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Autore: DezoPenguin    02/03/2014    1 recensioni
Side-story appartenente alla serie 'Elementary My Dear Natsuki'. Quando una cliente interrompe la cena a Baker Street, Shizuru e Natsuki sono spinte ad indagare su un furto di gioielli, e a scoprire qualcosa di nuovo su sè stesse.
Genere: Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Natsuki Kuga, Shizuru Fujino
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Elementary My Dear Natsuki'
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NDT: questa è una traduzione. Potete leggere l'originale qui. Lasciate una recensione, se vi va, così potrò tradurla e inviarla all'autore.

NDA: questo one-shot si colloca tra "Elementary, My Dear Natsuki" e "Come, Natsuki, The Game is Afoot," è cronologicamente più vicino al secondo che al primo. Spero che i lettori di questa serie che desideravano un po' più d'azione gradiranno l'omaggio fatto ad un certo film di recente realizzazione.

 

 

Elementare, mia cara Natsuki – Profondità nascoste

By DezoPenguin

  ~ I ~

 La signora Hudson, la scozzese dai capelli rossi che possedeva l’alloggio di Baker Street che dividevo con Shizuru Viola, sbattè il vassoio sul tavolo con un tonfo.

"Adesso ascoltate!" sbottò all’indirizzo della consulente investigativa, che se ne stava distesa sul divano.

“Non avete toccato la vostra colazione, avete ignorato il pranzo, e l’unica cosa che avete consumato all’ora del tè è stato il tè! Sono stanca di vedermi rimandare indietro il cibo avanzato, Shizuru Viola.”

"Ara, questo è un vero spreco. Forse non dovreste portarmi cibo che non ho richiesto?”

Disse Shizuru pigramente.

"Non usate quel tono con me, signorina. Una diciassettenne vivace ed in salute,” e indicò se’ stessa, “può anche saltare un paio di pasti, ma voi non potete permettervi di trascurarli. Quando lavorate ad un caso non c’è verso di farvi mangiare come si deve, e quando non lavorate per metà del tempo siete troppo persa nei vostri pensieri per nutrirvi.”

Si rivolse a me.

"Ehi, io la mia parte la mangio!” protestai.

"Lo so. Assicuratevi che lei faccia altrettanto, Natsuki.”

Si voltò ed uscì.

"Suppongo non abbiate alcun suggerimento su come dovrei fare?” mormorai mentre se ne andava. Comunque stavo cominciando ad aver fame così misi da parte il mio libro e andai a controllare cosa c’era di buono. Braciole di maiale, patate bollite, piselli verdi, funghi freschi ed insalata con una ciotola di maionese a parte componevano la maggior parte del menu.

"Oh, ehi, ha scaldato anche il resto di quei gyoza che Mai ci ha mandato l’altra sera,” dissi, sollevando un coperchio da un piatto di ravioli fumanti.

"Potete mangiarli voi, Natsuki, io non ho fame.”

"Una donna non può vivere di solo tè. E poi, avete sentito la signora Hudson. Se continuate a digiunare, sarà la mia testa che rotolerà. Volete costringermi ad affrontare quella shillelagh da sola?"

Shizuru ridacchiò.

"Questo è irlandese, Natsuki, e non credo che la signora Hudson sfogherebbe davvero la sua ira su di voi."

"Non siatene così sicura. È una donna che prende molto sul serio le proprie capacità culinarie. Credo che il fatto che ignoriate i suoi piatti sia per lei un insulto personale.”

"Questo no di certo."

"Oh, sì." Trasferii del cibo nel mio piatto, decidendo che almeno una di noi dovesse fare giustizia agli sforzi della signora Hudson. Erano quasi le nove e mezza, dopotutto, e le ore Bohemienne ormai mi avevano resa più che pronta. "Tutti noi abbiamo le nostre piccole vanità."

"Ara? Natsuki è vanitosa?"

Sorrisi.

"Non potete cogliermi in fallo così facilmente."

"E dite che quella vanitosa sono io."

Il mio sorriso diventò una risata.

"Non siate ridicola, Shizuru." Il cibo si sarebbe raffreddato nel tempo che ci avrei messo ad elencare tutte le sue frivolezze.

Lei si alzò a sedere, sollevandosi dal sofà con un movimento aggraziato che non sgualcì le pieghe del suo kimono.

"Bene, allora, suppongo di non dover aggiungere anche la petulanza artistica alla lista delle mie mancanze."

"Provate le braciole," le consigliai, senza perdere un colpo. Il modo migliore di trattare Shizuru quando faceva la difficile era continuare ad attaccare.

Lei stava per rispondermi, ma il suono feroce del campanello la interruppe.

"Ah! Credo che questa sia per me. Riconosco i segnali," disse lei. I suoi occhi scintillarono come bordeaux in un bicchiere di cristallo.

"Un cliente? A quest’ora?"

"Come un medico, il consulente investigativo dev’essere preparato ad affrontare i problemi a qualsiasi ora. Il crimine non ha orari."

Presi forchetta e coltello e cominciai ad attaccare il cibo. Sentii aprirsi la porta principale al piano inferiore, poi il suono dei passi della signora Hudson sulle scale ed i suoi colpi alla porta.

"Avanti!"

"C’è una giovane donna che desidera vedervi, signorina Viola," annunciò la signora Hudson.

Sul volto di Shizuru sbocciò il solito sorriso.

"Fatela entrare, signora Hudson."

"Sentivo che l’avreste detto." La nostra padrona di casa si fece da parte ed una giovane donna dai capelli castani corse nella stanza.

"Oh, signorina Viola! Dovete aiutarci, vi prego!" esclamò.

Shizuru prese le mani tremanti della ragazza fra le proprie, accarezzandole gentilmente le nocche con i pollici, come se stesse tentando di calmare un cavallo.

"Per favore, tranquillizzatevi. Qui siete al sicuro, signorina. Ora venite, sedetevi, prendete una tazza di tè e poi raccontatemi cos’ha portato qui la cameriera di una famiglia della City, un passo avanti alla polizia, in cerca di aiuto per il proprio fidanzato."

La ragazza fissò Shizuru, stupefatta, mentre si lasciava docilmente condurre ad una poltrona, dove sedette irrequieta come un uccellino spaventato pronto a spiccare il volo.

"Ma è meraviglioso, signorina Viola! Avete assolutamente ragione. È una magia?"

"L’unica magia qui al 221B è quella della mente umana," spiegò la mia amica mentre prendeva la teiera e versava il tè alla nostra ospite con la stessa grazia che avrebbe usato per servire una duchessa. "Latte e zucchero, signorina—?"

"Soir, signorina, Akane Soir. Una zolletta, per favore, e latte."

Shizuru preparò il tè come richiesto dalla ragazza, ne versò una tazza per sé e sedette di fronte alla giovane.

"Signorina Soir, allora. Dunque, come stavo dicendo, lo stile del vostro abito mi dice chiaramente che siete a servizio; la stoffa e le cuciture sono di ottima qualità, ma il taglio e il colore sono insolitamente anonimi. Sono i vestiti di una donna che deliberatamente si china di fronte agli altri, in pratica fate parte del personale di servizio. Comunque, come ho detto, la qualità dell’abito è buona quindi siete chiaramente più di una semplice domestica. Le vostre dita mostrano segni di punture d’ago – sul serio, dovreste stare attenta a non pungervi mentre sognate ad occhi aperti del vostro fidanzato – invece che d’inchiostro, così ho escluso che foste una governante o una segretaria ed ho concluso che foste la cameriera personale di una lady."

Sorseggiò con eleganza il proprio tè e continuò.

"Avete ancora in mano il biglietto della Sotterranea; l’ho notato quando vi ho preso le mani e questo mi ha detto da dove venite. La vostra agitazione parla da sé, come il fatto che avete dimenticato di indossare i guanti, quindi la vostra situazione doveva essere urgente. Mi avete chiesto di aiutarvi e il vostro anulare sinistro ha una striscia di pelle più chiara, segno che di recente avete indossato un anello. Se si fosse trattato di una fede non l’avreste tolta, così ho capito che era un anello di fidanzamento, che spesso ha l’inconveniente di impigliarsi nella stoffa, tanto che siete costretta a toglierlo quando lavorate. Ma vi prego, proseguite, signorina Soir. So bene che desiderate che io metta alla prova la mia intelligenza su problemi più gravi."

Prese un altro sorso di tè, dando alla ragazza l’opportunità di ritrovare la voce. Fuori, il vento autunnale si alzò, facendo vibrare le finestre.

"Avete ragione su tutto, signorina Viola, siete proprio come si dice. Vi prego, dovete usare le vostre capacità per salvare Kazu! Lo hanno arrestato, e lui non ha rubato, non l’ha fatto! Non può averlo fatto!"

"Vi prego, cominciate dall’inizio, signorina Soir. 'Kazu' è il vostro fidanzato?"

La ragazza deglutì il tè, poi annuì.

"Io… ci proverò. Kazu è Kazuya Krauszek. Lavora come valletto per il signor Jasper Arnold di Hightower Place, il finanziere. Ho cominciato a lavorare lì un anno fa come cameriera personale della signora Arnold."

"Siete molto giovane per questo genere di responsabilità," notò Shizuru. Non potevo darle torto, non sembrava avere nemmeno la mia età.

"Cerco di fare del mio meglio," disse la signorina Soir, "ma… la signora Arnold tende ad essere un po’ parsimoniosa per quanto riguarda le faccende di casa."

Il che significava che una taccagna poteva assumere una ragazza senza esperienza come cameriera personale – le sarebbe costata di meno rispetto ad una donna referenziata.

"Kazu ed io ci siamo incontrati durante le nostre incombenze e," continuò, arrossendo in modo adorabile, "ci siamo innamorati. Lui è gentile ed affascinante e coraggioso ed affettuoso e – ma suppongo non vogliate sentire tutto questo."

