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Autore: Vanilla_91    04/03/2014    14 recensioni
Partiamo dall'episodio 48:
-Inuyasha, voglio chiederti soltanto una cosa. Mi permetti di restare con te?-
-Starai al mio fianco per sempre?-
Annuii, speranzosa, ma le parole successive infransero tutti i miei sogni.
-Non posso farti restare qui, non ora che ho deciso di restare al fianco di Kikyo.-
Tratto dal testo:
Sono trascorsi quattro anni, ma a volte ho la sensazione si sia trattato solo di pochi minuti.
Parole che hanno decretato un addio e che nella mia mente sono diventate un ritornello costante. A volte, mi domando se questi ricordi non siano solo frutto della mia fantasia, memorie di un sogno bellissimo.
Sogno o incubo? Non ho ancora trovato una risposta.
Kagome è stata costretta a dire addio ad Inuyasha, al suo primo amore. La sua vita ha, a fatica, ripreso una parvenza di normalità, ma le cose sono destinate a cambiare ancora una volta.
Cosa accadrebbe se le porte di un passato, mai completamente dimenticato, tornassero a spalancarsi?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Nuovo personaggio, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo, Miroku/Sango
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non posso farti restare qui, non ora che ho deciso di restare al fianco di Kikyo”
Sono trascorsi quattro anni, ma a volte ho la sensazione si sia trattato solo di pochi minuti.
Parole che hanno decretato un addio e che nella mia mente sono diventate un ritornello costante. A volte, mi domando se questi ricordi non siano solo frutto della mia fantasia, memorie di un sogno bellissimo.
Sogno o incubo? Non ho ancora trovato una risposta.
-Kagome, svegliati! Presto Hiden sarà qui e devi alzarti se non vuoi farlo aspettare.-
La voce di mia madre, seppur tenue e dolce, è più potente di qualsiasi sveglia; un mio grugnito dovrà bastargli come risposta.
Odio essere interrotta quando ripenso a quei momenti, quando sento di esser vicina al dare una risposta alla domanda che da anni mi tormenta.
Chissà perché, però, alla fine, una risposta non l’ho mai trovata.
È una giornata soleggiata. I raggi  penetrano le tende ancora tirate, per infrangersi, dispettose, sulla scrivania e riflettersi, vanitose, sullo specchio.
Il leggero cinguettio degli uccelli, il lamento delle foglie trascinate via da mio nonno che spazza il vialetto, i passi leggeri e felpati di mia madre, il lento russare di Sota che ancora dorme, sono questi gli unici rumori che mi circondano. Adoro restare immobile in questo falso silenzio, in questo turbinio di suoni accennati e lontani, mi da la sensazione di essere in una fase di stallo , a metà tra passato e presente, tra ciò che sono stata e ciò che sono..al futuro non voglio ancora pensare.
-Kagomeeee!-
È l’ennesimo richiamo di mia madre a decidere che anche questo giorno è cominciato.
 
 
 
-Buongiorno, mamma.- la saluto, scendendo velocemente le scale.
Un’ultima occhiata allo specchio in corridoio mi permette di raddrizzare la coda leggermente protendente a destra. La divisa blu della scuola superiore stringe un po’ sui fianchi ed evidenzia troppo la curva del seno.
Forse sono ingrassata, o forse sono solo cresciuta.
-Kagome, non fai colazione?- mi domanda mia madre.
Fisso attraverso lo specchio l’orologio alle mie spalle e l’orario mi dice che dovrò rinunciare.
-No, mamma. Sono di corsa, probabilmente Hiden mi sta già aspettando.-
Saluto tutti, per poi correre via.
Richiudo la porta di casa alle mie spalle e, come tutte le mattine, ricevo l’abituale colpo al cuore.
-Ciao,Hiden.- saluto il ragazzo immobile in mia attesa.
-Buongiorno, Ka-chan.- ricambia, stampandomi un bacio sulle labbra.
Studio la sua figura e come ogni mattina lo trovo impeccabile.
La divisa blu della scuola sembra sia stata pensata e cucita su sua misura, per mettere in risalto le spalle larghe, gli addominali scolpiti e le braccia allenate, per far notare le gambe lunghe e muscolose.
