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Autore: Aisha96    03/03/2014    0 recensioni
«Io sono tua e tu sei mio, ricordi?»
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Esco da scuola alle 16:00, fuori ad aspettarmi c'è Harry.
Harry è il mio migliore amico, lo siamo diventati un paio di anni fa e da allora non ci siamo più mollati.
Lui mi ripete spesso che l'ho salvato, che sono la sua ancora di salvezza.
Harry ha vissuto momenti di grande conflitto interiore, era sempre da solo, non aveva amici, ma non perchè nessuno lo volesse, era lui che voleva stare a distanza dagli altri.
Dopo l'ennesima delusione, tra amicizie false e amore distrutto, lui si era chiuso in se stesso, non parlava più con nessuno, non usciva, se ne stava in casa da solo a studiare, a giocare con la playstation, ma sempre da solo.

Flashback
Esco dalla gelateria di fronte a casa mia e mentre giro l'angolo sbatto contro un ragazzo e il mio gelato gli finì sulla sua maglia blu.
«Oddio, scusami!» dico mentre cerco dei fazzoletti per pulirgli la maglietta
«Stai più attenta la prossima volta» mi risponde il ragazzo con tono duro
«Io davvero..non...non so cosa dirti...mi dispiace» ammetto amareggiata
Il ragazzo alza gli occhi, sono di un verde smeraldo, che ti intrappolano e non ti lasciano più andare.
Sto a fissare i suoi occhi forse per qualche secondo di troppo, ma non ho mai visto niente di più bello.
Il ragazzo mi fissa senza proferire parola, quando sono io a interrompere il silenzio
«Ti va di sederci su questa panchina? Così ti aiuto a pulire la maglia»
«No, io..me ne vado a casa subito. E comunque non ti preoccupare, non è successo niente» dice sbrigativo
«No invece! Ho fatto un casino e ora voglio riparare per quanto posso!» insisto io con la voce più ferma che posso
«No...davvero, io non..»
Ad un tratto ho capito che dietro a quei meravigliosi occhi verdi si nascondevano tante cose e mi sono resa conto che mi sarebbe piaciuto scoprirle.
Quel ragazzo aveva un non so cosa di strano, di particolare. E' come se volesse esplodere da un momento all'altro, ma non di rabbia.
Non aveva l'espressione da arrabbiato e un ragazzo normale di circa 18 anni -presumo- lo sarebbe sicuramente dopo avere del gelato di una sconosciuta sulla propria maglia.
Allora decido di fare un passo che non so a che conseguenze mi avrebbe portato, decido di prendergli la mano e di trascinarlo verso la panchina.
Al contatto delle nostre mani sento che si irrigidisce, i suoi occhi stanno ancora nei miei e diventano freddi come il ghiaccio, ma decido comunque di non mollare.
Una volta che sono riuscita nel mio intento, quello di farlo sedere sulla panchina, tiro fuori qualche fazzoletto e inizio a pulire il mio disastro.
Lui non parla, è lì, fisso e immobile davanti a me. Sembra quasi che anche il suo cuore sia di ghiaccio, sembra che non provi nessuna emozione. Nè rabbia, nè fastidio, nè curiosità..niente di niente.
Tento quindi di spezzare il silenzio, un'altra scelta che non so dove mi avrebbe portato
«Allora, ragazzo dagli occhi verdi, come ti chiami?» gli domando con un sorriso
«Nessuno mi aveva fatto questa domanda nell'ultimo anno.»
Questa risposta mi ha lasciato completamente spiazzata, non avevo mai conversato con qualcuno di così freddo prima d'ora. Ma la sua freddezza non era dovuta al fastidio di avere vicino una sconosciuta rompiballe, era dovuta a qualcos'altro, qualcosa che risale a tempo fa, qualcosa che lo ha segnato per sempre.
«Beh, ora ci sono io a chiedertelo» gli rispondo accennando un timido sorriso
