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Autore: atonement    04/03/2014    5 recensioni
Ovvero: tre volte in cui Louis dice a Harry di non guardarlo, e una in cui gli chiede di farlo. [Larry]
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«Smettila di guardarmi» sibila, senza alzare lo sguardo. La matita che si sta rigirando tra le dita da più di mezz’ora è calda e poco appuntita, ma è un punto d’appoggio e una scusa per tenersi impegnato – per non essere costretto a guardare l’altro negli occhi. Anche perché no, non vuole affatto guardarlo. Non quando i suoi sguardi gli dicono che va tutto bene, che è normale sentirsi così, che sono solo due ragazzi che si amano. Non quando non riesce davvero ad odiarli, perché sentirseli addosso è la più forte sensazione di amore e tenerezza che abbia mai provato.
Come se la burla di essersi innamorato del proprio migliore amico non fosse già abbastanza.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi realmente esistenti non mi appartengono, non li conosco e non conosco nessuno ad essi correlato.
Non detengo diritti sulla loro immagine, che non intendo ledere, e tutto ciò che scrivo non è a scopo di lucro.
I fatti narrati sono solo frutto della mia fantasia.


 


Non guardarmi
Look at me, in my eyes, and tell me that you feel nothing inside, The Veronicas.
 


 
1.
 
«Non guardarmi.»

Louis si guarda intorno. La stanza in cui si trovano è piccola, quadrata e monotona. Non che si aspettasse di meglio, devono semplicemente aspettare lì prima che cominci l’intervista, ma quei cinque minuti sembrano non finire mai. Soprattutto perché ci sono solo lui e Harry in un angolo della stanza, mentre quei tre scemi dei loro compagni sono vicino alla porta e stanno ridendo di fronte ad uno stupido video di chissà quale stupido comico.

Quindi no, non sono davvero soli. Ma il volume del cellulare di Niall è parecchio alto, come le loro risate, e Harry è talmente vicino a lui che Louis non ha dovuto fare niente di più che sussurrare quelle due parole, per essere sicuro che gli altri non lo sentissero. Ma è abbastanza sicuro che Harry lo abbia fatto.

«Cosa?» mormora infatti Harry, la confusione negli occhi. Ha un riccio messo male, sembra che stia per cadergli sulla fronte da un momento all’altro, e Louis ha quasi voglia di prenderlo in giro per questo, o magari di sistemarglielo con due dita. Ma scaccia questo pensiero, abbassando lo sguardo.

«Durante l’intervista» spiega, senza guardarlo. «Non guardarmi.»

Louis sa già cosa gli chiederà Harry, perché lo conosce e perché , ci sono tante cose che sono cambiate nel loro rapporto. E ci sono tante cose ancora che Louis non dovrebbe provare ma, se non può smettere di sentirle, può almeno provare ad ignorarle.

«Perché?»

Harry fa esattamente la domanda che si era aspettato. E da una parte gli viene da ridere, perché che cazzo di situazione. Dall’altra, sente di amare il modo in cui lo conosce, il modo in cui si conoscono e tutti gli altri modi in cui potrebbero imparare a conoscersi, insieme. Ma ancora, sono cose che vuole ignorare.

«Perché sono fidanzato» risponde automaticamente, come se una risposta del genere potesse mettere un punto all’intera faccenda. Ma la loro faccenda è troppo confusa e fatta di pensieri e amore e ricordi e non si può davvero mettere un punto a qualcosa del genere, gliel’ha insegnato Joyce con il monologo di Molly Bloom, tanto bello quanto assurdo, quasi incomprensibile e folle.

Esattamente come questa cosa che c’è tra loro due.

Harry lo guarda ancora con i suoi begli occhi verdi, più triste che davvero arrabbiato. E Louis pensa non farmelo, Harry, non fare finta di non capire.

Ma Harry fa esattamente quello che non vorrebbe Louis.

«E il tuo essere fidanzato implica che io non possa guardarti?»

No, pensa Louis. Ma implica che lui non lo guardi in quel modo tutto suo. In quel modo che ti amo e non riesci a capirlo, in quel modo che mi ami anche tu, vero?, e in quel modo che guardami, ti prego.

E se fosse meno vigliacco saprebbe dargli una risposta del genere, davvero, così come sarebbe in grado di permettersi il piacere di sentire i suoi sguardi addosso, ma non è come Harry, non è coraggioso come lo è lui, perciò si limita a dire: «Sai benissimo di cosa sto parlando.»

