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Autore: mery_mery    03/03/2014    2 recensioni
Cosa fanno Ron ed Hermione nei giorni precedenti all'arrivo di Harry alla Tana? Ambientata nell'estate dei Doni della Morte, prima che i membri dell'Ordine vadano a Privet Drive a prelevare Harry
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“Mi sei mancata.”
Il cuore le batté più forte. Non immagini quanto mi sei mancato tu, avrebbe voluto dirgli.
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Quando si ritrovò a terra, ridendo, si volto dall’altra parte, con la schiena per terra, ad osservare Ron da quella prospettiva. Lui le disse: “Che ci fai la sotto? Ora ti vengo a fare compagnia.” E si mise sul pavimento, con il viso rivolto verso di lei, le braccia incrociate sotto la testa e i suoi bellissimi occhi azzurri che scrutavano quelli castani di Hermione.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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nota dell'autore: Innzanzi tutto, grazie per aver aperto questa storia. Volevo specificare un paio di cose: la storia è ambientata prima dell'arrivo dell'Ordine a Privet drive. Poi, volevo dire che non leggo "I Doni della Morte" da un po', quindi mi scuso se ho tralasciato qualche dettaglio o se l'emozione che provano i personaggi è incoerente rispetto a quella narrata nel libro. Ho cercato di farla il più coerente possibile al libro, spero vi piaccia. Se non è così, mi dispiace di avervi fatto sprecare il vostro tempo. Grazie a tutti quelli che (se) recensiranno. Enjoy
 

PERGAMENA NUOVA ED ERBA APPENA TAGLIATA

Hermione era seduta su uno scomodo sedile del bus. Stringeva tra le mani un libro che si era portata da casa sua, e sentiva contro il petto la bacchetta che aveva infilato tra la giacca di felpa e la camicia. Aveva trattenuto stento le lacrime quando aveva detto all’autista che voleva andare a Londra, e gli dava i suoi pochi risparmi. Il primo posto che le era venuto in mente era stata naturalmente la Tana, dove andava tutte le estati poco prima dell’arrivo di Harry. Ma l’accompagnavano sempre i suoi genitori in macchina, e quindi ora non sapeva come arrivarci senza di loro. Così aveva deciso di andare a Londra, a Diagon Alley, dove avrebbe chiesto ai Weasley di venirla a prendere.
Aveva appena preso sonno quando il controllore, un ometto stempiato con due piccoli occhi grigi, aveva annunciato che erano arrivati. Hermione ripose con cura il libro dalla copertina sgualcita nello zaino che si era portata, ringraziò l’ometto e scese.
L’aria era fredda malgrado fossero a luglio e il vento le gelava le lacrime prima ancora che potessero uscire. Riconosceva quel posto. Era la strada che percorreva tutte le estati da quando aveva undici anni con i suoi genitori per entrare al Paiolo Magico. Era così strano percorrerla senza la mano di suo padre che stringeva la sua e senza la voce di sua madre che elencava ad alta voce le cose da comprare. “Un’uniforme nuova, perché quella vecchia si è sgualcita nella lavatrice; libri di testo; pergamene un po’ più resistenti; un po’ d’inchiostro colorato per stimolare la tua creatività; le mollette per capelli?! Tesoro, le vendono le mollette per capelli rosse e oro? Così si intonano alla cravatta! Oh, e dobbiamo vedere anche se troviamo un po’ di quell’unguento per i brufoli!” . Ma era diverso quella volta. Ora non stava andando a comprare le mollette per capelli intonate all’uniforme o l’inchiostro colorato, né il libro di Incantesimi. Il sole non risplendeva sui capelli color miele di suo padre, che la rassicurava con lo sguardo e sdrammatizzava sulla parlantina di sua madre. Tutto era cambiato.
 
