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Autore: thegirlwiththebook    03/03/2014    3 recensioni
Tre cappuccini.- ordinò Zayn, osservando attentamente il ragazzo.
-Tre cappuccini al tavolo delle signore, Mark.- urlò Harry, tornando al banco e ignorando le bestemmie del suo datore di lavoro che, non proprio educatamente, gli ordinava di fare poco lo stupido e mettersi al lavoro.
Louis rimase in silenzio, prima che Liam Payne cacciasse un piccolo urlo, attirando l'attenzione di tutti, compre-sa quella di Harry che, velocemente, stava preparando il loro ordine. -Che cosa è appena successo? Esigo sa-perlo, Louis Tomlinson. Adesso.- ordinò, senza vergogna, mentre Zayn ridacchiava e Louis arrossiva.
-Quello è Harry … - bisbigliò il maggiore, mentre Zayn si girava ad osservare il riccio in questione.
-Bella scelta, amico.- lo prese in giro il moro, facendolo arrossire.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cosa diavolo gli era saltato in mente? Come diavolo gli erano uscite quelle parole? Assurdo, totalmente assurdo. Con quale coraggio aveva detto quelle cose? Non che gli pesasse l’idea di dover aiutare Harry ma, andiamo, ‘sei Harry Styles e hai gli occhi più belli che io abbia mai visto ’ ? Ma da dove gli era uscito? Come avrebbe fatto a tornare alla caffetteria? Insomma, sottoporsi di nuovo a quegli occhi? Sbuffò, attraversando la strada e trovandosi, sfortunatamente, davanti la stessa porta di vetro che aveva aperto poco più di un’ora prima.

-Boo Bear!- gridò Daisy, non appena mise piede nella caffetteria. Louis sorrise, scuotendo la testa alla figura della sorellina tutta felice avvolta in quel grembiule da lavoro.

-Dov’è Phoebe?- chiese, dopo che la sorella ebbe finito di stritolarlo.

-Lì!- e Louis seguì la direzione indicata dal piccolo dito bianco della sorella. E si, Phoebe era proprio lì, lì tra le braccia di Harry.

Ed era la cosa più bella che Louis avesse mai visto.

-Perché non la chiami e andiamo via?- chiese, chinandosi all’altezza di Daisy e cercando di ricordarsi i passaggi da compiere per respirare correttamente.

-Chi si rivede.- sorrise Harry, alzandosi e tenendo Phoebe tra le braccia. L’immagine di qualche giorno prima tornò a farsi spazio nella mente di Louis. Le braccia macchiate di sangue, gli occhi spenti, la pelle bianca: eccolo, Harry Styles.

-Boo, lo sai che Harry porta sempre le maglie a maniche lunghe?- bisbigliò Phoebe, con una mano a stringere i ricci di Harry e una sul collo del fratello.

-Davvero? E come mai?- chiese, come se non sapesse già la risposta.

Phoebe sorrise. –Harry dice che non lo sa, ma io lo so: lui è un super eroe, come Super Man! E Super Man portava sempre le magliette a maniche lunghe.- parlò velocemente, come se fosse tutto normale, come se la sua teoria fosse giusta. –Super Harry.- sorrise poi, toccando le guance del riccio.

-Davvero, piccola?- ridacchiò questo, con la voce più roca del solito, facendo sfiorare il suo naso con quello della bambina.

-Davvero davvero!- sorrise Phoebe, abbracciandolo.

 

***

 

-Quindi, correggimi se sbaglio, sei tornato alla caffetteria perché tua sorella aveva dimenticato li un elastico e hai poi lasciato entrambe le gemelle con la sorella di Harry per andare a cercarlo e fargli quel discorso senza sapere neanche come, giusto?-

Louis annuì. –Esatto, Zayn,-

-E mi hai svegliato per dirmi questo, razza di checca isterica senza cervello?!- sbraitò il ragazzo, fingendosi arrabbiato.

-E poi sarebbe lui la checca isterica?- scherzò Liam, causando le risate di tutti.