 
Poi una ragazza li chiama perché devono fare quella maledetta intervista, e non ne parlano più.
 
 



2.
 
Ultimamente, scrivere canzoni è sempre più difficile.

Sarà il tempo, che è troppo bello. Louis preferisce la pioggia, quella forte e fitta che spazza via tutto e tutti, nessuno escluso. In qualche modo, riesce a scacciare tutti i pensieri che gli affollano la mente in quest’ultimo periodo. Ed è così che pensa di poter scrivere – non pensando ad Harry, togliendosi dalla testa i suoi occhi enormi e il suo sorriso da eterno bambino.

Ma c’è il sole, e quegli occhi lo stanno fissando dall’altro lato della sua stanza d’albergo. Ancora non capisce perché diavolo lo abbia fatto entrare.

«Smettila di guardarmi» sibila, senza alzare lo sguardo. La matita che si sta rigirando tra le dita da più di mezz’ora è calda e poco appuntita, ma è un punto d’appoggio e una scusa per tenersi impegnato – per non essere costretto a guardare l’altro negli occhi. Anche perché no, non vuole affatto guardarlo. Non quando i suoi sguardi gli dicono che va tutto bene, che è normale sentirsi così, che sono solo due ragazzi che si amano. Non quando non riesce davvero ad odiarli, perché sentirseli addosso è la più forte sensazione di amore e tenerezza che abbia mai provato.

Come se la burla di essersi innamorato del proprio migliore amico non fosse già abbastanza.

Senza contare il fatto che, ora che ci pensa, non sa nemmeno cosa sia rimasto della loro amicizia. Louis non può scambiarsi significativi sguardi d’intesa con Harry come facevano mesi fa, figurarsi se può permettersi di toccarlo, accarezzarlo e addormentarsi addosso a lui come vorrebbe fare ogni notte, quando il soffitto diventa liquido per colpa di stupide lacrime e lui pensa solo a quanto vorrebbe indietro il suo migliore amico.

Anche se migliore amico non è più abbastanza, e lo sanno entrambi.

Gli occhi di Harry sono tristi mentre si spostano dal viso di Louis e tornano a guardare le tante e tante parole scritte dalla Austen in Persuasione.

«Perché leggi quel libro?»

Harry alza di scatto la testa, colpito dalla sua domanda. Se non fosse che sta aspettando con impazienza la risposta, Louis riderebbe per il modo comico in cui si è quasi fatto male al collo per la velocità del movimento.

«Perché credo nelle seconde occasioni» sospira Harry, le sue mani che accarezzano la piega di una pagina. Louis ha sempre pensato che le sue dita fossero molto eleganti, così lunghe e chiare.

«Anzi, sai cosa? Non è nemmeno questo.»

Stavolta è Louis a rimanere sorpreso, perché Harry ha usato un tono strano – pensieroso, quasi arrabbiato. E che sia arrabbiato con se stesso o con lui, Louis proprio non lo sa.

«Quindi?»

«Quindi» mormora Harry, guardandolo fisso negli occhi. «La verità è che credo che l’amore non sia ragione, ma istinto. Non ami qualcuno perché pensi razionalmente a tutte le cose che ti piacciono di lui, ma perché lo senti. E tutto quello che dicono gli altri – i loro consigli, le loro congetture – sono tutte balle. Due persone che si amano troveranno sempre, sempre il modo per stare insieme. Che sia presto, o che sia tardi. Che sia per poco tempo, o che sia per tanti e tanti anni.»

Louis continua a guardarlo, ma non risponde. Ricorda quel libro, lo ha letto tempo fa in un momento in cui aveva bisogno di qualcosa di leggero, scritto bene e con un dolce lieto fine. E ricorda che nella storia c’è una certa Lady Russell, una signora che consiglia alla protagonista, Anne, di non sposare il fidanzato per ragioni economiche, anche se il loro amore è forte e sincero. Ma i due si incontrano di nuovo dopo alcuni anni, e ovviamente il romanzo finisce con il loro matrimonio. Eppure, Louis non capisce come tutto questo possa avere a che fare con loro.

Una strana idea gli passa per la mente e aggrotta le sopracciglia, guardando Harry nei suoi occhi verdi.

«Quindi, cosa sarebbe questo linguaggio criptato? È un modo carino per dirmi che Eleanor è la mia Lady Russell? Perché, sai, lei non mi costringe a fare proprio niente.»

