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Autore: _Cla Malvi    03/03/2014    1 recensioni
[Il Palazzo Della Mezzanotte]
DAL TESTO
“Chi?”
Le sue parole non hanno ancora echeggiato per tutte le stanze vuote e spettrali del Palazzo dlla Mezzanotte, quando la bacio.
Le nostre labbra si incontrano per un secondo, quanto basta a far sentire a uno il sapore dell’altra, e poi si separano dolcemente.
Rispondo: “Tu!”
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quel giorno, dopo una lunga e solitaria passeggiata, torno all’orfanotrofio di St. Patrick’s molto tardi. Il coprifuoco che il signor Thomas Carter ci aveva imposto non lo rispetta mai nessuno, ma di solito ritardiamo di mezz’ora al massimo.
Varco la soglia quando tutti sono a cena con un ritardo di un’ora e mezza. Vendela inizia ad urlarmi contro, ma non le do ascolto.
Siedo al tavolo con Ben e Michael, i miei migliori amici.
“Ian si può sapere dove sei stato?” mi chiede Ben
“Ero in giro”
Mi volto per caso verso il tavolo delle ragazze, la maggior parte di loro sono cotte di me, un ragazzino di quindici anni; mi diverto a dare loro corda. Ma quei due secondi mi cambiarono la vita.
La vedo per la prima volta in quindici ani, una ragazza magra con affascinanti capelli neri e occhi azzurri mozzafiato.
Sono rimasto bloccato per circa dieci minuti. Non so nemmeno se stavo respirando. È così bella!
La vedo avvicinarsi a noi. Divento rosso e credo che Ben si stia preoccupando seriamente per me.
“Ciao Ben! Michael! E tu sei…?” dice la ragazza. Non capisco come possa conoscere i miei migliori amici, considerando il fatto che è la prima volta che la vedo.
“Ah ciao Ian, io sono Isobel. Molto piacere. Ho conosciuto Ben e Michael questa mattina, come mai tu non c’eri?”
“Ero andato in giro. L’interno del St. Patrik’s non mi piace, il signor Carter non dice niente quindi esco la mattina e torno la sera”
“Capisco. Non ho mai notato dei boschi qua intorno però!”
“Infatti, sono più giù. Se vuoi domani ti ci porto!”
“Domani è tardi! Non voglio aspettare! Ti prego, andiamo adesso!”
“Okay! Ora mai sono abituato ad infrangere le regole. Ma non voglio metterti nei guai. Mi dispiacerebbe se…”
“Ho rotto due vasi, la finestra, un’anta dell’armadio e la rete del letto. Ho dato fuoco alle tende, ho allagato il bagno. Questo solo nella mia stanza. Devo continuare? Sono andata in cucina ed ho mangiato tutti i dolcetti che erano per la cena, ho rotto due piatti, ho fregato un coltello e ho rovesciato il sapone per lavare i piatti. Nonostante tutto non mi hanno mai scoperta. Non credo possa rovinarmi la vita se mi beccano ad uscire di qui, e fidati se ti dico che è impossibile che ci scoprano!”
“Oh, allora andata. Partiamo!”
È incredibile. Con lei mi trovo benissimo. È diversa da tutte le altre ragazze che ho conosciuto. Lei è forte, ha lo spirito ribelle. È simpatica.
Mentre camminiamo mi racconta della sua vita. Ha vissuto con i suoi genitori fino a quando aveva quattro anni. Sono morti davanti ai suoi occhi, uccisi brutalmente da un assassino. È sempre stata sveglia quindi è riuscita a scappare fino al St. Patrik’s.
Arriviamo davanti al mio albero, è ‘mio’ da quando ho legato intorno a questo un nastro bianco che, a quanto ne so, apparteneva a mia madre, ci sediamo e iniziamo a riposarci.
“Adesso raccontami di te!”
“La mia vita non è un gran ché emozionante. Vivo al St. Patrik’s da quando sono nato. Ben e Michael sono i miei migliori amici, ci siamo conosciuti quando avevamo tipo tre anni. Il signor Carter mi accusò di aver strappato le tende della sala. Sono quello che può essere definito il figo dell’orfanotrofio. La cosa non mi dispiace, peccato che al St. Patrik’s le ragazze sembrano galline starnazzanti…”
“Ma grazie.”
“Buona, volevo aggiungere ‘tu esclusa’!”
“Certo. Come no!”
