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Autore: Khyryr Lecter    03/03/2014    1 recensioni
Rinuncia al tuo potere di attrarmi ed io rinuncero' alla mia volonta' di seguirti.
- W. Shakespeare
Ispirato alla scena del film, precedente alla fuga di Hannibal.
Quali possono essere stati i pensieri di Hannibal e Clarice , finalmente liberi di parlarsi, senza più celle né vetri? Ma il tempo stringe, la polizia sta per arrivare, in quel momento che entrambi sapevano come ultimo.
Genere: Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Violenza
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Dopo quella macabra cena, Hannibal si avviò in cucina come se fosse la cosa più naturale del mondo. Clarice lo seguì di soppiatto, con un oggetto pesante in mano, per stordirlo.
Tuttavia lui afferrò di scatto il suo polso mentre stava per colpirlo alle spalle e, con moderata forza, la spinse verso il frigo.
"Ho attraversato mezzo mondo.. Per vederti correre, Clarice, ora tocca a me.. "
Abbassò le mani dai suoi polsi lasciandola per il momento, libera.

 Lei era sta veloce, per quanto le era permesso dalla spalla, ancora dolorante per la ferita d'arma da fuoco, e il proiettile da lui estratto, in quel punto. Non sarebbe stata comunque abbastanza veloce, ma doveva provarci per trattenerlo il più possibile.
Il suo scopo era quello. Urtò con la schiena, lasciata libera dall'ampio vestito nero, la superficie fredda del frigo. La colluttazione era stata breve ma lei non si lasciò sfuggire alcun lamento. Strinse solo un po' gli occhi. Quelli di Hannibal erano così vicini.. scintillavano di rosso, come delle pietre al sole. E la scrutavano divertito.
 « correre? Questo speri...?» ribattè lei con un sussurro.
 
Hannibal la scrutò con attenzione negli occhi, aveva uno scopo preciso, ma a lui non importava in quel momento. Lei era li, poteva osservarla, poteva contemplarla e poteva toccarla, come mai aveva potuto, a causa di quel vetro che li aveva sempre divisi..
"Rispondimi Clarice... "
Fece un ulteriore passo verso di lei mentre gli occhi gli caddero per un istante sulle sue labbra.
" Tu mi diresti mai: fermati. Se mi ami fermati?"
 
  Clarice sapeva che aveva poco tempo, non era certa di cosa lui volesse farne di lei. Mai dare niente di scontato con Hannibal. Ma come lui la guardava la disorientava, era fin troppo chiaro. Come poteva rimanerti così impressa una persona che avevi visto così poche volte? Dieci anni fa .. una vita fa! Eppure .. eppure. E ora questa domanda. Perché?
" Perché dovrei mai farlo. .. no.. "
Contemplò i suoi occhi ancora per un istante e cercò di sgattaiolare in direzione di un coltello lì vicino.
 
Hannibal rimase sorpreso da quella risposta, capì che era sincera. Si sporse improvvisamente in avanti, come per mordere il suo volto, per addentarla, per attaccarla. Ma a pochissimi centimetri dalle sue labbra, si bloccò ed arretrò
" Così mi piaci.... "
Sussurrò lui, prima di posarle un leggero e delicato bacio sulle labbra.
 
 Clarice lo vide avvicinarsi al suo volto con espressione quasi famelica, come per darle un morso. Poi la stessa espressione si trasformò in ironica e lui le sorrise. L'aveva messa alla prova. Dopo averle sussurrato quelle parole Hannibal la baciò delicatamente. Lei non si aspettava tanta delicatezza e ne rimase sorpresa.
Non ricambio' il bacio e fece scattare le manette, nascoste nel vestito, attorno al suo polso. L'altra era attorno al proprio.
 
Lui teneva gli occhi serrati nel momento in cui il calore delle sue labbra si univano a quello delle proprie. Immaginava non avrebbe ricambiato, ma era stato più forte di se stesso. Non poteva non concedersi di provare quella sensazione, quel senso di piacere... Stava per spingersi ulteriormente oltre, voleva permettere alla propria lingua di donarle una carezza, anche se lieve, microscopica. Ma non ne ebbe il tempo. Il rumore metallico delle manette si unì al freddo del metallo di cui erano fatte. Riaprì gli occhi, rimase fermo con le labbra posate sulle sue, per un altro breve istante ed infine si distanziò sollevando la mano ammanettata alla sua.
" Questo è molto interessante Clarice, ho veramente pochissimo tempo.. Dov'è la chiave?
 
 Lei sentì le labbra di lui soffermarsi sulle proprie, e poi lesse nei suoi occhi la sorpresa mista a rabbia. Non si aspettava certamente quelle manette. Cercò di guardarlo sempre in modo distaccato, quasi freddo. Stava facendo quello che andava fatto. Ne era certa. Lui era un mostro. E lei doveva fermarlo. Allora... Perché quella lacrima le scese giù? Solo quella la tradì. Lo guardò senza rispondere.
 