-Ma vedi un po’ se io, Zayn Malik, che per 15 anni ho fatto boxe, non devo finire a parlare di ragazzi su una stupida panchina di uno stupido parco in stile ragazzina tredicenne.- sbuffò il moro, facendo ridere gli amici.

-Non è che io mi sia fatto tanti problemi quando, al primo appuntamento con Liam, avesti la splendida idea di chiamarmi alle tre di notte perché, e cito testualmente, ‘non so se sia meglio una maglia bianco chiaro o bianco sporco ’, caro Zayn Malik. Non sapevo nemmeno che fossero colori! – E Zayn rise perché si, era tutto vero, ma a chi importava realmente?

-Quindi, cosa farai?- domandò Liam, curioso.

-Mia madre ha detto alle gemelle che possono invitarlo a cena, ma stiamo scherzando?!- sbuffò Louis, esasperato. –Non è neanche una settimana che lo conosciamo. Mia madre è impazzita o cosa?-

Zayn scosse la testa, ridendo. –Perché, tu lo conosci da più tempo? No, e non mi sembra che ti sia fatto tanti problemi a seguirlo e promettergli aiuto.-

Louis arrossì, capendo dove volesse arrivare l’amico. –Ma cosa centra? Insomma, sto cercando di diventare dottore e lui perdeva sangue! Non potevo lasciarlo così! Metti che i tagli prendevano infezione.- parlò velocemente, facendo vagare lo sguardo sull’immenso prato verde.

-Ma davvero, Dottore? Voglio dire, l’altro giorno sembravi molto interessato al suo viso.-

Louis sbuffò, alzando gli occhi al cielo. –Ti odio, Zayn Malik, ti odio tantissimo.- e portò le mani al petto, facendo ridere Liam.

-Secondo me è gay.- affermò Liam, sicuro.

-E come fai a dirlo?- chiese Louis, curioso.

-Felice che le mie ipotesi ti attraggano, Louis.- ridacchiò Liam. –Comunque, si vede che è gay, insomma, dovresti guardarlo!-

Louis alzò gli occhi al cielo. –Liam, solo perché ha delle belle gambe non significa che sia gay.-

E Liam rise, spingendo l’amico. –Louis, dicevo che se tu ti fermassi ad osservarlo attentamente, lo troveresti con lo sguardo costantemente fisso su di te e attento ad ogni tuo movimento.-

E Louis, automaticamente, sorrise.

 

***

 

-Io non voglio che vada via.- singhiozzò Daisy, stringendo la mano di Louis e camminando a fatica a causa del tutù rosa.

-Credevo ci volesse bene.- aggiunse Phoebe, asciugandosi l’occhio destro con la mano sinistra.

Louis respirò a fondo. Quanto poteva essere difficile vedere le sorelline piangere?

-Non vogliamo andare a danza, Boo.- concluse Daisy, mentre Phoebe annuiva. E se le gemelle non volevano andare a danza, la situazione era davvero critica.

-Allora andiamo a prendere un muffin gigante e cerchiamo di sorridere, va bene?- parlò dolcemente, con uno di quei toni che si usano solo con i bambini, mentre si lasciava abbracciare dalle gemelle.

-Possiamo andare da Harry?- bisbigliò Phoebe, con la faccia premuta contro il collo di Louis e una delle voci più buffe che il maggiore le avesse mai sentito.

-Alla fragola, Gemma, per favore.- sorrise Daisy, qualche minuto dopo, con le manine piantate sulla vetrina dei dolci.

-A me al mirtillo.- aggiunse Phoebe, facendo vagare lo sguardo per la caffetteria.

-Phoebe.- la richiamò Louis, attirando la sua attenzione.

-Oh, per favore.- aggiunse poi, sorridendo timida. –Dov’è Harry?- domandò quindi, piantando gli occhioni azzurri in quelli verdi di Gemma.

-Lui è … uhm a casa. Da nostro padre.- e Daisy sorrise, come se stesse aspettando da tempo l’affermazione di Gemma.

