Anime & Manga > Alice nel paese di Heartland
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Autore: Halloween_    04/03/2014    5 recensioni
{One-shot di 2713 parole ~ Drammatica ~ Boris x Alice}
Non linciatemi per la fine tragica.
~.~.~.~.~.
[...]Mi sento una spettatrice a osservare i miei stessi ricordi che, crudeli e spietati, sfilano nella mia testa senza fermarsi. Ed io non ho volontà nemmeno per impedire ai fantasmi passati di riemergere dalle nebbie della memoria; non mi va di ricacciarli indietro, magari sono masochista e mi piace soffrire, ma ho tanta, troppa voglia di ricordare.
Potrebbe essere l’ultima volta quindi, perché no?, lasciamoci andare a quel passato che per me è stato vita.
Ho vissuto davvero a Heartland.[...]

.~.~.~.~.~
Semmai ci vediamo dentro. ❤︎
Kuro.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Liddell, Altri, Boris Airay
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Finale [Im]perfetto.




La mia fuga da Heartland fu così dolorosa che il solo ricordarla porta lacrime nei miei occhi e singulti incontrollati nel mio petto, eppure sogno ogni notte e rivivo quelle ore come il peggiore degli incubi. Stanno logorando completamente la mia mente assieme al mio spirito; nonostante io sorrida davanti agli altri, il mio cuore è più prossimo -ogni giorno che passa- al baratro nero della fine.
Questa notte non dormirò perché altrimenti sognerei ancora, ancora e ancora… Ma dovrò tenermi sveglia, in qualche modo. Rassetto la vestaglia di un odioso color confetto e mi siedo sopra il velluto rosso di una seggiola, l’ho posta sotto la finestra per ammirare una bellissima luna calante che rischiara con il suo pallore lattiginoso il cielo.
Anche quello spicchio argenteo però mi riporta a Heartland; ogni cosa ormai mi ricorda quel luogo sfuggevole come sabbia tra le dita e lo stesso che io reputavo un mero sogno, ma ha saputo donarmi emozioni mai provate in questa tediosa realtà.


♥ ♢ ♣ ♤


«Ehi Alice, lo sai che mi piace il suono del tuo cuore?» miagolava Boris con il viso posato sul petto di Alice; quelle situazioni inizialmente avevano messo in un tremendo imbarazzo la ragazza, ma con il tempo si era abituata perché amava davvero lo Stregatto e le erano sembrate una naturale conseguenza. Aveva persino cominciato ad apprezzare quel paio di orecchie feline, che prima proprio non riusciva a farsele piacere: le trovava tenere.
Si lasciò sfuggire un risolino, divertita «Me lo dici ogni volta, Boris.» e intanto passava le dita ora tra i capelli lisci e dalla bella tonalità vinaccia, ora sulle orecchie soffici e adornate da cerchi dorati che si muovevano sotto il tocco delicato delle dita di Alice.
«Rimarrai qui per sempre?» domandò il ragazzo sollevandosi su un braccio per fissare Alice direttamente nelle pozze verdi dei suoi occhi velati di malinconia, a causa di quel quesito che tentava di scacciare ogni volta si presentava alla soglia della sua mente.
Scosse quindi il capo con aria triste «Non lo so, vorrei rimanere a Heartland però è un sogno, Boris. Prima o poi arriverà alla sua conclusione e io sarò costretta a risvegliarmi.».
«Ma questo non è un sogno!» fece lui lamentoso, pareva tanto un bambino capriccioso in momenti come quello. Alice trovava fosse tanto adorabile quanto irritante, ma trattenne la sua lingua viperina. Come se non bastasse, anche l’immagine della boccetta dal tappo a cuore entrò di prepotenza nel suo cervello.
Era piena.
Era chiusa nel suo cassetto.
E ci sarebbe rimasta, magari per sempre.
Alice non credeva nei “per sempre”, erano solamente belle parole per conquistare una persona e tenerla stretta a sé, ma con Boris sentiva di poter confidare almeno un po’ in quelle due paroline.
«Vedremo.» disse allora la ragazza; era così che faceva smettere i capricci di Boris e il suo assillarla perché rimanesse in quel sogno.
E lei rimandava ogni decisione.
Lo avrebbe fatto per sempre se solo avesse potuto.



