“Sas’ke?
Devo parlarti.”
Sasuke
Uchiha fissò stupito lo sguardo del compagno. Non era certo
il momento più
adatto per parlare: erano nel bel mezzo di una difficile missione e
dovevano
attraversare i boschi limitrofi a Konoha senza dare
nell’occhio. Le spie del
villaggio del Suono potevano apparire in qualsiasi momento e non erano
preparati a sostenere un loro attacco. Non potevano certo mettersi a
chiacchierare come delle comari!
“Non
mi pare il momento, Naruto.”
“Ma
è importante! E se dovessimo rimanerci secchi tu non lo
saprai mai!”
“Tsk!
Siamo sopravvissuti fino ad ora, come possiamo morire in una semplice
missione
di spionaggio? Senti, me lo dirai con calma quando torneremo al
villaggio, va
bene?”
Naruto
lo guardò con rassegnazione. Poi mugolò un
“va bene” non molto convinto.
Sasuke
rimase un attimo perplesso: era strano che il futuro Hokage si
lasciasse
distrarre durante una missione...doveva trattarsi di una questione
veramente
importante! Per un attimo la scintilla della curiosità
divampò nella mente
dell’Uchiha, ma poi lasciò perdere. Non era il
momento di pensare. Doveva solo
agire.
Si
voltò e vide che Naruto lo fissava con i suoi penetranti
occhi azzurri.
“Che
c’è ancora?” chiese imbarazzato.
“Domani,
al campo pratica alle sei, ok?” il suo sguardo era deciso.
“O-
ok...”
Sei
veramente strano oggi, Naruto...
***********************
Ore 17:30,
Porte di Konoha
“Eccoci a casa!”
Sakura avanzò trotterellando per le
strade di Konoha; la missione aveva avuto successo e il team 7 non
aveva
riportato alcun danno.
Kakashi
alzò per un attimo lo
sguardo dal libro.
“Molto
bene, ragazzi. Io vado
dall’Hokage, voi fate pure quel che vi pare...ci vediamo
domani per
l’allenamento.”
“Sas’ke-kun,
Naruto...perché non
andiamo a festeggiare tutti assieme?”
“Mi
dispiace, Sakura-chan, ma non
posso.”
“Dai
Naruto! Offro io!”
“No,
davvero. Oggi non posso
proprio.”
“Sei
davvero strano, sai? In tutti
questi anni non ti ho mai visto rifiutare una tazza di
ramen...vabbè, sarà per
un’altra volta. E tu Sas’ke-kun?”
“Beh...”
Sakura fece una
smorfia di
disapprovazione “Ho capito, non puoi neanche tu! Allora vado
a cercare Ino!”
E se ne
andò a passo di marcia.
Sasuke la guardò allontanarsi per un po’, poi si
voltò verso Naruto ma questi
era già sparito.
Ma
che hanno tutti, oggi?Beh, vorrà dire che lo
andrò a cercare al campo
pratica...
Naruto era
seduto con la schiena
appoggiata contro un tronco. Teneva gli occhi chiusi e le braccia
incrociate.
Dannazione... la cosa si
stava rivelando
piuttosto difficile...
Strinse un
pugno. Quella missione
era troppo anche per lui. Una missione diversa dal solito,
più facile sotto
certi aspetti...ma dalla quale non sapeva ancora se ne sarebbe uscito
vincitore.
Aprì
gli occhi e guardò il cielo:
c’era un’aria tersa e rilassante quel pomeriggio.
Un sorriso amaro gli fiorì
sulle labbra.
Questo
cielo, quest’aria...sono le stesse di quel giorno, me lo
ricordo bene. Come
potrei scordarlo, Sas’ke-kun?
Qualche mese
fa, Konoha.
“Ehi
Sas’ke!”
Il giovane
Uchiha si volta. Naruto, il ninja più
chiassoso e impertinente del villaggio, avanza con passi malfermi verso
di lui.
Naruto
è una vero disastro: non sta mai stare zitto,
non conosce il senso della misura e intontisce tutti con i suoi
farfugliamenti
sugli Hokage e sul credo di un ninja. Però oggi Sasuke
è felice di vederlo.
“Oggi
è l’anniversario della morte dei tuoi, eh
Sas’ke?”
Delicato come
un elefante.
“Sì,
Naruto.”
