Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Cecia chan    25/06/2008    3 recensioni
Che cosa faresti se, dopo aver sopportato rancore, dolore e il peso di una vendetta, finalmente trovassi l'amore...un amore che ti sostiene e ti alleggerisce da tutte le tue ansie? E come reagiresti se questo amore finisse? Se ti ritrovassi improvvisamente di nuovo nella tua angosciante solitudine, senza la speranza di un aiuto, mentre i fantasmi del tuo passato ti tormentano? Avrai il coraggio di andare avanti, Sasuke?
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Sas’ke? Devo parlarti.”

Sasuke Uchiha fissò stupito lo sguardo del compagno. Non era certo il momento più adatto per parlare: erano nel bel mezzo di una difficile missione e dovevano attraversare i boschi limitrofi a Konoha senza dare nell’occhio. Le spie del villaggio del Suono potevano apparire in qualsiasi momento e non erano preparati a sostenere un loro attacco. Non potevano certo mettersi a chiacchierare come delle comari!

“Non mi pare il momento, Naruto.”

“Ma è importante! E se dovessimo rimanerci secchi tu non lo saprai mai!”

“Tsk! Siamo sopravvissuti fino ad ora, come possiamo morire in una semplice missione di spionaggio? Senti, me lo dirai con calma quando torneremo al villaggio, va bene?”

Naruto lo guardò con rassegnazione. Poi mugolò un “va bene” non molto convinto.

Sasuke rimase un attimo perplesso: era strano che il futuro Hokage si lasciasse distrarre durante una missione...doveva trattarsi di una questione veramente importante! Per un attimo la scintilla della curiosità divampò nella mente dell’Uchiha, ma poi lasciò perdere. Non era il momento di pensare. Doveva solo agire.

Si voltò e vide che Naruto lo fissava con i suoi penetranti occhi azzurri.

“Che c’è ancora?” chiese imbarazzato.

“Domani, al campo pratica alle sei, ok?” il suo sguardo era deciso.

“O- ok...”

Sei veramente strano oggi, Naruto...

***********************

Ore 17:30, Porte di Konoha

 
“Eccoci a  casa!” Sakura avanzò trotterellando per le strade di Konoha; la missione aveva avuto successo e il team 7 non aveva riportato alcun danno.

Kakashi alzò per un attimo lo sguardo dal libro.

“Molto bene, ragazzi. Io vado dall’Hokage, voi fate pure quel che vi pare...ci vediamo domani per l’allenamento.”

“Sas’ke-kun, Naruto...perché non andiamo a festeggiare tutti assieme?”

“Mi dispiace, Sakura-chan, ma non posso.”

“Dai Naruto! Offro io!”

“No, davvero. Oggi non posso proprio.”

“Sei davvero strano, sai? In tutti questi anni non ti ho mai visto rifiutare una tazza di ramen...vabbè, sarà per un’altra volta. E tu Sas’ke-kun?”

“Beh...”

Sakura fece una smorfia di disapprovazione “Ho capito, non puoi neanche tu! Allora vado a cercare Ino!”

E se ne andò a passo di marcia. Sasuke la guardò allontanarsi per un po’, poi si voltò verso Naruto ma questi era già sparito.

Ma che hanno tutti, oggi?Beh, vorrà dire che lo andrò a cercare al campo pratica...

 

Naruto era seduto con la schiena appoggiata contro un tronco. Teneva gli occhi chiusi e le braccia incrociate.

Dannazione... la cosa si stava rivelando piuttosto difficile...

Strinse un pugno. Quella missione era troppo anche per lui. Una missione diversa dal solito, più facile sotto certi aspetti...ma dalla quale non sapeva ancora se ne sarebbe uscito vincitore.

Aprì gli occhi e guardò il cielo: c’era un’aria tersa e rilassante quel pomeriggio. Un sorriso amaro gli fiorì sulle labbra.

Questo cielo, quest’aria...sono le stesse di quel giorno, me lo ricordo bene. Come potrei scordarlo, Sas’ke-kun?

 

 

Qualche mese fa, Konoha.

 

“Ehi Sas’ke!”

Il giovane Uchiha si volta. Naruto, il ninja più chiassoso e impertinente del villaggio, avanza con passi malfermi verso di lui.