-Mamma ha detto che, se volete, potete venire a cena da noi.- parlò velocemente, senza guardare neanche Louis.

-Davvero?- chiese Gemma, più a Louis che alla bambina.

-Certo!- urlò Phoebe, sorridendo, con la bocca tutta sporca di sciroppo al mirtillo.

-Uhm va bene?- insistette la ragazza, fissando Louis.

-Certamente, Gemma, mamma ci teneva a conoscervi, le bambine parlano sempre di voi.- sorrise il ragazzo, cercando di controllare la voce.

Gemma sorrise. –Chi lo dice ad Harry?- chiese, mostrando il telefono alle gemelle e digitando velocemente il numero del fratello. –Harry?- sorrise poi, non appena questo rispose. –Ehi, testa riccia, c’è qualcuno che vuole parlarti.- e passò il cellulare alla bambine, impostando il vivavoce e lasciando che le gemelle parlassero con Harry.

-Harry!- gridò Phoebe, stringendo il muffin tra le manine paffute. –Questa sera sei a cena a casa nostra!- aggiunse, mentre Daisy urlava felice e Gemma rideva.

-Phoebe!- la richiamò Louis, ridacchiando.

-Questa sera sei a cena a casa nostra, per favore?- ritentò la piccola, facendo ridere il riccio.

-Allora?- bisbigliò Daisy, chiaramente in ansia.

-Vostro fratello è d’accordo?- si accertò il riccio, mentre Louis, semplicemente, si accertava dei suoi battiti cardiaci, sia mai che gli si fosse fermato il cuore e ancora non se ne fosse accorto.

-Certo!- rispose Daisy, stringendosi alla sorella.

-Allora va bene.- e le gemelle urlarono, felici.

-Gemma, puoi togliere il vivavoce?- chiese Phoebe, allungando il telefono alla ragazza.

-Vuoi parlare con Harry?- chiese lei, mentre la bambina annuiva.

-Harry, puoi venire qui? Mi fa male il cuore.- bisbigliò, allontanandosi da tutti.

-Arrivo, piccola.- rispose il riccio, ma questo Louis non lo sentì, questo Louis neanche lo immaginava, troppo preso a seguire Gemma, dopo che questa lo richiamò.

-Louis, io non so cosa tu abbia fatto ad Harry, ma credo di doverti ringraziare.-

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia. –Come?- chiese, confuso, con il cuore che cominciava a battergli velocemente.

-Le ho notate, le bende sulle braccia di Harry, lo sai? E non è stato facile farmi dire chi lo avesse curato. A dirla tutta, mi sei costato 15 dollari di birre, amico, ma non importa.- ridacchiò, scuotendo la testa.

-Hai fatto ubriacare tuo fratello per farti dire da chi si era fatto curare?-

Gemma fece spallucce, tornando subito seria. –Harry ha sofferto per anni in totale silenzio e da pochi anni sia io che mamma abbiamo scoperto tutto e beh, è difficile, sai? Io sono la sorella maggiore, dovrei aiutarlo, ma so che se è in questa situazione, è anche per colpa mia. Sarei dovuta stare più attenta ma, naturalmente, l’ho capito dopo. Louis, io non so cosa tu gli abbia fatto, ma sta sorridendo, e credo che se continuerà così, mi scoppierà il cuore.- e si asciugò una lacrima, prima di continuare. –Tu, le bambine, lo state aiutando. E non so come e neanche mi interessa, voglio solo che mio fratello stia bene, perché mi alzo tutte le mattine con la paura di trovarlo morto, ricoperto dal suo stesso sangue, e ti auguro di non trovarti mai in una situazione del genere perché ti distrugge in una maniera assurda. Ti ripeto, non so cosa stiate facendo tu e quelle bambine a mio fratello ma, vi prego, continuate.- e Louis l’abbracciò, mentre scoppiava a piangere, mentre si liberava di un grande peso, mentre realizzava che forse per il fratello c’era una speranza.

