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Autore: ToraStrife    04/03/2014    2 recensioni
Una blogger di successo, tra libri, gatti e aforismi acidi.
Acida come Belle de La Bella e La Bestia
Artica come Elsa di Frozen
Anima come la ninfa Euridice
Genere: Fluff, Satirico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Zen 06
ACIDA, ARTICA, ANIMA


Era bella, come le cose passate.

Forse perché intrecciava in lei i ricordi e le immagini di tante donne amate e sospirate, forse perché, nonostante l'età relativamente giovane, sfoggiava già la saggezza di intere collezioni bibliografiche consumate durante l'adolescenza, che la rendevano intellettivamente complessa e spiritualmente profonda.
La coda di cometa, l'arcobaleno che le partiva dalla testa per sfoggiare in una cascata sulla schiena, un fascio di capelli che aveva conosciuto tinte e colorazioni di tutte le sfumature.
La corporatura sottile, col magico potere di far sparire le calorie degli enormi Towerburger che consumava a cadenza giornaliera, era invidiata da tantissime sue amiche.
La pelle candida e pallida, come le pagine dei libri che amava divorare con appetito ancora più vorace rispetto ai panini, era sempre più occupata da tatuaggi di tutte le forme.
A furia di amare i libri e farsi tatuare come da Gutemberg in persona, stava diventando lei stessa un libro vivente.

Era una Blogger di successo, gestiva su Internet diverse pagine culturali, dove di volta in volta recensiva dischi e libri, pubblicava news musicali, si dilettava in satira anti-stupidi e gettava a video schizzi narrativi e pensieri filosofici.

La sua fama era divenuta ormai di un certo livello, i fans avevano raggiunto una cifra a quattro zeri, per aumentare sempre più.
I complimenti e le proposte fioccavano, con livelli da fare invidia alla più sexy delle aspiranti veline maniache dell'autoscatto e del bikini compulsivo.

Eppure a lei tanta popolarità stava stretta.
Non perché fosse affamata di maggior successo, anzi.
Rifiutava le avances di giovani modelli e le offerte di affermati talent scout, che le promettevano mari e monti in TV.
Non solo.
Non riusciva ad accettare i complimenti di cui gli ammiratori la ricoprivano. Non li percepiva come sinceri, o forse sentiva di non meritarli appieno.

Si sentiva sempre a cavallo tra una pignoleria che le imponeva un'autocritica severissima e i soliti difetti fisici che una donna si deve sempre vedere: nel suo caso un naso storto come quello di una fattucchiera e un fisico poco curvilineo.

La Blogger entrò nel bagno e si sedette sulla tazza del wc.

"Perché tanto scrivo cagate", ironizzava.

Accese il portatile, che appoggiò sulle ginocchia, e cominciò a strimpellare note filosofiche sulla tastiera.
Tirò fuori dal taschino della maglietta una sigaretta e un accendino.
Si accese quest'ultima, e tirò una lunga boccata.
In realtà non era una fumatrice accanita, quel gesto era solo una scusa per poter canticchiare "Smoke on the Water".

Mentre stava per premero Invio per mandare il suo ultimo Appunto, una voce la distrasse.
Era la sua coinquilina, per nulla scandalizzata dal fatto che la Blogger usasse il bagno con la porta spalancata.

Ma un gatto europeo di cinque anni non si fa troppi problemi, tranne quando riguarda il cibo.

- Un attimo, che cavolo! - Sbuffò la donna, schiacciando quel benedetto tasto e chiudendo il Notebook con un gesto secco.
Poi si alzò e gettò la sigaretta nell'acqua, liquidando il tutto con uno sciacquone risolutivo.

La ruffiana coinquilina si strusciò sulle caviglie della padrona, mentre una scatoletta veniva violentata dall'apriscatole, e il contenuto offerto in sacrificio al carnivoro di casa, con buona pace dei tanti vegan che si erano scagliati di recente contro la Blogger per un pensiero sulle bistecche.

Ma un Purrr della pelosona valeva più di tanti ipocriti piagnistei di sensibiloni anonimi, e questo la Blogger doveva convenirlo.

Ricordava ancora della sua infanzia, o perlomeno di quello che si narrava di lei.

Aveva imparato a scrivere prima ancora di aver imparato a parlare, quando, con un pennarello, scrisse un grottesco "Mamma" sulla fronte del papà.

Aveva imparato a tenere in mano una penna prima ancora di alzarsi su due gambe, o forse aveva usato proprio la biro come sostegno per elevarsi.