Naruto è una vero disastro: non sta mai stare zitto, non conosce il senso della misura e intontisce tutti con i suoi farfugliamenti sugli Hokage e sul credo di un ninja. Però oggi Sasuke è felice di vederlo.

“Oggi è l’anniversario della morte dei tuoi, eh Sas’ke?”

Delicato come un elefante.

“Sì, Naruto.”

Sasuke è inginocchiato davanti ad una lapide. Non ci sono fiori, né epigrafi... è solo una pietra bianca e liscia con incisi sopra i nomi e lo stemma del loro clan.

Il clan Uchiha. Sterminato da un membro della stessa famiglia.

Dal parricida Itachi...

“Sas’ke, non essere così scuro! Se tua madre ti vedesse così, sarebbe molto dispiaciuta!”

In altre occasioni Sasuke gli risponderebbe male, gli direbbe che non ha diritto di fare queste affermazioni perché lui non l’ha mai avuta una madre.

In altre occasioni lo farebbe soffrire, scaricando anche solo per un poco la sua pena su di lui, godendo dei suoi occhi che si inumidiscono e lo compiangono.

Oggi no.

“Naruto...”

Il ragazzo lo guarda con aria incuriosita.

“Sì, Sas’ke?”

Sasuke si alza in piedi. I loro visi sono vicini, vicinissimi. Possono vedere il proprio volto riflesso negli occhi dell’altro: un cielo azzurro e terso da una parte e un pozzo profondo dall’altra.

La notte e il giorno.

Lentamente, Sasuke prende la testa del biondo tra le mani e posa delicatamente le labbra sulle sue.

Naruto rimane stupito da quel contatto e all’inizio cerca di ritrarsi, spaventato dalla strana situazione che si è creata. Ma poi si abbandona tra le braccia dell’amico che ormai, lo capisce, non è più solo un amico.

“Sasuke...”

“Naruto, io ti amo”

Tre parole.

Le più belle che Naruto avesse mai sentito.

“Anche io ti amo, Sasuke”

 

 

 

“Resteremo sempre insieme,vero  Sas’ke?”

“Sì, Naruto...per sempre...”

“Ma per sempre sempre?”

“Sì, per sempre sempre.”

“Me lo prometti?”

Il giovane Uchiha gli scompigliò delicatamente i capelli.

“Te lo prometto”

 

Una lacrima scese dal volto di Naruto. Era tutto così bello...all’inizio. Quando erano ancora ingenui e innocenti; quando credevano che niente potesse infrangere  il loro amore, che loro fossero un solo individuo, due anime unite indissolubilmente per l’eternità...due fiamme dello stesso fuoco che ardevano di gioia, con quell’intensità degli adolescenti.

Però poi... del resto, tutti i sogni, per quanto belli, sono destinati a finire.

“Naruto!”

Sasuke era arrivato e guardava il compagno con aria interrogativa. Si sedette e gli cinse le braccia intorno al collo, baciandone la pelle morbida.

Naruto rabbrividì. Non gli rendeva certo le cose più semplici...

Si sottrasse all’abbraccio e fissò Sasuke con lo sguardo duro.

“Che succede, Naruto? È da ieri che sei strano...è successo qualcosa?”

“Sì.”

“Qual è il problema?”

Tu sei il problema”

Sasuke assunse un’espressione sconcertata. Non capiva di che cosa Naruto stesse parlando.

O forse non voleva capire. Il biondino prese fiato e iniziò a parlare, evitando accuratamente di guardare l’altro negli occhi.

“Io, io non ce la faccio più, Sas’ke! Tutti questi segreti, queste bugie...stiamo insieme da quasi un anno –un anno!- Sas’ke, e tu non mi hai ancora permesso di dirlo a nessuno!”

Dunque le cose stavano così. Naruto era sempre stato un’anima semplice e Sasuke aveva sempre saputo che prima o poi non avrebbe più resistito a reggere il peso di tutte quelle menzogne; lo sapeva, ma aveva sperato che questo momento arrivasse più tardi, quando avrebbero potuto scappare via dal villaggio e dai suoi pregiudizi e stare per sempre insieme. Proprio come gli aveva promesso.

“Naruto...”