E Louis, in quel momento, decise che si, Harry si sarebbe salvato. E si, sarebbe stato lui a salvarlo.

 

***

 

-E lei ha detto che vuole andare via, vuole andare a vivere da nostra zia.- singhiozzò Phoebe, lasciandosi stringere dalle braccia di Harry. –Daisy ha detto che non ci vuole bene, per questo vuole andare via.- pianse ancora, osservando la sorella che, probabilmente, si era addormentata.

-Tu sei sicura che lei voglia andare via? E’ vostra sorella, piccola.- tentò Harry, asciugandole le lacrime con i pollici.

-Si, ha detto che non vuole più stare con noi. A lei non va bene che Louis sia felice. E neanche a Fizzy.- bisbigliò la bambina, lasciando che le lacrime continuassero a rigarle il viso.

-A loro non va bene che Louis sia felice?-

-Loro non sono le nostre vere sorelle, sono le nostre sorellastre. E a loro non va bene che Louis non stia con una ragazza. Loro non vogliono vederlo con un ragazzo.-

Harry sorrise, triste. –E tu? Tu e Daisy?-

Phoebe tirò su col naso, lasciando che Harry la stringesse ancora più forte. –Io voglio bene a Lottie e Fizzy, e così anche Daisy, ma noi vogliamo che Louis sia felice. Non importa con chi.-

-Sai Phoebe, a volta i bambini sono più adulti di molte persone che conosco. Magari Lottie non accetta il fatto che tuo fratello stia con un ragazzo perché magari lei è innamorata di una sua amica e si vergogna. Ha 15 anni, lo sai che i quindicenni sono particolari.-

-Lou non ha il ragazzo.- sorrise la piccola. –Puoi essere tu il suo ragazzo?- aggiunse poi, poggiando le manine sulle guance del riccio.

Ed Harry rise, leggermente in imbarazzo. –Non lo so piccola, siamo diversi, io e tuo fratello.-

-Ma Louis mi fa sorridere e mi fa passare il dolore al cuore quando sono triste e anche tu lo fai.- gli fece notare, triste. –Io e Daisy vogliamo che Boo sia felice, come lui vuole che noi lo siamo.- aggiunse poi. –E voglio che anche tu sia felice, è brutto quando fissi il muro e diventi triste.- concluse, abbracciandolo forte.

E Harry strinse il corpicino della bambina tra le sue braccia, chiudendo gli occhi e lasciandosi avvolgere da quelle parole. –Lo voglio anche io.- bisbigliò, non sapendo se si stesse riferendo alla felicità di Louis o alla sua.

-Piccole ehi, è ora.- urlò Louis, sbucando dalla cucina e salutando Gemma con un segno della testa. Harry aggrottò le sopracciglia, chiedendosi come il ragazzo fosse finito in cucina con la sorella ma fu poi distratto dalle gemelle che, tristi, lo abbracciavano, prima di correre tra le braccia del fratello. –Ciao Harry.- lo salutò Louis, regalandogli uno dei sorrisi più belli di sempre.

–Anche io voglio che sia felice.- si disse poi, rendendosi conto che no, della sua felicità non gli importava molto, ma vivere sarebbe stato ancora più difficile senza il sorriso di Louis Tomlinson, soprattutto ora che lo aveva conosciuto.

 

***

 

-Io direi di attaccare con questo pezzo qui.- annuì Zayn, osservando i diversi fogli.

-E continuare con questo?- propose Louis, afferrando l’ennesima ricerca e mostrandola a Zayn.

-Si, perfetto. E quindi continui con questa.-

-Dannatissimo esame.- sbuffò il maggiore, numerando i fogli e disponendoli in ordine.

-Puoi sempre recuperarlo … -

-Non credo, sai? Un anno di vita, ti dice nulla?-

-Louis, non è detto che tu debba morire per forza. Non ne avete ancora parlato, sei ai primi stadi, le chemio possono fare miracoli.-

Louis scosse la testa, sorridendo. Lui era medico, aveva l’essere negativo iniettato nel sangue. –Quanta gente muore, Zayn? Nessuno si salva, il cancro è cattivo.-

-Ma nessuno di loro aveva promesso ad Harry Styles di salvarlo.- tentò il moro, riuscendo a strappare un sorriso vero a Louis.