"È evidente che lo amate molto e che volete aiutarlo."

"Bene, questa sera i signori Arnold dovevano uscire a cena per le sei da Simpson, assieme ad alcuni dei soci del signor Arnold. Sono tornati a casa quando mancava un quarto alle otto e quando il signor Arnold è andato in camera da letto per cambiarsi ha lanciato un urlo. Il collare di Wortham era stato rubato!"

"Il collare di Wortham? Allora Von Hesse alla fine ha deciso di venderlo."

"Avete sentito parlare del collare, signorina Viola?"

"Se è il gioiello che credo, ha quattro file di diamanti con al centro uno zaffiro di forma ovale, commissionato nel 1737 da Sir Conall Wortham per sua moglie Alice i cui occhi blu, secondo quanto si racconta, incantarono tutta Londra la stagione del suo debutto. Ci sono stati due tentativi di rubarlo, falliti entrambi, che si conclusero con l’arresto dei ladri, il che fece nascere la leggenda che portasse sfortuna a tutti tranne che al legittimo proprietario. Nel 1873, per pagare dei debiti di gioco, è stato venduto da Sir Vincent Wortham a Konrad Von Hesse, il magnate prussiano dell’acciaio."

"Incredibile! Non conoscevo la storia, ma è proprio come Kazu l’ha descritto."

"Shizuru può raccontarvi la storia di quasi tutti i gioielli europei più famosi," parlai per la prima volta da quando la cliente era arrivata.

"Sono le esche del demonio," disse Shizuru. "Quasi ogni gemma ha una storia di crimini che la circonda, quindi naturalmente i gioielli ricadono nel mio interesse professionale. Quindi, vi prego di dirmi perché è stato il signor Arnold ad accorgersi del furto e non sua moglie. Lo stava trattenendo come pegno?"

La signorina Soir scosse la testa.

"No, signorina; lo aveva comprato una settimana fa come regalo di compleanno per sua moglie attraverso Vanderbilt, il gioielliere di Hatton Garden. Lo teneva chiuso assieme ai propri gioielli fino al momento di darlo alla signora. Per questo Kazu l’ha visto; due sere fa, quando il padrone e la padrona sono usciti per andare all’opera, il signor Arnold gli aveva chiesto di andargli a prendere il fermacravatte di smeraldi, e Kazu ha visto l’astuccio nel cassetto."

"E, suppongo, il signor Arnold si è accorto che lui l’aveva notato, il che ha fatto cadere i sospetti sul vostro fidanzato," concluse Shizuru.

"Ma di certo ora la notizia si sarà sparsa fra il personale e probabilmente ormai lo saprà mezzo vicinato," intervenni, ben consapevole di quanto in fretta si diffondessero le voci, ma la signorina Soir scosse la testa.

"No, signorina," disse. "L’unica persona a cui Kazu l’ha detto sono io, ed io non l’ho rivelato a nessuno." Fece un’espressione triste. "Questo peggiora le cose per Kazu. Sapeva della collana ed aveva la chiave."

"È una brutta situazione. D’altra parte, il vostro signor Arnold sapeva che il signor Krauszek era a conoscenza del gioiello ed aveva la possibilità di sottrarlo, e tuttavia non l’ha spostato in un luogo più sicuro. Questo suggerisce un alto grado di fiducia, e secondo le mie esperienze gli uomini d'affari della City non concedono la propria fiducia senza una buona ragione, il che mi sembra prova dell’onestà del vostro fidanzato."

"Kazu non ruberebbe mai, mai!" Ci assicurò ardentemente la signorina Soir.

"Il che ci dà un briciolo di speranza." Shizuru posò la propria tazza ormai vuota, si alzò e tese una mano alla ragazza.

"Venite, dovete tornare ad Hightower Place in modo che la vostra visita qui non venga scambiata per una fuga dalla giustizia, ed io ho bisogno di esaminare le prove direttamente sul luogo del crimine." Mi guardò. "Ora che Natsuki ha nutrito il proprio corpo, le piacerebbe nutrire anche la propria mente?"

Mi aspettavo quell’invito; per un qualche motivo a Shizuru piaceva che io l’accompagnassi durante i suoi casi, come assistente e come testimone. Per questo mi ero impegnata a spazzolare quanto più cibo possibile mentre la signorina Soir raccontava a Shizuru tutti i dettagli.

"Con piacere," risposi, alzandomi dal tavolo. La signorina Soir mi guardò sorpresa.

"La mia amica, la signorina Natsuki Kuga," mi presentò Shizuru, come se fosse stato quello ad attirare l’attenzione della sua cliente. Sospettai che lo stupore della ragazza avesse più a che fare con il fatto che il tavolo e la lunga tovaglia avevano nascosto le mie gambe, e che la cameriera personale di una famiglia ricca e rispettabile non fosse abituata a vedere donne indossare un paio di pantaloni. Presi la mia giacca, che aveva un taglio simile alle giacche da caccia maschili e che, cosa più importante, era fatta su misura per nascondere due revolver calibro 32 nelle tasche interne.

"Felice di conoscervi," dissi, indossando la giacca ed un paio di guanti di capretto. Poi enfatizzai l’impressione che già davo di essere una Bohemienne trasgressiva evitando di indossare un cappello e lasciando i miei lunghi capelli neri sciolti sulla schiena. Posando una mano sul gomito della ragazza, la accompagnai verso la porta.

"Non preoccupatevi, signorina Soir. Shizuru troverà il ladro del collare. Il vostro fidanzato è in buone mani."

Non so dire se la ragazza avesse trovato le mie rassicurazioni particolarmente rassicuranti, ma Shizuru mostrò un lieve sussulto di sorpresa. Ma perché? Non avevo mai messo in dubbio le sue qualità professionali. A volte lei era ancora un mistero per me, ad esempio per il modo in cui riuscì a chiamare una carrozza quasi evocandola dal nulla, senza nemmeno fare un gesto, nel momento stesso in cui arrivammo sul marciapiede. Lasciò che la sua cliente desse al cocchiere l’indirizzo di Hightower Place e partimmo.

 

~ II ~

Hightower Place si meritava quel nome. Anche se l’edificio non era molto grande in termini di metratura, visto che era stato costruito su un terreno piccolo, si innalzava per ben tre piani sotto un tetto assai ripido che senza dubbio faceva spazio ad una soffitta abbastanza alta da essere considerata un piano a se’ stante. Il giardino era piccolo, circondato da un alto muro di mattoni in cui si apriva un cancello di ferro battuto che dava sulla strada principale, mentre sul retro la muraglia formava una stretta rientranza anch’essa chiusa da un cancello, che serviva a far entrare i fornitori. Nel prato erano piantati alti alberi ormai spogli, ed i loro rami nudi sembravano dita scheletriche che tentassero di artigliare la casa. Le foglie cadute ricoprivano il prato ma il viale lastricato di pietra che portava alla casa era stato accuratamente spazzato.

Dopo che avemmo bussato fummo accolte da un valletto in livrea verde, ma nell’atrio c’era anche un agente di guardia.

"Perdonatemi, signore, ma devo chiedervi cosa vi porta qui."

"Sono Shizuru Viola, la consulente investigativa, questa è la mia socia, Natsuki Kuga, e questa è la mia cliente, la signorina Soir, cameriera personale della signora Arnold."

"Akane Soir! L’ispettore pensava che fosse fuggi-cioè, voglio dire-"

"Sappiamo cosa intendete, agente. Se sarete così gentile da avvertire l’Ispettore che la fuggitiva non è una fuggitiva, ci piacerebbe parlare con lui."

"So che anche lui vorrà parlare con voi. Attendete qui, vado a chiamarlo." Aprì un porta, poi sentimmo i suoi passi su una rampa di scale.

"Allora, sei tornata per prenderle, eh?" berciò il valletto. "Forse tu e il signorino Krauszek starete nella stessa cella, come due piccioncini." La signorina Soir tremò, ed io fissai il moccioso con la mia occhiataccia migliore, quella che costringe luridi vermi dalla bocca troppo larga a perdere il controllo della vescica. Lui prese una colorazione verdastra, si scusò e chiuse la bocca.

"Ben fatto, Natsuki," mormorò Shizuru in modo che solo io sentissi ed arrossii un po’.

"A-allora, non ci imbatteremo in quel presuntuoso damerino di Kanzaki, vero?" brontolai per nascondere il mio momentaneo turbamento.

"A Natsuki non piace il miglior ispettore di Scotland Yard?"

"Non che non mi piaccia, non sul serio. Lui… mi fa accapponare la pelle."

"Dovrei dire a Reito che Natsuki lo apprezza in quel modo?" mi prese in giro Shizuru. Visto che la sua energia le era stata restituita dal caso, si stava senz’altro vendicando degli sforzi che avevo fatto a cena. Sospirai profondamente.

"Semplicemente non mi piacciono gli uomini," dissi, "quando si sforzano così tanto di curare il loro aspetto fisico."

"Ah, capisco. Bè, no, oggi non avremo a che fare con l’Ispettore Kanzaki. La giurisdizione della polizia metropolitana copre tutta Londra tranne la City, che ha un forza di polizia propria."

"Oh, bene, è una buona notizia."

"Forse, o forse no. Tutto dipende da—" fu interrotta da un rumore di passi che scendevano le scale, poi la porta si spalancò ed entrò un uomo magro, con baffi ben curati, ed un mantello appoggiato sulle spalle. Stava sorridendo, e sperai che fosse un buon segno.

"La signorina Shizuru Viola, quant’è vero che vivo e respiro! Devo dire che, quando ho saputo cos’era stato rubato, ho pensato subito che questo sarebbe stato il genere di caso che avrebbe risvegliato il vostro interesse, ed eccovi qui."