“E poi non sopporto il tuo modo di fare possessivo: mi tratti sempre come se non fossi una persona autonoma, ma qualche tua assurda propaggine e perciò secondo te io dovrei fare sempre tutto ciò che vuoi! Tutte le volte che dico o faccio qualcosa che non è compreso nei tuoi piani, mi pianti il muso, mi umili e mi fai sentire un verme...poi cominci a ripetere di quanto tu abbia bisogno di me, che noi siamo due reietti dalla società e che per questo dobbiamo stare vicini perché nessun altro ci aiuterà! E io NON LO POSSO PIÙ SOPPORTARE!”

Nel pronunciare queste ultime parole Naruto era scoppiato in lacrime; Sasuke gli si era avvicinato ma era stato brutalmente respinto.

Vedendo il biondino che singhiozzava da solo, rifiutando ogni suo aiuto e consolazione, Sasuke capì che era davvero finita.

 

“Sas’ke!”

L’Uchiha si voltò e vide Naruto in piedi davanti alla porta, tremante.

Lacrime di rabbia gli rigavano le gote arrossate.

“Naruto, ma che è successo?”

“Ho fatto a botte con Neji.”

“Ma sei impazzito? Quello è il doppio di te! Se ti tira un cazzotto ti stende!”

Naruto scosse la testa.

“Dice che sono solo un rifiuto umano, che non  sono degno di essere chiamato ninja, che farei meglio ad morire al più presto con un po’ di dignità, prima di essere fatto fuori miseramente da un essere superiore. E tutto perché porto un mostro nel corpo.”

All’improvviso Sasuke capì perché Naruto fosse tanto furibondo.

Sentirsi dire quelle cose, dopo che aveva giurato di diventare Hokage per essere accettato da tutti,

era davvero umiliante.

“Non lasciare che uno come Neji ti abbatta così!”

“Ma il problema è che tutti la pensano come lui!”

Sasuke abbracciò il compagno.

“Non è vero Naruto, non tutti la pensano così. Io non ti ritengo un mostro. Lo so perché anche io sono così. Il mio destino è disegnato nel sangue:  devo uccidere mio fratello per vendicare la morte della mia famiglia e, se fosse necessario, non esiterei a dare la mia stessa vita per questo scopo. Per questo la gente mi odia e mi evita, così come rifuggono te. Noi siamo soli, Naruto. Siamo due reietti!

Tutti si fingeranno amici mentre in realtà vogliono solo farci del male. Nessuno ci aiuterà mai!

Perciò stiamo vicini e sosteniamoci a vicenda...se siamo insieme, le loro parole non ci sfioreranno nemmeno. Saremo forti, insieme.”

“S-sas’ke...”

“Io sarò sempre qui per te, Naruto. Tu ci sarai per me?”

“Sì, Sas’ke. Per sempre”

 

Eppure questa era la fine di tutto.

Naruto si asciugò le lacrime e la sua bocca si schiuse in un sorriso amaro.

“Addio, Sasuke...è stato bello finché è durato.”

Poi il suo viso si indurì. Si alzò lentamente e si incamminò verso il Villaggio della Foglia, senza dire una sola parola.

Sasuke osservò il suo profilo allontanarsi finché non fu altro che un puntolino nero all’orizzonte. A quel punto, strinse i pugni, con lo sguardo fisso a terra.

“Merda...”

Adesso era di nuovo solo.

Solo come quando era entrato in casa e aveva visto i cadaveri dei suoi genitori stesi a terra.

Solo come quando aveva scoperto che ad ucciderli era stato suo fratello.

Solo come quando aveva deciso che li avrebbe vendicati, costasse anche al sua vita.

Ma adesso, dopo aver finalmente ricordato la dolcezza di un abbraccio, il saper di  avere sempre qualcuno che lo aspettava a casa e su cui poter contare nei momenti più duri...adesso, dopo aver trovato e perso di nuovo l’amore, come sarebbe potuto andare avanti?

L’uccisione di suo fratello sembrava un proposito così vago e lontano...e Sasuke temeva che non gli sarebbe servita a riacquistare la serenità.

Cosa avrebbe fatto d’ora in poi? Per cosa sarebbe vissuto?

 

******************************

Ore 8:05, Periferia di Konoha

 

La mattina dopo Sasuke andò a casa di Naruto per convincerlo a farsi perdonare e per fargli capire tutto ciò che il giorno prima, per lo sgomento della notizia, non era riuscito a dirgli.