-Mi sento un bugiardo.-

-Non essere stupido, dottore, e lascia che ti interroghi. Sai che mi diverto a farlo?-

Louis sbuffò, nascondendo un sorriso. –Non posso neanche farti causa, dannatissimo studente di diritto!- e risero, come se il cancro fosse passato in secondo piano, come se non ne avessero mai parlato.

Come se Louis non potesse morire nel giro di un anno.

-Boo!- gridò Daisy, circa trenta minuti dopo, mentre Louis era intento a spiegare accuratamente come il cuore pompasse sangue.

-Cosa c’è?- sbuffò, chiudendo gli occhi e ignorando la risatina di Zayn.

-E’ arrivato Harry.-

E Louis saltò, letteralmente, dalla sedia, spalancando gli occhi e catapultandosi verso l’armadio, lanciandosi alla disperata ricerca di una maglietta presentabile.

-Mi abbandoni così? Io volevo sapere come finiva!- lo prese in giro Zayn, riferendosi alla precisione con cui Louis gli stesse spiegando i passaggi che doveva compiere il sangue prima di fare il giro del corpo umano.

-Chiudi quella fogna e metti a posto i libri, Zayn.- sbuffò il maggiore, con le mani tra i capelli.

-Sei in modalità checca isterica, Louis? Di nuovo?-

-Posso tagliarti i capelli, Zayn? Mi servono per fare un esperimento.- sbuffò ancora, incenerendo il moro con lo sguardo.

E Zayn rise, alzando le mani. –Ti aspetto in cucina, amichetta, dirò a tutti che stai ripetendo per l’esame ed eviterò di farti fare una figuraccia davanti al tuo ragazzo, va bene? Amami.-

-Esci da camera mia!- gridò Louis, lanciandogli contro la prima maglietta che si trovò tra le mani, ignorando la risata di Zayn.

-Vuoi che ti chiami Liam? Ti fai consigliare in videochiamata.- propose l’altro, schivando il cuscino che Louis gli aveva appena lanciato. –Me ne vado, me ne vado.- rise poi, chiudendosi la porta alle spalle.

 

***

 

-Buona sera!- quasi urlò Louis, scendendo velocemente le scale.

-Lou!- gridò Daisy, correndogli incontro e saltandogli in braccio.

-Cucini?- chiese, curioso, notando il grembiule rosso che la sorella indossava.

-Si, io aiuto la mamma e Phoebe aiuta Gemma a fare i biscotti. Per Harry.- e il cuore di Louis perse un battito.

Avanzò in cucina, con la sorella tra le braccia e il cuore che, capriccioso, non riusciva a battere regolarmente.

-Boo!- urlò Phoebe, non appena Louis varcò la soglia della cucina.

-Ciao principessa.- rise il maggiore, notando le macchie d’impasto che la sorellina aveva un po’ ovunque.

-Stiamo facendo i biscotti.- annunciò la ragazza, sorridendo ad Harry.

-Davvero? Li stai facendo tu?- chiese il maggiore, cercando di controllare la voce.

-Io e Gemma! E’ l’impasto preferito di Harry.-

-Ha insistito tanto per farli che non ho potuto dirle di no. - sorrise Gemma, visibilmente imbarazzata.

-Non è mica un problema, Gemma. In casa nostra i dolci si comprano, o si finge di apprezzare quelli bruciati.- ridacchiò Louis mentre Jay, indignata, si girò a guardarlo.

-Ripeti quanto la mia cucina faccia schifo appena avrai un esame e dovrai restare all’università tutto il giorno. ‘Puoi prepararmi qualcosa, mamma? Il cibo, all’università, fa pena. ’- lo canzonò Jay, mentre Louis alzava le mani in segno di scuse, ridendo appena.

