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Autore: ElenCelebrindal    04/03/2014    1 recensioni
Questo è il sequel della storia Merlina loves Arthur.
(dal testo)
“Perché… perché… Perché io la amo!”.
Le urlò, quelle ultime parole, le urlò perché non riusciva più a tenersele dentro, perché gli bruciava non poter dire nulla.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Contesto generale/vago
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Artù, cos’hai? Sono quasi tre mesi che sei diventato taciturno e solitario, cosa ti è successo?”, domandò Ginevra a suo marito, che, svogliato, giocava con il cibo che aveva nel piatto.
Il principe non rispose, e Ginevra chiese l’aiuto del re.
“Ginevra ha ragione, Artù. Perché ti comporti in questo modo?”, gli chiese Uther, in tono più autoritario.
Artù smise di piluccare nel suo piatto: “Io… non lo so, non lo so!”, esclamò, prima di alzarsi e uscire, lasciando sorpresi sia la moglie che il padre, che non dissero nulla alla vista del principe che andava via.
Il giovane si fermò, quando fu abbastanza lontano dalla stanza che aveva appena lasciato, e si appoggiò contro la parete, sospirando e pensando inconsciamente a Merlina, a quando l’aveva vista andarsene, a quando aveva sentito le sue labbra sulle proprie.
Cercò di allontanare quei pensieri, ma non ci riuscì.
Aveva ancora impresso nella mente ciò che aveva provato, non riusciva a dimenticare quello che aveva capito.
Quando comprese che era impossibile cancellare tutto quello, decise che avrebbe ritrovato Merlina, che le avrebbe parlato e le avrebbe rivelato che anche lui l’amava, che gli dispiaceva di aver sposato Gwen.
Che l’aveva capito troppo tardi.
Quasi senza pensarci, si ritrovò a camminare in direzione dello studio di Gaius, senza accorgersi che aveva cominciato a correre.
Se ne accorse solo quando si fermò davanti a quella porta, per bussare.
“Avanti”, rispose la voce del medico dall’interno.
Artù entrò e si richiuse la porta alle spalle e, prima che Gaius riuscisse a dire qualsiasi cosa, esclamò: “Dimmi dove si trova Merlina!”.
Non riconosceva la sua voce, sembrava diversa dalla solita, sembrava la voce di qualcuno estraneo a lui.
Anche Gaius se ne accorse, ma chiese: “Perché vuoi saperlo?”.
“Perché… perché… Perché io la amo!”.
Le urlò, quelle ultime parole, le urlò perché non riusciva più a tenersele dentro, perché gli bruciava non poter dire nulla.
Le lacrime cominciarono a scorrere, ma Artù le scacciò, rabbioso e impotente, mentre Gaius gli metteva un braccio intorno alle spalle.
“Io la amo, e non ho mai trovato il coraggio di riuscire a comprenderlo. E ora l’ho persa. Dimmi dov’è, ti prego, dimmelo. Devo chiederle scusa, devo chiederle scusa, devo….”.
Continuò a ripetere quelle parole sottovoce, incapace di fermarsi, mentre altre lacrime scendevano inesorabili.
“Tu sai che non è davvero tornata a casa sua”, disse Gaius.
“Si”, rispose con un fil di voce Artù.
Gaius sospirò: “Ebbene, si trova non molto lontano da qui, in un piccolo villaggio”, disse.
Spiegò nei particolari come arrivare in quel luogo, e gli mostrò perfino una mappa dove tracciò il percorso ideale da seguire: “Non è nemmeno un giorno di viaggio, a cavallo. Artù, sei sicuro di volerlo fare?”.
Artù, più risoluto di prima, rispose: “Si, sono sicuro. Solo, non dire nulla su dove sono andato”.
“Mi inventerò qualcosa. Ora vai”, lo incitò Gaius, spingendolo fuori dalla porta.
Artù non se lo fece ripetere e corse alla stalla, ignorando chiunque incontrava e pensando solo alle parole da rivolgere a Merlina, se mai fosse riuscito a incontrarla veramente.
Sellò un cavallo in fretta e furia, montò in groppa e incitò l’animale a galoppare, evitando per un soffio di travolgere un cavaliere.
Non si fermò mai né rallentò l’andatura, così che riuscì a raggiungere il villaggio prima del calare della sera.
“Mi scusi, può dirmi dove posso trovare una giovane di nome Merlina?”, domandò ad una donna di passaggio, dopo essere smontato da cavallo.
Quella sorrise: “Ma certo. Abita in quella casa laggiù, al margine del bosco. È una tipa solitaria”, rispose, indicando l’abitazione al principe, che ringraziò e si affrettò in quella direzione.