"Mi lusingate, ispettore Gallagher. Come sta la piccola Sara?"

Gallagher fece un ampio sorriso.

"Sta ancora cercando di decidere se essere Sara Gallagher la Detective o Sara Gallagher la Reporter. Mia moglie spera che troverà un lavoro che maggiormente si addica ad una signora ma non credo accadrà, anche se Sara ha solo dodici anni e parecchio tempo per cambiare idea. No, è proprio figlia di suo padre." Era ovviamente molto orgoglioso della sua bambina. "E sono sicuro che sarà entusiasta quando le racconterò di come avete catturato la nostra fuggitiva ancor prima che sapessimo che stavate lavorando al caso."

La signorina Soir sussultò all'udire la parola 'fuggitiva' ed emise un gemito soffocato.

"Oh? Perché la stavate cercando?" chiese Shizuru.

"Bè, siamo sicuri che Krauszek non ha lasciato la casa e non abbiamo trovato il nascondiglio del collare, e vi assicuro che abbiamo perquisito la casa con grande attenzione." Si passò il pollice sinistro sui baffi. "Visto che la sua fidanzata si è dileguata all'arrivo della polizia, abbiamo pensato fosse logico che avesse portato la refurtiva con sé."

"Logico, certo, ma solo se accettate la premessa che Kazuya Krauszek sia il ladro. Vedete, Ispettore, non ho catturato la signorina Soir; è stata lei a venire da me per assumermi."

"Capisco," disse Gallagher, pensoso. "Questo getta una nuova luce sulla faccenda, giusto? Anche se non mi sorprende che la sua fidanzata voglia aiutarlo. E, a pensarci bene, non sarebbe la prima volta che venite assunta da un criminale intenzionato a coprire le proprie tracce."

"Allora avete saputo del caso Amberley?"

Lui annuì.

"Le voci corrono—incluse quelle che ci hanno informato di come avete scoperto le sue bugie e trovato le prove per accusarlo di due omicidi." Gallagher si rivolse alla signorina Soir, aggrottando la fronte. "Ed è qualcosa che i nostri due innamorati dovrebbero tenere a mente."

"Basta, basta, basta!" esplose dalle labbra della ragazza come da una teiera che bolliva. "Kazu non è un ladro! Non lo è, non lo è! Non farebbe mai una cosa del genere!" Si sarebbe senz'altro lanciata contro l'Ispettore, ma Shizuru si mise fra loro, impedendo alla sua cliente di fare una stupidaggine.

"Se Shizuru ha intenzione di dimostrarlo dovrà dare un'occhiata alle prove, no?" intervenni io, pensando che continuare con l'indagine fosse il modo migliore di allentare la tensione.

"Ottimo argomento, Natsuki. Presumo non ci siano problemi, Ispettore Gallagher?"

"Affatto. Se riuscite scoprire qualcosa che a noi è sfuggito sarò grato per il vostro aiuto." Si rivolse a me e mi tese la mano. "La signorina Kuga, suppongo?"

"Le voci si spargono," risposi, accettando la stretta.

"Prima volete parlare con Krauszek o vedere la stanza dov'è avvenuto il furto?"

"Prima la scena del crimine, per favore. Le prove dovrebbero darmi un'idea migliore delle domande che potrei voler fare."

"Molto bene, dunque. Venite con me."

"Voglio vedere Kazu!" disse la signorina Soir. "Dev'essere preoccupato a morte!"

Gallagher la fissò per un lungo istante.

"Non vedo perché no. È lì dentro."

Attraversammo la porta che dall'atrio portava alla sala principale e qui l'Ispettore aprì un'altra porta dirimpetto alle scale. A parte un altro agente, l’unico occupante della stanza era un giovanotto affascinante, snello, con capelli castani e ricciuti.

"Kazu!"

"Akane, stai bene? Non ti hanno fatto del male, vero?" fu la prima cosa che disse, il che fece immediamente salire di parecchi punti la mia considerazione di lui. La signorina Soir attraversò la soglia di corsa e si gettò fra le sue braccia, e cominciarono subito a sussurrarsi a vicenda parole di conforto.

"Wilkins, assicuratevi che rimangano qui," ordinò Gallagher.

"Sissignore."

"Ora, signorina Viola e signorina Kuga, se avrete la compiacenza di seguirmi potremo lasciar soli i nostri due innamorati, mentre cercherete di trovare un buon motivo perché non ne arresti uno, se non entrambi."

"Guardarli mi fa cariare i denti," mormorai.

"Non avete simpatia per gli amanti nei guai, Natsuki?" chiese Shizuru.

"Solo non voglio essere costretta ad assistere," dissi. Era imbarazzante guardare qualcuno esporre al pubblico i propri sentimenti più intimi – e, cosa peggiore, sapere che se avessi avuto un fidanzato probabilmente mi sarei comportata nello stesso identico modo.

"Le orecchie di Natsuki sono arrossite," disse Shizuru sottovoce. "Sta desiderando di avere un gentiluomo così affezionato?"

"I-idiota! Perché dovrei volere una cosa del genere?"

Lei rise dolcemente, evidentemente compiaciuta di avermi colta in fallo.

Non cogliendo il nostro scambio, o ignorandolo educatamente, l'ispettore si fermò su un pianerottolo dopo la prima rampa di scale e ci guidò lungo un corridoio al termine del quale aprì la porta di quella che appariva come la stanza elegante di un gentiluomo. La mobilia era pesante, di legno scuro con finiture d'ottone, ed ebbi l'impressione che fosse molto costosa. Il cassetto centrale delle scrittoio era stato tirato fuori; come i due ai suoi lati era dotato di serratura.

"Questo è il cassetto dov'era custodita la collana," disse Gallagher, toccandolo con delicatezza. "Non è stato forzato in nessun modo e non ci sono segni che indichino che la serratura sia stata aperta con arnesi da scasso."

"Il che, senza dubbio, ha rafforzato i vostri sospetti su Kazuya Krauszek," disse Shizuru.

"Aveva ancora la chiave," confermò Gallagher. "Secondo il signor Arnold, era l'unica copia a parte la sua."

"Ha spiegato perché ha dato la chiave al proprio valletto?"

"Me lo sono chiesto io stesso—questo lo rendeva un sospettato un po' troppo comodo. Mi ha spiegato che Krauszek, in quanto responsabile della toeletta del signor Arnold, doveva tirare fuori e riporre i suoi gioielli. Semplicemente si tratta di pura pigrizia e se incontraste il signor Arnold capireste subito che è una cosa in linea con il suo carattere."

Ridacchiai alla battuta di Gallagher.

"Capisco." Shizuru osservò la stanza, premendosi il pugno contro le labbra in atteggiamento pensoso.

"Natsuki, se voi foste un'estranea alla ricerca di preziosi, per prima cosa dove guardereste?"

"Intendete se non sapessi nulla della casa?"

"Esattamente."

"Bè, dunque, comincerei…" tacqui, riflettendo sulla risposta. Fu più difficile di quanto mi aspettassi, visto che ormai sapevo dove il padrone di casa teneva i suoi gioielli. Però, dopo qualche secondo, indicai la cassetta di ferro che stava ai piedi del letto. "… da lì."

"Oh? E perchè?"

"È il posto più sicuro, a meno che non ci sia una cassaforte nascosta da qualche parte, quindi mi aspetterei che le cose più preziose si trovino lì."

"Grazie, Natsuki; confermate esattamente i miei ragionamenti." Tolse una lente d'ingrandimento da una delle tasche del kimono e raggiunse la cassetta, poi si chinò ed osservò attentamente. "Ispettore Gallagher, avete esaminato questa cassetta?"

"Abbiamo chiesto al signor Arnold di aprirla, per assicurarci che il collare di Wortham non fosse stato nascosto lì dentro—o che fosse semplicemente lì per errore. Perché, abbiamo trascurato qualcosa?"

"Sì, proprio così. Ci sono graffi recenti sulla serratura, fatti da qualcuno che di recente l'ha scassinata, o ha tentato di farlo. Visto che una delle prove principali contro il signor Krauszek era la sua conoscenza dell'ubicazione del collare, sono certa sarete d'accordo se dico che non c'era alcuna ragione perché tentasse aprire questa cassetta."

"Fatemi vedere." Lei gli porse la lente e lui si inginocchiò per controllare.

"Avete ragione per quanto riguarda i graffi," ammise. "Sono recenti. Ma vi ricordo che non c'erano segni come questi sul cassetto in cui era custodita la collana."

Parlai ancor prima che Shizuru avesse il tempo di rispondere.

"Non è obbligatorio che ci siano. La serratura della cassetta è complicata ma un passepartout aprirebbe i cassetti della scrivania con la stessa rapidità e facilità della vera chiave."

"Ha ragione Ispettore."

"Lo so," rispose Gallagher. "Però la cassetta era chiusa. Il signor Arnold ha dovuto aprirla con la chiave per controllare se mancasse qualcosa. Quindi se qualcuno ha cercato di scassinarla o non c'è riuscito – il che fa crollare l'ipotesi di un professionista preparato munito di passepartout – o si è preso il disturbo di richiuderla dopo."

"Allora come spiegate i graffi, Ispettore?" lo sfidò Shizuru.

"Forse Krauszek li ha fatti di proposito per depistare le indagini. Non è necessario essere scassinatori esperti per fare dei graffi attorno ad una serratura."

Lei riflettè sulla teoria di Gallagher.

"E considerate anche questo," continuò lui. "Il collare di Wortham è stato l'unico oggetto di valore che è stato sottratto, nonostante ci fossero altri preziosi nello stesso cassetto: un paio di fermacravatte, gemelli di diamanti, un orologio intarsiato d'avorio, il tutto del valore di almeno un migliaio di sterline. Certo, il collare ne vale cinquantamila, ma un ladro non lascerebbe nulla indietro. Un dilettante, invece, potrebbe farlo – avrebbe il problema di nascondere la refurtiva e potrebbe non sapere come trovare un ricettatore. Questi fatti ci indicano un lavoro interno.

