightwood.”
“Non
posso dirti molto di me. Non so nemmeno chi
sono. Per anni ho creduto di essere un’altra persona, ho
creduto che mio padre
fosse morto… poi ho scoperto che era
vivo, ma dopo tutto non era mio padre,” disse Jace, guardando
Tessa
attentamente.
Clary
ricordò che una volta le aveva detto la
stessa cosa: Non so chi sono, aveva
detto. Mi guardo allo specchio e vedo
Stephen Herondale, ma mi comporto come un Lightwood e parlo come mio
padre –
come Valentine. Allora
guardo chi sono
nei tuoi occhi, e cerco di essere quella persona, perché tu
hai fiducia in
quella persona, e credo che la fiducia possa essere abbastanza da farmi
diventare quello che vuoi.
“Dimmi
chi vuoi essere, allora. Parlami di Alec,
parlami di Clary, raccontami tutto quello che è successo da
quando vi siete
incontrati. Conosco spezzoni della tua storia, Jace. Ma mi piacerebbe
sentirla
da te.”
“Beh,”
cominciò Jace. “La prima cosa che devi
sapere è che non sono la stessa persona che ero prima di
incontrare lei.”
Guardò Clary. “Lei mi ha reso migliore.”
Tessa sorrise.
Jace
parlò e parlò, Clary rimase perlopiù
in
silenzio, perché adorava il suono della sua voce. Tessa fece
domande e commenti
e ascoltò, affascinata dalle storie che Jace raccontava.
Quando ebbe finito,
Tessa guardò le mani intrecciate dei due e disse
semplicemente:
“Voi
due avete la mia benedizione, se significa
qualcosa.”
Clary e Jace
risposero in contemporanea.
“Grazie,” disse lei.
“La
apprezziamo molto,” rispose Jace. “Vorrei
solo che Jocelyn ci desse la sua.”
“Pardon?
Jocelyn non… approva la vostra
relazione?”
“Lei
non vuole che – che noi stiamo insieme,
ecco.”
“Ma
come? Nessuno potrebbe dubitare del vostro
amore, guardandovi.”
Angolo
autrice: sono tornata!
Questa storia è
piaciuta molto al pubblico di ff.net,
spero che abbiate gradito anche voi :) C’erano molti
riferimenti ad una delle Bane
Chronicles, The Last Stand of the New
York Institute, in cui tra le altre cose
c’è il primo incontro di Magnus e
Tessa con Jocelyn e la piccola Clary.
Fatemi piacere
se la storia vi è piaciuta, e
ditemi voi come immaginate il fatidico incontro di Tessa con Clary e
Jace in
City of Heavenly Fire.