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Autore: Gelidha Oleron    03/03/2014    4 recensioni
...quante ne avevo incontrate brave con la spada?
Potrei cominciare da Kuina per andare a finire a Tashigi, entrambe con una personalità interessante e senza paura... ma Ain...
Avevo notato in Ain qualcosa di totalmente diverso, un elemento che sfuggiva anche alle spadaccine migliori che avevo conosciuto fino ad allora: l'identificazione con il sacrificio.
Come se tutto ciò a cui dovesse arrivare fosse l'unica, fatale eliminazione di se stessa per il bene del suo capo, l'annullamento totale, l'offuscamento di eventuali alternative, l'immensa fiducia, il servilismo, la morte, la morte, la morte e ancora la morte. Tutto questo era scritto negli occhi di Ain. Occhi che solo chi conosce il complicato linguaggio delle spade ed è legato ai conseguenti valori e al dignitoso onore che ciò comporta, è in grado di decifrare...
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ain, Roronoa Zoro
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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*Gelidha Oleron fa capolino un po' imbarazzata*
Buongiorno, cari lettori! *ma l'imbarazzo non l'abbandona*
So che non pubblico su efp da molto tempo e la cosa mi rammarica. Vorrei poter dire che è soltanto perché non ho più tempo da dedicare alla scrittura a causa degli impegni dell'università, ma sarei un'ipocrita. Quindi vi dirò che è anche per motivi personali che non mi sembra il caso di rendere pubblici, ma sappiate che il mondo delle fan fictions mi manca da morire e spero, in futuro, di poter continuare a pubblicare storie su questo sito meraviglioso : )
Per il momento, non posso fare altro che ringraziarvi per le recensioni che continuo a ricevere nonostante sia passato molto tempo e per le richieste dei seguiti (che spero prima o poi di riuscire ad esaudire!).
Questa è soltanto una shot che avevo buttato giù dopo aver visto il film Z, ma non l'avevo più ripresa a causa dei motivi sopra citati. Ma, parlando con la mia amica Shane92, mi sono resa conto che si dovrebbe scrivere per ispirazione e non perché si ha "un po' di tempo libero", quindi oggi malgrado gli studi (!!!) ho deciso di assecondare la mia voglia di scrivere e mi sono messa a lavorarci.
Che dire, spero possa piacervi nonostante io sia un po' "fuori allenamento" e ringrazio in anticipo tutti coloro che vorranno lasciare una recensione! Ci risentiremo presto? Chissà!
 
 
"Sì, in me c'è qualcosa di invulnerabile e di non sotterrabile,
qualcosa che fa saltare le rocce: si chiama la mia volontà.
Silenziosa e immutata, procede negli anni.
Vuole andare per la sua strada con i miei piedi, la vecchia volontà;
ha il senno duro di cuore e invulnerabile."
 
(Così parlò Zarathustra - F. Nietzsche)