Harry sbuffa una risata e scuote la testa, alzandosi dal piccolo divano su cui stava leggendo. Tiene il libro stretto tra le dita, i ricci scompigliati e leggermente appiattiti nel punto in cui aveva appoggiato la testa su un cuscino.

«Non è Eleanor la tua Lady Russell.»

Sono molto vicini, adesso. Louis può giurare di vedere tutte le piccolissime imperfezioni della sua pelle – non che siano brutte, né fastidiose. Sono semplicemente Harry. Ma Harry continua a parlare, e allora lui non può non guardarlo negli occhi e sobbalzare, perché è ancora più vicino di quanto avesse pensato.

«Qui l’unica Lady Russell sei tu, Louis. Esattamente come sei, allo stesso tempo, Anne Elliot. E non provare nemmeno a far finta di non capire.»

Louis vorrebbe rispondere. Lo vorrebbe davvero.
Ma la porta della sua stanza sbatte dopo pochi istanti e lui rimane solo, con un pezzo di carta di fronte agli occhi e una matita mangiucchiata tra le dita.
 



 
3.
 
«Perché l’hai lasciata?»

Perché ti amo, pensa Louis.

«Perché è una cosa che dovevo fare» risponde invece, le mani che tremano mentre chiude una valigia già aperta e sistemata più e più volte. Non guarda Harry, ovviamente, anche se con la coda dell’occhio vede i suoi piedi e le sue lunghe, lunghissime gambe strette in un paio di jeans chiari.

«Perché è una cosa che dovevi fare» ripete Harry, laconico e perplesso. E la sua è una perplessità molto velata, una alla Che cosa stai dicendo?, e alla Sappiamo entrambi che non è così, ma tu non vuoi ammetterlo. Louis riderebbe per l’ironia della situazione – Harry nella sua camera d’albergo, a piedi nudi perché è corso da lui non appena ha saputo di Eleanor, e lui che invece è già pronto per partire, preciso e puntuale – se non fosse che al momento ha solo voglia di nascondersi dietro un paio di lenti scure, possibilmente con Don’t Cry dei Guns N’ Roses a ripetizione nelle orecchie.

Louis si volta solo per andare verso la porta, sussurrare a Harry di sbrigarsi a fare le sue valigie e uscire da quella stanza, ma Harry non è decisamente il tipo che lascia perdere così facilmente, e quella non è decisamente una di quelle situazioni che lascerebbe tranquillamente in bilico, come se niente fosse.

«Perché devi fare sempre così? Perché?» mormora Harry, guardandolo in un modo tutto suo e tutto loro.

Perché ti amo, pensa Louis, per la seconda volta quella sera. Ma, stavolta, decide di non rispondere. O forse, a conti fatti, non sa proprio quale risposta potrebbe dargli.

 
Louis non sa chi dei due si sia avvicinato per primo. Non sa nemmeno come abbia fatto a non inciampare nella valigia caduta a terra, in effetti, ma sa che si rende conto delle labbra di Harry sulle sue appena un attimo dopo che la sua schiena ha toccato il muro, giallo e pulito e freddo contro la sua pelle coperta da una maglietta leggerissima.

Stretto in quell’abbraccio goffo e toccato da quelle labbra secche, Louis si rende conto che questo è il bacio più bello e incasinato che abbia mai ricevuto – perché è Harry ed è bellissimo e trema ed è impacciato, i suoi capelli ricci gli fanno il solletico e l’angolazione è strana, con i loro corpi premuti insieme contro una parete strettissima e impersonale – ma più che ogni altra cosa è un bacio così giusto e allo stesso tempo così sbagliato da far male, e lui non sa cosa fare.

Si stacca velocemente, le labbra che sanno di un sapore che non è suo ma che allo stesso tempo lo è, e corre verso il bagno dall’altra parte della stanza, mentre sente Harry collassare contro la parete contro cui lo ha premuto pochi istanti fa, il respiro affannoso e le gambe che probabilmente cederanno da un momento all’altro.

Louis deve pulirsi, deve – non lo sa, ma non può sentire Harry così addosso, non quando non può impedirgli di guardarlo in quel modo che odia e che ama così tanto.

Si strofina velocemente la bocca e le labbra, acqua e sapone che hanno un sapore orribile mentre spazzano via quello di Harry. Il suo respiro è corto, affannoso – che sia per il bacio o per quella corsa improvvisa, Louis proprio non lo sa – e sembra peggiorare mentre si asciuga in fretta e furia con un asciugamano; ma poi improvvisamente si blocca, non appena i suoi occhi incontrano quelli di Harry attraverso lo specchio.