Noto che nel momento in cui ho sorriso nel suo sguardo qualcosa è cambiato, è diventato da freddo come il ghiaccio a freddo come il mare.
«Io mi chiamo Harry»
Più che un ragazzo di 18 anni mi ha dato l'impressione di un bambino di prima elementare, che cerca di fare amicizia con i nuovi compagni di classe. Harry era intimorito, spaventato allo stesso modo.
«Piacere, Harry. Io mi chiamo Hope»
Non mi risponde, sta zitto e si limita a fissarmi quando mi porge una domanda
«Perchè stai qui con me?» per la prima volta noto un sentimento nei suoi occhi,  noto stupore.
«E perchè dovrei andarmene?» gi rispondo a tono. Lui è un ragazzo, da quel che ho capito, solo, che ha bisogno di affetto.
«Tutti se ne vanno quando entrano in contatto con me» eccola, la freddezza glaciale tornata nei suoi occhi
«Come vedi io sono qui» gli dico prendendogli le mani. Ora sono più sicura che mai che ciò di cui ha bisogno è affetto.
«Anche io ne ho bisogno...» Harry mi guarda senza capire
«Di affetto, intendo. Anche io ne ho bis...»
Si ferma qualche secondo per riflettere, quando mi interrompe non lasciandomi finire la frase
«E tu come fai a saperlo?» ora vedo la curiosità nei suoi occhi...sembra che sia un passo avanti
«Leggo i tuoi occhi. Sono chiari come il Sole per me» confesso
«Wow» ora di nuovo lo stupore.
«Senti, ti va di ricomprarci un gelato e di fare un giro insieme?» gli propongo io sperando che accetti. Se posso aiutarlo, lo voglio fare nel migliore dei modi. Voglio farlo sfogare, non voglio che si senta di nuovo solo.
«Certo, volentieri.» mi sorride per la prima volta, che sorriso mozzafiato...
Sorridendo ci alziamo e andiamo verso la gelateria.
Mentre camminiamo in un parco vicino alla gelateria chiacchieriamo, non si è ancora totalmente sbloccato, lo sento, ma rispetto all'inizio e considerando che lo conosco da circa un'ora e mezza abbiamo fatto grandi, grandissimi progressi.
Ci chiediamo le solite cose, che per me sono normali da chiedere quando si conosce una persona nuova, ma a quanto pare ai suoi occhi appaio come un alieno particolarmente socievole.
A un certo punto, mentre inizia a raccontarmi di lui, gli fisso la bocca, è terribilmente sexy.
Harry se ne accorge di quel che sto facendo, così si interrompe, mi fissa anche lui e mi domanda
«Che c'è Hope?» con un vago sorriso sul volto
«Oh..scusa non...non volevo» spero che non gli abbia dato fastidio, anche perchè significherebbe tornare al punto di partenza e perdere quindi tutti i nostri progressi.
«Tranquilla, non mi dà fastidio» ammette lui.
Ora sono io che lo guardo senza capire
«Inizio a conoscerti anche io, Hope. So che è presto, ma...spero di rivederti, di avere un'amica finalmente» confessa tenendo lo sguardo puntato sulle sue scarpe.
«Ehi, guardami» gli dico alzandogli il mento verso il mio viso
«Amici?» gli domando allungando il mignolo verso di lui.
Nei suoi occhi noto che la felicità prende il sopravvento in lui, allora avvicinando il suo mignolo al mio, sussurra «Amici»
Con un sorriso e un pizzico di coraggio mi avvicino e lo abbraccio timidamente.
Cerco però di essere il meno fredda possibile: se lo fossi non lo metterei a suo agio e non è questo che voglio. Lui all'inizio è rigido, poi si scioglie e mi sussurra un «Grazie»
«E di cosa?» continuo io restando tra le sue braccia
«Di esserci. Io non so chi sei, tu non sai chi sono...ma ci sei...grazie»
«Basta ringraziarmi!» gli rispondo staccandomi dall'abbraccio
«Sono una tua amica, giusto? E come amica ci sarò sempre per te» continuo io accarezzandogli col pollice la sua guancia sinistra.

