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Autore: ChiaraS95    04/03/2014    1 recensioni
-Sei stato tu a mandarmi quel messaggio ieri?- dico sventolandogli il mio telefono davanti alla faccia.
-Non ho idea di a cosa tu ti stia riferendo dolcezza- risponde lui sorridendo.
-Non chiamarmi dolcezza!- urlo avvicinandomi al suo viso e lo vedo mordersi il labbro inferiore.
-Mi piaci, sei aggressiva. Chissà se sei così anche a letto- dice con un tocco di malizia.
Sto per alzare la mano per stampargliela sulla guancia, ma lui me la ferma prendendomi dal polso e se la porta sulle labbra posandoci un bacio.
Un brivido percorre tutto il mio corpo, ma decido di non dargli retta e tolgo la mano dalla sua presa.
-Fanculo- dico andandomene.
-Hei dolcezza- mi urla dal fondo del corridoio, mi volto guardandolo con disprezzo -Hai proprio un bel culo, sai?- dice e gli alzo il dito medio tornando a camminare verso la mia aula.
Coglione montato.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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P.O.V. Ellen
 
Mio padre alla guida che guarda sorridente dallo specchietto retrovisore me e mio fratello che ridiamo come scemi, poi volta lo sguardo verso mia madre, non accorgendosi però, che una macchina sta venendo verso di noi.
-Andrew! Attento!- urla mia madre.
 