“Miss Granger?” la voce della cameriera risuonò in tutta la stanza. Dalla finestra filtravano i raggi del sole, che illuminavano la scrivania a cui Hermione era seduta, occupatissima a contare i granelli di pulviscolo atmosferico che galleggiava allegramente davanti ai suoi occhi.
“Miss Granger, è sveglia?” chiamò di nuovo la cameriera, bussando alla porta. Hermione si alzò, sistemandosi la gonna di velluto. Sapeva perché la cameriera la stava chiamando. La sera prima, dopo essere arrivata al Paiolo Magico e aver affittato una stanza, aveva inviato un gufo ai Weasley, chiedendo loro di venirla a prendere. La risposta era giunta poche ore prima e diceva che il signor Weasley sarebbe andato a prenderla a mezzogiorno, dopo essere uscito da lavoro. Era stata accuratissima nel scegliere gli abiti, perché sperava che ci fosse Ron assieme a suo padre.
La cameriera, la stessa che la sera prima l’aveva accompagnata nella sua stanza preoccupandosi di portarle una zuppa calda vedendo il suo viso sconvolto, le disse che Arthur Weasley l’aspettava di sotto. Era evidente che fosse abbastanza dubbiosa, dicendo che un uomo dall’aspetto strampalato desiderava vedere una ragazzina di appena diciassette anni, giunta tutta sola di notte sull’orlo di una crisi depressiva. Ma Hermione rassicurò la donna dicendo che era un vecchio amico di famiglia a cui aveva chiesto di venirla a prendere, e subito la cameriera riassunse un aspetto sereno. Si offrì di rimettere in ordine la stanza mentre Hermione scendeva di sotto, ma in realtà non c’era niente da riordinare. Una tazza di tè vuota era posata sulla scrivania su cui Hermione aveva passato la giornata, le lenzuola erano appena sfatte e lo zaino pieno di roba era a terra ai piedi del letto, ma per il resto la stanza era identica a prima che Hermione ci passasse la notte.
Seduto al bancone c’era quello che ormai considerava un secondo padre, che chiacchierava allegramente con Tom, il locandiere. Sorseggiava una tazza di burrobirra e sgranocchiava un toast al formaggio per stimolare l’appetito. Appena il signor Weasley  vide Hermione corse ad abbracciarla, facendo i soliti convenevoli. “Come stai? Che ci fai qui? Dormito bene?” .
Mezz’ora dopo uscivano dal Paiolo Magico, diretti alla Tana.
 
“Hermione!”
Ron le corse in contro, con un enorme sorriso stampato in faccia e le braccia aperte. Appena Hermione lo vide, tutte la tristezza l’abbandonò, ora esisteva solo Ron che attraversava di corsa il prato per andarla ad abbracciare. Lo zaino le cadde di mano appena prima che Ron la stringesse tra le sue braccia. Si era dimenticata di quanto fossero confortanti nei momenti difficili.
Stretta in quell’abbraccio poté sentire l’odore che più preferiva al mondo, lo stesso che aveva sentito nell’amortentia di Lumacorno l’anno precedente insieme a quello di pergamena e di erba appena tagliata. L’odore dei capelli di Ron. Arrossì al pensiero.
“Mi sei mancata.”
Il cuore le batté più forte. Non immagini quanto mi sei mancato tu, avrebbe voluto dirgli. Ma non ne ebbe il tempo, perché Ginny li aveva raggiunti e aspettava di riabbracciare l’amica. Sapeva benissimo quello che Hermione provava per suo fratello, eccome se lo sapeva, anche se lei non gliel’aveva mai detto. Ma proprio per questo non perdeva occasione di fare imbestialire Hermione facendo il terzo incomodo. Ron si staccò dall’abbraccio, e arrossendo si corresse. “Ci sei mancata.”
Hermione abbracciò Ginny . “Anche voi mi siete mancati tanto!” disse mentre gli altri Weasley li raggiungevano.
 
