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Autore: demebi    04/03/2014    0 recensioni
Breve one shot dove Hermione sperimenta l'oscurità, manipolata da Valentine. Per poi tornare in sé.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Tornai in quel macabro appartamento della Londra babbana, gli specchi completamente rotti ed i pezzi di quella strana miscela di calce e silicio ancora al suolo.
Avevo paura di guardare i miei occhi, perché come si dice essi sono realmente il vero specchio dell’anima. Ero diventata ciò che più odiavo, una marionetta inanimata incapace di prender vita senza il suo marionettista. Sulle nocche diafane le cicatrici verticali erano ancora visibili e il solo guardarle mi faceva ricordare l’odore acre del sangue e il dolore che avevo provato distruggendo la mia immagine.
Il mio cuore si sbriciolava ad ogni battito ed il mio corpo tremava ad ogni respiro. Credevo di poter stare in mezzo al fuoco senza consumarmi, il mio cuore non era mai riuscito ad ardere di passione, le fiamme avevano deciso di rendere direttamente cenere la mia anima. Credevo di riuscire a far scoppiare la scintilla nel mio cuore e poi di poterla spegnere a mio piacere.
Peccato che quella semplice scintilla artificiale si sia trasformata in un incendio, dovevo immaginare che la mia anima imbevuta del kerosene della voglia d’amare non avrebbe resistito a quell’incredibile fuoco che è l’amore.
Ero stanca di restare a guardare, di pensare a tutto mentre gli altri formavano delle allegre coppiette nonostante una nuova e terribile guerra stesse per distruggere il nostro modo.
Mi ero recata lì solo per lavoro - spionaggio più precisamente - allora ero ancora la ragazza di un tempo, quella disposta a tutto pur di salvare le persone a cui teneva. Non riuscivo a credere a come quell’uomo mi avesse cambiato, i miei “amici” dicevano che mi stava manipolando e che era sempre stato molto abile nel controllare le persone.
Lo avevo sedotto, o forse lui aveva sedotto me. In seguito ci eravamo scambiati delle informazioni e poi lui mi aveva aperto gli occhi. Nel suo covo mi fu tutto più chiaro: i suoi compagni lo seguivano non per timore come era successo con Voldemort, credevano in lui lo amavano. Tra le sue file c’era ogni genere di creatura: cacciatori, stregoni, streghe, maghino, fate, demoni e licantropi.
Io ero il nemico. Tutti mi guardavano con circospezione, non mi uccidevano solo perché lui aveva ordinato di non farlo, cercavano di proteggerlo come si fa con un fratello. Sentivo i pensieri dei demoni, sentivo la loro voglia di divorarmi, sentivo quella dei lupi di azzannarmi nella notte e sentivo quei pensieri di sottomissione, potevo sentire le anime di tutte quelle creature consegnarsi a Valentine; lo avrebbero seguito fino alla morte. Lui li aveva salvati. Nella sua combriccola c’erano le creature più deboli del mondo magico, quegli scarti che nessuno voleva, lui li aveva addestrati e li aveva fatti diventare grandi combattenti.
Nella sua camera fu tutto diverso da quello che mi aspettavo, Valentine era un uomo un po’ avanti con l’età, ma comunque attraente, dal fisico massiccio e scolpito. Delle piccole cicatrici argentee facevano capolino sul suo volto e spiccavano luminose sulla pelle olivastra.  Sapevo cosa rappresentavano: i cacciatori erano soliti utilizzare delle rune, che scomparendo lasciano il segno, da piccole cicatrici a mutilazioni evidenti, come quelle dei Fratelli Silenti. Erano la dimostrazione delle loro battaglie, della loro esperienza e del loro coraggio.
Non mi trattò come una nemica, anzi mi prestò molte attenzioni. Attenzioni che non credevo che qualcuno potesse provare per me. Non avevo mai chiesto nulla, ma anche io ero umana, la mia carne era come quella di tutti gli altri e il mio cuore aveva bisogno di una scossa per ricominciare a palpitare. I nostri cuori si unirono formando una melodia meravigliosa, un’armonia che credi di non riuscire mai a sentire. Così forte da avvolgere la mia anima e cominciare pian piano a stritolarla, così forte da superare i miei desideri e soffocare ogni mia aspirazione. Quella morsa che mi aveva condizionata più di un imperius, costringendomi a uccidere e a torturare. Aveva annientato la mia personalità, che riusciva a risalire dal profondo solo in poche occasioni.
Quelle poche volte che i miei veri sentimenti e le mie emozioni riuscivano a trapelare dai miei gesti e dalle mie parole, non potevo far altro che disprezzare quello che ero diventata, sperando di ricadere in quella trance indolore e senza senso, in una catena senza fine.
Finché il mio cuore era rinato dalle ceneri, incapace di amare, ma non di riconoscere il bene dal male e di scegliere da che parte stare. Ero riuscita ad estirpare quella luce sinistra che aveva invaso il mio sguardo. Ero diventata una fenice, le mie lacrime non riuscivano a guarire il mio cuore spezzato, ma anestetizzavano la mia anima, per permettermi di continuare a combattere.
 
 
Angolo autrice:
Questa fanfic è stata scritta per il contest Hermione and the other guy of the other fandom. Spero che vi piaccia.
Non ho caratterizzato Valentine, ma credo che il suo personaggio emerga dalle parole di Hermione.

 
  
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