 
"...francamente, di donne testarde  e cocciute come muli, ne ho piene le palle" : questa una delle canoniche risposte con cui mi difendevo di solito con chi s'interessava alla mia vita privata e voleva estorcermi informazioni su una mia possibile relazione con le ragazze della ciurma, Nami o Nico Robin.
Innanzitutto, la curiosità in sé era a mio parere superflua e del tutto innappropriata, a maggior ragione se esposta con crescente insistenza o con, ancora peggio, beffarda malizia.
Guardacaso, chi ne faceva le spese era sempre il sottoscritto: il cuoco non vedeva l'ora di vantarsi delle sue imprese amorose (alcune delle quali, secondo me, completamente frutto della sua fervida e malata immaginazione); Rufy, Usopp e Chopper manco a dirlo, non erano loro l'oggetto dei pettegolezzi; mentre Franky e Brook se la ridevano oppure semplicemente ignoravano deliberatamente le insinuazioni.
Perché, diavolo, l'unico che le prendeva sul personale ero sempre e soltanto io? Nami e Robin, dal canto loro, non vedevano l'ora di scambiarsi sorrisetti divertiti e prendermi in giro a causa del mio rossore, come se la cosa non mi mandasse in bestia già di per sé.
"Non c'è nulla di male ad ammettere una propria debolezza", mi dicevano alle volte, "Soprattutto se si è costantemente in presenza di donne tanto belle!" e qui Nami si passava sempre una mano tra i folti capelli rossi "Un complimento o un'attenzione particolare ogni tanto non stonerebbero!"
"Che standard hai, tu, spadaccino?" s'interessò una volta anche Nico Robin, forse con le intenzioni più nobili del mondo, ma in qualunque caso estremamente fastidiose per me.
Ero solito sbuffare e girare al largo, oppure semplicemente mi costringevo all'indifferenza più totale, magari fingendo di addormentarmi. O addormentandomi sul serio, insomma.
Ma
quella ragazza...
Quella ragazza non mi dava pace dal momento in cui il ferro della mia spada aveva incrociato quello della sua, anche con gli occhi chiusi non riuscivo proprio a scacciare dalla mente la sua immagine di qualche giorno prima: aveva detto di chiamarsi Ain, discepola oserei dire fin troppo obbediente del Maestro Z, ferma e convinta nei suoi principi (palesemente sbagliati, ovviamente), testarda e ostinata come tutte le donne, sì, ma c'era qualcosa in lei... qualcosa che mi rendeva schiavo del suo pensiero almeno quanto lei dovesse essere schiava di Z.

Che cos'aveva più delle altre? Quella determinazione, quell'energia e quella sfrontatezza degne dei migliori samurai, la scintilla della morte e del sacrificio che, però, le brillavano negli occhi come, secondo lei, la più nobile e pura forma di devozione; e avrebbe dovuto capire che si trattava soltanto di uno sporco gioco, come poteva una persona dal coraggio simile abbassarsi ad un'esistenza di sottomissione totale? Era davvero pronta a distruggere la propria vita per l'obiettivo di qualcun altro?
E quel maledetto fuoco che emanava il suo sguardo e che a me pareva indomabile, allora, di che natura era?

Non c'era assolutamente niente che mi legava a quella donna se non la destrezza in combattimento, eppure non riuscivo proprio a togliermela dalla testa: quante ne avevo incontrate brave con la spada?
Potrei cominciare da Kuina per andare a finire a Tashigi, entrambe con una personalità interessante e senza paura... ma
Ain...
Avevo notato in Ain qualcosa di totalmente diverso, un elemento che sfuggiva anche alle spadaccine migliori che avevo conosciuto fino ad allora:
l'identificazione con il sacrificio.
Come se tutto ciò a cui dovesse arrivare fosse l'unica, fatale eliminazione di se stessa per il bene del suo capo, l'annullamento totale, l'offuscamento di eventuali alternative, l'immensa fiducia, il servilismo, la morte, la morte, la morte e ancora la morte. Tutto questo era scritto negli occhi di Ain. Occhi che solo chi conosce il complicato linguaggio delle spade ed è legato ai conseguenti valori e al dignitoso onore che ciò comporta, è in grado di decifrare...




Quando il secondo endpoint fu distrutto, noi Mugiwara eravamo lì: Rufy aveva deciso di andare di persona a riprendersi il capello rubatogli da Z che, come quest'ultimo ci aveva già anticipato con disprezzo, sarebbe dovuto bruciare come le nuove generazioni di pirati. Pirati che Zephyr odiava, individui alla ricerca di sogni che il vecchio marine voleva distruggere con le sue stesse mani, persone malvagie, crudeli, spietate, che non si sarebbero fatte scrupoli a creare scompiglio e gettare il Nuovo Mondo nel caos.

Ma non era forse la Neo Marina un pericolo ancor più minaccioso dei pirati stessi? Ladri di sogni, distruttori di imbarcazioni e di felici ciurme alla ricerca dei loro obiettivi: prendere la propria vendetta forzatamente contro la stessa vita, avercela con essa perché si era dimostrata, in fin dei conti, deludente e disperata.
E cos'altro dovrebbe essere, se non tortuoso percorso alla scoperta di noi stessi? Cos'altro ci dovrebbe offrire, se non complicazioni e sciagure su cui riflettere?
La vita, lei questo, Maestro Z, non l'ha capito, la vita non è altro che un continuo metterci alla prova: siamo figli di ciò che soffriamo e diventiamo quello che siamo grazie al modo in cui ci rialziamo.