Se fosse stata un'evoluzione della specie, la scienza l'avrebbe chiamata "Donna Scrivens", che prima ancora di ottenere la posizione eretta, aveva imparato ad usare gli utensili come pastelli, biro e bloc notes, e tastiere e I-pad nell'era moderna.
I suoi coetanei maschi sarebbero stati così arretrati che per "Homo Erectus" essi avrebbero inteso "Uomo con erezione", che in effetti per loro era uno status molto più importante rispetto al camminare dritti.

Questa convivenza tra lei e i maschi di oggi, tra l'altro, dimostrerebbe una teoria crossover tra Darwin e Einstein, e cioè che 'L'evoluzione e l'intelligenza in certe specie è decisamente relativa'.

Lei, che qualche incauto poeta definiva come un vulcano islandese, un cuore caldo traboccante passione sotto un profondo strato di ghiaccio e neve perenne.
Peccato che a lei la poesia non piacesse particolarmente.
O meglio, amava scriverle, riceverle come pegno d'amore un po' meno.

E a proposito di amore, non sapeva neppure lei il perché di questa freddezza apparente con i ragazzi.

Il successo non le mancava sicuramente, vista l'evidente bellezza che attirava centinaia di maschietti scondinzolanti e affettuosi come cani.
Peccato che lei amasse i gatti.

Ecco, forse la questione era quella del vulcano islandese: spettacolare a vedersi, ma pericoloso ad avvicinarsi.

Bisognava essere degli incauti (o coraggiosi) esploratori ed affrontare un lungo viaggio in mezzo a laghi di liquami acidi (potevano mancare?) per raggiungere il cuore pulsante, in sintonia con tutto il pianeta.
Era un'impresa che forse poteva fare solo Lara Croft. Una donna.
O anche Indiana Jones. Troppo vecchio.

La Blogger scosse la testa, troppi mal di testa. Decise di andare in cucina a spremersi un limone.

- Acida come un limone, - Rifletté su sé stessa, - Ma con un gusto anche tanto dolce.

Le mancava solo qualcuno che le "purr-asse some sugar on her".
Ma la coinquilina per adesso bastava.
Scosse di nuovo la testa.
- Ah, ma chi mi mette in testa tutte queste smancerie?"
Aveva spremuto il limone, avrebbe dovuto scaldare l'acqua per la limonata.
Ma non ne aveva voglia.
In genere si scaldava l'acqua solo quando qualcuno stava per partorire.
Forse era meglio un limoncello, ma non ne aveva in casa.
Accese lo stesso il fornello con l'acqua dentro.

- Partorisco sempre idee. - Si giustificò.

- Miao! - Protestò la coinquilina. 
"Perché non fai una torta al limone e non ce ne concediamo entrambe una fetta?", sembrava volerle dire.
- Finirei per spignattare per tutto il pomeriggio per poi non combinare nulla. - Spiegò la Blogger, sorprendendosi di stare parlando a una gatta che aveva già fatto spallucce e ripiegato sulla ciotola dei crocchini secchi.
Indispettita, la Blogger sibilò alla felina. - Mi sembri come quei ragazzi che appena vedono che non vuoi dar loro la ciotola, non sapendo dove consumare ripiegano sempre sulla ex.: una pietanza ormai secca!

Un trillo disturbò la conversazione a senso unico.
Il telefonino.

- Dove cavolo l'ho messo?. - Si lamentò la ragazza, volando in direzione della vibrazione.
Setacciò il divano, buttando all'aria i cuscini.

- Dovrei fare ordine. - Si disse, mentre la suoneria continuava a protestare, insieme alla pazienza di chi attende dall'altra parte del filo...wireless.

- Sì, ma fare ordine in casa, o nella mia vita? - Si domandò una parte di lei, mentre l'altra con impeto afferrò l'oggetto della ricerca e premette il pulsante di risposta.
O almeno così credeva.
Nella fretta aveva scambiato il verde con il rosso, mandando la chiamata all'aria.
Imprecò sonoramente.
- La storia della mia vita, - Si disse. - La stessa fretta che mi fa fare le scelte sbagliate in amore.

Per quello ponderava sempre tutto, prima di decidere, la fretta, più che cattiva consigliera, era il suo nemico mortale.

Il beep di un sms e il nome familiare sul display dissiparono le nubi dal suo animo. Salvata in corner.

Forse ho chiamato in un momento sbagliato. Quindi ti ricordo per iscritto l'impegno che hai stasera. Ciao.

Soffocò l'impulso di rispondere. Sarebbe stata una inutile e alquanto imbarazzante giustificazione.

Meglio presentarsi quella sera, puntuale e ineccepibile come sempre.