Mi sveglio urlando per colpa dell'ennesimo incubo che oramai mi perseguita da tre anni.
Tre anni che la nostra vita è cambiata radicalmente.
Tre anni che quel maledetto incidente ha portato via mio padre nel momento in cui avevo più bisogno.
-Ellen, tutto bene?- Luke, mio fratello, apre la porta e si precipita al mio fianco, annuisco incapace di proferire parole -Ancora quell'incubo?- annuisco di nuovo e una lacrima mi riga la guancia, ma immediatamente me l'asciuga e mi fa appoggiare a lui –Sh, non ci pensare- dice cullandomi.
Rimaniamo così abbracciati per quelle che sembrano ore, finchè non mi prende le spalle in modo da avere una visuale del mio viso e mi sorride –Coraggio raggio di sole, oggi è il tuo primo giorno al college. Fai vedere a tutti chi è Ellen Parker- dice alzando gli angoli della mia bocca per formare, quello che a lui sembra, un sorriso.
Annuisco sorridendo debolmente e dopo avermi dato un bacio sulla fronte si dirige alla porta –Se hai bisogno io sono nella stanza di fianco, ok?- dice voltandosi di nuovo verso di me, per poi sparire.
Mi alzo dal letto e mi dirigo verso l’armadio, lo apro e tiro fuori i primi indumenti che mi passano sotto mano: una maglietta a maniche corte turchese e un jeans; mica male tenendo conto che non mi sono nemmeno impegnata più di tanto a cercare.
Entro in bagno e dopo essermi lavata faccia e denti sfilo lentamente il pigiama lasciandolo cadere ai miei piedi, lo prenderò in secondo momento, mi vesto e dopo apro il piccolo cassetto del mobile dove ci mettiamo gli asciugamani e prendo una matita che passo sugli occhi, così da metterli in risalto rispetto al resto del viso.
Scuoto i capelli giusto per dargli una sistemata e mi guardo allo specchio posizionato nella porta chiusa.
Sorrido del risultato ottenuto.
-Ellen, hai finito? Mi serve il bagno se vuoi che ti accompagni!- urla mio fratello al di là della porta facendomi sussultare, raccolgo il pigiama da terra e apro la porta, trovandomelo davanti sorridente –Ce ne hai messo di tempo-.
-Tutto tuo il bagno- dico spostandomi di lato in modo che lui entri –E muoviti altrimenti mi farai arrivare in ritardo il primo giorno- lo vedo voltarsi e ripetere la mia stessa frase imitando la mia voce.
Lo lascio perdere e torno in camera, guardandomi intorno e memorizzando ogni piccolo dettaglio della mia stanza.
Le pareti azzurre con qualche rondine sparsa qua e là, il letto ancora disfatto con le coperte che cadono a terra, il comodino in legno posto contro il muro vicino alla porta, la scrivania verniciata di bianco con sopra la foto mia e di Luke mentre gli bacio la guancia e lui con un sorriso mischiato ad una smorfia, il grande armadio a tre ante quasi vuoto dovuto al fatto che la maggior parte dei vestiti sono dentro l’enorme valigia rossa a pois bianchi dietro la porta, la finestra che da sull’enorme giardino vicino alla strada e infine la mia adorata chitarra appoggiata al muro.
Sospiro pensando a quando iniziai a prendere lezioni per volere di mio padre che, come me, l’amava tanto, insieme al canto.
Vorrei tanto portarla dietro con me, ma non saprei dove metterla e avrei paura di romperla, quindi sarò costretta a suonarla quelle poche volte che tornerò a casa.
Torno a guardare la foto sulla scrivania e ripenso a quando è stata scattata.
Ricordo che io e Luke eravamo andati al parco con papà, perché la mamma non stava bene, io avevo da poco compiuto 6 anni mentre mio fratello ne doveva compiere 11.
Quando giriamo per le strade spesso la gente pensa che siamo fidanzati, perché ci teniamo per mano, è un’abitudine che abbiamo sempre tenuto fin da piccoli e si stupiscono quando spieghiamo loro che siamo fratelli.
In effetti hanno ragione ad avere quelle reazione, non ci assomigliamo tanto, io assomiglio tanto a mia madre, capelli castani con le punte bionde e gli occhi verdi, Luke è più simile a mio padre, capelli castani e gli occhi marroni.
Ma chi ci conosce da tempo, alla fine, vede che siamo praticamente identici nel carattere: sempre solari, pronti ad aiutare il prossimo e aperti verso gli altri.
Almeno, lui è rimasto così, io non più di tanto, cioè non con gli altri almeno.
La morte di mio padre mi ha segnato molto e la vista di mia madre che tornava a casa ubriaca fradicia vestita come una poco di buono non ha di certo agevolato la mia situazione.
Ogni sera tornava sempre più fuori di testa urlandomi sempre che non le davo alcuna soddisfazione, una sera, tornata dal solito bar e trovandomi per sbaglio in giro per casa, iniziò ad alzare le mani verso di me per picchiarmi.
Mio fratello, sentendomi piangere, scese di corsa e cercò di fermarla, ma si ritrovò a terra con un taglio nel braccio.
Alla vista di quel coltello sporco di sangue e mio fratello a terra che si teneva dolorante il braccio cacciai un urlo, mia madre in quell’istante sembrò tornare in sé e guardò prima Luke e poi il coltello –Io.. Io non- non terminò la frase che si accasciò a terra priva di sensi.
Mi affrettai a raggiungere mio fratello che, aiutato da me, salì di sopra dove gli medicai la ferita e lo portai in camera mia.
-Voglio andarmene da qui- dissi in un sussurro, Luke alzò di scatto lo sguardo verso di me.
-Sei sicura di volerlo davvero Ellen?- chiese e io annuii –Allora prepara la valigia, partiamo domani mattina presto- e uscì dalla mia camera.
Senza pensarci due volte afferrai la mia valigia rossa e ci misi dentro tutti i vestiti e le cose a cui tenevo di più, dopo aver fatto un quadro generale richiusi la valigia e la misi sotto il letto.
Poco dopo sentii la porta aprirsi di nuovo e la testa di mio fratello fece capolino –Posso stare con te questa notte?- chiese e io mi sedetti sul letto seguita da lui, non dormimmo molto quella sera.
La mattina presto ci alzammo, facendo il più piano possibile ci preparammo e quando scesimo giù con le valige e la mia chitarra nostra madre era in cucina che preparava la colazione, sembrava essere tornato tutto normale.
-Ragazzi vi ho preparato la colazione, ne volete?- si voltò con un sorriso che svanì all’istante non appena vide ciò che avevamo in mano –E.. Quelle?- chiese titubante.
Non ero più certa di quello che stavo facendo, ma mio fratello parlò per me –Ce ne andiamo da qui- disse indicandomi, nostra madre portò lo sguardo prima alle valige, poi a me e infine a mio fratello.
-Perché?- scattò lanciando lo strofinaccio di lato e venendo verso di noi –Perché state facendo questo? Non vi manca nulla, che razza di idea è questa?- disse strappandomi la valigia dalle mani.
-Ci manca una figura adulta e tu di certo non lo sei!- disse mio fratello alzando leggermente la voce, lei spalancò gli occhi –Da quando papà se n’è andato tu non fai altro che andare a ubriacarti la sera e urlarci contro quando torni- continuò.
-Non mettere in mezzo tuo padre!- urlò mia madre facendo un passo avanti, io ne feci uno indietro mentre mio fratello rimase faccia a faccia con lei.
-Ah no? Allora spiegami questo tuo cambiamento, perché a noi è difficile dare una motivazione- replicò lui marcando bene il noi.
Mia madre portò lo sguardo su di me, più indietro rispetto a mio fratello e con lo sguardo a terra –Ellen, tesoro, ti prego- mi supplicò –Ti prego, fa ragionare tuo fratello e rimanete con me. Cambierò, ve lo giuro- alzai lo sguardo verso di lei e in quel momento mi sentii terribilmente persa.
Luke appoggiò la mano libera sulla mia spalla come per darmi la forza, e come se ciò fosse accaduto, tirai la valigia dalla mano di mia madre e andai verso la porta aprendola.
Mio fratello mi seguì e non appena fummo fuori ci voltammo giusto in tempo per vedere il volto di mia madre rigato dalle lacrime –Vi prego ragazzi- ripetè di nuovo.
-Andiamocene Ellen- disse mio fratello prendendomi la mano e camminando verso la fermata dell’autobus.
Da quel giorno non vidi e non sentii mai più mia madre.

L'angolo.
Buondì, sì perchè sono esattamente l'1.07 e io dovrei essere a letto da un pezzo.
Prima di ciò volevo spostare questa roba che ho iniziato da qualche giorno e che aggiornerò piano piano.
So per certo che molte si aspettavano che continuassi la storia precedente, ma purtroppo non sapevo più come andare avanti (come ho già detto nel messaggio sulla storia).
Premetto che questa sarà sviluppata man mano che scrivo, quindi le idee che salteranno fuori sono frutto della mia immaginazione.
All'inizio ero un pò titubante sul metterla oppure no, ma poi mi sono detta "ma sì, facciamo questa pazzia" ed eccomi qui.
Ci tengo a ringraziare la mia compagna di avventure, LadyTom, per avermi aiutata nella scelta del nome che senza di lei sarebbe stato un insignificante nome come "Ellen" o qualsiasi cosa mi sarebbe venuta in mente.
Ad ogni modo, spero che la storia piaccia e vi lascio, ci vediamo presto!
Un bacio,
-Chiara (:
 
  
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