"Capisco. Bene, di certo non posso contraddirvi su questo punto. A proposito, presumo che del contenuto della cassetta non manchi niente?"

"No, niente. Il signor Arnold la usa per riporre dei documenti importanti che riguardano i suo affari e i suoi interessi finanziari."

"Senza dubbio alcuni di essi valgono molto, e significherebbe molto non solo possederli, ma semplicemente conoscere il loro contenuto. Comunque, il signor Arnold non è un Rothschild o un Searrs, quindi oserei dire che è una possibilità remota che il furto del collare di Wortham sia una copertura per tentativo di spionaggio finanziario."

"È una brutta situazione per Krauszek," sottolineai. "Peccato; avrei potuto giurare che la ragazza fosse sincera."

"Oh, sono abbastanza sicura che lo sia. Ama il signor Krauszek ed è veramente preoccupata per lui," disse Shizuru. "Che lo creda innocente a ragione, che lo creda innocente a torto o che sia sua complice nel crimine e semplicemente tema che la giustizia disponga di lui, beh… questa questione rimane aperta. Il problema per noi è stabilire di quale eventualità si tratta.”

Tacque, riflettendo.

"La polizia ha già Krauszek in custodia. Se è colpevole, allora bisogna solo recuperare il gioiello, cosa che può essere fatta attraverso i comuni canali investigativi. Quindi. Prendiamo in esame l'ipotesi inversa. Il signor Krauszek non ha rubato il collare. Quindi è stato qualcun altro. Chi? La signorina Soir, che sapeva del gioiello e di dove era custodito? Improbabile. Se fosse la sola colpevole non sarebbe venuta da me e, visto il suo amore per il valletto, dubito avrebbe rubato la collana in un modo che avrebbe fatto ricadere la colpa su di lui. Non sarebbe impossibile, ma, come ho detto, è improbabile."

"Qualche altro domestico, allora?" suggerii, pensando a quell'offensivo valletto.

"Anche questo è improbabile. Se dobbiamo credere alla testimonianza della signorina Soir che lei e il signor Krauszek non hanno parlato del collare di Wortham, allora il resto della servitù non sarebbe stato a conoscenza che era lì. Quindi sarebbe una coincidenza estremamente fortuita se un domestico decidesse di derubare i propri padroni nel momento in cui oggetto di grande valore si trova in casa. E se si fosse trattato di un furto non legato al collare allora perché non prendere anche il resto? No, credo di no."

"Ma questo non si può applicare anche ad un furto ad opera di estranei?"

"Solo superficialmente, Natsuki. Un ladro professionista ha altre fonti d'informazione, non importa quanto le persone cerchino di mantenere la massima discrezione sull'acquisto di un gioiello. Questo risponderebbe anche ad un'altra domanda."

"Quale?"

"Perché il ladro non abbia preso nulla oltre al collare. Questo ci obbliga a pensare che fosse proprio la collana l'obbiettivo del furto. Se è stato un lavoro esterno questo suggerisce che il ladro sia stato istruito appositamente. Natsuki, sapete cosa accade ai pezzi unici quando vengono rubati?"

Annuii.

"Il ladro, o il ricettatore, li smonta e vende le pietre individualmente in modo che non sia immediatamente ovvio che i preziosi venduti sono riconducibili a quel preciso furto. Se necessario, le gemme vengono tagliate di nuovo, di solito ad Amsterdam o Bruxelles. Riduce il valore dei gioielli, ma la maggior parte dei ladri preferisce perdere una parte del denaro piuttosto che finire in mano alla polizia."

"Esattamente. L'unica circostanza in cui questo scenario sarebbe improbabile è che i criminali abbiano già pronto un compratore, contattato prima del crimine. In tal caso, potrebbero guadagnare l'intero valore del gioiello con il minimo rischio. Questo è estremamente probabile nel caso il pezzo in questione abbia anche valore storico, collezionisti senza scrupoli sarebbero senz'altro interessati ad averlo. In tal caso, un estraneo potrebbe aver rubato il collare su commissione. Considerata la possibilità di ricevere l'intero valore della collana, un ladro sarebbe disposto ad ignorare degli oggetti di minor valore in modo da far sembrare che il crimine sia stato compiuto da un membro del personale."

"È una bella teoria," intervenne Gallagher, "e di certo migliorerebbe la situazione per i nostri due innamorati, ma resta sempre una teoria, senza nulla che la provi."

"Avete ragione, Ispettore, il che ci porta al passo successivo. Natsuki, da quale lato vi avvicinereste all'edificio?"

"Ohi! Perché continuate a chiedermi cosa penserebbe un ladro?"

Il suo sorriso non venne meno.

"Pensavo che Natsuki avesse una buona idea del modo di pensare di qualcuno che si trova in questa posizione." Dopo mezzo secondo di pausa—abbastanza lunga da essere intenzionale—aggiunse, "Non fate che leggere tutti quei romanzi polizieschi, dopotutto, dove esplorano la mentalità dei criminali dall'inizio alla fine."

La guardai storto, cosa inutile visto che era totalmente immune alle mie occhiatacce. Quella piccola pausa, comunque, mi disse che lei era perfettamente consapevole della mia gioventù sregolata, degli anni in cui avrei dovuto frequentare un collegio femminile e che invece avevo trascorso a sviluppare le abilità ed i contatti di cui avrei avuto bisogno per rintracciare i bastardi che avevano ucciso mia madre. Non era stato un lavoro facile, per un’adolescente dei quartieri poveri (oltretutto illegittima).

Non avevo mai raccontato nulla di questo a Shizuru, non direttamente, ma supponevo non ci volesse un genio dell’osservazione e della deduzione per trarre certe conclusioni sulla sottoscritta, e ormai abitavo con lei da mesi.

Mi passai una mano tra i capelli, riflettendo sulla domanda che mi aveva fatto.

"È difficile dirlo. La cosa vantaggiosa, dal punto di vista di qualcuno che vorrebbe introdursi in casa, è il fatto che ci troviamo nella City, non nel West End. Le persone che vanno in giro dopo il tramonto non verrebbero considerate una stranezza, sempre che vengano viste. Comunque propenderei per il retro. Se fosse necessaria una carrozza, potrebbero spacciarla per il mezzo di un fornitore che effettua una consegna o qualcosa del genere. I ladri la parcheggerebbero in modo da far credere ai vicini di dover consegnare qualcosa. Quindi, probabilmente passerebbero dal retro. Il rischio sarebbe che, se non aspettassero che tutti siano a letto, la servitù potrebbe trovarsi sul retro della casa e vedere un intruso dalla finestra."

Shizuru si rivolse all'Ispettore Gallagher.

"Gli Arnold hanno un cane?"

"Sì, un mastino grosso e feroce. E, sì, signorina Viola, lo lasciano libero in giardino ogni notte-ma non quando i signori Arnold sono fuori casa, per ovvie ragioni."

"Quindi, in questo caso, ad un ladro converrebbe colpire presto la sera."

"Inoltre, i preziosi si trovano tutti qui nella stanza del signor Arnold," aggiunsi. "Ovviamente se si aspettassero di dover forzare serrature e di dover cercare sarebbero tanto intelligenti da entrare quando il padrone di casa è fuori."

"Molto bene, Natsuki. Vedete, comincia a diventare sempre più plausibile. Ma adesso vediamo se riusciamo a trovare qualche indizio di come il ladro possa essere entrato."

Ci guidò al piano di sotto e da lì verso il retro della casa.

"Non dai quartieri dei domestici, credo, dove si troverebbe il maggior numero di persone. Sul retro c'è forse un atrio di qualche genere?" Guardò Gallagher con aria interrogativa.

"Da questa parte." Ci condusse ad una porta laterale che dava su un breve corridoio, poi in una sala che si trovava su un lato della casa. Sbirciai fuori da una delle tre finestre che la illuminavano. Non si trovava esattamente sul retro, di per sé, ma sul lato, di fronte al muro di una delle case vicine, il che era ancor meglio per entrare non visti.

"Le cucine sono là in fondo, mentre la sala da pranzo è oltre questa porta qui accanto," ci informò Gallagher.

"Ma prendendo il corridoio che abbiamo appena attraversato qualcuno potrebbe avere accesso diretto al salone principale e alle scale. E queste finestre non sono chiuse da imposte."

"Sono sempre chiuse, però, secondo il maggiordomo e la governante," rispose l'Ispettore.

"Bene, allora controlliamo."

Shizuru si avvicinò alla prima finestra e cercò di aprirla, ma non si mosse. Fece ruotare il gancio poi tentò di nuovo e la cornice si sollevò, però emise un rumoroso stridio di legno contro legno. Un attimo più tardi una signora grassoccia con i capelli grigi ed un grembiule da cuoca uscì dalla cucina.

"Cos'è questo baccano?"

"Stiamo tentando un esperimento," la rassicurò Gallagher. "Va tutto bene."

Lei mi lanciò un'occhiata sospettosa che non mi diede fastidio, visto che ero un'estranea vestita in modo insolito, ma avrei preferito che avesse riservato lo stesso trattamento a Shizuru. Un kimono color lavanda era inusuale quanto un paio di pantaloni, no?

"Se lo dite voi, Ispettore," disse la cuoca, dubbiosa, e ritornò in cucina. Shizuru fece scivolare la finestra al suo posto e la chiuse con il gancio.

"Ara, ara, ma questa è stata un'ottima lezione," sottolineò lei. "Anche se questa finestra non fosse stata chiusa col gancio sarebbe stato difficile entrare silenziosamente. Mi chiedo se valga anche per le altre?"