Hannibal guardò la lacrima rigarle il viso, una lacrima che sollevava mille quesiti dei quali solo lui conosceva risposta. Lei non avrebbe potuto accettarne alcuna. Agli occhi della legge lui era un pazzo, criminale e lei una coraggiosa agente speciale, il suo compito era fermarlo, arrestarlo, sbatterlo in manicomio e gettare via la chiave. Quello che aveva dentro non lo riusciva a sentire, non poteva accettarlo. Non lo concepiva. Era troppo tardi però per interloquire al riguardo. Non poteva rischiare di finire di nuovo al manicomio criminale di Baltimora. Ci sarebbe stato il tempo necessario per discuterne.
"Dov'è la chiave? "                                                        
Chiese più insistentemente avvicinandosi a lei, quasi con aria minacciosa.
 
 Lei sollevò lo sguardo verso di lui, fronteggiandolo, e serrò  la mascella. Non avrebbe detto una parola e glielo comunicò con lo sguardo. Hannibal chiaramente aveva intenzione di scappare, ma prima si era voluto prendere una rivincita con quel bacio. Ora però la rivincita l'aveva avuta lei.
Cosa era Clarice per lui? Come la considerava .. Un trofeo? Questo era il significato del vestito che le aveva messo?  La cena nella mente distorta di Hannibal, era stata un appuntamento galante. Una pantomima? Come se fossero due persone normali.. ma loro due erano tutto tranne che normali. Forse semplicemente era stato il suo modo per dirle addio. Avrebbe potuto lasciarla morire invece di estrarle la pallottola. Invece lui l'aveva salvata.
Vide i suoi gesti di nervosismo e lui si avvicinò. Lei non disse niente. Doveva capire che non avrebbe ceduto.
 
Secondo i pensieri di Hannibal, Clarice, probabilmente doveva sentirsi felice adesso, soddisfatta... o forse no. Forse era combattuta? No, dalla sua espressione capì che non aveva la benché minima intenzione di liberarlo. La guardò con attenzione e, per un ultimo istante, le osservò quelle labbra che aveva appena potuto sfiorare con le proprie.. Si distanziò quanto possibile.
" Okay.... "
Si guardò attorno e vide l'accetta per la carne. Senza pensarci due volte l'afferrò. L'avrebbe messa di nuovo alla prova, l'avrebbe nuovamente sfidata. Afferrò di scatto la sua mano ammanettata alla propria e la sbatté sopra il tavolo al loro fianco, la teneva stretta, con forza mentre appoggiò la lama dell'accetta al di sopra della manetta, sul suo polso.
"...Sopra o... "
Appoggiò la lama al di sotto della manetta ed aggiunse.
".Sotto il polso? Clarice.. "
La guardò negli occhi, l'espressione era glaciale, impenetrabile. Se lei gli aveva fatto capire che non lo avrebbe liberato, ora lui le fece capire che non l'avrebbe risparmiata.
 
 Era stata lei a spingerlo  a fare quel gesto estremo, ma ne era più che consapevole. Infatti lui senza esitare due volte prese l'accetta della carne. Poso' le loro mani ammanettate sul ripiano e lei sentì il freddo della lama sulla pelle. Capì che non avrebbe avuto pietà. Supplicare sarebbe stato inutile. E lo avrebbe infastidito. Lui che non aveva mai avuto pietà di nessuno, ora giocava con lei. Clarice non sarebbe mai scesa dal suo piedistallo, dove lui l'aveva innalzata. Era giusto che sacrificasse qualcosa per lui.. La mano non era nulla in confronto a quello che avvertiva ora. Provava un vuoto dentro che il dolore della mano non sarebbe stato niente. Lui sarebbe scappato ancora.. senza che lei potesse fare niente. Sarebbe sparito nel nulla.. E non l'avrebbe più rivisto. Serrò ancora di più la mascella e il suo sguardo' tremò ma non disse nulla. Hannibal le teneva saldamente la mano. Clarice non disse nulla e lo guardò
 
Quella reazione lo sorprese, lo meravigliò. Questa volta una minima reazione se l'aspettava ed invece non arrivò. Che fare dunque? Procedere? Avrebbe dovuto punirla per aver seguito i suoi ideali? Per non aver tradito i propri principi? Per quale motivo avrebbe dovuto farlo? Per lui? Serrò i denti sollevando lentamente la mano con cui reggeva l'accetta, tenendo gli occhi puntati nei suoi. L'avrebbe aiutata ad accettare ciò che stava maturando dentro di lei da ormai dieci anni, ma il momento non era quello. La guardò intensamente negli occhi e sussurrò.
" Farà davvero male.. "
Esitò un ultimo istante prima di riabbassare improvvisamente e con forza l'accetta verso le loro mani. Una di esse venne mozzata.
 