Ma probabilmente il vecchio aveva già perduto il senno da un po', come riuscire a fargli capire che il suo piano era totalmente e assurdamente folle?
Ain aveva i poteri del frutto Modo-Modo: aveva fatto regredire Nami, Chopper, Nico Robin e Brook di dodici anni; questo il secondo motivo per cui avevamo deciso di affrontare la Neo Marina.
"Ora basta! Ma nel momento in cui ci ricontreremo, sappi che ti ucciderò!" mi aveva congedato con quest'astiosa promessa di morte, dopo che avevamo combattuto a lungo e avevo avuto modo di verificare sin dal principio le sue capacità.
Ma l'eruzione stava prendendo atto e, in men che non si dica, fummo costretti ad abbandonare l'isola, la quale fu inondata dalla lava e dalla cenere subito dopo.
Maledissi quel vulcano che ci aveva interrotti e scappai assieme agli altri "Non c'è tempo da perdere!" urlavano tutti, correvano, cercavano un'ancora di salvezza nel fuoco della morte.
La ciurma fu presto al sicuro e ci allontanammo dal pericolo, sospirando. Ma l'aver scampato la morte era una cosa che quasi non m'impressionava più, ormai: l'unica cosa che c'era, a martellarmi i pensieri in modo incredibilmente insistente, era la fisionomia di quella ragazza.
Non riuscii a togliermela dalla testa durante tutta la serata, e di notte non feci certo sogni tranquilli...
 
 
 
...cammino, cammino nella neve, senza meta, solo con un dannato bisogno di riposo, cammino quasi senza più forze tra le montagne, questo freddo brucia sulla pelle come aghi molto appuntiti, vorrei potermi stendere sul manto bianco e giacere lì addormentato, ma so che devo andare avanti, proseguire a tutti i costi.
Una luce da lontano preannuncia una speranza, allora mi avvicino ansante, comincio a correre, non vedo l'ora di potermi riscaldare.
Ma tutto ciò che si apre di fronte alla mia vista, rischiarato dall'ombra nevosa che mano a mano si disperde nell'aria, è il suo volto... silenzio.
Silenzio oltre il vento. Silenzio tra i nostri sguardi.
Ain si alza dalla sua postazione sulle rocce e si ferma a guardarmi "Spadaccino" comincia ad avvicinarsi "Comincia una guerra, dobbiamo essere pronti"
Incapace di proferir parola, vorrei soltanto dirle che avrei bisogno di una bevanda calda, ma lei sembra non soffrire il freddo quanto lo soffro io, per cui si limita a posarmi una mano calda sulla guancia gelata.
Occhi negli occhi. Scotta come se l'avesse immersa nelle fiamme.
"Chi sei tu?" le chiedo allora, mentre mi accorgo che tutto il suo corpo emana calore, è quasi incandescente, come se stesse per esplodere.
"Un'ombra della mia volontà" risponde lei tristemente "Ma ormai non c'è più alcuna speranza di riacquistarla"
Segue un attimo di ghiacciato silenzio. Ancora. Ancora.
"Non sono d'accordo" dissento dopo un momento in cui il vento aveva frustato le parole rimaste in gola.
Gli occhi scuri della ragazza si sgranano e sono inondati dalle lacrime, getta le armi, seppellite nella neve, e comincia a bruciarmi la pelle come solo lei, a quanto pare, riesce a fare...
E brucia, brucia, brucia questo fuoco sui miei muscoli infreddoliti come fosse una cascata di dolore, brucia il fuoco della sottomissione, bruciano le membra che hanno dimenticato il loro volere, bruciano gli occhi di chi non vuole sapere, brucia questa debole volontà che ha solo bisogno di essere risvegliata...
 