A pranzo Hermione sdrammatizzò sul fatto di non essere con i suoi genitori semplicemente perché erano andati a trovare sua nonna in Irlanda e che quindi non avevano potuto accompagnarla.
Dopo aver aiutato la signora Weasley a sparecchiare e a lavare i piatti, Hermione si avviò con Ron nella sua stanza. Ogni anno, prima dell’arrivo di Harry alla Tana, passavano intere giornate chiusi lì dentro a parlare, ma parlare come mai facevano per tutto il resto dell’anno. Non litigavano, si confidavano con quanta più libertà possibile, e alcune volte succedevano cose che facevano arrossire Hermione, e che non si sarebbe mai sognata di raccontare ad Harry.
Entrando in quella stanza riaffiorò nella sua mente il ricordo di quando l’anno prima era inciampata in una pantofola lasciata lì. Quando si ritrovò a terra, ridendo, si volto dall’altra parte, con la schiena per terra, ad osservare Ron da quella prospettiva. Lui le disse: “Che ci fai la sotto? Ora ti vengo a fare compagnia.” E si mise sul pavimento, con il viso rivolto verso di lei, le braccia incrociate sotto la testa e i suoi bellissimi occhi azzurri che scrutavano quelli castani di Hermione.
Persa in quel ricordo, Hermione non si accorse che Ron aveva iniziato a parlare.
“… Lei crede che non me ne accorgo, ma io la sento! Eccome, se la sento piangere come una bambina tutte le notti!” disse mentre toglieva dal letto il suo bucato e ci si sedeva sopra.
“Scusa, ma di chi staremmo parlando?!” gli rispose Hermione mentre si andava a sedere a gambe incrociate affianco a lui.
“Ma di Ginny ovviamente! Da quando Harry l’ha lasciata non fa che frignare.”
Hermione gli tirò un cuscino in faccia. “Ovvio! È innamorata di lui! Cosa vuoi che faccia?! Fare festa perché il ragazzo di cui è innamorata dal primo secondo in cui l’ha visto l’ha lasciata?”
Ron rimase zitto per un po’. “Bé, io non mi sono messo a piangere quando io e Lavanda ci siamo lasciati.”
“Non mi risulta che tu fossi innamorato di Lavanda.” Replicò Hermione con voce smorzata.
“Ma non puoi capire, tra me e lei c’era qualcosa di speciale, come …”
“ Senti, non mi va di parlare di te e Lavanda okay?!” scattò Hermione, alzandosi dal letto e dirigendosi verso l’uscita. Ron l’afferrò per la mano. “Scusa.” Sussurrò.
Hermione tirò sul col naso. Non le andava proprio di rimettersi a piangere, come la notte precedente.
“Piuttosto, non sapevo che tu avessi una nonna in Irlanda. Pensavo che i tuoi nonni fossero morti.”
Disse Ron, sempre tenendola per mano e riportandola sul letto.
“E infatti lo sono.” Ron la scrutò.
“Hermione” sussurrò accarezzandole una guancia rigata dalle lacrime. “Perché i tuoi genitori non sono qui?”
 
Quando Fleur andò a bussare alla porta della stanza di Ron per annunciare la cena, trovò lui ed Hermione addormentati sul letto.
“Fovza picioncini! La sena è pvonta!”
Ron spalancò gli occhi, ed accorgendosi di avere le braccia avvolte intorno ad Hermione arrossì violentemente.
“Forse il nostvo matrimonio non serà l’unico a esere shelebrato!” continuò Fleur ridacchiando.
“Matrimonio?! Ma noi siamo amici! Solo amici!” disse Ron in preda al panico mentre si infilava i calzini saltellando.
Hermione, che intanto si era svegliata, non poté fare a meno di rimanerci male. Nessuno sapeva meglio di lei che lei e Ron erano solo amici, ma sentirlo dire con così tanta insistenza da lui le faceva quell’effetto.
 
