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Autore: Gracedanger    04/03/2014    1 recensioni
Guy, non piangere, non ora, stai per salire sul palco.
Stai con me, donami l'anima e poi lasciami andare.
Liberati.
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La storia degli Starfish agli inizi.
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia scende insistente.
Le gocce scivolavano lente sul vetro.
L’uomo dai capelli neri le fissa impassibile attraverso la finestra da più di un’ora.
Guy? Dobbiamo cominciare ad organizzare la scaletta.”
Le voci degli altri sono ovattate e per quanto si sforzi non riesce a sentirle.
Sente solo il rumore della pioggia.
La stessa pioggia della sera in cui la vide per la prima volta.
 
24th Dec. 1998
“Martin, sei il solito idiota!”
Noel aveva esordito così la sua sfuriata contro quel ragazzo magrolino e biondo, che era il suo compagno di sventure da dieci anni più o meno.
Entrò nel garage in cui lui faceva le prove con il suo gruppo, gocciolando pioggia dai vestiti sul pavimento.
Chris oziava su una vecchia poltrona, strimpellando con la chitarra in attesa degli altri membri del gruppo. Appena sentì la voce della ragazza saltò in piedi e brandì la chitarra come scudo, impaurito, in attesa di sapere cosa avesse fatto quella volta.
“Noel, non è colpa mia, è stato Jonny!” urlò, aspettando che gli spiegasse il misfatto e intanto incolpava il suo migliore amico.
“Non è vero e lo sai bene! Jonny non sarebbe capace neanche di parlare con Olivia figuriamoci di andarci a letto e poi lasciarla dopo due settimane!”
“E neanche io.”
“Ah, davvero? Tu no? Ma se l’ho trovata in camera stesa sul pavimento singhiozzando: “Oh chris, oh chris, perché non mi ami più?” Ha detto il nome di Jonny per caso?”
Chris abbassò lo sguardo.
“No.” Rispose con il tono canzonato di un bambino.
“E quindi di chi è la colpa?” gli disse lei trattandolo come tale.
“Mia.” Continuò. “Però devi ammettere che Olivia è insopportabilmente stupida.”
“Non mi importa. Peggio per te. E’ la mia compagna di stanza e tu l’hai fatta stare male.”
“Mi scuserò con lei, promesso. Ecco farò così.” Si mise in ginocchio davanti a lei e strinse le sue gambe tra le braccia.
“Ti prego, ti prego, ti prego Olivia, perdonami. Mi dispiace, ma non è colpa tua, è colpa mia, spero troverai una persona che ti meriti davvero.”
“Qualcosa di meno banale magari?”
“Sei incontentabile." sbuffò Christopher  “Ci penserò un po’ su, lo prometto.”
Si alzò e tornò in piedi e intanto delicatamente le strizzò i capelli umidicci.
Ridacchiarono sottovoce.
“Mi hai perdonato?”
Lo abbracciò e lui accolse l’abbraccio con un po’ di incertezza.
“Davvero pensi di cavartela così?” gli sussurrò con un ghigno.
“Allora perché mi stai abbracciando?”
“Tesoro, sono bagnata da capo a piedi, mi sto solo divertendo un po’.”
Chris le diede una leggera spinta e guardò inorridito la sua maglia a maniche corte piena d’acqua.
“Brava Noel, sei davvero una ragazza matura.”
“Non mi farai la predica sulla maturità proprio tu, Christopher.”
“D’accordo, allora ammetti che sei proprio come me Noel. Immatura.”
La ragazza dalla chioma scarlatta non rispose. Gli girò le spalle e si andò a sedere strimpellando a caso un paio di corde della sua chitarra.
“Beh, solo per questo sei venuta qui?” disse il giovane impaziente. L’aria misteriosa che aveva la sua migliore amica gli faceva sempre venire i brividi.
Si girò e lo guardò prima sorpresa e poi infuriata e Chris capì che ogni tanto doveva mettere freno a quella maledetta boccaccia, specie in giornate come quelle.
“Oh signore, che altro ho fatto?” pensò tra se e se.
All’improvviso la ragazza si aprì in un radioso sorriso che sfortunatamente non era indirizzato a Chris.
Le due voci che Chris conosceva fin troppo bene riempirono il freddo garage.
“Noel! Quanto tempo!”
“Dio, Will!”
Corse dal batterista e lo abbracciò urtando la spalla del ragazzo con i capelli ricci che lo copriva. Chris era certo che l’avesse fatto a posta.
“La mia ragazza!”
“Jonny, amore!”
“Sei uno splendore!”
Noel saltò al collo del ragazzo con il cappellino facendo svolazzare i lunghi capelli mossi e i due risero insieme. Noel era l’unica ragazza con la quale Jonny non si vergognava.
“Jonny, amore!” le fece il verso Chris.
Entrambi lo spinsero all’indietro, lui sbuffò e tornò a sedersi sulla poltrona.
“Immaturo.” gli sussurrò Noel continuando a stringere avidamente Johnny tra le braccia.
Ebbe una smorfia in tutta risposta.
“Quando sei tornata?”