Sasuke
è inginocchiato davanti ad una lapide. Non ci
sono fiori, né epigrafi... è solo una pietra
bianca e liscia con incisi sopra i
nomi e lo stemma del loro clan.
Il clan Uchiha.
Sterminato da un membro della stessa
famiglia.
Dal parricida
Itachi...
“Sas’ke,
non essere così scuro! Se tua madre ti vedesse
così, sarebbe molto dispiaciuta!”
In altre
occasioni Sasuke gli risponderebbe male, gli
direbbe che non ha diritto di fare queste affermazioni
perché lui non l’ha mai
avuta una madre.
In altre
occasioni lo farebbe soffrire, scaricando
anche solo per un poco la sua pena su di lui, godendo dei suoi occhi
che si
inumidiscono e lo compiangono.
Oggi no.
“Naruto...”
Il ragazzo lo
guarda con aria incuriosita.
“Sì,
Sas’ke?”
Sasuke si alza
in piedi. I loro visi sono vicini,
vicinissimi. Possono vedere il proprio volto riflesso negli occhi
dell’altro:
un cielo azzurro e terso da una parte e un pozzo profondo
dall’altra.
La notte e il
giorno.
Lentamente,
Sasuke prende la testa del biondo tra le
mani e posa delicatamente le labbra sulle sue.
Naruto rimane
stupito da quel contatto e all’inizio
cerca di ritrarsi, spaventato dalla strana situazione che si
è creata. Ma poi
si abbandona tra le braccia dell’amico che ormai, lo capisce,
non è più solo un
amico.
“Sasuke...”
“Naruto,
io ti amo”
Tre
parole.
Le
più belle che Naruto avesse mai sentito.
“Anche
io ti amo, Sasuke”
“Resteremo
sempre insieme,vero Sas’ke?”
“Sì,
Naruto...per sempre...”
“Ma
per sempre sempre?”
“Sì,
per sempre sempre.”
“Me
lo prometti?”
Il
giovane Uchiha gli scompigliò delicatamente i capelli.
“Te
lo prometto”
Una
lacrima scese dal volto di Naruto. Era tutto così
bello...all’inizio. Quando
erano ancora ingenui e innocenti; quando credevano che niente potesse
infrangere il loro
amore, che loro fossero un solo
individuo, due anime unite indissolubilmente per
l’eternità...due fiamme dello
stesso fuoco che ardevano di gioia, con
quell’intensità degli adolescenti.
Però
poi... del resto, tutti i sogni, per quanto belli, sono destinati a
finire.
“Naruto!”
Sasuke
era arrivato e guardava il compagno con aria interrogativa. Si sedette
e gli
cinse le braccia intorno al collo, baciandone la pelle morbida.
Naruto
rabbrividì. Non gli rendeva certo le cose più
semplici...
Si
sottrasse all’abbraccio e fissò Sasuke con lo
sguardo duro.
“Che
succede, Naruto? È da ieri che sei strano...è
successo qualcosa?”
“Sì.”
“Qual
è il problema?”
“Tu sei il problema”
Sasuke
assunse un’espressione sconcertata. Non capiva di che cosa
Naruto stesse
parlando.
O
forse non voleva capire. Il biondino prese fiato e iniziò a
parlare, evitando
accuratamente di guardare l’altro negli occhi.
“Io,
io non ce la faccio più, Sas’ke! Tutti questi
segreti, queste bugie...stiamo
insieme da quasi un anno –un anno!- Sas’ke, e tu
non mi hai ancora permesso di
dirlo a nessuno!”
Dunque
le cose stavano così. Naruto era sempre stato
un’anima semplice e Sasuke aveva
sempre saputo che prima o poi non avrebbe più resistito a
reggere il peso di
tutte quelle menzogne; lo sapeva, ma aveva sperato che questo momento
arrivasse
più tardi, quando avrebbero potuto scappare via dal
villaggio e dai suoi
pregiudizi e stare per sempre insieme. Proprio come gli aveva promesso.
“Naruto...”
“E
poi non sopporto il tuo modo di fare possessivo: mi tratti sempre come
se non
fossi una persona autonoma, ma qualche tua assurda propaggine e
perciò secondo
te io dovrei fare sempre tutto ciò che vuoi! Tutte le volte
che dico o faccio
qualcosa che non è compreso nei tuoi piani, mi pianti il
muso, mi umili e mi
fai sentire un verme...poi cominci a ripetere di quanto tu abbia
bisogno di me,
che noi siamo due reietti dalla società e che per questo
dobbiamo stare vicini
perché nessun altro ci aiuterà! E io NON LO POSSO
PIÙ SOPPORTARE!”