Il pomeriggio del giorno dopo, George propose di andare a fare il bagno in uno stagno non molto lontano dalla Tana.
Fred aveva sfidato Ron in una gara di corsa ad ostacoli e George si era offerto di fare l’arbitro sulla sua scopa, quindi Ginny ed Hermione erano rimaste sole a camminare verso lo stagno. Siccome nessuna delle due era fornita di un costume da bagno babbano, si erano arrangiate con una canottiera e un paio di pantaloncini.
Ginny non faceva che scherzare, raccontare barzellette e prendere in giro i suoi fratelli che si davano da fare per arrivare primi. Niente di strano, ma Hermione non poté fare a meno di ripensare alle parole di Ron la sera prima. “Io la sento! Eccome, se la sento piangere come una bambina tutte le notti! Da quando Harry l’ha lasciata non fa che frignare”
“Ginny?” disse a un tratto, mentre lei raccontava di quando una volta Fred fece diventare gli spaghetti al pomodoro serpenti di gomma.
“… Papà lo mise in punizione per… Si?”Ginny si voltò verso Hermione, come se la vedesse per la prima volta.
Hermione la guardò con occhi tristi. “Ginny … Come stai?”
Ginny apparve stupita. “Come sto?!”
“Sai, dopo la rottura con Harry con abbiamo avuto modo di parlare io e te. Quindi, sì, come stai?”
Ginny continuò a camminare a testa bassa, senza dire niente. “Hermione, Harry ha fatto una scelta e io la rispetto. Non può perdere tempo dietro alle ragazze se ha qualcosa di più importante da fare. Come salvare il mondo magico.”
Detto questo, Ginny si mise a correre gridando ai fratelli di aver barato.
 
“Ron! Per l’amor del cielo! Così ti farai male!”
Ron stava facendo a botte con Fred e George nell’acqua, mentre Hermione si asciugava i capelli con un panno. “Ron!”
“Hermione sta tranquilla, ho la situazione sotto control- Ahia!!!” Ecco appunto. Fred l’aveva colpito allo zigomo. Hermione rientrò di corsa in acqua.
“Ron! Cosa ti avevo detto?!” gli disse preoccupatissima.
“Ehi tranquilla! Non mi sono fatto niente.” Disse Ron portandosi le mani alla guancia. Fred e George scoppiarono a ridere. “Ron, non fare l’uomo. Sappiamo che stai frignando come una ragazzina! Ronnie!! Hahahahahahah!”
Hermione li fulminò con lo sguardo. “Vieni. Speriamo solo che non si gonfi.”
“Hermione, ho detto che non mi sono fatto niente.”
Una volta fuori dall’acqua, Fred e George avevano già rivolto la loro attenzione altrove.
Ron si sedette all’ombra di un albero, mentre Hermione, in ginocchio vicino a lui gli asciugava il viso e i capelli.
“Sei sicuro di non esserti fatto male?”
Ron si volto verso di lei. La osservò a lungo, mordicchiandosi il labbro. Una cosa che Hermione adorava. Però lei non riuscì a trattenere lo sguardo sulle sue labbra bagnate senza arrossire, così distolse subito gli occhi. Lui allungò una mano verso il suo viso, portandole una ciocca dietro l’orecchio.
“Sicuro.”
“Bene, allora ho qualcosa che ci farà passare un   po’ di tempo in modo istruttivo!” disse Hermione mentre frugava della borsa. Ron le rivolse uno sguardo interrogativo, e quando estrasse il libro Storia della Magia, volume 2, edizione rivisitata , rimase a bocca aperta.
Hermione aprì il libro. “Bene, parlami della Conferenza Internazionale dei Maghi del 1289.”
“Della cosa?! Hermione, queste cose le abbiamo fatte al secondo anno!”
“A maggior ragione dovresti saperlo! Solo perché stiamo andando a salvare il mondo magico non vuol dire che non dobbiamo essere acculturati! Ti vorrei ricordare che salteremo un intero anno! Ora dimmi cos’è la Conferenza Internazionale dei Maghi del 1289.”
Ron scoppiò a ridere. Aprì le braccia e Hermione si fece abbracciare senza farselo ripetere due volte.
“No, non lo so. Dimmelo tu.” Con le spalle avvolte dal forte braccio di Ron, Hermione iniziò a leggere il paragrafo riguardante la Conferenza Internazionale dei Maghi del 1289.
Circondata dagli odori che amava di più: pergamena, che le ricordava le biblioteche e lo studio; profumo di erba appena tagliata, quello che si respirava anche nel giardino di casa sua; e l’odore dei capelli di Ron, così vicini che avrebbe potuto contarli, e sicuramente rossi quanto le sue guance, in quel momento che avrebbe portato con se per tutta la vita. Sì, pergamena nuova, erba appena tagliata e capelli di Ron.


 
 
  
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