 
 
Mi svegliai di soprassalto, agitato, sudato, passandomi le mani tra i capelli.
Cristo Santo... la personalità di Ain doveva essere davvero forte, per entrare così prepotentemente nella mia testa e nei miei sogni. Sospirai, una volta che si fu calmato l'affanno.
Passai la mano destra sul mio torace, sui punti che nel sogno erano stati bruciati da lei: persino la lunga ferita trasversale infertami da Mihawk per un attimo mi parve scintillare tra le fiamme.
Non sarà, inconsciamente, proprio il sacrificio che ci rende così simili? Tu, creatura nella neve, cosa ne sai del mio passato, come potresti immaginare ciò che sono stato disposto a fare per il mio capitano e i miei compagni?
Forse è proprio nella sofferenza che troviamo il modo migliore per esser loro riconoscenti, straziandoci nel dolore crediamo di diminuire il loro... ma credimi, piccola spadaccina, non è affatto così.
Feci scorrere la mano nei pantaloni e vi trovai fuoco anche lì, allora presi a toccarmi, sempre più velocemente, per domare quel desiderio, per cercare di assecondare quella strana attrazione che sentivo nei confronti di Ain.
Sospirai, sospirai piacevolmente crogiolandomi nelle immagini del sogno precedente, cazzo, in quel momento avrei davvero voluto insegnarle a bruciarmi addosso...
 
 
 

Fu al terzo endpoint che accadde: mentre Rufy e gli altri proseguivano per cercare Z, io mi mossi verso il fuoco e lì vi trovai lei.
"Non ti lascerò avvicinare al Maestro!" mi accolse minacciosa questa volta, come se già mi stesse aspettando da un pezzo "Sarò io a fermarti!"
"Proprio quello che speravo" non potei evitare di sghignazzare: ah, le donne e la loro testardaggine!
La sua immagine inerme di fronte a me, nella neve, tornò a farmi visita, maledizione...
"Nulla contro di te, ma devo farlo affinché i miei amici tornino come prima" mi legai la benda attorno al capo e leccai la lama metallica della mia spada "Non mi tratterrò di certo" le promisi, cercando di soffocare i miei appettiti ma provando, allo stesso tempo, sottilmente a provocarla.

Qualcosa attraversò il suo sguardo, un lampo fulmineo, una saetta appena percettibile, un alito di vento che mosse la sua lunga chioma blu e fece ondeggiare i leggeri vestiti con cui era coperta.
Piccola spadaccina inesperta, credi davvero che io non sappia come tagliarti l'anima in due? Potrei ridurla a pezzi, se solo lo volessi, potrei finirti qui ed ora, senza nemmeno darti il tempo di realizzare l'accaduto.

Indugiai con la lingua sulla spada, nel guardarla... in quel momento mi resi conto che le avrei volentieri tagliato gli abiti per scoprirle quel corpo che voleva portare allo stremo, ma che in verità aveva solo bisogno di rilassarsi, magari cedendo alle lusinghe della seduzione.
"Anche se fosse, credo di non potercela fare" interruppe improvvisamente i miei pensieri, una nota di amarezza nella sua voce tentennante, ma forzatamente sicura "Ma almeno guadagneremo tempo"
Cristo Santo, chi le aveva riempito la testa di tutte quelle strane fandonie? Sapeva a cosa stava andando incontro?
"Sono pronta a dare la vita per gli ideali del Maestro Z" disse velocemente ma con intensità, come a rispondere ai miei muti interrogativi "...quindi, non trattenerti!"
"Per gli ideali del tuo maestro, eh?" non riuscii a non apparire sarcastico "Vuoi davvero buttare via la tua vita per lui?" le mie parole mi parvero talmente assurde nel momento in cui le pronunciai, che involontariamente sgranai gli occhi.
Ma non ci misi molto a tornare scontroso "Tuttavia, sento un po' di esitazione nella tua spada" sorrisi, malizioso.