Raggiunsi la finestra centrale e la provai, ricevendo due sorprese. Innanzitutto, invece di essere bloccata, la cornice scorse verso l'alto, e in secondo luogo lo fece facilmente e in silenzio.

"Ma che—?" passai le dita sulla scanalatura dove scorreva la finestra e le mie dita guantate ne uscirono coperte di polvere bianca. Tesi la mano perché Shizuru la vedesse. "Qualcuno ha spolverato questa finestra con gesso francese per farla aprire silenziosamente."

Ci scambiammo un sorriso, sapendo cosa questo significasse, poi guardammo Gallagher. Lui si passò di nuovo un pollice sui baffi.

"Beh, questo cambia le cose, no?"

"Potreste interrogare i servitori e chiedere se per caso sono passati degli operai o dei fattorini negli ultimi due giorni. Questo furto dev'essere stato preparato in precedenza ed i ladri dovevano aver avuto un pretesto credibile per entrare." Shizuru si avvicinò, chiuse la finestra e controllò il gancio. "Ecco, c'è anche questo, il gancio è stato rotto così anche quando è chiuso non tiene a posto la finestra."

L'Ispettore sospirò.

"Lo chiederò subito. Se salta fuori che c'è effettivamente stato qualcuno allora non ci sarà ragione di trattenere Krauszek oltre. Questo almeno farà felice la vostra cliente anche se fa tornare noi alla casella di partenza."

Si scoprì che la deduzione di Shizuru era corretta, come di solito accadeva. Alcune domande casuali rivelarono che il giorno precedente due religiosi avevano fatto visita alla famiglia per raccogliere denaro per beneficenza. Uno di loro aveva dovuto usare il bagno, mentre l'altro era rimasto a parlare con la signora Arnold nella stanza da disegno.

"La dannata impudenza di quei furfanti! Mia moglie gli ha dato venti sterline!" Dopo quell'esplosione, Jasper Arnold—un uomo massiccio, rubizzo, con basette fulve—rivolse a Shizuru uno sguardo contrito. "Perdonate il mio linguaggio, signorina Viola. Ma sono così arrabbiato al pensiero di essere stato ingannato. Ci hanno fatto fare la figura degli stupidi!"

A suo credito, Arnold si scusò profusamente con Krauszek quando gli spiegammo le nostre nuove scoperte. C’erano moltissime persone che avrebbero preferito perdere un braccio, piuttosto che scusarsi con un servitore. Arrivò perfino ad offrirsi di pagare la parcella di Shizuru per la signorina Soir, così non ebbi problemi a sorvolare sulla sua (dal mio punto di vista) giustificabile collera.

"Avrei quasi preferito che il ragazzo fosse colpevole," continuò. "Almeno voi avreste il ladro e recuperare il collare sarebbe cosa certa. Ora, però, potrebbe essere dovunque, svanito nelle profondità della classe criminale!"

"Almeno adesso siamo sulla strada giusta, signore," cercò di placarlo Gallagher. "Grazie alla signorina Viola, non siamo stati distratti dai loro trucchi per più di qualche ora. Hanno cercato d’ingannarci, lo sapete, richiudendo la cassetta nella vostra camera da letto, chiudendo la finestra da dove sono entrati ed assicurandosi di non lasciare in disordine la vostra stanza. Tutto fatto per far credere alla polizia che il crimine fosse stato commesso da un membro del personale di servizio. Ora però conosciamo la verità e saremo subito sulle loro tracce. E per quanto riguarda, come avete detto voi, 'le classi criminali', significa che dovremo cercare nel solito gruppo di informatori, spie e delinquenti disposti a smascherare i loro colleghi in cambio di un po' di clemenza."

"Un posto da dove cominciare," osservò Shizuru, "sarebbe il cartello di ricettatori che vendono la refurtiva ai collezionisti. Come abbiamo già detto, questo è molto probabilmente un furto su commissione per procurare il collare di Wortham intatto, e questo implica un circolo molto esclusivo."

"È vero, è vero," mormorò Gallagher.

"Speditemi il conto domattina, signorina Viola," disse Arnold. "Mi assicurerò che siate pagata subito."

"Lo apprezzo."

"Un lavoro da professionisti merita un trattamento professionale, dico io. E vi sarei molto obbligato se poteste mettere al lavoro la stessa intelligenza che ha scagionato Krauszek per trovare i gioielli di mia moglie."

"In questo caso, signor Arnold, credo che la tenacia e la capacità di lavorare intensamente e in modo estensivo della forza ufficiale siano molto più utili delle abilità di un'agente privata. Comunque, se dovessi venire a sapere qualcosa, naturalmente la informerò."

Arnold fece un'espressione delusa, ma sembrò accettare quello che Shizuru aveva detto. Ci congedammo e dopo aver ricevuto le lacrime di gratitudine della cliente di Shizuru assieme ai sentiti ringraziamenti del suo fidanzato, ci ritrovammo sedute in una carrozza diretta verso Baker Street.

"Siete davvero felice di lasciare le cose così come stanno?" chiesi.

"Il caso si è concluso con la soddisfazione della nostra cliente. Il suo fidanzato, e di conseguenza lei stessa, sono stati scagionati dal crimine e non dovranno nemmeno essere costretti a trovare un altro lavoro."

"Sì, però… non è davvero finita, no? Intendo, i ladri non sono stati presi e il collare di Wortham non è stato recuperato."

"Questi lavori sono meglio svolti dalla forza di polizia ufficiale, con dozzine di uomini che dedicano alla ricerca il tempo necessario. Questo non è più un problema di osservazione e deduzione, ma di lavoro intenso. Potrei anche fare domande per conto mio, ma questi sforzi non sarebbero più efficaci di quelli dell'Ispettore e dei suoi uomini. In verità, probabilmente i miei informatori e i loro potrebbero essere gli stessi."

I lampioni a gas che illuminavano le strade proiettavano il loro splendore sul suo viso mentre li oltrepassavamo, immergendola alternativamente nella luce e nell'oscurità.

"È la stessa situazione che abbiamo incontrato nel caso Vamberry; nelle indagini ci sono compiti che sono svolti meglio dalla polizia ufficiale."

Come aveva detto, ci eravamo trovati nella stessa situazione durante il caso dell'omicidio Vamberry, dove Shizuru aveva identificato i criminali ma si era fatta da parte e aveva permesso a Scotland Yard di fare il lavoro di esaminare i registri contabili e i documenti di spedizione per scoprire le prove necessarie a mandare in carcere il colpevole. Prendeva molto sul serio il proprio ruolo di consulente, e non faceva mai il passo più lungo della gamba.

"Però non vi piacerebbe recuperare voi stessa la collana?" chiesi.

"Naturalmente." Mi guardò incuriosita. "Dove state cercando di arrivare con questo, Natsuki? Sembrate avere qualcosa di specifico in mente."

"Bè, il fatto è che…si dà il caso che io conosca qualcuno che è informato sulla maggior parte dei traffici illegali di oggetti d'arte in questa città."

"Davvero?" Questo suscitò il suo interesse. "Natsuki ha questo genere di contatti?"

Annuii.

"Sì. Ovviamente non sarebbe stato molto contento se avessi mandato Gallagher e i suoi agenti a fargli domande su gioielli rubati ma, come dite sempre, voi siete un'agente privata, non siete limitata dai regolamenti delle forze ufficiali."

"E Natsuki sarebbe disponibile ad organizzare un incontro con questa persona?"

"Bè...certo, perché no?"

Lei mi guardò a lungo, con espressione enigmatica. Poi sembrò aver preso una decisione, e bussò sul tetto della carrozza.

"Cocchiere?"

Lo sportellino si aprì.

"Sì, signorina?"

"Non andremo a Baker Street dopotutto."

"Dove, allora?"

Shizuru mi sorrise.

"Sono nelle vostre mani, Natsuki."

 

~ III ~

Se la sua espressione disgustata era un indizio, forse Shizuru si era pentita di avermi dato la sua fiducia per questo incontro. Non ero sicura di cosa la stesse offendendo; c'erano troppe possibilità per esserne sicura. Forse la folla soffocante di persone sudate e non lavate, strizzate in quello spazio così piccolo, l'odore acido della birra che si mescolava con la puzza di urina e vomito, e il baccano di gente che strillava o urlava, che esultava o imprecava a seconda di come andavano le scommesse. Anche gli odori del vicino fiume riuscivano a entrare nella stanza, aggiungendo il loro contributo al tutto. Non era certo un posto che si addiceva alla mia elegante compagna.

L'interno dell'edifcio era diviso in tre livelli. Il più alto era una balconata, dove la calca non era così soffocante e dove si radunavano i clienti facoltosi, inclusi alcuni riccastri. Noi ci trovavamo nel livello di mezzo, con il bar (che non era altro che un paio di tavole appoggiate su dei barili) e la maggior parte dei clienti. La parte più bassa era nel centro della stanza, una fossa sotto il livello del pavimento circondata da una ringhiera di legno per impedire agli spettatori di interferire, con il pavimento coperto di segatura per assorbire il sudore e il sangue.

Di solito l'arena di Charlie Bart era piena di ratti, dove terrier e cani simili venivano sguinzagliati contro un gruppo di topi, e si scommetteva su quanti roditori il cane riuscisse a catturare e uccidere in un certo periodo di tempo. In altre occasioni, però, i combattimenti non erano tra animali, ma lotte illegali tra esseri umani. Quella sera era quest'ultima attività che si stava svolgendo, con due uomini massicci che si riempivano di colpi, senza guantoni e a torso nudo, vidi che uno di loro era 'Uncino' Halcott, un operaio che combatteva per denaro, mentre non avevo idea di chi fosse l'altro.