Picchiò più volte sulla porta di legno, ma nessuno venne ad aprirgli.

Merda, Naruto,  dove sei?

Alla fine si affacciò la vicina di casa, insospettita dal rumore. Con un’aria piuttosto contrariata squadrò il ragazzo.

“Il signor Uzumaki non c’è.”

“Dove è andato?”

“Ieri sera ha detto che sarebbe partito stamattina presto per un allenamento con Jiraiya”

“Partito? Ma quando torna?”

“Chi lo sa? Comunque ha detto che sarebbe stato via per parecchio tempo.”

“H-ha lasciato qualcosa per me?”

“No. È partito senza dire niente...stamattina non l’ho nemmeno sentito uscire.”

“Ah...capisco. Grazie comunque”

 

Sasuke si allontanò dalla casa come in trance.

E adesso? E adesso?

Era ovvio che Naruto era partito per non vederlo mai più, voleva tagliare per sempre i ponti con lui.

Per sempre.

L’unico che gli era sempre stato a fianco adesso se ne era andato per poterlo dimenticare.

Non era giusto...non era giusto.

Di colpo si ritrovò di fronte alla tenuta Uchiha.

Ma quando c’era arrivato? Aveva già camminato così tanto?

 

All’improvviso un lampo di lucidità sferzò le tenebre dell’apatia.

Adesso sapeva cosa avrebbe fatto

Camminando come un automa prese una corda ed entrò nel salotto

Quel salotto dove aveva trovato i due corpi esanimi di mamma e papà

E il volto privo di espressione di suo fratello

E le sue mani sporche di sangue

Si legò la corda al collo e respirò profondamente.

Non aveva paura, non c’era nulla di cui aver paura.

Ma si fermò un attimo.

Mancava ancora qualcosa.

 

E subito dopo si lasciò andare.

Dondolando dolcemente i piedi nell’aria, sentendo la vita che scorreva via dal suo corpo.

Per la prima volta si sentì felice.

E vide due ombre che gli tendevano le mani, che lo aspettavano, lo chiamavano.  

Quanto tempo lo avevano atteso,  quanto avevano cercato di raggiungerlo, parlandogli dolcemente attraverso i sogni.

Adesso sarebbe tornato da loro.

Non sarebbe mai più stato solo.

E aprì gli occhi di colpo, fissando il foglietto sul pavimento senza vederlo più.

 

*****************************************

 

Ore 10:15, Tenuta Uchiha

Il maestro Kakashi fissava il corpo del giovane Uchiha, senza rendersi conto di cosa fosse successo veramente. Al suo fianco Sakura era crollata a terra, in preda alle lacrime e ai singhiozzi.

Si erano preoccupati perché non lo avevano visto all’allenamento e, dopo averlo aspettato per un’ora, erano andati a cercarlo a casa. La porta era chiusa a chiave dall’interno, ma una finestra sul retro era rimasta aperta e i due si erano addentrati nella Tenuta Uchiha finché non avevano fatto quella terribile scoperta.

La sua pelle era ancora calda...quindi erano passate poche ore da quando il ragazzo aveva compiuto il terribile e disperato gesto.

Ma perché? Continuava a ripetersi Kakashi. PERCHÉ?

Ad un tratto scorse sul pavimento un foglietto bianco. Incuriosito, lo raccolse mentre Sakura continuava a singhiozzare, paralizzata a terra.

Sopra c’erano poche parole, scritte con una calligrafia malferma e a Kakashi gelò il sangue mentre le leggeva. E capì il motivo di quella pazzia.

 

“A volte la vita non vale la pena di essere vissuta”

 

 

 

Ecco un’altra angst in stile Perdonami... sembra che io non sia contenta se alla fine delle storie non muore qualcuno ^^  

Il titolo necessita sicuramente di una spiegazione (ma perchè continuo a fare riferimenti che SOLO io capisco? -.-") beh,   ho usato l'esperessione "per sempre" in  senso ironico, visto che è ripertuta spesso nei dialoghi di Naruto e Sauke...l'avevate già capito? Ah, bene! Allora non  sono così incomprensibile ^^"

Vebbè! Spero che la mia fic vi sia piaciuta. Recensite numerosi!

Checchan

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Cecia chan