Promotrice di serate rock. C'era un lavoro più adatto a lei?

Aveva sempre, tra le altre cose, scritto sul suo genere preferito, adesso ne faceva da testimonial.

Ogni tanto, tra un appunto e l'altro, metteva l'annuncio pubblicitario.

- Ho anche lo sponsor! - Si diceva, scherzando.

Poi si ricordò dell'ultima parola del messaggio.
"Stasera".
Stasera.
- STASERA! - Urlò la Blogger in preda al panico, controllando sull'orologio a parete.

Due ore all'appuntamento.
Era già così maledettamente tardi?
Cavoli, dove aveva vagabondato con la mente per tutto il pomeriggio?

Via in bagno, davanti allo specchio. Cielo, era un disastro.
Tra preparativi e vari, non avrebbe neppure avuto tempo per la cena.
Ottimo.
Le elucubrazioni mentali andavano acchiappate tutte e messe di forza in un cassetto, era ora di levare l'abito borghese e di mettersi in tiro, come solo una donna poteva fare.

Era una parte che amava e odiava allo stesso tempo.
La seduzione femminile è un'arma a doppio taglio, può tagliare, ma se non sai maneggiare il coltello sei tu quella che si fa male.
Il rossetto doveva essere più preciso di un bisturi, altrimenti lasciava tracce più brutte di una macchia di sangue.
E solo le donne sanguinano, almeno a dare retta ad Alice Cooper.
E quel maledetto pettine fatto in modo da intrappolare ogni fibra capellifera esistente?
E meno male che non li aveva ricci.
Sistemare quella scollatura che tutti avrebbero notato, ma non sufficiente per chi voleva lei.
Ah già, ricordò, in quel periodo non c'era in effetti nessuno che lei voleva.

La coinquilina miagolò puntuale come un orologio svizzero all'orario della sua cena.

La Blogger uscì di fretta dalla camera indossando quei tacchi alti che la facevano sembrare un'equilibrista.
Avrebbe desiderato un bastone da passeggio solo per usarlo come asta da trapezista per stare in equilibrio, un passo dopo l'altro.
Ecco, forse a quello serviva un uomo, un supporto per non sbilanciarsi, non cadere, o se cadere, rialzarsi.
E per trovare un uomo doveva stare in equilibrio?

Scosse la testa. Le elucubrazioni nel cassetto! Quella sera doveva rimanere sorridente e lucida.


Era il raduno con i suoi fans.
Ancora non ci credeva. "Fans"?
Ammiratori.  Perché?
Lei  voleva essere apprezzata per quello che era, non ammirata per quello che appariva.
Avrebbe preferito "amici", compagni informali di riflessioni e di bevute.
Ma forse la parola era troppo impegnativa, almeno per loro.
D'altra parte, si trattava di una definizione usata in Facebook: il maggior mistificatore della parola "amico".

Un'ultima scrollata di testa, davvero non c'era più tempo.

La Blogger si avviò a grandi passi verso la porta e l'aprì.

- Io farò tardi. Non mi aspettare alzata. - Era l'educato e contemporaneamente futile avvertimento della padrona.

Ma c'era una cortesia, una lealtà che un gatto meritava più di un uomo.

Tanto più che la coinquilina si era già messa nel suo solito agio sul divano di casa.

La porta si chiuse, e una chiave serrò la questione con due mandate.

Il processo si invertì circa cinque ore dopo, con altre due mandate, ma in senso opposto.

La porta si aprì per presentare all'ingresso una caricatura dell'eleganze bellezza seduttiva dell'andata.

Il peso morto che si buttò sul divano, tra le proteste della coinquilina spaventata, espirò fuori tutta la sua aria.

La gatta balzò fuori dal giaciglio, miagolando il suo: - Non mi interessa a che ora arrivi, ma almeno avverti prima di sedermi sopra!

- Scusa. - Fu la spenta risposta della donna.

La coinquilina capì al volo la situazione e tornò per accoccolarsi sul grembo della Blogger.

La ragazza in red passò quasi grata una mano sul morbido pelo dell'animale, dato lo stato d'animo.

Non che fosse di cattivo umore: la serata era stata il successo previsto, tante foto che l'indomani avrebbero popolato le bacheche del locale, del suo blog personale e dei suoi personali fans.

Ma che fatica. Quasi si chiedeva se quello stile di vita non l'avrebbe uccisa prima dei trentasette anni, come tante maledette rockstar.
Forse era anche per quello che fabbricava aforismi con tanto di marchio registrato: non si sa mai.

Accese il tablet e guardò per un attimo il desktop che la ritraeva assieme alla coinquilina.