"Natsuki ha...delle conoscenze davvero interessanti," sottolineò Shizuru mentre ci facevano strada tra la folla verso le scale che portavano alla balconata. Non eravamo le uniche donne presenti, e anche se metà di esse erano lì per esercitare la loro professione invece che per divertirsi, ululavano forte come tutti gli altri quando vedevano un bel pugno o un corpo che veniva scagliato contro le assi.

"Informatori, esponenti del mercato nero, allibratori, consulenti investigativi..." mormorai. L'eccitazione della folla cominicò a salire quando l'avversario di Halcott cominciò a piazzare pugni con una frequenza sempre maggiore, e fummo sballottate più spesso; così tesi una mano e afferrai quella di Shizuru in modo che non finissimo separate, e la guidai sui traballanti gradini di legno fino al secondo piano. Quando arrivammo in cima, un ruggito si alzò dalla folla, mescolato a grida di esultanza o di delusione, e voltandomi vidi "Uncino" Halcott disteso a faccia in giù nella segatura, mentre il suo avversario sollevava i pugni insanguinati.

Era da un anno che non mettevo piede in quel posto, ma l'uomo che stavo cercando era esattamente dove mi aspettavo che fosse. Charlie Bart era grosso e aveva la mascella quadrata, un naso enorme e baffi brizzolati e basette ancor più arruffate di quelle di Jasper Arnold. Sembrava proprio uno dei suo combattenti e le leggende dicevano che avesse lavorato ai moli, poi avesse fatto il pugile, per poi mettersi a lavorare dalla parte organizzativa di questi affari.

"Kuga!" sbottò mentre ci avvicinavamo. "Che succede? Finalmente hai deciso di tornare sul ring?"

"Ara, Natsuki era solita combattere in questo posto?" Shizuru sembrava sinceramente sorpresa. "Combattente a pagamento" non era esattamente nella lista di lavori desiderabili per le giovani donne, perfino quelle avventurose.

Era stato un buon allenamento, comunque. Nell'arena mi ero misurata con uomini che volevano picchiarmi sul serio—anche perché nessuno vuole essere preso a calci nel sedere da qualcuno che è metà della sua taglia, e il fatto che fossi una donna peggiorava le cose—però non volevano uccidermi o farmi troppi danni, cosa che sarebbe invece accaduta in una rissa da bar. Allenarsi e combattere per divertimento andava bene, ma presto o tardi è necessario provare le proprie abilità contro un vero avversario, per assicurarsi di poter fare affidamento su di esse.

"Ohi, Charlie!" risposi. Aveva un tavolo per sé ed una coppia di 'soci' (vale a dire: tirapiedi) ed era vestito con un completo scuro di ottimo taglio che lo faceva sembrare più elegante di certi clienti più facoltosi.

Combattere qui mi aveva anche dato la possibilità di farmi diversi contatti, di conoscere persone come Charliem che sapevano cosa stava succedendo nel mondo della malavita.

"E no, non sono qui per combattere," dissi, trascinando Shizuru al tavolo di Charlie. "Sono qui per aiutare la mia amica."

Lasciai andare la sua mano e la indicai con il pollice.

"Charlie, ti presento Shizuru Viola. Shizuru, lui è Charlie Bart. Questo posto è suo."

"Viola...Viola..." riflettè Charlie. "Mi è familiare. Ha!" Fece schioccare le dita. "Vi conosco! Siete la detective, vero? Non dirmi che sei diventata un'informatrice della polizia e stai per consegnarci, Kuga."

"Il cliente pagante ha sempre ragione, Charlie, e in questo caso il cliente di Shizuru ha intenzione di pagare per riavere indietro il Collare di Wortham. E quanto imbarazzo ed irritazione questo causerà, beh, questo dipende dal cliente. Il concetto 'Nessuna domanda' se ne va fuori dalla finestra se ci costringeranno a fare domande."

Charlie inarcò un sopracciglio cespuglioso. Giù nell'arena, due inservienti trascinarono Halcott fuori dal ring, mentre altri due combattenti si facevano avanti.

"Il Collare di Wortham. Bel pezzo, quello."

I combattimenti illegali e il gioco d'azzardo avevano fruttato abbastanza da permettere a Charlie di investire in un altro ramo di gestione dei talenti. Lui aiutava a stipulare contratti fra persone che avevano un talento da vendere e altre persone che avevano bisogno di quel talento. C'era bisogno di svaligiare una casa? Charlie poteva mettere in contatto il richiedente con sei scassinatori di prim'ordine. Per quando riguardava quel ramo, aveva le mani in pasta in tutti i lavori importanti che venivano fatti in città. Se, come aveva sospettato Shizuru, qualcuno aveva assunto dei ladri professionisti per rubare il gioiello da Arnold, Charlie avrebbe potuto saperlo. Accidenti, forse era stato addirittura lui a combinare il furto per il compratore.

"Molto bello," fui d'accordo io. "Tanto bello che qualcuno non vuole smontarlo per perderne il valore. È un lavoro specializzato."

Lui si chinò in avanti, interessato.

"E tu come fai a saperlo, hmm?"

Indicai Shizuru.

"Lei ha passato mezz'ora sulla scena del crimine ed è convinta che sia così. Non l'ho mai vista sbagliare su questo genere di cose."

Charlie la guardò insospettito. Shizuru incontrò il suo sguardo con il suo solito sereno aplomb.

"È stata una deduzione elementare," disse con calma.

Charlie riportò il suo sguardo su di me.

"E tu pensi che io abbia un qualche genere di informazione?"

Fu Shizuru a rispondere.

"Natsuki suggerisce che con la vostra conoscenza del mondo criminale potreste sapere chi potrebbe occuparsi di questo genere di cose."

Lui ridacchiò.

"Siete divertente. La tua amica mi piace, Kuga. Quindi volete solo fare una chiacchierata su che genere di persone potrebbe fare un lavoro come quello, e se incidentalmente sono quelle che state cercando…" si strinse nelle spalle.

"Precisamente."

"Ma comunque, c'è un altro punto: sono un uomo occupato e ho degli affari da condurre."

Il suono dei pugni e le urla della folla mi dissero che il combattimento seguente era iniziato. "Parlare con voi e darvi informazioni sul modo in cui queste persone lavorano mi porterà via del tempo. Sono una persona amichevole, ma l'amicizia dev'essere un sentimento reciproco, se capite quello che voglio dire."

"Suppongo tu abbia dei suggerimenti?" dissi seccamente, incrociando le braccia sul petto. Non mi piaceva fare la prima offerta, quando di trattava di negoziare, in genere preferivo vedere cosa voleva la mia controparte.

"In effetti sì. Questa sera sono a corto di combattenti, visto che il Picchiatore di Birmingham ha l'influenza e non è in condizioni di uscire dal letto. Quando ti ho vista arrivare, Kuga, è stato come se le nuvole si fossero aperte e un dono divino fosse sceso dal cielo."

Lo fissai incredula.

"È questo quello che vuoi? Farmi esibire come un gallo da combattimento?"

"Non penso che Natsuki sembri un gallo," disse Shizuru, peggiorando le cose.

"Averti qui farà salire le scommesse, e visto che prendo la mia percentuale è denaro che finisce direttamente nelle mie tasche. Inoltre, ecciterà la folla e i soldi continueranno a fluire per tutta la serata."

In effetti aveva senso. Facendomi combattere avrebbe guadagnato una cifra più alta di qualsiasi somma avrei tirato fuori. Conoscendolo, avrebbe anche scommesso su di me—e se avessi vinto, si sarebbe risparmiato la percentuale che avrebbe dovuto pagarmi in quanto combattente. Un favore in cambio di un altro era vantaggioso, non aveva scherzato quando aveva detto che l'amicizia doveva essere reciproca. Per il codice che regolamentava la malavita, era una questione d'affari, mentre semplicemente pagare un informatore per avere ciò che si desiderava metteva a rischio di tradimento.

E poi, non avevo idea di quanti soldi avesse Shizuru, ma visto che quando ci eravamo incontrate aveva cercato qualcuno con cui dividere l'alloggio a Baker Street, arguii che non aveva il genere di ricchezza che poteva tirare fuori grandi quantità di denaro contante con uno schiocco di dita. E nemmeno io avevo tanto denaro da corrompere un informatore per aiutarla nei suoi casi.

Ma questo?

Sì, lo potevo fare.

"Molto bene, lo farò."

Battei le palpebre. Avevo aperto la bocca per rispondere, ma era stata Shizuru ad anticiparmi.

"C-cosa?" balbettai.

Charlie, da parte sua, non sembrò particolarmente impressionato dalla sua offerta.

"Ho chiesto a Kuga, non a voi."

"Questo è il mio caso," spiegò lei gentilmente mentre stavo cercando di costringere la mia mente e funzionare.

"Quindi, se devono esservi fatti dei favori in cambio della vostra assistenza, dovrei essere io a farli. Natsuki è stata tanto gentile da presentarmi qualcuno che potrebbe essere in grado di aiutarmi, nulla di più."

Il cipiglio di Charlie era così profondo che le sue sopracciglia sembravano un unico sopracciglio sopra i suoi occhi.

"Raccontatemene un’altra. C’è un ring là sotto. Pensate che getterei una signora là dentro?"

"Natsuki è una signora dalla testa ai piedi," rispose Shizuru, irritata. Si sbagliava, ma mi dissi che doveva pur esserci qualcuno che la pensava quelle cose di me.

"Sul serio, Shizuru, lo farò io. Non c'è nessun motivo per cui—"

"Ci sono molti motivi," mi disse, "come ho già spiegato. Non ho intenzione di chiedervi di partecipare ad un incontro illegale di lotta solo per aiutarmi nella mia indagine."

