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Autore: FriedLarge    04/03/2014    1 recensioni
Mi sento fuori di me, la mia testa fuori di me, il mio corpo, fuori di me.
(la prima di una serie di storie horror-idiote liberamente tratte da canzoni casuali)
Genere: Horror, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sento strano.

Sono sdraiato, è tutto quello che so di me.

Non sento freddo, non sento caldo, ma mi sento oppresso da qualcosa. Come se l'aria mi stringesse. È spiacevole.

Comincio a ricordare.

Sono nella mia stanza. Come è fatta la mia stanza? Apro gli occhi. Buio. Tento di ricordare. Vuoto. Chiudo gli occhi. Bruciano.

Mi sento strano. Non riesco a muovermi.

Respiro poco. Non a fatica, l'aria entra ed esce senza difficoltà, ma non sento il bisogno di farlo continuamente.

Riapro gli occhi. Comincio ad intravedere qualcosa.

La stanza è spoglia. Non era così, prima.

Prima?

Com'era, prima?

Non ricordo.

C'è un quadro. C'era prima? Mi pare di si. Ritrae un volto osceno, deformato, sfigurato, lo distinguo a malapena nella penombra.

Mi sento strano, non riesco a muovere nemmeno un muscolo.

Mi sento... cambiato.

Comincio a ricordare qualcosa.

Ieri sera non stavo molto bene, sono andato a letto presto. Faceva freddo.

No.

Vuoto, ancora.

Sento un rumore ripetitivo, ritmico. Sembra un cuore.

È un orologio. C'è un orologio, da qualche parte, vicino.

Basta.

Vuoto, di nuovo.

Sono come onde, i ricordi, che vanno, vengono. Sembra una voce estranea, la mia.

Chiudo gli occhi e mi abbandono al ticchettio, al metronomo che guida il silenzio e che è accanto a me, ed è mio, ma la mia mente non riesce ad ammetterlo.

Riapro gli occhi, non so dopo quanto, so che il concerto è stato lungo, c'è più luce e posso osservare il ritratto che sta davanti a me.

È disgustoso, ma familiare. Non sembra più nemmeno un volto umano.

No. Basta!

Chiudo gli occhi, mi abbandono nuovamente.

Un ticchettio dopo l'altro.

Tic, tic, tic, tic, tic.

Tic, tic, tic, tic, tic.

Thump.

Apro gli occhi.

Luce.

La stanza appare diversa. Scorgo dei mobili, l'orologio è sopra la mia testa, riesco a muovere la testa un minimo.

L'orribile volto nel ritratto si muove.

L'orribile faccia nello specchio mi fissa, mentre io fisso lei.

La porta si apre.

  
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