“Dico davvero. Tu sei diversa. Nel senso: nessuna ragazza ha mai dato fuoco alle tende del dormitorio. Mi piace il tuo carattere ribelle!”
“Davvero?”
“Sì. Sei assurdamente stupenda. Hai degli occhi bellissimi. Potrei rimanere a fissarli per ore ed ore senza stancarmi. Sei così bella! La luce della luna ti fa risplendere ancora di più… oh Dio, scusa, ho detto troppo!”
Ah cavolo, potevo non farle capire che mi piace?!
“Lo pensi sul serio Ian?”
“Beh, ecco, sì” sto letteralmente morendo dalla vergogna.
“Grazie! Nessuno me lo aveva mai detto. Hem, non so nemmeno cosa dire. Mi hai messo in imbarazzo…”
“Oh, scusami”
“Niente, mi fa piacere che qualcuno mi ritenga carina.”
“Oh, beh. Cambiamo argomento. Ben e Michael ti hanno parlato della Chowbar Socety?”
“Sì. Mi hanno fatto conoscere Roshan, Siraj e Seth. Mi hanno chiesto se voglio farne parte. Mi piacerebbe molto. Non ho mai avuto degli amici”
“Allora, Isobel, ti nomino membro ufficiale della Chowbar Socety. Più tardi andiamo al Palazzo della Mezzanotte, ci vediamo con gli alti. Ti hanno spiegato cosa devi fare?”
“Sì. Non vedo l’ora! Ci avviamo?”
“Okay. Andiamo. Ti piace l’avventura?”
“Sì! I miei libri sono di quel genere. I miei libri… quelli che mi piacerebbe fossero libri, così è meglio…”
“Sappi che dovrò leggere un tuo libro!”
“Okay!”
Arriviamo al Palazzo della Mezzanotte, dove ci aspettano gli altri.
Isobel inizia a raccontare una storia. Una parte della sua vita che condivide solo con noi. Ci parla dei suoi primi quattro anni di vita, dei traumi che ha subito; ci parla di sua madre: si vendeva alle persone per fare un po’ di soldi. La maggior parte delle volte si ritrovava con dei disgraziati, le facevano male, la picchiavano e la pagavano meno del normale.
Il quarto anno della sua vita è stato stressante: suo nonno, che l’ha praticamente cresciuta e le ha insegnato tutto quello che lei sa, morì assassinato, come i genitori.
Sono sempre più convinto che Isobel è una ragazza spettacolare. Insomma, solo lei poteva apprendere tutte le cose che sa a soli tre anni. Quindi non chiedetevi nemmeno per un secondo perché sono cotto di lei. È a dir poco perfetta!
“Isobel. Ti nominiamo membro ufficiale della Chowbar Socety!” le dice Ben.
“Forse è meglio se rientriamo. Se il signor Carter ci scopre siamo nei guai…” dice Siraj, che non sembra avere uno sguardo tranquillo.
“Peccato, volevo rimanere ancora un po’…” dice Isobel.
“Se vuoi rimango a farti compagnia”
“Grazie Ian. Sei gentile!”
“Bene! Voi andate. Io vengo dopo!”
Quindi mi ritrovo da solo con Isobel. Beh, è imbarazzante, considerando il fatto che nel bosco le ho detto che mi piace.
“Ian, qual è il tuo più grande sogno?”
Sto per dirle ‘baciarti’ ma non mi sembra opportuno.
“Mi piacerebbe diventare un dottore.”
“Oh, quindi lascerai l’India appena avrai sedici anni?”
“Credo di sì. Ma prima devo fare un po’ di soldi”
“Giusto!”
Cerco con tutto me stesso di non baciarla. Non ce la faccio, okay? È più forte di me!
“Isobel?”
“Dimmi”
“Tu hai mai dato un bacio a un ragazzo?”
“No. O meglio, sì. Una volta. Ma per me non era un bacio ‘vero’. Quindi no.. te invece?”
“Hei. Parli con il più bello dell’orfanotrofio.”
“Oh, giusto. E quante delle ragazze che hai baciato ti piaceva veramente?”
“Beh, nessuna. Cioè, una. Una sì”
“Chi?”
Le sue parole non hanno ancora echeggiato per tutte le stanze vuote e spettrali del Palazzo dlla Mezzanotte, quando la bacio.
Le nostre labbra si incontrano per un secondo, quanto basta a far sentire a uno il sapore dell’altra, e poi si separano dolcemente.
Rispondo: “Tu!”
   
 
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