"Non sono senza scrupoli come te, sporco pirata!" ribatté Ain a tono, saltando dal ramo su cui era posata e cominciando a far regredire la lava rappressa per cercare d'intralciarmi.
Ain pareva insicura, ansiosa, come se fosse preoccupata per qualcosa non presente nel momento dello scontro: che stesse pensando a Z? Era prigioniera del suo capo oppure era innamorata di lui?
"Il tuo capo vuole distruggere il mondo perché il mondo ha distrutto lui?" la buttai allora lì, mentre ancora sfuggiva ai miei colpi.
"Come osi parlare di lui in questo modo?" s'inorgoglì, ma smise di fuggire "Cosa ne sai tu delle sofferenze che ha patito quest'uomo, delle sue ambizioni, dei suoi sentimenti... del naufragio..."
Mi fermai anch'io "Capisco. Quindi la soluzione migliore per una vita deludente è renderla deludente anche gli altri?"
Ain abbassò lo sguardo e strinse i pugni, ma non disse una parola.
Era corrucciata e chiusa a guscio nel suo mondo, lì, lontano anni luce dal presente, proiettata con troppa velocità nel futuro, un futuro che non le apparteneva: era pedina nella folle visione dell'uomo che chiamava Maestro e che si ostinava a rispettare con tanta fermezza, era parte integrante dei suoi piani, diventata un tutt'uno con i suoi ideali.
Decisi di rinfoderare le spade "Dimmi, Ain" e quando pronunciai il suo nome m'inchiodò con lo sguardo, come se volesse dirmi
"Ripetilo, ripetilo ancora, ricordami chi sono, ho perso me stessa da troppo tempo, ormai..."
"Dimmi, Ain" ripetei con più calma e meno sfrontatezza "Che cosa prova il tuo capo a spezzare i sogni delle persone? Che cosa provi
tu?"
La ragazza indietreggiò e si avvolse le braccia attorno al corpo, come se l'avessi smascherata, come se l'avessi denudata dalla sua essenza che, in verità, non era sua.
Tutta quella storia cominciava a darmi sui nervi, almeno quanto il suo corpo mi faceva girare la testa; la verità era che la volevo, la volevo in quel preciso istante, sulle rocce vulcaniche.

Ti spoglio per vedere se anche tu sei fatta di carne, ti possiedo e ti sento gemere perché voglio liberarti, Ain, non oppormi resistenza e lasciati toccare: devi riappropriarti di te stessa, riconoscere chi sei, acquistare consapevolezza.
"Roronoa Zoro..." sospirò con le lacrime agli occhi mentre si avvinghiava a me e cercava di spogliarmi anche lei, la mia volontà intrisa anche nel suo pianto, aveva intenzione di ritrovarsi sessualmente proprio come avevo ipotizzato io, in quel momento e senza troppi giri di parole.
Ed era esile il suo corpo nudo tra le mie braccia possenti, potenti i nostri orgasmi nel fuoco del vulcano, bruciava come lava la sua anima che tornava a prendere forma, si modellava con la mia e le faceva provare cose che, probabilmente, aveva dimenticato da un pezzo: la vacuità che aveva avvolto la sua individualità, quella stavamo distruggendo assieme.
"Liberati, Ain" le sussurrai all'orecchio "Puoi venire via con noi, se vuoi, ma non tornare da lui" le proposi.
Non ci fu risposta, solo espressioni di sofferenza, di qualcuno che lotta contro se stesso e i demoni nei suoi pensieri, era in conflitto, non aveva ancora tutto il coraggio necessario per staccarsi definitivamente.
Salvati, piccola spadaccina... salvati finché sei in tempo, non sai a cosa stai andando incontro...
Un'esplosione sull'isola e nella sua testa, un boato nel vulcano e nella sua anima, ma tutt'a un tratto, un grido "Maestro!", gridava in preda alla disperazione "Maestro!" urlava, distruggendo il suo passato, scoppiava la prigione di ghiaccio dentro cui era stata rinchiusa per troppo tempo e la vita le faceva male.
"Maestro..." ripeté tra le lacrime, poi mi guardò "Lasciami andare da lui, ti prego" mi supplicò "Sta morendo, ha bisogno di me"
"Tu hai bisogno di te, Ain" le feci notare con sguardo serio, ma non mi ascoltò e si rivestì in fretta e furia per correre dal suo adorato capo.
Avete buttato le chiavi della sua prigione da troppo tempo, ormai, le hai smarrito se stessa: come potrà mai ritrovarsi senza correre il rischio di ricadere nella sua maledizione?
"Ain!" provai a fermarla, ma puntò la spada contro questo spadaccino disarmato "Non ti avvicinare! Tra noi non è successo niente!" ringhiò, cercando di tornare in quella che credeva di essere, correndo, io correndo dietro lei, e trovando Z rinchiuso nel ghiaccio da Aokiji.
"Maestro, no!" s'inginocchiò davanti alla sua prigione e batté i pugni contro essa, voleva liberare lui, ma voleva tornare in cella lei.
E tutti noi assistemmo al declino di Zephyr, alla sua sconfitta, alla sua morte, li lasciammo lì nel fuoco e ci allontanammo anche questa volta. Ero assorto, confuso, la rabbia di non essere riuscito a salvarla mi attanagliava il cuore, ma perché diavolo m'importava così tanto di quella ragazza?
 