I capelli spettinati più che dargli un’aria trasandata, affascinano e donano terribilmente ad un viso dai lineamenti marcati e regolari. Gli occhi blu, così rari nella mia terra,  accentuano ed impreziosiscono la sua bellezza, ma forse ciò che più mi fa impazzire in lui sono le labbra.  Carnose, per alcuni troppo, morbide, perennemente screpolate, tentatrici; conosco il loro sapore, adoro il loro agire dolce e delicato tanto quanto amo la loro irruenza e la loro brama. Trovo tenera la cicatrice che gli segna la mascella; gli rende il labbro inferiore impercettibilmente più sporgente, facendomi combattere con la voglia, continua e sconveniente, di morderlo.
-Mi stai fissando la bocca.- mi fa notare.
Arrossisco, colta in flagrante, ma non nego.
Hiden Mashimoto si è trasferito nella mia stessa scuola proprio quattro anni fa. Prepotente, arrogante, saccente, mi ricordava troppo chi mi aveva rifiutato, chi mi aveva resa una persona chiusa, schiva ed insicura.
Nel più banale dei cliché le nostre liti accanite hanno fatto emergere il lato più debole e fragile di entrambi, trasformandoci da nemici ad alleati.
Il suo passato difficile, la capacità di comprendere il dolore che mi squarciava l’anima, il conforto e la protezione che l’un l’altro abbiamo saputo donarci, hanno solidificato il nostro legame, fortificandolo giorno dopo giorno.
Il nostro rapporto ha attraversato diverse fasi, resistendo alle bugie e alle gelosie, al peso di un passato impossibile da dimenticare, per poi stabilizzarsi..da circa due anni Hiden è diventato il mio ragazzo.
Tuttavia, nonostante l’innegabile avvenenza fisica, il trasporto ed i sentimenti che provo per lui, a causarmi un sussulto al cuore, ogni mattina, è il luogo dove decide di aspettarmi: ai piedi del Goshinboku.
È ironico, ma fa male. Ogni volta che accade ho la sensazione che il fato voglia ridere di me, che sia suo obiettivo ricordarmi che qualsiasi nuova strada io abbia scelto, il suo ricordo non mi abbandonerà mai.
Mi proibisco di pensarci, ma quando la nostalgia supera la mia determinazione, quando immagino lui e Kikyo insieme, felici, la famiglia che probabilmente hanno creato, la gelosia mi soffoca e il dolore mi intrappola.
Ho imparato a convivere con queste sensazioni, a domarle, ma quando ci ripenso esplodono incontrollati, prorompenti.
Sono questi, i momenti in cui rimango sola col mio dolore, quelli che più amo. Sono gli unici istanti in cui mi consento di immaginare come sarebbe potuto essere, tanto so, che esaurite le lacrime, ricostruire la mia maschera sarà al contempo più doloroso, ma più facile.
Questo è il mio modo di sentirlo, di dirgli addio un po’ alla volta. È un conto che ho deciso di saldare in piccole rate.
-Perché quegli occhi tristi? È successo qualcosa?- mi domanda preoccupato.
-No, no è tutto ok.- mi affretto a negare.
Non potrei spiegargli il motivo della mia tristezza, né la malinconia che mi suscita  il ricordare che sono trascorsi precisamente quattro anni da quando lui mi ha detto addio.
-Sarà meglio andare, o faremo tardi.- mi esorta, prendendomi per mano.
Una sensazione di disagio, un formicolio alla pelle che da tanto non provavo, mi tiene inchiodata.
Che sta succedendo? Cosa mi provoca quest’ ansia che mi impedisce di muovermi?-
Senza neanche rendermene conto mi ritrovo a camminare, diretta verso l’antica struttura che ospita il pozzo.
-Kagome, che ti prende? Dove vai?- mi domanda confuso, seguendomi.
“ Non lo so” vorrei rispondere, o forse lo faccio..sono poco padrona delle mie azioni.
Una strana forza mi attira verso quel luogo, imponendomi di fare in fretta.
