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Autore: Nimis    04/03/2014    0 recensioni
Kurt Hummel ha sempre saputo che sarebbe riuscito a fuggire da Lima, Ohio.
Quando riceve la lettera che distrugge le sue possibilità di entrare nel college dei suoi sogni, però, non è più così sicuro che riuscirà a lasciarsi alle spalle la cittadina che non è mai riuscita ad accertarlo.
Con il sostegno di Mercedes, prende la decisione che gli permetterà di riscattarsi: iscriversi ad American Idol, per vincere il ruolo da protagonista in un musical di Broadway.
Il ragazzo si ritroverà in una nuova, grande città, seguito ad ogni passo da telecamere e a contatto con un mondo che ha sempre sognato, ma di cui non era sicuro potesse far parte.
Tra sfide, duetti e amicizie inaspettate, Kurt capirà qual è la sua strada, come percorrerla e riuscirà finalmente a riscattarsi.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Santana Lopez, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sing for me

Prologo
 

Il telefono gli squillò tra le mani.
E a Kurt bastò solo un’occhiata per andare in panico: quello era il prefisso di Los Angeles.
Era pienamente consapevole che la chiamata potesse provenire da Mercedes, ma riusciva a percepire l’importanza di quella chiamata.
 
Okay, calma Kurt. Non farti predere dal panico. Non puoi far squillare ancora il cellulare: rispondi! cercò di autoconvincersi ad accettare la chiamata, quando il panico s’impossesso completamente di lui.
 
Oddio, come devo rispondere? ‘Qui parla il signor Kurt Hummel’? Decisamente troppo formale, ma non posso neanche uscirmene con un ‘Come va?’. Oddio. Oddio. Oddio.
 
Finalmente prese coraggio, fece scorrere il dito sul touch screen del suo iPhone e rispose.
 
“P-Pronto?” la voce lo tradì, spezzandosi e rivelando il suo nervosismo. Cominciamo bene.
 
“Salve, sono Kathie, dall’ufficio degli Fox Studios. Parlo con Kurt Hummel?” una voce leggermente annoiata gli rispose. Nonostante il tono, il ragazzo sussultò, continuando a ripetersi di stare calmo.
 
“Sì, sono io” Kurt rispose, più convinto.
 
“Buongiorno, signor Hummel. La chiamo per informarla che il suo provino è andato a buon fine. Complimenti” la voce lo informò,  impassibile “Vorremmo rincontrarla a breve per discutere i dettagli. Sarebbe disponibile per un incontro venerdì 27 settembre?”
 
Oddio. Oddio. La sua mente non rispondeva più ai comandi, la sua attenzione si era fermata su quella parolina. Complimenti. Era da talmente tanto tempo che non se la sentiva più rivolgere, si era quasi dimenticato come ci si sentisse, cosa si provasse a vincere.
 
Una voce interrupe i suoi pensieri “Signor Hummel, mi ha sentito?”
 
“Sì, sì, certo che posso” Kurt rispose, immediatamente, riprendendo finalmente possesso delle proprie facoltà vocali.
 
La donna gli diede altre informazioni sull’ora e il luogo dell’incontro, raccomandando di non dimenticarsi i documenti che aveva firmato al provino.
 
Alla fine si congratulò di nuovo e chiuse la chiamata.
 
E di nuovo quelle quindici lettere gli fecero venire le farfalle allo stomaco.
 
Non ci poteva credere.
 
Lui, Kurt Hummel, nato a Lima, Ohio.
Lui, che si era quasi arreso al fatto che non avrebbe fatto carriera, che i propri sogni fossero irrealizzabili, che aveva sognato troppo in grande.
Lui, si sarebbe preso la sua rivincita.
 
Il suo sogno della NYADA era sfumato dopo aver aperto quella maledetta lettera. Non sono stato preso.
 
Ma quella chiamata gli aveva dato nuove speranze. E certo, parlare ora di vittoria ora era eccessivo e soprattutto affrettato. Ma era così che la vedeva lui. Una seconda possibilità. Una vittoria, ma soprattutto una rivincita.
 
E questa volta non avrebbe perso per nulla al mondo.
 
Con ancora il cellulare in mano e gli occhi persi nel vuoto, sussurrò:
 
“Sono stato preso a American Idol”.
 
 
 
 
Due mesi prima.
 
 
“Dai, Kurtie. Daiiiiii, ti prego, ti preeeego!” erano tre giorni che Mercedes non gli dava pace.
 