"Ma io—"

"La discussione è chiusa, Natsuki," disse, con lo stesso identico tono che la mia governante aveva usato ogni volta che l'avevo portata all'esasperazione. Shizuru si rivolse a Charlie. "Ora, mi rendo conto che Natsuki per voi sia una scommessa sicura, signor...dovrebbe essere signor  Bartholomew...ma dal vostro punto di vista non c'è differenza. La novità di una donna nell'arena è quello che ecciterà la folla, visto che non avete specificamente annunciato la presenza di Natsuki qui stasera. Dal punto di vista finanziario, sarete ricompensato come se fosse stata Natsuki a combattere."

"Sì, forse. E forse no. Vedete, so quello che Kuga può darmi, conosco la sua abilità. L’idea funzionerebbe solo se voi ci faceste vedere un bel combattimento. Voi entrate lì e finite massacrata in due secondi ed io mi trovo a fronteggiare una rivolta."

Era vero. Una lotta in cui uno dei due contendenti era molto più forte dell'altro non piaceva a nessuno, a meno che il vincitore non fosse il preferito del pubblico, e poi c'era anche un po' di sana, vecchia cavalleria, secondo la quale un uomo che picchiava una donna non era certo l'intrattenimento ideale.

Il sorriso di Shizuru diventò un po' più luminoso.

"Vi assicuro, Mr. Bartholomew, che da questo punto di vista non dovete preoccuparvi."

Charlie ci pensò su, tamburellando con le nocche sul tavolo, a tempo con la folla che pesata i piedi. Però non aspettai che finisse; presi Shizuru per un braccio e la trascinai via—o almeno ci provai. Resistette, e stava facendo un bel lavoro nell'impedirmi di portarla via.

"Dannazione, Shizuru, credete davvero che permetterò che questo accada?”

Lei non discusse, non implorò, non ordinò – non fece nessuna delle cose che aveva già fatto fino a quel momento. Invece mise il broncio, non si mise a piangere ma sembrava che stesse per scoppiare in lacrime da un momento all’altro.

"Natsuki non ha fiducia in me?" gemette.

Una cosa la fece alla perfezione: mi colse così in contropiede che la lasciai andare, la mia mano scivolò via dal suo braccio mentre la mia bocca si spalancava come quella dello scemo del villaggio. Qualcuno qui non aveva idea di che fare, questo era sicuro. Il fatto di comportarsi come se avessi ferito i suoi sentimenti era ridicolo. Non mi fidavo di lei? Ma che diavolo doveva significare?

Oh.

Mi colpì come una tonnellata di mattoni, in un modo che probabilmente non avrebbe avuto lo stesso effetto se lei non avesse messo su quella ridicola pantomima. Non aveva intenzione di scendere nell’arena a causa di un idealistico senso di lealtà nei miei confronti. Shizuru aveva un piano. Non sapevo quale fosse, ma il significato di quell’assurdo broncio era dirmi che lei era perfettamente responsabile delle proprie parole e delle proprie azioni.

Io, che avevo sperimentato l’arena, volevo che la mia amica Shizuru accettasse l’offerta di Charlie Bart al mio posto? No. Ma avevo fiducia che Shizuru Viola, la consulente investigativa, sapesse cosa stava facendo per trovare la soluzione del caso? Ovviamente, sì.

"Va bene, va bene, scendete pure e fatevi massacrare," mi arresi con malagrazia.

"Molto bene, allora," concluse Charlie, come se avesse pazientemente atteso la fine del nostro scambio per parlare, o come se l'avesse osservato perché lo aiutasse a decidere.

"Avrete la vostra occasione. Ma non aspettatevi nulla da me se mi deluderete."

"Naturalmente questo è chiaro."

Non riuscivo a ricordare di essere mai stata così nervosa guardando un combattimento. Charlie aveva ordinato che l'incontro di Shizuru fosse il prossimo e lei era andata a prepararsi, lasciandomi a guardare e ad aspettare mentre il combattimento che si stava svolgendo giungeva al termine. Guardare era una lenta tortura; ero incerta tra il desiderio che finisse subito in modo che potessimo concludere, o che andasse aventi per sempre in modo che Shizuru non dovesse combattere. Si verificò la prima situazione visto che il combattente più grosso, anche se stordito dai pugni e sanguinante dalla fronte e con il naso rotto, usò la propria stazza per scagliare l'avversario contro le assi, tenendolo inchiodato lì con il peso del suo corpo, e cominciò a picchiarlo usando il pugno destro come una mazza. Quando finalmente capì che era solo il suo corpo a tenere in piedi l'avversario, indietreggiò a fatica e cadde in ginocchio, ma l'altro uomo scivolò a terra sul pavimento dell'arena e non si mosse più.

Avrei fatto volentieri a meno della dimostrazione che in un combattimento corpo a corpo le dimensioni contano.

L'imbonitore cominciò quasi subito a parlare dell'incontro seguente, dicendo che avrebbero presentato 'qualcosa di speciale'. L'avversario di Shizuru entrò nell'arena per primo; non lo conoscevo e non feci caso al suo nome a causa del nervosismo  . Era sulla trentina, con la testa rasata in modo che i suoi avversari non riuscissero ad afferrarlo per i capelli. Stimai il suo peso attorno alle centottanta libbre; il suo torace nudo era muscoloso ma anche massiccio, stava cominciando ad ingrassare.

La folla tacque quando fu presentata Shizuru. Non sapevano cosa pensare di lei, di quella donna distinta vestita con quell’abito straniero, che entrava in un’arena di violenza brutale che stonava completamente con il suo aspetto.

Mi accorsi che aveva fatto qualcosa al suo kimono, probabilmente per aumentare la libertà di movimento. Questo mi rincuorò un po’; il fatto che ci avesse pensato suggeriva che sapesse quello che stava facendo.

A differenza del pubblico, l'avversario di Shizuru ebbe una reazione specifica quando la vide, snudò i denti e ringhiò. Conoscevo quel'espressione dai primi combattimenti a cui avevo partecipato; Testa Rasata sapeva di essere la vittima di uno scherzo, ma non sapeva che genere di scherzo fosse. Avrebbe dovuto sentirsi in imbarazzo quando avrebbe vinto? O quando avrebbe perso? O forse a fare la figura del clown in un combattimento parodia? Non sapeva quale fosse la vera possibilità ma sapeva di essere arrabbiato e che aveva un bersaglio su cui sfogarsi con i pugni.

La campana suonò e lui avanzò verso Shizuru, la sua postura suggeriva che sapesse qualcosa di pugilato. Rimasi a guardare con il cuore in gola mentre lui le scagliava qualche gancio, sfruttando il proprio allungo superiore. Shizuru si mosse, evitandoli con apparente facilità, muovendosi con leggerezza sul terreno, le mani sollevate in una posizione di guardia, anche se non riuscivo a riconoscere lo stile. Aveva di nuovo sul viso il suo sorriso simile ad una maschera, a nascondere le sue intenzioni.

Poi, all'improvviso, sentii il suono di un pugno che colpiva la carne quando Testa Rasata prese in pieno Shizuru su un lato del volto. Stavo per strillare quando, all'improvviso, lei scagliò un calcio basso con la gamba sinistra, colpendolo sull'esterno del ginocchio destro. La gamba gli cedette, così fu costretto a spostare il peso sulla sinistra per non cadere. Il suo piede sinistro, però, si trovava su una chiazza di segatura umida, che scivolò da sotto la sua scarpa.

L’ha progettato? Mi chiesi. Ha preso un pugno in modo da poter essere sicura di piazzare un contrattacco efficace? E dopo averlo costretto a spostarsi in un punto in cui lui avrebbe perso l’equilibrio? Sembrò ancora più probabile quando lei, approfittando del fatto che era sbilanciato, gli afferrò il braccio e glielo torse usando una feroce leva articolare, assicurandosi al contempo di sbatterlo sul pavimento. Testa Rasata grugnì di dolore ma reagì, usando la propria stazza e la propria forza per tentare di togliersela di dosso. Lei sapeva che ci sarebbe riuscito e invece di permettergli si scagliarla via lo lasciò andare, poi gli piantò un ginocchio in faccia mentre si alzava. Il rumore nauseante del suo naso che si spezzava arrivò fino alle mie orecchie e la folla ruggì.

Shizuru non si fermò, comunque, colpendolo con entrambi i pugni sulle orecchie, frantumendo il suo senso dell’equilibrio. Lui cadde in ginocchio e lei lo colpì con una gomitata alla nuca. Lui cadde prono di nuovo, e lei gli afferrò di nuovo il braccio, torcendoglielo. Testa Rasata urlò e Shizuru gli disse qualcosa che non riuscii a sentire. Ne capii il senso, però, perché un istante dopo lui gridò che si arrendeva. Shizuru lasciò andare il suo braccio e senza cambiare espressione uscì dal ring.

Esalai con uno sbuffo, rendendomi a malapena conto che avevo trattenuto il respiro. L’intero scambio era durato meno di un minuto. La folla era stupefatta, insicura se inneggiare alla vincitrice o prendere in giro il perdente, poi esplose in una combinazione di esultanza e scoramento quando si rese conto dei risultati delle scommesse, buoni o sfavorevoli.

"Potrebbe essere addirittura alla tua altezza," disse Charlie Bart. "Beh, non posso certo dire che non abbia mantenuto la sua parte dell'accordo. Potresti provare Tom 'Gazza' Fletcher; di solito è a Soho, ma stasera è proprio qui."

Charlie indicò, accennado ad un uomo basso e magro con un cappotto a scacchi e una bombetta, e una spolverata di barba sulle guance. Mi impressi la sua faccia nella memoria, il che fu facile perché sfortunatamente stava guardando verso l'alto e vide perfettamente che Charlie lo stava indicando. Reagì come avrebbe agito un ladro di gioielli all'essere identificato; si voltò e fuggì.