Legò il cavallo ad un ramo di un albero e, preso un gran respiro, alzò una mano tremante e bussò alla porta, in attesa.
Non aspettò molto.
Merlina aprì subito, e rimase a bocca aperta quando vide chi aveva di fronte: “Che cosa vuoi, Artù?”, disse, cercando di controllare la voce.
“Posso entrare?”, gli chiese lui.
“Non hai ancora risposto”.
“Risponderò quando mi avrai fatto entrare”.
Merlina sospirò e aprì di più la porta, per permettere al principe di passare.
Poi se la richiuse alle spalle, cercando di capire perché Artù si trovasse lì, perché l’aveva raggiunta.
Non ebbe il tempo di dire nulla, però, perché stavolta fu lui ad avvicinarsi e a baciarla, senza lasciarle nemmeno il tempo di sorprendersi.
“Ecco cosa voglio. Voglio dirti che mi dispiace, che mi dispiace per averti lasciato sola, che mi dispiace per averti ferito. Che mi dispiace per non aver capito subito cosa provavi, e cosa provavo io. Perché anche io ti amo, Merlina”.
Quelle parole, Artù le disse con tutta la convinzione possibile, infondendoci tutto sé stesso, per far capire a Merlina che si sentiva in colpa.
La giovane, a quel punto, non riuscì più a trattenersi e scoppiò a piangere, non di tristezza, ma di felicità, e abbracciò il principe, incapace di fare altro.
Poi riuscì a parlare: “Mi serviva, ascoltarlo dalle tue labbra. Ma forse sarei stata più felice sapendo che non ricambiavi, perché ora rischio di rovinarti il matrimonio. Tu non dovresti nemmeno essere qui. Mi fa male, dire questo, ma so che è questa la verità”, disse, posando la testa sulla spalla di Artù, che replicò: “Hai ragione, non dovrei essere qui. Ma ci sono. Quindi, oggi dimentica che sono sposato, dimentica perfino che sono un principe. Adesso, esistiamo solo noi due, e l’amore che ci unisce”.
Merlina annuì, ma poi, per quanto quello che stava per dire l’avrebbe ferita, parlò di nuovo: “Promettimi una cosa, però. Promettimi che quando andrai via ti dimenticherai di me, dimenticherai che mi ami e metterai in un angolo della tua mente che io esisto. Quando tornerai a Camelot, per te dovrà esistere solo tua moglie. Non voglio essere la causa di un tradimento, per quanto ti voglia vicino. Quello che ho scritto nella lettera è vero, tu sei un amore che non ho mai potuto avere, e che mai potrò possedere”.
“Come puoi chiedermi una cosa simile? Non riuscirò mai a dimenticare te, Merlina”, replicò Artù, stringendola di più.
“Se davvero mi ami, e se davvero ami anche Camelot, come mi dicesti tempo fa, allora riuscirai a farlo. Non soffrire a causa mia, non lasciare che il regno venga condizionato da quanto è accaduto.”.
Artù non voleva, non riusciva ad accettare quello che lei gli stava chiedendo, ma furono le sue lacrime, alla fine, a convincerlo.
“Te lo giuro. Ma ora smetti di piangere, ti prego. Se questa è davvero l’ultima volta che stiamo insieme, allora voglio vederti felice, felice perché siamo qui tutti e due”.
Merlina annuì e si asciugò le lacrime, prima di rispondere ad un lungo bacio, pieno d’amore e colmo di dolcezza, probabilmente l’ultimo, e il più bello, che avrebbe mai ricevuto.
 
 
Quando tornò a Camelot, Artù fece come le aveva chiesto Merlina, e la dimenticò, sebbene la notte ancora la vedesse, accanto a lui, e si svegliasse spesso con le lacrime agli occhi.
Gaius non nominò mai più la giovane, e quando sentiva il suo nome il principe fingeva di non ascoltare o si dileguava in fretta, per non rischiare di affondare nel dolore.
Una sola volta pensò nuovamente a lei, e quel’unica volta bastò per fargli tornare il sorriso, per fargli capire che non tutto era un male a quel mondo.
Anche se la cosa più bella che avesse era ormai lontana e irraggiungibile.

Non era prevista questa storia, ma l'idea di creare il sequel a Merlina loves Arthur" mi è stata data da MatyTilde97, che ha anche recensito la storia in questione. Spero che questa shot vi piaccia, anche perché l'ho scritta proprio di getto, senza pensarci troppo.

Un saluto enorme dalla vostra piccola Elfa


ElenCelebrindal

 
   
 
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