♥ ♢ ♣ ♤


Ricordare quei momenti felici, conditi da un tocco di malinconia, è diventata un’abitudine, anzi è come se la mia mente li riportasse a galla in autonomia per controbattere alla depressione che non vuole abbandonarmi. Ma forse sono io a non volerla lasciare.
Perché tutto finisce, niente è eterno, e ogni cosa cambia. Anche ora, mi sovvengono sprazzi d’immagini ricolme della gioia più spensierata e non solo in compagnia di Boris, ci sono tutti i bislacchi personaggi di quello strampalato mondo perché, infondo, tenevo a ognuno di loro. Erano come una famiglia per me.
I volti si susseguono, gli spezzoni d’immagini si sovrappongono, ma alla fine a emergere è un viso solamente.
Non sono più l’Alice di un tempo, quella avrebbe affrontato la situazione a testa alta e si sarebbe tirata fuori anche da questo, ennesimo, problema. O perlomeno ci avrebbe provato.
Ma quell’Alice così cocciuta e cinica e senza peli sulla lingua morì il giorno in cui fuggì da Heartland; non pensò nemmeno a quello che stava facendo, semplicemente lo fece e nulla più.
No, non è vero… Quell’Alice morì prima, molto prima perché ormai io sono solo un’adulta senza nulla: sogni, speranze, amore… Niente, non possiedo nulla. Nemmeno più la voglia di vivere.
Ed io che sono qui a guardare la luna abbandonata sulla sedia con lacrime -per la prima volta silenziose- non sono altro che una mera ombra. Non ho volontà sufficiente a rialzami e combattere, posso solo lasciarmi tirare sempre più a fondo da questa “nuova Alice”.
Di certo Boris l’avrebbe odiata.
La odio anch’io, del resto.
Mi sento una spettatrice a osservare i miei stessi ricordi che, crudeli e spietati, sfilano nella mia testa senza fermarsi. Ed io non ho volontà nemmeno per impedire ai fantasmi passati di riemergere dalle nebbie della memoria; non mi va di ricacciarli indietro, magari sono masochista e mi piace soffrire, ma ho tanta, troppa voglia di ricordare.
Potrebbe essere l’ultima volta quindi, perché no?, lasciamoci andare a quel passato che per me è stato vita.
Ho vissuto davvero a Heartland.