Fine flashback

Già, da quel pomeriggio io ci sono sempre stata per lui e lui c'è sempre stato per me.
Siamo migliori amici, quasi fratelli ora. Nel frattempo si è fatto qualche amico, ma tutt'ora non riesce ancora a fidarsi di qualcuno, è ancora particolarmente freddo, ma non come quando l'ho conosciuto.
Ora, se conosce qualcuno, è un po' più sciolto di quanto lo è stato con me, ma non tutti lo apprezzano perchè non riescono a conoscerlo per quello che è, non percepiscono la sua vera anima perchè lui è ancora parzialmente rinchiuso tra le sue mura, mura che posso abbattere e superare solo io.
«Hope» amo quando lui pronuncia il mio nome. Lo fa sembrare terribilmente bello e quando lo vedo e incontro i suoi occhi io sto bene, qualsiasi fosse il mio stato d'animo prima di incontrarlo.
«Ehi» mi avvicino a lui e gli butto le braccia al collo. Ero stanca dopo essere stata praticamente tutto il giorno a scuola, ma lui mi fa passare tutto, mi fa rinascere.
«Harry...» mormoro io
«Mhmm»
«Grazie di esserci»
Lo sento ridere, la sua risata è così dolce, tranquilla e rilassante.
«Sembra che ci siamo scambiati i ruoli. Ti ricordi quando ci siamo incontrati? Ero io a ringraziarti e continuerò a farlo finchè avrò fiato...e ora io ti rispondo che siamo migliori amici e per questo non devi ringraziarmi» mi dice lui con tono dolce
Io per tutta risposta gli sorrido e appoggio la mia fronte alla sua, vedo che sorride anche lui.
Una delle cose che più mi piace di lui è che gli sorridono prima gli occhi della bocca.
Però in questo momento vedo nei suoi occhi un qualcosa di strano, di diverso...sta pensando a qualcosa quando fa così.
«Speranza. Hope significa speranza e il tuo nome è Hope. Tu sei la mia speranza» mi dice guardandomi negli occhi.
Continuo a sorridere e cerco di trattenere le lacrime dentro ai miei occhi. Il mio tentativo è invano, qualcuna esce ugualmente. Harry prontamente me le asciuga e, quando siamo ancora fronte contro fronte, sento una voce che mi chiama
«Hope! Hey!»
Mi stacco da Harry, mi volto e quando mi rendo conto che è Adam, un mio vecchio amico di infanzia, corro verso di lui e lo abbraccio.
«Adam! Quanto mi sei mancato!» gli dico abbracciandolo affettuosamente
«Anche tu Hope» confessa lui
Non potevo fare uno sbaglio più grande in questo momento.
Dovevo saperlo, dovevo ricordarmene in quel momento.
Harry è una persona che, avendo sofferto ed essendo stato sempre da solo, è diventato anche molto possessivo. In particolare, nei miei confronti è iper-protettivo, mi sta sempre addosso, mi accompagna ovunque e mi raccomanda di mandargli un messaggio quando arrivo a casa nelle volte in cui lui non è con me. Non che a me dispiaccia che lui sia sempre con me, anzi, ma è davvero troppo possessivo con me. Essendo l'unica persona che c'è sempre stata per lui e visto che sono la sua migliore amica, cerca sempre di proteggermi e, quando vede che sto tra le braccia di qualcun altro, impazzisce, diventa estremamente violento.
Avrei potuto evitare ciò che stava per accadere, ma non ci ho pensato. Al momento non mi è nemmeno passato per la testa di stare ferma lì vicino a lui.
«Figlio di puttana lasciala stare!» urla Harry lanciandosi verso di noi
Io prontamente mi stacco da Adam perchè so quel che vuole fare. Vuole picchiarlo fino a farlo sanguinare. Vuole fargliela pagare per avermi allontanato da lui.
Soltanto allontanandomi posso proteggere entrambi: stando in mezzo a loro due non risolverò di certo il problema.
Lascio che Harry si avvicini a lui, poi lo prendo per le spalle e con tutta la forza che ho cerco di staccarli, cerco di portarlo vicino a me.
Quando finalmente riesco nel mio intento, gli prendo la faccia tra le mani e gli accarezzo le guance con i pollici. So che lui si calmerà soltanto se io sarò vicino a lui.
Appoggio la mia fronte alla sua e gli dico con un certo affanno
«Shh, Harry, ehi, ascoltami» 
«Io sono tua e tu sei mio, ricordi?» continuo io alzando lo sguardo verso i suoi occhi. Ci vedo tanta rabbia e tanta agitazione.
A queste parole lui sembra che si calmi, il suo respiro rallenta e nei suoi occhi scompare un po' di tensione.
Lui mi mette le mani sulle spalle e chiude gli occhi sforzandosi di respirare in modo regolare.
In una frazione di secondo ripenso alle parole che ho detto qualche momento prima
 
Non ho mai pensato a quanto potessero essere vere.
Lo erano eccome.
Non ho mai pensato, nemmeno una volta, di poter essere di qualcun altro e il solo pensiero di lui tra le braccia di qualcun'altro mi faceva impazzire. Alla fine non eravamo così diversi. lui non poteva accettare che io stessi tra le braccia di un altro ragazzo e io non posso immaginarmelo con qualcun'altro che non sia io.
Io sono sua e lui è mio.
Nell'attimo in cui penso queste cose, lo guardo negli occhi e mi rendo conto che nella sua mente e nel suo cuore in questo momento ci sono le stesse cose che ci sono nella mia mente e nel mio cuore.
«Harry» sussurro io
«Sei mia» dice Harry con voce ferma
«Sono solo tua.» la mia voce tremava, tremava terribilmente
«Sono tuo»
«Sei solo mio»
Le nostre labbra si avvicinano pian piano quasi involontariamente, quasi come se l'impulso ce l'avesse dettato prima il nostro cuore del nostro cervello. Si avvicinano fino a toccarsi.
Siamo naufraghi vivi in un mare d'Amore.
  
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