Lui la guardò intensamente e lei represse un singulto. Il tutto durò solo una frazione di secondi. Era deciso a farlo realmente pur di scappare.  Clarice lo vide sollevare la mano in alto e puntò gli occhi alla lama che calò. All'ultimo lei chiuse gli occhi e urlò con tutto il fiato che aveva in gola, piegando il busto in avanti. Quello che non si aspettava era .. la sua grazia. Sollevò  lo sguardo con il cuore che le batteva forte e mosse le dita della mano, intatta. I suoi occhi sgranati gli chiesero "perché" ? Non se lo aspettava. Rimase a bocca aperta.

Il dolore fisico che Hannibal provava in quel momento, era nulla, in confronto al dolore che avrebbe provato quando i suoi occhi non si sarebbero più posati su quelli di lei. Le rivolse un sorriso, l'ultimo. Il sangue fuoriusciva copiosamente dal polso ormai privo della sua mano sinistra. Sollevò la destra verso il suo volto per accarezzarle debolmente il mento. Lei era bloccata con i capelli all'interno del frigorifero, non avrebbe più potuto bloccarlo.
" Arrivederci, Clarice."
 Le sussurrò mentre la freddezza della sua voce vacillò impercettibilmente. Si voltò e in un attimo raggiunse il corridoio verso la via della libertà, la sua amata e preziosa libertà.
 
 Lei guardò con orrore il sangue che fluiva dal polso di lui, come se fosse il proprio. Non riusciva a pensare ad altro. Eppure era lei che continuava a sentire questa sofferenza. Perché? Perché? Avvertiva il desiderio di piangere.. di soccorrerlo. Sarebbe corsa a prendere un asciugamano per bloccare l'emorragia, eppure non poteva perché era bloccata li.
 In quel momento aveva capito che avrebbe fatto di tutto, pur di correre in suo aiuto. Ma poi.. avrebbe avuto la forza di farlo arrestare di nuovo, dopo essersene presa cura? Hannibal le avrebbe mai permesso di curarlo?
 Lui la lasciò con un'ultima carezza e un sorriso. Perfino ora con una mano mozzata lui le sorrideva. «Arrivederci». Non era un addio il suo. ... sperava di rivederla?
 Il suo cuore batteva forte. Lo vide correre via e si lasciò sfuggire un singhiozzo. Aprì la chiusura del frigo e corse anche lei seguendo le sue tracce in corridoio e poi fuori dalla casa. Era buio fuori e aveva freddo con solo quel vestito addosso. Ma lei non ci pensava. Non lo vide da nessuna parte e scese al lago. Resistette alla tentazione di chiamarlo nella notte. Non le avrebbe mai risposto.
"Hannibal.."
Mormorò lei con un peso sul cuore. In quel momento la luce di un elicottero della polizia la investi. Loro erano arrivati ma lui non c`era più e il resto a Clarice, non importava.
 
Lui poteva percepire il suo profumo vicino, lo stava inseguendo, ma questa volta non per arrestarlo, bensì per aiutarlo, per soccorrerlo. Solo che ormai non poteva più farlo, era troppo tardi, la polizia locale, da lei contattata, stava arrivando e comunque lo avrebbe in ogni caso arrestato. Lui lo sapeva. Gli piaceva quella donna, l'aveva sempre ammirata per il suo coraggio ed il suo temperamento. Difficilmente avrebbe abbandonato i suoi ideali, maturati fin da quando era una bambina. Non li avrebbe accantonati tanto facilmente per lui, e nemmeno poteva costringerla con la forza a farlo. L'avrebbe curata, l'avrebbe guidata verso un processo di crescita, facendole scoprire cosa fosse la vera libertà... Una libertà che lei non aveva ancora potuto vivere. Con il supporto della bicicletta di Paul Krendler, per quanto gli fu possibile si avviò verso la costa opposta del lago, li un furgoncino lo attendeva. In breve tempo lo raggiunse, abbastanza velocemente da poter scappare con tutta calma, si fermò addirittura per far attraversare dei bambini che, insieme ai genitori, festeggiavano il 4 Luglio. Da lontano poté vederla, con le braccia alzate mentre la luce di un elicottero la illuminava.. Un sorriso tirato gli comparve sul volto mentre la sua figura venne vista una volta ancora dai suoi occhi. Prima di raggiungere l'aeroporto si sarebbe curato la ferita al polso, era un bravo chirurgo, oltre che psichiatra. L'immagine di Clarice Starling impressa nella sua mente, l'ultima che poté vedere, non sarebbe mai svanita, la sua voce avrebbe continuato ad echeggiare nei suoi pensieri fin quanto non si sarebbero di nuovo incontrati.
   
 
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