Nel
pronunciare queste ultime parole Naruto era scoppiato in lacrime;
Sasuke gli si
era avvicinato ma era stato brutalmente respinto.
Vedendo
il biondino che singhiozzava da solo, rifiutando ogni suo aiuto e
consolazione,
Sasuke capì che era davvero finita.
“Sas’ke!”
L’Uchiha
si voltò e vide Naruto in piedi davanti alla porta, tremante.
Lacrime
di rabbia gli rigavano le gote arrossate.
“Naruto,
ma che è successo?”
“Ho
fatto a botte con Neji.”
“Ma
sei impazzito? Quello è il doppio di te! Se ti tira un
cazzotto ti stende!”
Naruto
scosse la testa.
“Dice
che sono solo un rifiuto umano, che non
sono degno di essere chiamato ninja, che farei meglio ad
morire al più
presto con un po’ di dignità, prima di essere
fatto fuori miseramente da un
essere superiore. E tutto perché porto un mostro nel
corpo.”
All’improvviso
Sasuke capì perché Naruto fosse tanto furibondo.
Sentirsi
dire quelle cose, dopo che aveva giurato di diventare Hokage per essere
accettato da tutti,
era
davvero umiliante.
“Non
lasciare che uno come Neji ti abbatta così!”
“Ma
il problema è che tutti la pensano come lui!”
Sasuke
abbracciò il compagno.
“Non
è vero Naruto, non tutti la pensano così. Io non
ti ritengo un mostro. Lo so
perché anche io sono così. Il mio destino
è disegnato nel sangue:
devo uccidere mio fratello per vendicare la
morte della mia famiglia e, se fosse necessario, non esiterei a dare la
mia
stessa vita per questo scopo. Per questo la gente mi odia e mi evita,
così come
rifuggono te. Noi siamo soli, Naruto. Siamo due reietti!
Tutti
si fingeranno amici mentre in realtà vogliono solo farci del
male. Nessuno ci
aiuterà mai!
Perciò
stiamo vicini e sosteniamoci a vicenda...se siamo insieme, le loro
parole non
ci sfioreranno nemmeno. Saremo forti, insieme.”
“S-sas’ke...”
“Io
sarò sempre qui per te, Naruto. Tu ci sarai per
me?”
“Sì,
Sas’ke. Per sempre”
Eppure
questa era la fine di tutto.
Naruto
si asciugò le lacrime e la sua bocca si schiuse in un
sorriso amaro.
“Addio,
Sasuke...è stato bello finché è
durato.”
Poi
il suo viso si indurì. Si alzò lentamente e si
incamminò verso il Villaggio
della Foglia, senza dire una sola parola.
Sasuke
osservò il suo profilo allontanarsi finché non fu
altro che un puntolino nero
all’orizzonte. A quel punto, strinse i pugni, con lo sguardo
fisso a terra.
“Merda...”
Adesso
era di nuovo solo.
Solo
come quando era entrato in casa e aveva visto i cadaveri dei suoi
genitori
stesi a terra.
Solo
come quando aveva scoperto che ad ucciderli era stato suo fratello.
Solo
come quando aveva deciso che li avrebbe vendicati, costasse anche al
sua vita.
Ma
adesso, dopo aver finalmente ricordato la dolcezza di un abbraccio, il
saper
di avere sempre
qualcuno che lo
aspettava a casa e su cui poter contare nei momenti più
duri...adesso, dopo
aver trovato e perso di nuovo l’amore, come sarebbe potuto
andare avanti?
L’uccisione
di suo fratello sembrava un proposito così vago e
lontano...e Sasuke temeva che
non gli sarebbe servita a riacquistare la serenità.
Cosa
avrebbe fatto d’ora in poi? Per cosa sarebbe vissuto?
******************************
Ore
8:05, Periferia di Konoha
La
mattina dopo Sasuke andò a casa di Naruto per convincerlo a
farsi perdonare e
per fargli capire tutto ciò che il giorno prima, per lo
sgomento della notizia,
non era riuscito a dirgli.
