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Autore: D per Dolcetta    04/03/2014    3 recensioni
Sette prime volte di Alexy scritte da sette dolcette diverse:
il progetto D per Dolcetta è iniziato!
1- La prima volta di Alexy... ad un concerto.
2- La prima volta di Alexy... come donna!
3- La prima volta di Alexy... innamorato.
4- La prima volta di Alexy... attratto da una donna.
5- ...
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alexy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La Prima Volta in cui Alexy si sentì una donna.



La prima volta di Alexy... come donna!


Autrice: Gozaru





~ L'avevano comprata perché, sì, serviva. Ma tra lucette, pulsantini e manovelle ambigue, Alexy si chiese se quell'affare non fosse pane per i denti del suo gemello. Aveva letto con attenzione le millanta righe delle istruzioni ma le cose gli sembravano più complicate di prima.
Dov'era finita sua madre che, con due click, faceva partire il tutto?
Guardò stranito ancora una volta la lavatrice carica delle sue magliette preferite, sporche ormai da più di una settimana, e pregò che il tutto cominciasse a funzionare come per magia.
Alle sue spalle, il mucchio dei panni sporchi avrebbe preso presto vita, altrimenti.


~ Arreso ormai alla tecnologia, ma confidando in un futuro di pacchia grazie alla domotica per cui avrebbe tranquillamente speso tutto il suo denaro, Alexy immerse un braccio nel lavello per togliere il tappo e far quindi scendere l'acqua. Aveva ormai lavato tutti i piatti e, sistemato anche gli ultimi dettagli, la cucina ora splendeva.
Aveva passato almeno due orette della sua vita a grattare superfici incrostate dal cibo e pentole altrettanto unte. Si levò il grembiule e lo lasciò sopra lo schienale di una sedia, finalmente autorizzato a riposarsi.
Si era appena buttato sopra al divano quando, non del tutto in possesso delle sue piene facoltà mentali, Armin arrivò in cucina con un piatto sporco di maionese e altre amenità. Non contento, cominciò a ravanare aprendo antine su antine in cerca di qualche altra porcheria da sbanfarsi con le dita inzuppate di salsine appiccicose.


~ La sua sfida più grande si era rivelata essere la camera di Armin. Da piccoli l'avevano sempre condivisa, ma con la maturità e il nuovo appartamento avevano deciso di separarsi per avere ognuno i propri spazi e ad Alexy era stato severamente vietato entrare in camera del fratello per ficcanasare tra la sua roba. Ma il dover di casalinga disperata era ormai troppo forte per rispettare le volontà di un gemello assente, troppo preso al Centro Commerciale in una -fasulla- svendita di videogame.
Aperta la porta, Alexy riuscì solo a chinarsi per raccogliere le varie cartacce di merendine e bottigliette accartocciate. Spolverò i libri, le custodie dei videogiochi e il mobile contenente televisione e le amate console; ma non appena arrivò al letto e provò a smuovere le coperte gli prese una strana sensazione alla bocca dello stomaco: un conato di vomito insistente lo costrinse a scappare dal fortino nemico.
Al ritorno, Armin si ritrovò un bigliettino sulla porta che lo intimava di dare una sistemata alla camera; rischio un incendio doloso che non avrebbe risparmiato nulla.


~ Nemmeno lui sapeva come, ma la lavatrice era partita e ormai aveva fatto tre carichi, riempiendo gli stendini, le sedie e i caloriferi di casa con vestiti umidicci che controllava ogni minuto per assicurarsi che non fossero già asciutti, così da poterli scambiare e impilare per la stiratura.
Ma la vera sfida arrivò nello stendere le lenzuola: per esse aveva appositamente montato dei fili sul balcone così che potessero essere stese completamente e, quindi asciugarsi prima. Si incastrò più volte nei metri di stoffa di cui non distingueva un inizio e una fine, ma riuscì comunque a posizionarli come aveva deciso in partenza. Rientrò quindi per prendere un paio di mollette per affrancare i lenzuoli bianchi, ma tornato sul balcone fece appena in tempo a vedere l'ultimo lenzuolo trascinato dal vento sul balcone della vicina del piano di sotto, quella a cui storceva sempre il naso per la terra costantemente sparsa e la lettiera del gatto perennemente sporca in bella vista.
Prima e ultima volta.