-Dov’è quell’idiota di Zayn?- chiese poi, guardandosi intorno.

-Sono qui, razza di checca senza cervello.- sbuffò il moro, colpendo poco gentilmente il collo di Louis e facendo ridere Jay.

-Non hai davvero riso, mamma.- bisbigliò il maggiore, indignato, portandosi teatralmente una mano alla bocca.

-Perché non preparate la tavola, voi due? Phoebe ha detto che possiamo far fare il giro della casa ad Harry e Gemma solo dopo mangiato perché deve assolutamente farlo lei e ora beh, è impegnata.- ridacchiò la donna, osservando divertita la piccola alle prese con l’impasto. –Tu ti fermi a cena, Zayn?-

-Per quanto io sia tentato di passare ancora più tempo con questo meraviglioso Louis isterico pre-esame, sono costretto a rifiutare perché ho un’altra amichetta isterica che domani deve dare un esame e mi tocca ascoltare anche lei.- si scusò Zayn, controllando il cellulare.

-Liam ha un esame?- chiese Daisy, facendo ridere il moro che, annuendo, si affrettò a digitare un’ennesima risposta al fidanzato.

 

***

 

-Andiamo Harry, prendila.- sorrise Phoebe, indicando Doris, di appena 3 mesi, che giaceva beata sui cuscini del divano.

-Cosa? Come?- bisbigliò il riccio, guardando terrorizzato la bambina..

-Fai sul serio?- ridacchiò Louis, sedendosi sul divano e afferrando la sorellina tra le braccia. -Vuoi andare da Harry, Doris?- chiese alla bimba, con una delle voci più dolci che Harry avesse mai sentito. –Dov’è finita Phoebe?- chiese poi, notando di essere rimasto solo con il riccio. –Ma, per Dio, è un fantasma?!- parlò sottovoce, come se Harry non fosse lì. –Prendila, forza. So che vuoi farlo.- ridacchiò poi, allungando la bambina verso il ragazzo.

-Io? Cosa? No Louis, davvero. Non so dove mettere le mani. -

-Andiamo Harry, è come prendere un cocomero. Forza.-

-I cocomeri non hanno le braccia, Louis, sta’ fermo!- lo avvertì, indietreggiando sul divano del salotto.

-Harry, non puoi indietreggiare per sempre, prima o poi il divano finirà. Prendi, prendila. Credevo ti piacessero i bambini!-

-Si, quelli autosufficienti. Tipo Phoebe, lei sa stare in piedi da sola, sa mangiare e tutte quelle cose. -

E Louis rise, sia per l’assurdità di quella frase sia per la faccia terrorizzata di Harry. –E allora quando ti sposerai e tua moglie vorrà un bambino, cosa farai?  Ti trasferirai in Messico e tornerai non appena vostro figlio avrà compiuto 5 anni e sarà capace di camminare perfettamente?-

-Cosa? Io sono gay!  Adotteremo un bambino!- bisbigliò, indietreggiando ancora.

Ma Louis era furbo, e questo Harry non lo sapeva. – Devo andare un secondo in cucina, okay? Lascio qui la bambina.- e, detto questo, poggiò Doris tra i cuscini del divano, prima di correre in cucina.

Tempo un secondo e la piccola era in lacrime.

-Bambina? Smettila.- bisbigliò Harry, osservandola da lontano. –Smettila, ehi!- continuò. –Dai, Doris.- sbuffò, impaurito, afferrando la cannuccia che Phoebe aveva gentilmente messo nel bicchiere di thè che gli aveva portato. –Dai, Doris.- continuò, toccando la bambina con la cannuccia. –Forza, piccola, smettila.- affermò poi, prendendo finalmente la bambina tra le braccia e cullandola.

-Visto che sai farlo? Anche se la cannuccia era un tocco di classe.- ridacchiò Louis, tornando a sedersi sul divano, avendo osservato tutta la scena dalla cucina. –Ciao Doris.- ridacchiò, avvicinando il viso alla sorellina, ignorando la vicinanza al petto di Harry.