♥ ♢ ♣ ♤


Era iniziata in modo strano la giornata, si era svegliata trovando un tiepido pomeriggio ad accoglierla fuori dalla finestra. Aveva sostituito la camicia da notte con il suo abito azzurro, pettinati i capelli e sistemato il fiocco, era andata a fare colazione trovando già Julius seduto al tavolo a sorseggiare caffè; l’uomo si era congedato dopo poco dicendo che aveva ancora del lavoro da ultimare, così Alice aveva terminato di mangiare da sola.
Alla fine era uscita perché doveva comprare il caffè e un paio d’altre cose; però erano alcune ore che una sensazione come di sbagliato la seguiva neanche fosse la sua ombra, qualcosa non quadrava ma non capiva effettivamente di cosa si trattasse. Alice era turbata, anche se non lo dava apertamente a vedere.
Si fece sfuggire un sospiro fermandosi un momento a pensare; intanto la gente priva di volto le scorreva accanto in tranquillità come ogni giorno.
«Sorellona Alice, qualcosa non va?».
Sollevò di scatto la testa trovando due paia di occhi a fissarla da poco più in basso: i gemelli Dee e Dum le sorridevano gioiosi; ricambiò l’espressione seppur con scarsa convinzione.
«Dee, Dum! Cosa ci fate in giro?» ovviò alla domanda con un’altra, sperava di sviare l’attenzione dal suo malumore alle borse che i due gemelli reggevano: avevano l’aspetto pesante e a ogni movimento producevano un rumore metallico.
Dum sorrise furbescamente con un luccichio divertito negli occhi rossi «Abbiamo preso dei nuovi giochi!» esclamò allegro, «Vuoi giocare con noi sorellona Alice?» aprì la borsa per mostrare con orgoglio il contenuto, pronto per essere aggiunto alla loro armeria personale.
La ragazza fece per declinare l’invito quando l’altro gemello la interruppe «Però non hai risposto alla mia domanda: qualcosa non va?» domandò nuovamente Dee; Alice scosse la testa e sorrise nel modo più rassicurante che poté «Va tutto benissimo, stai tranquillo. Mi spiace ma non posso giocare con voi.» mostrò di getto la lista di ciò che doveva comprare «Come vedete, ho degli acquisti che mi aspettano.».
I due ragazzi parvero rimanerci male, ma non durò molto. Nemmeno cinque minuti più tardi stavano già correndo verso la dimora del Cappellaio, carichi di nuovo entusiasmo -lo stesso con il quale salutarono Alice-, dato dai loro “giocattoli” appena acquistati e dalla voglia di sperimentarli. La ragazza stette a osservare Dee e Dum finché non svanirono dietro un angolo e riprese a camminare; c’era davvero qualcosa di errato nella giornata, perciò decise si sarebbe distratta un po’.
Arrivò sino all’Amusement Park sperando di trovare Boris, avrebbe chiacchierato con lui e magari sarebbero saliti su qualche attrazione nuova o vecchia che fosse, si sarebbe distrutta i timpani ascoltando le atroci note che uscivano dal povero violino di un vivace Mary Gotwaland. Ma almeno, una volta tornata alle commissioni, era certa che si sarebbe sentita più leggera e felice. Lungo la strada la giornata mutò prima in una fredda sera, poi seguì un tedio mattino e, alla fine, tornò quel tiepido pomeriggio.
Non trovò Boris al Parco.
Alice lo cercò a lungo, ma di lui nessuna traccia.



♥ ♢ ♣ ♤


«La cosa terribile dei sogni è che prima o poi ci si sveglia…» sussurro alla notte senza accorgermene «Quanto avevi ragione, Nightmare.».
Avanzo scalza sentendo l’erba secca sotto i piedi e la frizzante brezza marina sferzarmi con il suo inconfondibile sapore salmastro, stringo la vestaglia che nemmeno mi sono accorta di aver indossato. D’altronde non mi sono resa conto neppure di essere uscita da casa, ma che importa adesso? Niente, direi.
Mi manca mia sorella Lorinne, chissà magari lei sarebbe stata sufficientemente forte da sottrarmi a questo baratro, spronarmi a ricominciare e combattere per riafferrare nuovamente la vita sfuggitami dalle mani.
Però è pur vero che se non mi fossi ricordata di lei stesa lì, nella sua bellezza serafica, in quella tomba adorna di fiori candidi come il suo viso privo di vita, se non mi fosse balenata in testa quell’immagine allo stesso modo di un fulmine che colpisce un albero, forse sarei potuta rimanere a Heartland per un altro po’ di tempo.
Quanto?
Bel quesito, magari il tempo di salutare tutti o conoscere nuovamente Boris, forse mi sarei innamorata per la seconda volta e così lui, sarei potuta essere felice ancora, ancora e ancora.
Se. Magari. Forse. Sarei. Potrei.
Inutile. Ormai quel che è fatto è fatto, le cose non cambieranno! Non serve che mi tormenti con ciò che sarebbe potuto essere se avessi scelto così piuttosto che nell’altro modo: il passato è tale perché non può più mutare, una pietra miliare nella vita di ogni persona. Senza passato non ci sarebbe il futuro, fa male però è così che dev’essere.
Il mio passato è doloro; il mio futuro, invece… Beh, quello non c’è.
È notte ma ciò non sminuisce per niente la bellezza del boschetto che circonda la proprietà con la casa che mi segue da lontano immersa nel blu scuro del cielo; ci sono così tante stelle che la luna quasi passa inosservata con il suo spicchio perso tra la luminosità degli astri.
Anche a Heartland era notte quando trovai Boris.