Spalanco con irruenza la porta a scrigno e percorro le poche scale che mi separano dall’antico pozzo.
Quante volte ho provato a riattraversarlo pregando perché mi conducesse da lui? Non saprei dare una risposta precisa.
Accarezzo la superficie polverosa, trovandola fredda e spigolosa al tatto, e di nuovo quella strana sensazione mi fa rabbrividire.
Che sta succedendo?
-Accidenti, Kagome, vuoi dirmi che ti salta per la testa? Che fai qui dentro? È tardi, dobbiamo muoverci se non vogliamo arrivare tardi.- sbraita Hiden.
Il tono infastidito e severo della sua voce mi fa uscire dallo stato di trance in cui sono caduta.
-I..io non lo so che sto facendo.- ammetto, confusa e spaesata.
Un profondo trambusto mi fa urlare per lo spavento, poi una luce violetta, che ben conosco, attraversa il pozzo, illuminando lo stretto spazio circostante.
-Kagome!- mi richiama Hidashi.
Mi afferra, spostandomi dietro di se, così da farmi da scudo con il proprio corpo.
-Che diavolo succede?-
-Non può essere!- è l’unica cosa che riesco a ripetere.
Un nuovo boato, più forte del precedente mi fa tremare e un’esplosione ci costringe a serrare gli occhi per non rischiare di esser accecati da ciottoli e detriti.
-Stai bene?- mi domanda ansioso Hiden, liberandomi dal suo abbraccio protettivo.
-Sì, sì e tu?- riesco a chiedere.
Mi guardo intorno alla ricerca di non so cosa, ma la polvere sollevata dall’esplosione non mi consente di vedere nulla.
-Chi o cosa è quello?-  mi domanda, parandosi nuovamente dinnanzi a me.
Mi occorre qualche secondo per capire a cosa si riferisca, perché i miei occhi tornino a vedere attraverso quella strana nebbia.
Fisso incredula e ammutolita l’ultimo arrivato.
I tratti, un tempo infantili, risultano ora leggermente più marcati. È più alto, meno bambino, ma gli occhi vivaci e il buffo codino che raccoglie i capelli rossastri, sono terribilmente familiari.
-S..shippo.- balbetto, mentre un nodo mi stringe la gola.
-Kagome.- sussurra, studiando la mia figura.
Mi slancio verso di lui, che affettuoso ricambia il mio abbraccio.
-Oh, Shippo, che felicità rivederti.-
-Kagome, tante notti ho sognato questo momento.-
È come fare un salto temporale di quattro anni, tornare a riassaporare emozioni, profumi e sentimenti che allora erano quotidiane.
-Qualcuno potrebbe spiegarmi cosa sta succedendo qui?- sibila Hiden.
Mi volto a fissarlo, ricordandomi solo in quel momento della sua presenza. ci fissa sorpreso, incredulo, infuriato.
-Hiden.- riesco a dire solamente.
Come potrei spiegargli una cosa simile?
-Hiden, cosa? Chi è questo demone?-
Esito, spiazzata dalle sue parole.
Come ha fatto a riconoscere in Shippo un demone? Perché non è corso via spaventato?
-Non c’è tempo per le presentazioni, Kagome.- mi richiama Shippo, facendo scorrere lo sguardo da me al mio compagno.
-N..non c’è tempo?- chiedo, sbigottita.
-Devi tornare! Abbiamo bisogno di te, Kagome!- dichiara convinto.



Note autrice:
Salve, sono ancora qui con una nuova storia xD Non c'è molto da dire, se non che Kagome dovrà dare qualche spiegazione ad Hiden, che tuttavia non è parso eccessivamente sorpreso per l'improvvisa comparsa di un demone.
Come al solito lascio tutti i giudizi a voi e ci tengo a ringraziare chiunque dedicherà qualche minuto del proprio tempo alla lettura della mia storia :)
Vi lascio il link del gruppo.. vi basterà cliccarci per entrare a far parte della nostra pazza cyber family :)
https://www.facebook.com/groups/758064124210814/
Grazie ancora e alla prossima :D
Baciiii
   
 
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