~ Ora che tutto sembrava a posto e pulito, avvicinò all'asse da stiro l'immensa pila di vestiti già divisi tra i suoi e quelli del gemello. Aveva visto sua madre farlo un casino di volte e non gli era mai sembrato difficile. Con una bandana -sopravvissuta al grande sporco della prima settimana- a tenergli i capelli sbarazzini lontano dagli occhi, Alexy prese il ferro tra le sue lunghe dita e, per provare le sue funzioni, schiacciò il tastino del vapore che uscì con un fischio riempiendo l'intera sala di vapore acqueo. Una nuvola bianca avvolse il ragazzo, tentando di ustionarlo. Questi lasciò subito la presa, allontanandosi da esso e subito corse ad aprire le finestre. Scappò poi in cucina per bersi un bicchiere d'acqua e calmare il batticuore causato da quella brutta esperienza.
Cuore che si ruppe pochi minuti dopo quando, seguendo la puzza di bruciato, trovò la sua maglietta preferita con un'irrimediabile bruciatura al centro.


~ All'inizio pensava che il balcone fosse un posto superfluo, ma con i vasi e le piante giuste ottenute gratuitamente dopo aver fatto gli occhi dolci al ragazzo responsabile della serra al liceo, Alexy si era creato il suo personale orto botanico e ne andava anche parecchio fiero.
Non si era mai preso cura di nulla, prima di allora, e vedere le sue pianticelle crescere lo rendeva fiero.
Fino a che il dannato gatto della vicina non andò a pisciarci sopra, uccidendo tutte le piccole nuove gemme; si salvarono solo le piante più robuste che, loro malgrado, non sopravvissero alla furia cieca del ragazzo che prese casualmente il suddetto felino con un sottovaso, facendo precipitare quella che probabilmente era già una carcassa, dal quarto piano.


~ L'allarme anti-incendio rischiò di suonare un'altra volta. Alexy si era messo ai fornelli armato di nuovo grembiule, nuove pattine abbinate e nuovo cappello da chef professionista -o almeno, quello che di solito portavano i cuochi importanti in ogni film americano degno di nota- per preparare la cena.
Da bravo bimbo viziato, provò con una semplice pasta. L'acqua bolliva e tutto sembrò andar bene. Ma le bistecche non furono dello stesso parere. Si attaccarono implacabilmente alla pentola senza ch'egli potesse fare niente. Corse subito a cercare il telefono, trovandolo imboscato chissà dove, ma non fece in tempo nemmeno a chiamare la madre che una nuvoletta nera invase la cucina. Prese la pentola con le mani, senza pensarci, e la buttò sotto l'acqua corrente, diminuendo la visibilità nella stanza e accorgendosi poco dopo che le sue dita -che non riusciva a vedere- pulsavano di un dolore acuto.
Si maledisse tra le lacrime di stupidità e accecamento da fumo, e si accasciò a terra mentre la pasta cominciava a scuocersi.


~ Si era premurato di indossare dei guanti in lattice per quell'operazione alquanto schifosa. Aveva sempre ignorato i peletti lasciati dal fratello in bagno perché tanto era sempre la madre a rimettere a posto le cose, lucidando il marmo e le superfici del bagno. Francamente Alexy odiava la barbara pratica del fratello di farsi la barba, visto che aveva sì e no un cespuglietto sul mento, il che rendeva comunque le sue pulizie molto più semplici. Ma si sbagliava di grosso pensando che quello fosse il peggio.
Sì, si era sbagliato di grosso, e con la testa sul water e le braccia calcate dentro, non riusciva a pensare ad altro.


~ Passare la scopa gli sembrava così semplice in confronto al resto. Era così rilassante, anche se la polvere non andava mai dove voleva lui. Non si potevano permettere anche un'aspirapolvere e lui, amorevolmente, si era accontentato di una scopa dal manico rosso e dall'attaccatura blu; insomma, il suo stile l'aveva tenuto! Finita la sala pensò di sbattere anche il tappeto nel mezzo di essa; un vecchio ricordo della loro infanzia. Spostò il tavolino che era stato posizionato su di esso e, cercando di prenderne due angoli, lo alzò. Fu investito da un'ondata, un turbinio o qualcosa di assolutamente distruttivo provenire da sotto. Polvere, era decisamente povere che s'infiltrò nelle sue vie aeree. Si ricordò solo qualche minuto dopo, quando riprese a respirare normalmente, che aveva chiesto a suo fratello di fare le pulizie prima ch'egli si rifiutasse. Il lavoro gli era sembrato piuttosto buono, ma aveva rivolto i suoi complimenti alla persona, anzi, alla cosa, sbagliata.