“Ieri sera! Sono stata un paio di giorni a casa dei miei a Birmingham e poi sono ritornata al campus per prendere le ultime cose, dove ho scoperto che mentre ero via, il caro Chris è andato a letto con Olivia e poi l’ha lasciata.”
Will e Jonny fulminarono Chris con lo sguardo.
Lui continuava a tenere la testa bassa, in silenzio.
“Avrei dovuto saperlo. L’ho lasciato libero queste settimane, perché aveva finalmente una ragazza fissa e allora io e Will siamo stati rinchiusi in questo polveroso garage a fare audizioni su audizioni.”
“Audizioni?” chiese Noel guardandoli sorpresa.
“Si, il nuovo bassista.”
Chris alzò lo sguardo e ritornò a far parte della conversazione, contento che i suoi amici avessero cambiato argomento e credendo di averla fatta franca un’altra volta.
“A proposito, sarà qui tra poco.”
“Ehi, ma oggi è il ventiquattro, scusa se non l’ho ricordato prima, tanti auguri Noel!
Dissero Jonny e Will e insieme abbracciarono la ragazza.
Chris spalancò la bocca, come aveva fatto a dimenticarlo?
Eppure il 24 Dicembre non era una data difficile da dimenticare.
Noel era rigidissima quando si trattava delle occasioni speciali, riusciva a serbare rancore anche per il resto della sua vita, aveva un vero talento.
“Buon compleanno amica mia!” ci provò Chris, allargando le braccia.
Tutti e tre i ragazzi lo allontanarono un’altra volta.
Si aprirono e lo guardarono con aria sorpresa.
“Se ne è dimenticato?”  chiese Johnny.
“Sono qui da un’ora e si è parlato solo di lui.” rispose Noel guardando storto Chris.
“Ah, almeno le avrà detto di stasera. Giusto?” disse Will cercando di salvare l’amico.
Ma Chris quella sera non aveva scusanti. Solo guai. Era tutto quello che sapeva fare, oltre alla musica.
“No. Che cosa c’è stasera?”
“Siamo stati ingaggiati per fare una serata al Camden Laurel Tree
“Al Laurel? Dio, Jon, è fantastico! Perché non me lo avete detto subito?”
Noel si congratulò con i ragazzi, anche Chris.
“Ma stai tremando tesoro, sei bagnata fradicia, guarda lì dentro dovrebbero esserci dei maglioni.” Disse Jonny indicando l’armadio nell’angolo della stanza.
Mentre la ragazza si avvicinava all’armadio il rumore del motore di una motocicletta risuonò lontano.
“E’ lui, è arrivato” sussurrò Will con un accenno di terrore nel tono di voce.
 Chris bruscamente tirò via Noel per un braccio e la accompagnò svelto verso l’uscita.
“Chris, ma che diavolo fai?” protestò confusa la ragazza.
“E’ arrivato il nuovo bassista e dobbiamo cominciare le prove!” le rispose Will dall’altro lato della stanza.
Quando fu finalmente fuori Johnny corse da lei e le diede un fulmineo bacio sulla fronte.
“Scusa tesoro, ma il nuovo ragazzo non vuole nessuno alle prove, è.. un tipo particolare. Ci vediamo stasera prima dello show.”
Neanche il tempo di rispondere che il suo amico con il suo inseparabile cappello le aveva già chiuso il portone del garage in piena faccia.
La pioggia scendeva fitta e non si riusciva a vedere niente, solo un lampione poco funzionante illuminava la strada, Noel indossò il maglione che era riuscita a prendere in tempo dall’armadio, quando una luce la investì e dovette coprirsi gli occhi con le braccia.
Rimase lì tremante, mentre la pioggia batteva sulla sua testa.
La luce si spense, aprì gli occhi lentamente.
Davanti a lei una scura figura maschile scendeva dalla motocicletta appena parcheggiata davanti all’entrata del garage.
La ragazza cercò di mettere a fuoco lo sguardo e osservare il volto dell'uomo.
Lo vide avvicinarsi, il respiro si fece pesante e il cuore cominciò a battere sempre più forte, avrebbe voluto fuggire ma era bloccata tra la motocicletta e il portone del garage.
Aprì la bocca per urlare il nome di Jonny, Will, persino Chris le sarebbe andato bene per aiutarla in quel momento.
Intanto l’uomo era praticamente fermo davanti a lei.
Noel poggiò la testa all’indietro e chiuse gli occhi, trattenendo il respiro per il terrore, aspettandosi il peggio ogni secondo in più che passava.
Era come se lui fosse a pochi centimetri dalle sue labbra, ma non poteva saperlo perché il tipo misterioso non diceva una parola, eppure avvertiva la sua presenza.
All’improvviso un rumore la fece sobbalzare, qualcuno aveva sbattuto la mano contro la porta del garage.
Noel era in apnea, stava quasi piangendo.
Sentì la porta aprirsi e chiudersi.
Rimase sola, sentiva solo il rumore della pioggia in quella strada deserta.
Non potendo rientrare dai ragazzi, ancora una volta con i vestiti grondanti d’acqua, scavalcò la motocicletta nera e corse via, senza fiato per la strada, verso casa.
  
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