-La userò per ricattarti, Mr. Odio I Bambini Piccoli.- ridacchiò Gemma, entrando in salotto e osservando lo schermo del cellulare. –Dobbiamo andare, testa riccia.- aggiunse poi, osservando Harry che, sorridendo, poggiò delicatamente la bambina tra le braccia di Louis. –Vai a salutare le bambine.- aggiunse poi, e il fratello non se lo lasciò ripetere due volte.

-Andiamo a dormire, Doris.- bisbigliò Louis, avvicinando il viso a quello della bambina e camminando al fianco di Harry, dirigendosi verso la stanza della sorellina. –Lunedì, alle 10 di mattina, ho il primo incontro con i medici.- parlò veloce, senza neanche osservare Harry. –Nel mio stesso ospedale fanno dei corsi per chi soffre di autolesionismo. Voglio che tu li segua, Harry.- aggiunse poi, afferrando delicatamente il ragazzo per il polso e portandolo con se nella stanza dei gemelli.

-Louis, non funzionerà.- sorrise il riccio, tetro.

-Harry, per favore.- bisbigliò Louis, poggiando la sorellina nella culla. –Provaci, ti prego. Conosco chi tiene i corsi, okay?-

Il riccio scosse la testa, su di giri. –Come può uno stupido spocchioso con un pezzo di carta incorniciato, aiutarmi?- quasi urlò, afferrandosi poi la testa tra le mani, cercando di mantenere il controllo.

E Louis, di slancio, lo abbracciò. –Bipolarismo, non è vero?- e più che una domanda suonò come un’affermazione. –Non è un dottore, Harry. E’ un ragazzo che vi racconterà la sua storia e vi darà dei piccoli compiti da svolgere a casa. E verrò anche io, perché ti ho promesso che ne uscirai.-

-Louis, smettiamola di prenderci in giro, va bene? Non posso uscirne perché non voglio.- sbuffò Harry, scontroso, staccandosi dalle braccia di Louis e pentendosene subito dopo.

-Non puoi dirlo perché non sei tu a parlare.- bisbigliò il maggiore, osservandolo. –Il vero Harry è quello che consola Phoebe perché le fa male il cuore e pulisce le labbra a Daisy quando si sporca tutta mangiando i muffin.- ed Harry non riuscì a trattenere un sorriso. Quanto poteva essere vero? –Lascia che io ti aiuti, Harry.-

-Stamattina tua sorella mi ha detto che vuole vederti felice.- sussurrò Harry, avvicinandosi pericolosamente al corpo di Louis. –Io voglio vederti vivere.- bisbigliò ancora, poggiando i grandi palmi sulle guance del maggiore, costringendolo ad alzare il viso a causa della differenza d’altezza, facendo scontrare le loro fronti. –Perché credo di non riuscire a vivere se non ho la certezza che tu stia bene.- e Louis tremò, mentre Harry si allontanava, mentre Harry bisbigliava ‘ci vediamo lunedì’, mentre Harry spariva da quella camera, urlando alla sorella che si, stava arrivando.

-Che cosa mi stai facendo.- sussurrò il maggiore, sentendo la risata di Harry mista a quella delle sorelle. –Che diavolo mi stai facendo.- bisbigliò ancora, sentendosi le guance rosse e osservandosi le mani tremanti. –Cosa diavolo mi stai facendo.- ripetette, sperando per la prima volta che le chemio potessero salvarlo.

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My space, yo!

Ehi girlssss, come promesso, questo è il secondo capitolo. E nulla, vorrei ringraziare le circa 110 persone che hanno letto il primo capitolo, le due ragazze che hanno lasciato una recensione, le due ragazze che hanno già messo la storia tra le seguite e la ragazza che l'ha gentilmente messa tra le preferite. Nulla, non ho molto da dire, spero solo che la storia vi piaccia, visto le delicate tematiche che tratta. Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate, anche perchè sto davvero facendo di tutto per aggiornare il prima possibile. 

Lots of love.

Iole xx

  
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