“’Cedes, te l’ho già detto e la mia risposta non è cambiata. No. Non mi farò trascinare da te in questa cosa pazza e soprattutto inutile”
 
“Ma Kurt, chi ti ha detto che sarà inutile? È, invece, una grande opportunità.”
 
“Sì, me l’hai già spiegato. Verrò preso, avrò successo, vincerò, diventerò famoso e tutti mi ameranno. Certo, come no!” il tono sarcastico del ragazzo, interruppe l’amica, che sbuffò.
 
“Kurt, cos’hai da perdere?” il tono della ragazza si fece più delicato.
 
 
 
Certo, cosa aveva da perdere oramai?
 
La lettera della NYADA era arrivata già da un mese e lui non si era ancora ripreso.
 
La tristezza, l’incredulità, la delusione erano ancora fresche, una ferita aperta.
Quella stupida lettera si era portata via il suo futuro, le sue speranze, i suoi sogni.
 
E tolta quella possibilità, Kurt non sapeva più cosa fare. Non sapeva più chi fosse.
 
La scuola era finita, si era diplomato con voti brillanti, ma anche la cerimonia del diploma era stata rovinata dal dispiacere di non essere abbastanza.
 
Perché, sì, il ragazzo sapeva benissimo che le possibilità di entrare nella scuola dei suoi sogni erano pochissime, ma Madame Tibideaux era sembrata così entusiasta della sua esibizione di Not The Boy Next Door che le sue speranze si erano moltiplicate.
 
Per poi venire demolite in una attimo.
 
 
In più, il fatto che aveva dovuto dire addio alle New Directions lo aveva lasciato ancora più spezzato.
 
Quei ragazzi erano la sua famiglia, la choir room era il suo rifugio quando non sapeva dove andare. Certo, aveva già messo in programma il fatto che avrebbe dovuto salutare i suoi amici per partire per New York, ma ora era diverso.
 
Tutti, o quasi, avevano piani per il proprio futuro ed erano pronti a realizzarli.
Le New Directions avrebbero dovuto prendere strade diverte, lasciando Kurt solo, senza nessuna direzione.
 
 
 
“Kurt, tesoro, non hai niente da perdere” Mercedes gli ripetè.
 
Il ragazzo si guardò attorno. Il Lima Bean a quell’ora era praticamente deserto, per questo Kurt e Mercedes avevano la possibilità di parlare senza essere interrotti da clienti che richiamavano l’attenzione del ragazzo per un’ordinazione o una lamentela sul caffè troppo caldo, troppo freddo, troppo forte.
 
Kurt odiava questo lavoro. Ma non poteva gravare sulle spese di Burt anche dopo il liceo. Voleva essere indipendente e quello era tutto ciò che Lima offriva.
 
Inoltre voleva mettere da parte più denaro possibile. Mercedes sarebbe partita per Los Angeles, dove avrebbe seguito i corsi alla UCLA , e Kurt aveva intenzione di andarla a trovarla il più possibile.
Aveva perso tutto, non aveva nessuna intenzione di perdere anche la sua migliore amica.
 
In sintesi, quel lavoro gli serviva.
 
 
“È solo un provino! Cosa ti costa?” insistette ancora la ragazza.
 
“È solo un solo un provino per American Idol! ‘Cedes lo sai che il mio sogno è Broadway, voglio provare il brivido del palcoscenico senza essere costantemente sotto le telecamere. E non ho nessuna intenzione di diventare l’idolo di tredicenni urlanti in piena crisi ormonale!” ripetè per l’ennesima volta Kurt.
 
“Ma non te l’ho detto? Che stupida!” Mercedes si battè una mano sulla fronte, con fare teatrale. Lo sguardo di Mercedes tradiva il fatto che stava per dargli la notizia che non vedeva l’ora di farli sapere “C’è una novità quest’anno: i cantanti saranno divisi per categorie e indovina un po’ tra queste cosa si può scegliere? Teatro e Musical!”
 
Kurt continuò a guardarla con aria dubbiosa.
 
Ma la ragazza continuò “E non hai ancora sentito la parte migliore. Kurt, chi vince atterrà un ruolo protagonista a Broadway a sua scelta! Fidati, questa è la tua occasione!”.
 
L’entusiasmo di Mercedes non contagiò il ragazzo.
 
“Tesoro, io ti adoro, ma lo sai che non potrei mai partecipare a un programma televisivo…”
 
“Kurt, anch’io ti adoro e quando ti dico di fidarti, tu devi farlo. Hai perso la tua occasione con la NYADA, ma questo è il tuo modo per riscattarti. Hai tutte le carte in regola per vincere…” insistette Mercedes.
 