"All'inferno!" imprecai. Shizuru non gli era vicina e probabilmente non sapeva nemmeno che avrebbe dovuto cercare, e se fosse riuscito a scappare chissà quanto a lungo sarebbe riuscito a nascondersi. Non ero vicina alle scale, così feci l'unica cosa che mi sembrava sensata, raggiunsi la balconata, mi aggrappai alla ringhiera, la scavalcai e mi lascia cadere. Fortunatamente non schiacciai nessuno, e visto che mi ero lasciata penzolare completamente prima di lasciarmi andare, saltai meno di due metri per toccare terra. Piegai le ginocchia per assorbire il colpo e inseguii Tom Gazza, facendomi strada tra la folla verso di lui.

Avevo risparmiato un sacco di tempo saltando, ma anche così mi accorsi che aveva troppo vantaggio. Mi scontrai duramente con la spalla di qualcuno poi uscii in una specie di corridoio fra i tavoli, ad almeno dieci metri da lui ma con una linea di tiro momentaneamente libera. La mia mano destra affondò nel cappotto e ne estrasse la mia Smith and Wesson Safety Hammerless. La 'spremilimoni' sparò e il cappello di Tom Gazza gli volò via dalla testa quando il proiettile gli perforò la sommità della cupola.

Naturamente, lui si fermò all'istante. Lo fecero tutti. Uno sparo ha questo effetto.

"Non muoverti, Tommy, o la prossima volta è una gamba," annunciai nel silenzio che seguì. "Non ce n'è molti che se ne vanno a spasso su una gamba di legno, tra quelli che lavorano nel tuo ramo."

"Non credo sarà necessario arrivare a tanto, Natsuki."

Sussultai quando sentii la voce di Shizuru, non mi ero accorta che mi aveva raggiunta finchè non mi aveva parlato, ma almeno non feci nulla di imbarazzante (e pericoloso) come sparare accidentalmente un altro colpo.

"Non se è intelligente."

Portammo Fletcher fuori da Charlie Bart, dove Shizuru riuscì a evocare un'altra carrozza; visto che eravamo sui moli ed erano le undici passate fu costretta a fare un gesto con la mano. Intrappolammo il ladro fra noi nel veicolo, dove Shizuru gli parlò con molta rgionevolezza, spiegandogli cos'aveva fatto e come lo aveva fatto, mentre io lo guardavo malissimo. Da parte sua, lui continuò a infilare le dita nei due buchi nuovi che aveva il suo cappello e quando arrivammo al quartier generale della polizia della City era pronto a dire all'ispettore Gallagher di come la banda con cui aveva lavorato era stata assoldata dal gioielliere, Vanderbilt, per rubare la collana. A quanto pareva, il gioielliere aveva l'abitudine di organizzare furti; e visto che è difficile mantenere una transazione segreta all'uomo che la organizza, aveva un'eccellente conoscenza di quali fossero i bersagli vulnerabili. Mi sarebbe piaciuto se Fletcher avesse avuto la collana addosso—se non altro, mi sarebbe piaciuto vederla—ma sarebbe stato idiota (molto più idiota di quanto non fosse Tom Gazza) portarsi il bottino in tasca mentre si celebrava un furto. Comunque, a faccenda conclusa Gallagher avrebbe fatto un buon numero di arresti, e questo sarebbe stato uno splendido successo professionale per Shizuru.

"Non mi avete mai detto che sapete combattere," disse mentre uscivamo nell'aria fresca della notte.

"Non mi avete mai detto che combattevate per denaro," ribattè lei. Il suo sorriso rese ancor più evidente il livido che si stava scurendo all’angolo della sua bocca.

"Sapevo solo che Natsuki era abile con le armi da fuoco."

"A volte la gente la vuoi viva," dissi. "È questo il problema con le pistole. Non sono l'ideale, a parte per uccidere o per minacciare."

Lei annuì.

"Natsuki ha ragione."

"Allora?"

Non finse di non capire.

"Quando vivevo con la mia famiglia in Italia ho studiato scherma, lotta con il coltello e baritsu."

"Quest'ultimo non lo conosco."

"È un'oscura arte marziale giapponese lontanamente imparentata con il judo," spiegò Shizuru. "Naturalmente dopo essermi trasferita in Inghilterra ho continuato ad allenarmi e ho aggiunto anche la lotta col bastone."

"Vi allenate qui?"

Annuì di nuovo.

"Sì, c'è un maestro di baritsu a Limehouse, nella stessa strada in cui si trova il ristorante della vostra amica Mai; in effetti è stato così che l'ho trovato. E visto che è stata la signorina Tokiha a presentarci, è, anche se indirettamente, la pratica delle arti marziali che mi ha fatto incontrare Natsuki."

"Sì, capisco cosa volete dire."

Quel giorno entrambe avevamo scoperto qualcosa di più l'una sull'altra. E mi accorsi che era stato bello. "Ed ora so che non ho bisogno di preoccuparmi nel caso foste assalita da qualcuno."

"Natsuki non verrebbe a salvarmi?"

"Beh, non se avessi sottomano un allibratore a cui piazzare la mia scommessa."

"Ikezu," fece lei, mettendo il broncio.

Sorrisi. Se mi stava dando della cattiva, allora potevo sfidare la fortuna.

"Oh, a proposito," aggiunsi, "non avreste dovuto nominare Mai."

"Ah, no?"

"Già, perché mi ha ricordato che non avete ancora mangiato. Avanti; il Garnier's Cafe non chiude fin oltre mezzanotte."

"Natsuki ikezu!" gemette Shizuru, ma comunque mi seguì senza esitare.

 

~ Fin ~

 

 

Note dell'autore: punti bonus a tutti i lettori che si erano già accorti di chi interpretava il ruolo della signora Hudson prima della pubblicazione di questa storia. Verranno tolti dei punti a chi non l'ha ancora capito.

Il termine "Bohemienne" è uno slang del diciannovesimo secolo per coloro che seguivano uno stile di vita non convenzionale, in genere associato con le attività artistiche. Sherlock Holmes è stato spesso descritto in questi termini.

Il nome di Kazu-kun, d'altra parte, mi ha causato problemi. Le mie ricerche su internet suggeriscono che il sono cognome in My-Otome è "Krau-xsek," il che è impossibile in un'ambiebtazine vittoriana, e non volevo dargli un nome completamente giapponese (a differenza di Reito, Mai, e Mikoto in questa serie). Quindi l'ho fuso in "Krauszek," che è vicino all'originale, ma non ho idea se sia un vero nome in una lingua qualsiasi. Di solito sono costretto a scusarmi per i miei eventuali pasticci con il cinese ("L'uovo del serpente") o con il giapponese ("Kannazuki no Shimai") nel creare i nomi dei personaggi—uno dei motivi per cui invidio così tanto gli autori professionisti che hanno degli staff di editor!—ma questa sarebbe la prima volta in cui devo scusarmi con tutto l'Est Europa per la mia ignoranza!

L'opinione di Shizuru sui gioielli è adattata da quella di Sherlock Holmes (naturalmente) espressa ne "L'avventura del carbonchio blu." I lettori più attenti avranno notato che nello stesso paragrafo, l'accenno al fatto che l'uomo d'affari stia trattenendo la collana come pegno è un'allusione al "L'avventura del diadema dei berilli".

"Blower" (nel testo originale, NDT) è un termine vittoriano per definire gli informatori. Un "cracksman" o uno "yeggman" si riferiscono ai ladri o, più precisamente, a quelli specializzati a scassinare serrature. Un "toff" è un uomo di alta classe sociale, in particolare di quelli che frequenta locali malfamati. Un "mill" è un incontro di boxe.

Come sempre, i riferimenti ai casi di Shizuru che sono citati sono vere storie di Sherlock Holmes. Il caso Amberley nominato nel racconto è "L’avventura del fabbricante di colori a riposo."

L'arte marziale baritsu, descritta come "Un sistema di lotta giapponese" ne "L'avventura della casa vuota," non esiste. E' stato suggerito che Conan Doyle in realtà intendesse Bartitsu, una tecnica di autodifesa introdotta da Edward William Barton-Wright. C'è un interessante articolo di Wikipedia sull'argomento. Però la cosa interessante è che Holmes non poteva praticare il Bartitsu nella sua forma ufficiale, perchè è stato creato nel 1898 e "Il problema finale" (la storia in cui lui la usa) è ambientata nel 1891; "L'avventura della casa vuota" invece si svolge nel 1894. Ad ogni modo, "L'avventura della casa vuota" è stata pubblicata nel 1903, complicando ulteriormente le cose. D'altro canto, questa storia è ambientata nell'autunno del 1898, quindi in teoria Shizuru avrebbe potuto conoscere il Bartitsu. Però ho conservato l'enigmatico baritsu, così posso descrivere le sue tecniche di combattimento come mi pare, visto che non so nulla di arti marziali e tentare di descrivere un particolare sistema di lotta mi farebbe fare errori ancora più imbarazzanti di quelli che già faccio!

(Ironicamente, mentre cercavo la data di pubblicazione de "L'avventura della casa vuota" per queste note, ho scoperto che la BBC ha rinnovato la mia serie preferita dedicata a Sherlock Holmes—il radiodramma con Clive Merison che interpreta Holmes—con  "Altre avventure" una serie di storie nuove, che si possono acquistare. Chi dice che le fanfiction non sono un'esperienza che dà soddisfazioni?)

Sì, i revolver .32 S&W Safety Hammerless di Natsuki sono davvero soprannominati 'spremilimoni' a causa della loro impugnatura di sicurezza.

Un "timbertoe" (Nel testo originale, NDT) è un uomo con una gamba di legno, chi ha letto "Il segno dei quattro" naturalmente lo sa già.

E per finire, i fan di Holmes che sono tra voi (so che ci siete!) avranno già capito che l'ispirazione per questa storia è arrivata dal riferimento al caso "Vanderbilt e lo scassinatore errante" citato ne "L'avventura del Vampiro del Sussex."

 

  
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