♥ ♢ ♣ ♤


Era stanca e le dolevano i piedi, sentiva i polmoni andare a fuoco e non sapeva quanto tempo avesse trascorso a cercarlo facendo la spola tra i vari territori, il bosco e qualsiasi luogo fosse sovvenuto alla sua mente.
Ma niente, di Boris nessuna traccia.
Non sarebbe stata così tanto preoccupata, Alice, normalmente, ma quell’odiosa sensazione di sbagliato l’aveva messa in allerta e le faceva temere per la sorte di Boris.
Se si fosse cacciato in qualche guaio? Magari era ferito, oppure potevano avergli sparato o chissà che altro!
Non riusciva a pensare ad altro la ragazza, mentre tornava con un’espressione lugubre alla Torre; lì fu anche peggio perché il viso di Julius sempre serioso era adombrato dalla preoccupazione. Cattivo presagio, assolutamente pessimo.
«Che succede?» domandò Alice, la voce uscì un po’ più acuta, quasi strozzata, di quanto avrebbe voluto realmente.
L’uomo sospirò, si alzò dalla scrivania per andarle incontro e, ad Alice, parve camminasse ingobbito come reggesse un peso insostenibile per le sue spalle, «Mi dispiace.» disse solamente.
Prese la mano della ragazza tra le sue e l’aprì con il palmo in vista, vi mise qualcosa e la richiuse stringendo appena in un goffo tentativo di dar conforto; anche per l’orologiaio fu troppo, attirò la ragazza in un abbraccio mentre la confusione di lei non faceva che crescere mista a una paura annidata lì, pronta per saltarle alla gola e divorarla.
«C-che succede? Ehi Julius, mi stai facendo preoccupare...» sbirciò oltre il braccio dell’uomo, verso la mano dov’era racchiuso un oggetto tondeggiante e dalla superficie ammaccata. Era freddo, come morto.
Aprì le dita con lentezza. L’orologio era lì, immobile e macchiato di sangue con il vetro in frantumi assieme al quadrante scheggiato; non era mai stata così confusa in vita sua, Alice. Julius si scostò e la ragazza gli mise l’oggetto sotto il naso, «Con questo che devo farci?» una punta d’irritazione rese acido il suo tono, ma nessuno dei due parve badarci più di tanto; l’orologiaio si limitò a indicarle una porta socchiusa.
E lei entrò nella stanza.
Anche se, di lì a poco, avrebbe tanto desiderato non averlo fatto.
«Boris!» esclamò sollevata Alice precipitandosi verso il ragazzo seduto sul letto; quasi inciampò per la fretta, ma non importava perché l’aveva trovato.
Lo Stregatto fissava con insistenza la notte comparsa in pochi istanti ad ammantare Heartland, pareva non essersi accorto dell’ingresso di Alice perché non distolse lo sguardo dalla finestra per parecchi, lunghissimi minuti. Intanto lei chiedeva tante cose, troppe e senza la minima pausa tra un quesito e l’altro: voleva sapere dov’era sparito tutto il tempo; in che razza di guai si fosse cacciato per avere così tante bende a fasciarlo; se stava bene; perché non le rispondeva o la guardava. Ma lui nulla, taceva solamente e osservava il paesaggio.
«Boris…» sfiorò una spalla al ragazzo nella speranza di attirare la sua attenzione, e lui si voltò inchiodandola con due occhi gialli e ferini. Erano diversi dall’ultima volta che li aveva visti, non sembravano nemmeno gli occhi di Boris: guardava Alice come se la vedesse per la prima volta.
Strinse l’orologio più forte facendo sbiancare le nocche e una piccola scheggia vetrosa le ferì il palmo, avvertì il bruciore ma quello che sentiva nel cuore era più intenso e doloroso che quel piccolo taglio sul palmo.
«Chi sei?» domandò Boris incuriosito.
L’orologio le cadde di mano atterrando con un tonfo sul pavimento e arretrò con lentezza, sperando che Boris la fermasse e le sorridesse dicendole che stava solo scherzando; ma lui, invece, tornò a guardare al di fuori della finestra mentre lei fuggiva.
Per sempre.



