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Autore: Flame Ettard    03/03/2014    1 recensioni
[Contesto: Fire Emblem Path of Radiance/Radiant Dawn]
Una raccolta di one-shot sulle vite dei Marchiati, coloro che a nessun luogo e a nessuno appartengono, coloro che sono stati maledetti dalla dea.
[Spoiler sul finale di Radiant Dawn e sulla conversazione del supporto A di Ike e Soren]
Genere: Angst, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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-Vedo un raccolto prospero, signore.- proferì Micaiah, lentamente.
Teneva gli occhi chiusi, e, tra le sue mani guantate, quelle di un grassoccio contadino.
-Ma sarà meglio che per quest’anno teniate a riposo il campo dedicato alla semina dei legumi, per un raccolto ottimale.- concluse, lasciando scivolare via la mano dell’uomo.
-Grazie, signorina! Spero che le tue previsioni si avverino come dicono sempre quelli del villaggio.-
-Al vostro servizio, signore.- rispose solo, con un lieve sorriso, mentre l’uomo poggiava su un tavolo improvvisato degli spiccioli.
L’uomo si allontanò da quella che era sempre stata una sottospecie di bancarella all’aperto, che si spostava di volta in volta.
Era strana, per essere una bancarella: si posizionava sempre in luoghi appartati, in cui pochi potessero notarla, e mai in luoghi più frequentati, come era giusto che facessero le altre bancarelle, per essere notate dalla gente.
Si erano sparse vari pettegolezzi sul perché, ma nessuno alla fine era riuscito a trovare un motivo plausibile.
Micaiah voleva solo rimanere abbastanza inosservata. I soldi delle sue predizioni, tutte vere, ovviamente, le servivano solo per sopravvivere e nient’altro, riceveva una miseria.
Non aveva comunque intenzione di esporsi più di così: sebbene uscire allo scoperto le avrebbe potuto fruttare di più, sarebbe stato un problema per quella che era la sua natura, non si sarebbe potuta trattenere più di tanto lì, e le voci si sarebbero sparse, e a quel punto anche scappare in un’altra nazione sarebbe stato un problema, se le voci fossero arrivate fin lì.
Micaiah guardò davanti a sé, verso uno scatolone umidiccio, bagnato dalla pioggia.
-…Ehy? Vuoi uscire da lì? Sono giorni che sei lì a fissarmi.-
Nulla rispose. Solo un fruscio proveniente da dietro allo scatolone.
-Non devi aver paura. Non ho intenzione di farti del male.-
-...-
Un bambino, di più o meno 5 o 6 anni uscì lentamente da dietro al grande scatolo, piazzandosi di fronte alla ragazza dai capelli argentati.
Aveva i capelli verdi ed una grande sciarpa bianca, che gli avvolgeva il collo, e due grandi occhi gialli che ti fissavano, perforandoti l’anima.
Micaiah rabbrividì, proprio a causa del suo sguardo.
Era sporco, e pareva non mangiare da un po’. Probabilmente andava avanti rubando una pagnotta di tanto in tanto dal mercato del paese.
La ragazza uscì da dietro al bancone, piazzandosi davanti a lui, continuando a sorridere.
-Ce l’hai un nome, piccolo?-
-Sothe.- proferì il bambino, con un tono di voce abbastanza basso.
-I tuoi genitori non saranno in pensiero? Ti sei perso?-
Sothe scosse la testa. – Non ce l’ho una mamma.-
-E un papà?-
Il ragazzo scosse nuovamente la testa.
-Capisco… sei solo al mondo anche tu. Come me. -
Annuì, senza toglierle quel suo sguardo penetrante di dosso.
Quello che successe dopo fu più difficile da spiegare, invece.
Micaiah non seppe determinare quanto tempo stessero a fissarsi senza dir nulla, e non per imbarazzo.
Seppe solo che ad un certo punto la sua mano si allungò verso di lui quasi come se fosse una cosa naturale, e lui la afferrò.
Non si lasciarono più. Percorsero tutto il continente, insieme. E dove andava Micaiah, andava Sothe.
…Sei nata dannata e non c’è scusa che tenga, non appartieni a nessun luogo
“Il mio peccato è la mia nascita”
Hai detto bene, e sarai sempre sola
Non appartieni a nessuna nazione, a nessun uomo
Allora perché hai cercato un legame da stringere?

-…-
Micaiah fissò più e più volte Sothe, ormai dodicenne, addormentato nella loro solita tenda improvvisata.
Controllo di nuovo. Provviste, bevande, una parte dei loro soldi… Ce l’avrebbe fatta. Sarebbe sopravvissuto di certo. Era un ragazzo forte.
Eppure, le calde lacrime di Micaiah cominciarono a bagnarle il volto.
-Scusami, Sothe.- Sussurrò baciando la fronte del ragazzo, stando attenta a non svegliarlo.
-Non posso. Non posso trascinarti oltre nella mia maledizione. Sei giovane. Puoi trovarti una casa, farti una famiglia, vivere felice e spensierato fino alla fin dei tuoi giorni, appartenere ad un luogo… innamorarti. Tu sei libero, a differenza mia.-
Si asciugò le lacrime di fretta, e si coprì con un mantello dotato di cappuccio, correndo via fuori dalla capanna, con solo un sacchetto di monete attaccato al cinto.


E mentre una ragazza dai capelli argentati veniva portata via da una barca, fissando l’orizzonte e la terra che aveva lasciato, dirigendosi verso un paese dove la guerra stava per fiorire, facendo finta di non sentire i pettegolezzi del resto dell’equipaggio che la fissava sospettoso; un ragazzino dai capelli verdi e il perforante sguardo ambrato si svegliò nella notte, piangendo e urlando, e chiamandola, anche se lei era ormai troppo lontana per sentirlo…


 
   
 
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