Era piena di foto con lei, anche se a guardarle non si capiva mai chi delle due comandasse e chi fosse l'animale domestico.
Adorava d'altronde i gatti: amava immaginarsi come una raffinata micia, perfetto compromesso a metà strada tra il topo di biblioteca e il cane ringhioso contro stronzi & affini.

L'icona di messenger intanto palpitava: - Chi diavolo può avermi scritto?

Un'ombra di nuvola si dipinse sul volto della Blogger.

Ancora lui, l'ex che non mollava mai. Un altro di quei mielosi messaggi, falsi come Giuda, ma seducenti come Eva.
Era uno dei pochi uomini capaci di fare ancora presa sui suoi sentimenti.
Il suo Orfeo.

Ciao, dolcezza, ero tra i presenti, stasera. Ti faccio i miei complimenti. Rimani sempre la più bella.


Che banalità. Ma lui le sapeva dire bene. Accidenti a quel suo lato di donna sensibile ai complimenti.
Quelli di chiunque altro li avrebbe smontati e rispediti al mittente con tanto di biglietto acido.
Ma non lui.

(...)
Più ti guardo e più mi rendo conto di come sei cresciuta, degli enormi sbagli che ho fatto con te.
Ti ho cercata dappertutto. Ero arrivato al punto anche di cedere alla disperazione e incontrare direttamente il Re degli inferi. Poi stasera mi sono convinto, e ho deciso che chiudere con te era stato un errore.

E già, era stato lui a chiudere: sulla soglia di casa di lei. A domicilio. Comodo, eh?

Ma se sarai in grado di darmi una seconda possibilità, non te ne farò pentire. Sarò l'essere più dolce che tu possa ricordare.

E in questo aveva ragione, convenì la Blogger. Lui sapeva davvero essere dolce.

Stasera non ho avuto la possibilità di avvicinarmi, circondata com'eri da tutta quella gente. Per questo ti ho mandato questa mail. Ho voglia di riprendere i contatti con te.
Mi daresti il tuo nuovo numero di cell? Così, in caso non dovessimo più vederci...


Ci fu un breve attimo. Una tentazione di ripensamento, Tornare al passato, di quando era ancora spensierata ed ingenua.

Mi daresti il tuo nuovo numero di cell?

Le dita di lei fremettero. Cedere o no? Il cervello, affollato da un viavai di impulsi elettrici, e il cuore, che batteva all'impazzata tutta la sua rabbia, si combattevano come una tigre e un dragone.

Un miagolio della coinquilina distolse per un attimo l'attenzione della Blogger dalla mail.
La gatta la stava fissando con uno sguardo di rimprovero.
- E' tardi, vorrei dormire nel MIO giaciglio. - Sembrava voler dire.
Un'occhiata di intesa tra le due femmine.

In caso non dovessimo più vederci...


Meglio così :)


Quest'ultima fu la semplice e concisa risposta della Blogger.

La ragazza si alzò con il tablet ancora acceso.
La gatta tornò soddisfatta nella sua roccaforte e sbadigliò la sua Buonanotte.

- Ciao. - Salutò la Blogger, con un tono malizioso. - Io vado a letto con il mio attuale amore.

Un libro.

Era la sua abitudine preferita, leggere a letto.

Ma era bello stare tra le coperte, passare le dita sulle pagine, accarezzare la copertina come i capelli di un uomo, assaporare le emozioni che le dolci parole sussurrate dal tomo attraversavano gli occhi e si tatuavano nel cervello.

Il tempo volò così rapidamente che la Blogger aveva dimenticato la stanchezza: ciò voleva dire che le ore notturne si sarebbero fatte sempre più piccole, con buona pace per il sonno e i sogni.
Ma tanto lei non era una sognatrice.

Un beep interruppe tuttavia la magia della lettura: il tablet era stato lasciato acceso.

Un'altra mail. Anonima.

Stasera è la serata perfetta per leggere un po' su EFP.

E un link.

- E' uno scherzo? - Si chiese la Blogger. Per curiosità, cliccò su quel link.

Si aprì la pagina di un noto sito di scritti e fanfiction.

In particolare, vi era un racconto: Acida, Artica, Anima.

E l'inizio era familiare.

Era bella come le cose passate.

- E' uno scherzo, vero? - Fu la basita domanda della Blogger.

E invece no, perché lei era

Acida come Belle
Artica come Elsa
Anima come Euridice

Acida, Artica, Anima.



- Tacete, ed emozionatevi: era la Maestra.

- Non mi prendere per il culo. Io sono solo un'Alleva.



  
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