Picchiò
più volte sulla porta di legno, ma nessuno venne ad aprirgli.
Merda, Naruto, dove sei?
Alla
fine si affacciò la vicina di casa, insospettita dal rumore.
Con un’aria
piuttosto contrariata squadrò il ragazzo.
“Il
signor Uzumaki non c’è.”
“Dove
è andato?”
“Ieri
sera ha detto che sarebbe partito stamattina presto per un allenamento
con
Jiraiya”
“Partito?
Ma quando torna?”
“Chi
lo sa? Comunque ha detto che sarebbe stato via per parecchio
tempo.”
“H-ha
lasciato qualcosa per me?”
“No.
È partito senza dire niente...stamattina non l’ho
nemmeno sentito uscire.”
“Ah...capisco.
Grazie comunque”
Sasuke
si allontanò dalla casa come in trance.
E
adesso? E adesso?
Era
ovvio che Naruto era partito per non vederlo mai più, voleva
tagliare per
sempre i ponti con lui.
Per
sempre.
L’unico
che gli era sempre stato a fianco adesso se ne era andato per poterlo
dimenticare.
Non
era giusto...non era giusto.
Di
colpo si ritrovò di fronte alla tenuta Uchiha.
Ma
quando c’era arrivato? Aveva già camminato
così tanto?
All’improvviso
un lampo di lucidità sferzò le tenebre
dell’apatia.
Adesso
sapeva cosa avrebbe fatto
Camminando
come un automa prese una corda ed entrò nel salotto
Quel
salotto dove aveva trovato i due corpi esanimi di mamma e
papà
E
il volto privo di espressione di suo fratello
E
le sue mani sporche di sangue
Si
legò la corda al collo e respirò profondamente.
Non
aveva paura, non c’era nulla di cui aver paura.
Ma
si fermò un attimo.
Mancava
ancora qualcosa.
E
subito dopo si lasciò andare.
Dondolando
dolcemente i piedi nell’aria, sentendo la vita che scorreva
via dal suo corpo.
Per
la prima volta si sentì felice.
E vide due ombre che gli tendevano le mani, che lo aspettavano, lo chiamavano.
Quanto tempo lo avevano atteso, quanto avevano cercato di raggiungerlo, parlandogli dolcemente attraverso i sogni.
Adesso sarebbe tornato da loro.
Non sarebbe mai più stato solo.
E aprì
gli occhi di colpo, fissando il foglietto sul pavimento senza vederlo
più.
*****************************************
Ore
10:15, Tenuta Uchiha
Il
maestro Kakashi fissava il corpo del giovane Uchiha, senza rendersi
conto di
cosa fosse successo veramente. Al suo fianco Sakura era crollata a
terra, in
preda alle lacrime e ai singhiozzi.
Si
erano preoccupati perché non lo avevano visto
all’allenamento e, dopo averlo
aspettato per un’ora, erano andati a cercarlo a casa. La
porta era chiusa a
chiave dall’interno, ma una finestra sul retro era rimasta
aperta e i due si
erano addentrati nella Tenuta Uchiha finché non avevano
fatto quella terribile
scoperta.
La
sua pelle era ancora calda...quindi erano passate poche ore da quando
il
ragazzo aveva compiuto il terribile e disperato gesto.
Ma
perché? Continuava a ripetersi Kakashi. PERCHÉ?
Ad
un tratto scorse sul pavimento un foglietto bianco. Incuriosito, lo
raccolse
mentre Sakura continuava a singhiozzare, paralizzata a terra.
Sopra
c’erano poche parole, scritte con una calligrafia malferma e
a Kakashi gelò il
sangue mentre le leggeva. E capì il motivo di quella pazzia.
“A
volte la vita non vale la pena di essere vissuta”
Ecco un’altra angst in stile Perdonami... sembra che io non sia contenta se alla fine delle storie non muore qualcuno ^^
Il titolo necessita sicuramente di una spiegazione (ma perchè continuo a fare riferimenti che SOLO io capisco? -.-") beh, ho usato l'esperessione "per sempre" in senso ironico, visto che è ripertuta spesso nei dialoghi di Naruto e Sauke...l'avevate già capito? Ah, bene! Allora non sono così incomprensibile ^^"
Vebbè!
Spero che la mia fic vi sia piaciuta.
Recensite numerosi!
Checchan