 
 
Mi sforzai di non pensarci più, ma quella notte tornò a farmi visita nel sonno...
...c'era il fuoco stavolta, fiamme dappertutto, devastazione, tragedia, ma lei era lì, bianca e immobile; il sudore colava dalla mia fronte e m'imperlava il volto, ma lei era fatta di ghiaccio.
Come una visione onirica, mi venne incontro, inespressiva "Roronoa Zoro..." mi chiamò, avvicinandosi sempre più e posandomi una mano gelata sul volto, raffreddando il calore e fermando i miei battiti.
Silenzio. Occhi negli occhi. Ancora una volta.
"...ti ringrazio"
E, come se non fosse altro che vento, l'immagine evaporò, sparì, si disintegrò. ©
 
 
 
 
 
 
 
 
"L'oceano vede l'inizio del mondo,
e l'oceano conosce la fine del mondo.
Per questo ci chiama verso la strada che dobbiamo prendere,
per questo ci conduce verso un mondo giusto.
Sviluppando il dolore e la sofferenza,
amabilmente ci coinvolge.
Anche se io dovessi scomparire, l'onnisciente oceano guiderebbe il mio cammino.
Non devo aver paura, perché tu sei qui,
non devo essere timido, perché i miei compagni mi aspettano.
Dobbiamo continuare ad avanzare verso l'orizzonte azzurro"
 
(One Piece, Z)



 
Eccoci arrivati alle note finali Emoji
Dunque, innanzitutto perché "Silenzio oltre il vento": ammetto che mi sono trovata in seria difficoltà col titolo, non volevo sceglierne uno banale, poi rileggendo la shot mi sono convinta che questo tra i candidati fosse il migliore: entrambi i sogni di Zoro sono scanditi dal silenzio ovattato, interrotto solo dalle parole dei protagonisti. Nel primo, però, c'è anche la presenza del vento che in un certo senso rende ancora più "assordante" il silenzio circostante.
Perché Friedrich Nietzsche: -perché lo adoro-, no perché quella frase mi sembrava emblematica per la shot e ci tenevo ad inserirla, anzi spero possiate prendere spunto da essa per riflettere su ciò che ci tenevo ad esprimere nel testo;
Perché Zoro x Ain: beh, in verità questo proprio non saprei dirlo... sono abituata a mettere insieme Zoro con Nami, mi piacerebbe vederlo con Tashigi (già, lo ammetto xD), però c'era qualcosa che accumunava il nostro spadaccino con la discepola di Z e m'interessava approfondire la questione. Inoltre, il film Z mi ha scombussolata non poco: incredibile come una persona che ha sofferto tanto nella sua vita come Zephyr decida di far soffrire anche gli altri, non trovate? Quindi diciamo che la sua visione "rancorosa" del mondo contrastava con la mia, ecco perché volevo esprimere il mio punto di vista -tramite Zoro, certo, ma sono sicura che lui sarebbe d'accordo con me ; ) -
Perché la canzone della Marina alla fine: perché è la canzone che tiene assieme tutto il film, ha delle parole molto belle e mi piaceva concludere con esse.
Credo di aver detto tutto... spero vi sia piaciuta, anche se non scrivo da molto tempo <.<
Se avete delle domande, sarò felice di rispondere! Grazie a tutti coloro che recensiranno!
 
 
 
 
 
 
  
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