“Merc, come potrei avere le carte in regol..” Kurt, venne interrotto, dallo sbuffo spazientito dell’amica.
 
“Kurt, ascoltami. Tu sei bellissimo, spontaneo, attiri l’attenzione con un solo sguardo e la tua voce è indescrivibile. Tu hai tutto quello che loro potrebbero cercare!” la voce di Mercedes era seria e dolce allo stesso tempo.
 
Il tono dell’amica convinse giusto un pochino Kurt.
 
“Ci penserò, okay? Non ti prometto niente, ma ci penserò”.
 
Il sorriso che la ragazza rivolse all’amico fu di soddisfazione.
Sapeva di averlo convinto.
 
 
 

 
 
“Kuuuuurt! Allora sei pronto?” l’urlo di Burt si aggiunte alle maledizioni che Kurt stava gridando verso la tua valigia. Quella maledetta valigia che non sembrava avere nessuna intenzione di chiudersi.
 
“Kiddo, non potresti lasciare a cas…” cercò di suggerire l’uomo, che venne interrotto immediatamente dal ragazzo.
 
“Papà, quello che c’è qui dentro è indispensabile!” praticamente gli urlò contro Kurt, in preda a una crisi di nervi. Perché quella dannata valigia non si chiudeva?
 
“Ma c’è quella pelliccia che occupa praticamente mezza val..” tentò di nuovo Burt.
 
“Papà, quella pelliccia mi è costata una fortuna e non ho mai avuto l’occasione di indossarla, perché avrei rischiato che me la macchiassero irreparabilmente con una granita e il viola mirtillo non è neanche lontanamente alla moda. A Los Angeles avrò finalmente la possibilità di indossarla in presenza di persone che capiscono e apprezzano il mio stile.” Kurt finì il proprio monologo tutto d’un fiato e girandosi verso il padre poté notare l’espressione emozionata dell’uomo.
 
“Non posso credere che la prossima volta che ti vedrò sarà in televisione..” disse con voce rotta.
 
“Papà..” iniziò a rassicurarlo il ragazzo, ma venne interrotto dal padre.
 
“Kiddo, sono così fiero di te. Ho visto i tuoi occhi spegnersi dopo aver ricevuto la risposta della NYADA e questo mi ha ucciso. Capisco che tu ti senta intrappolato in questa città, l’ho capito quando a cinque anni accompagnavi tua madre al supermercato per comprare ingredienti e spezie che probabilmente metà della popolazione di Lima non ha mai nemmeno sentito nominare.” Le labbra di Burt si incurvarono, raccontando l’aneddoto che lo faceva sempre sorridere “Questa città non ti è mai appartenuta, tu sei destinato alle luci delle grandi città, piene di gente che riesce a comprenderti come Lima non è mai riuscita a fare. E sono convinto che, nonostante gli oltre tre milioni di abitanti, tu riuscirai a spiccare e trovare la tua strada”.
 
Kurt permise al padre di finire il suo discorso per saltargli al collo ed abbracciarlo. Lo strinse forte, ma Burt non si lamentò del peso del figlio addosso.
 
“Non posso credere che passeranno mesi prima di poterti abbracciare di nuovo. Papà, mi mancherai tantissimo” le prime lacrime iniziarono a scendere sulle guance di entrambi, ma non si curarono di asciugarle.
 
“Forza, andiamo a salutare Carole e Finn” disse Burt, trascinando il figlio per l scale.
 
Altre lacrime furono versate, ma gli sguardi orgogliosi di Carole e Finn non fecero che aumentare la determinazione negli occhi di Kurt, che dopo raccomandazioni su raccomandazioni, dopo i numerosi la dieta di papà è appesa al frigo e i papà, non osare avvicinarti alla birra, uscì dalla porta di casa, dove Mercedes e sua madre lo aspettavano in macchina.
 
Mentre il vialetto di casa e i viali di Lima gli passarono accanto, Kurt non poté che assaporare quel sapore di libertà nell’allontanarsi dalla città in cui si era sempre sentito prigioniero.
 
 
Addio Lima!

 

 

Note di chi scrive (o meglio di chi tenta di scrivere):

Ehm, ciao a tutti!
Okay, l'idea per questa fanfic mi è venuta secoli fa, ma non ero molto propensa a scriverla, dato che non ho mai scritto niente ( sì, se non vi è chiaro, questo è un modo per chiedervi di non essere troppo cattivi con me).

Se volete lasciate una recensione, ogni critica è più che accetta.

Grazie per il vostro tempo, 
Nimis
  
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