Louis appoggia i palmi sulla ceramica del lavandino e abbassa il volto, strizzando gli occhi.

«Non – Non osare guardarmi, Harry. Non osare. Io – ti prego, va via.»

Un piccolo sospiro, il leggero schiocco di due labbra umide che si separano, e poi passi un po’ troppo lenti e un po’ troppo veloci verso la fine o l’inizio della sua camera, a seconda dei punti di vista, e poi ancora Harry che se ne va, chiudendo la porta dietro di sé.

Louis ha solo voglia di piangere.

 


 
4.
 
«Guardami.»

Ci sono tante e tante cose da dire, in questo momento. Così tante che Louis, se si sofferma troppo a pensarci, sente un gran mal di testa, ma soprattutto una grande paura.

Le lenzuola sono ancora sgualcite, sporche di loro ma ancora profumate, mentre Louis osserva la schiena di Harry che è seduto dall’altro lato del letto – i piedi nudi che toccano terra, i ricci scompigliati e la vita coperta appena da quel velo bianco che hanno condiviso.

A Louis è sempre piaciuta la camera di Harry. Ultimamente non è andato spesso a casa sua, com’è ovvio, ma non ha davvero importanza. È tutto esattamente come ricordava – le pareti bianche, i mobili in castagno chiaro, le coperte e le tende blu e poi ancora la Notte Stellata di Van Gogh proprio sopra il letto su cui hanno appena fatto l’amore, anche se è ancora giorno e anche se nessuno dei due sa cosa succederà, adesso.

«Harry» lo chiama in un sussurro, continuando ad osservare la sua schiena. Ha tanti nei, ma sono tutti molto piccoli e molto chiari. Louis si prende il permesso di avvicinarsi a lui, di premere il proprio corpo nudo contro quello dell’altro, altrettanto privo di qualsiasi strato se non di quello composto dai suoi tatuaggi, e affonda il viso tra i suoi capelli morbidissimi. Inspira piano il suo odore, mentre Harry si irrigidisce un po’.

«Non posso» lo sente sussurrare, mentre con due dita gli accarezza la gola e sente le vibrazioni provocate dalle sue parole. «Non posso fare questo se non sei sicuro, se non – Lou, io ho bisogno di te. E ne ho bisogno sempre. Ma non so se per te è lo stesso, o se sei disposto a darmi quello che ti sto chiedendo.»

Harry smette di parlare, e aspetta. Se non fosse per il suo petto, che si alza e si abbassa mentre respira con lentezza, Louis si sentirebbe immobile in un attimo di tempo infinito – un attimo di tempo in cui ci sono solo loro due.

Louis lo fa voltare, perché ama i suoi occhi e perché ama la sua aria assonnata, ma soprattutto perché negli ultimi mesi ha capito che lui lo è, lui è disposto a dargli tutto ciò che gli sta chiedendo, se non di più. È disposto a dargli il suo corpo, il suo amore, il suo sorriso e i suoi sguardi, ogni volta che vorrà.

«Io ti amo» mormora, guardandolo negli occhi. Poi sorride con un angolo della bocca, perché non può proprio farne a meno. «E ho capito che questo mi rende disposto a fare parecchie cose. Ma proprio un sacco.»

Gli occhi di Harry sono belli, quando sono così vicini ai suoi. In realtà lo sono sempre, ma quando riesce a guardarli in questo modo e a vedere i propri, riflessi nelle sue iridi verdi, allora sa che lo sguardo che si stanno scambiando non solo è tutto loro, ma non sarà mai di nessun altro.

Harry gli accarezza una guancia, appoggia una mano sulla sua nuca, lo tira a sé per un bacio.

«Ti amo» gli dice, guardandolo negli occhi.

Louis sente di non aver bisogno d’altro.









Note: Una volta conoscevo una ragazza che non era fan dei Tokio Hotel, ma scriveva fanfiction twincest sui Kaulitz, e cavolo, ora capisco come si sentiva.
Okay, tutto questo per dire che no, non sono una fan degli One Direction, ma su twitter ho scoperto la coppia Larry, mi è capitato di vedere un sacco video su di loro e boh, li ho subito trovati adorabili. E lo specifico soprattutto perché ho paura di aver scritto qualche stupidaggine, perché non li conosco molto bene e poi cavolo, quei ragazzi hanno proprio un sacco di tatuaggi. °-°
Comunque, spero davvero che questa piccola storia sia piaciuta a qualcuno. :*
  
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