♥ ♢ ♣ ♤


Julius mi disse che l’avevano portato alla Torre Blood ed Elliot, ma nessuno dei due sapeva cosa fosse accaduto allo Stregatto, l’avevano solamente trovato nel bosco con un buco sanguinante al centro del petto e poco distante l’orologio. Rotto. L’Orologiaio disse che aveva medicato Boris e inserito un nuovo orologio a ticchettare nel suo petto, per riparare quello distrutto ci sarebbe voluto troppo tempo e Heartland non poteva essere privata a lungo di un personaggio principale.
Fece di tutto per essere gentile.
Ma a me sembrò solo crudele.
Il mio mondo crollò come un fragile castello di sabbia calpestato dal bullo di turno, o costruito eccessivamente vicino al mare così da essere travolto dalla prima onda appena più alta.
«Mi rifugiai nella mia stanza e rimasi del tempo -secondi, minuti o ore che fossero- a rigirarmi la boccetta sfaccettata tra le dita; cosa feci alla fine?» quand’è che ho iniziato a parlare a voce alta? Chissà, però nessuno è qui con me perciò poco importa se narro al bosco un po’ del mio passato, «La bevvi, ovviamente. E mentre il contenuto scendeva nella mia gola… Ricordai.» altre lacrime scendono mentre mi fermo sul limitare della scogliera.
Osservo il cielo con gli occhi sfocati dalle lacrime, ma alle orecchie vigili mi giunge crudelmente beffardo lo scrosciare del mare che s’infrange all’infinito sulle pareti rocciose. È una nenia che mi chiama, mi sembra quasi di sentire il mio nome sussurrato dall’acqua scura come un abisso privo di un fondo concreto; “Alice, Alice”, dice il mare con la sua voce suadente dal timbro maschile e così simile a quella di Boris quando mi sussurrava un dolcissimo “Ti amo” nell’orecchio, per farlo udire solo a me. Magari buttandomi finirò tra le sue braccia.
Istintivamente mi cingo da sola con le braccia alla ricerca di un conforto introvabile per me, «Ricordai mia sorella adagiata nella sua bara; ricordai l’abbandono da parte del mio ragazzo dopo la morte di Lorinne; ricordai che ero solo un’adulta disillusa e senza nulla per cui valesse davvero la pena di lottare.» sospiro e sento le dita sporgere nel vuoto e gli spruzzi salmastri arrivare sino a me, «È stato davvero un bel sogno finché è durato, sono stata felice come mai. Grazie Heartland. Grazie Nightmare. Grazie amici.».
Finalmente l’acqua mi avvolge come il più atteso degli abbracci e posso lasciarmi andare, chiudo gli occhi attenendo che la vita abbandoni le mie stanche membra. Niente dura “per sempre” lo so bene, però, voglio credere un’ultima volta che quel sorriso che mi mostrava Boris potrà accompagnarmi nel luogo in cui andrò, per non abbandonarmi mai.


Grazie Boris.
Ti amo e questo sarà un autentico “per sempre”.
















{Angolo di una Festa}
'Sera a tutti! c:
È passato un po' dall'ultima mia pubblicazione qui, eh? Vi sono mancata? *schiva pomodori*
Okay, okay lo so che è a dir poco deprimente però... Spero a qualcuno piacerà ugualmente! Domani si torna a scuola dopo queste breve vacanze di Carnevale, qualcosa di triste era d'obbligo; anche se l'avevo già scritta un po' di tempo fa.
In caso di errori o critiche o qualcosa da ridire non esitate a contattarmi, anche per messaggio se non avete voglia di recensire (io spero nel contrario, però!). Come sapete accetto le critiche purché costruttive, eh.
Ho voluto fare una narrazione mista tra prima e terza persona perché, come dice anche Alice, lei è più una spettatrice nella sfilata delle sue memorie, quindi la terza persona mi sembrava più azzeccata come scelta. c:
Bene è tutto, spero qualcuno recensirà perché mi farebbe davvero tanto piacere. :)
Alla prossima ❤


Kuro
   
 
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