~ Si erano da poco trasferiti, quindi Alexy non si aspettava affatto che il suono del campanello invadesse così presto l'appartamento. Al citofono rispose una voce maschile che lo informava di un pacco per lui, così gli diede le indicazioni andando ad aprire la porta quando sentì suonare ancora.
La voce roca l'aveva tratto in inganno: quello che lui aveva immaginato come un trentenne disadattato era un ragazzo dal fisico snello e una coda bionda. E gli occhi... Quei bellissimi occhi verdi erano sicuramente la cosa più bella che avesse mai visto.
«Lei è Alexander» venne interrotto dal padrone di casa che corresse subito il tiro da un nome da cui ormai aveva preso le distanze. Alexy, sì, era lui.
«Ho un pacco per lei». Il ragazzo s'immerse in infiniti trip mentali non accorgendosi nemmeno di ciò che gli disse.
«Magari...»


~ «Mamma? Hai altro da mandare?» chiese poco dopo, la cornetta del telefono tra la spalla e la guancia. Appoggiato alla finestra, vide la minuta figura del ragazzo di poco prima scomparire in una macchinina decisamente piccola e dal colore azzurro acceso.
«Sì, caro, te li portiamo settimana prossima» risposte gentilmente la madre. Il ragazzo replicò un po' prima di convincere la donna a mandargli tutto per posta, prima di rivelarsi completamente e cedere su quello che voleva mantenere come un segreto.
«Sì, c'è di mezzo un ragazzo» sbottò ridacchiando, stremato dalla tenacia della madre.
«E come si chiama?» chiese eccitata l'altra, risentendosi giovane attraverso i racconti del figlio.
«Beh...» esitò, ripensando al suo pessimo approccio. Il sorriso canzonatorio e quel fare strafottente che l'avevano conquistato. Le labbra di lui si erano mosse formando una parola che non si aspettava ma che, da quel giorno, sarebbe stata la sua preferita. «Il postino


~ Si buttò a letto, esausto.
Aveva vissuto la sua prima giornata di vacanza dagli studi come una casalinga.
La madre lo aveva sempre servito e riverito senza mai lasciargli intendere che fosse così difficile. Per questo, Alexy non aveva creduto che tutto ciò potesse essere successo per davvero. Le lenzuola distrutte, le dita ustionate e suo fratello che sembrava ostacolarlo in ogni sua mossa o passata di panno. Almeno camera sua sembra -anzi, era- in ordine.
La faccia schiacciata contro il cuscino e i capelli attaccati alla fronte madida di sudore. Non aveva né la forza né la voglia di farsi una doccia. Era così stressante essere una casalinga? si chiese reprimendo le lacrime amare per quell'arduo compito che lo attendeva. No, non voleva crederci.
E, cosa ancor più tragica, a fine giornata lo attendeva solo un fratello menefreghista, in barba ad un bel maschione con cui dividere il letto.
La prossima volta, pensò, lascio bruciare qualcosa. Non si sa mai che il pompiere sia figo!
O magari il postino...



~ Il giorno dopo, convinto di aver ormai finito con quelle faccende stressanti, e quindi convinto di poter godersi una giornata all'insegna del relax, Alexy si svegliò con il sorriso sulle labbra. Fece un'abbondante colazione, sperando in un altro pacco dai genitori, ma non appena si vestì, diretto al centro commerciale per un po' di spese, notò che sulla porta d'ingresso era attaccato un bigliettino. Veniva dall'amministratore del condominio in cui si erano trasferiti.
Cari nuovi inquilini, recitava,
passata la settimana di sistemazione, vi allego le vostre mansioni per il condominio. Ogni fine settimana vi è richiesto di pulire la scala che porta dal vostro piano a quello superiore. Inoltre, vi è stato affidato anche una parte di giardino in collaborazione con gli inquilini del 3B.
Confidiamo nella vostra buona volontà.
  
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