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Autore: Phoebe_dolphin    04/03/2014    1 recensioni
"Quando si affacciò, un soffio d’aria le accarezzò dolcemente il volto, dandole la sensazione della mano materna.
A quel semplice contatto con l’aria, percepì chiaramente una presenza malvagia avanzare a gran velocità.
I suoi capelli neri come la pece e ondulati, danzavano a un ritmo deciso dalla corrente; chiuse gli occhi e si lasciò cullare."
Genere: Avventura, Azione, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elrond, Legolas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Non tutti gli incontri sono un male: alcuni sono nocivi, mentre altri rimarranno in eterno anche se non ne sei conscio.
 





Passarono alcuni giorni da quel piacevole evento, ed Eläwen poté girare finalmente libera per Gran Burrone. Non la considerava una vera e propria libertà, ma una mera vittoria.
Camminava a passi lenti, come per gustarsi tutto ciò che la circondava. Sentì uccelli intonare canzoni leggere e allegre; udì il rumore dell’acqua che percorreva tranquillamente la strada disegnata dal letto del ruscello; il calore del sole che le riscaldava le gote; i capelli che si muovevano come un mare in tempesta.
Tutto d’un tratto ebbe la sensazione che un qualcosa di malvagio fosse riuscito ad entrare in quel paradiso.
Si voltò di scatto e cominciò a correre verso quella banale sensazione. Il suo istinto non le aveva mai mentito, e di sicuro non avrebbe sbagliato nemmeno in quest’occasione; ma ciò che vide la stupì, come un bambino che posa il suo sguardo sul mondo.
Dinanzi a se, non vi era niente di più e niente di meno di una semplice porta, dietro la quale vi  si portavano generalmente i feriti gravi che necessitavano di cure piuttosto… gravi.
Si soffermò e tentò di origliare una piccola parte della conversazione, e lo dedusse dalle voci provenenti dall’interno.
Una delle due voci le era particolarmente familiare, l’aveva sentita innumerevoli volte e non l’avrebbe confusa per niente al mondo.
Con passi leggiadri, e con movimenti rapidi e delicati, aprì la porta ed entrò; sapeva bene che avrebbe dovuto bussare, ma la sua curiosità anticipò ogni mossa possibile e ci aveva visto giusto.
Mithrandir era seduto su una sedia finemente lavorata, messa di fianco al giaciglio dello sventurato; egli stava di certo nascondendo il vero motivo, e glielo poteva leggere sulla faccia, ma la sua vera curiosità fu catturata da un esserino, il più piccolo che abbia mai visto.
Non era né un nano né un umano, ne concluse, ma non seppe darsi una vera risposta.
Ritornò al motivo per cui si era precipitata lì, in quella stanza.
L’aura malvagia era da attribuire a quel ragazzino e non era lui a possederla, ma qualcosa di più piccolo, appeso al collo. Rimase allibita e non era in grado di spiaccicare una sola parola, tanto era grande il suo stupore.
Fu il mago che interruppe quell’istante carico di concentrazione.
Egli esordì:’Buongiorno giovane elfa. Cosa la porta qui, nella casa di cura di Sire Elrond? E non credo sia per il mio giovane e alquanto enigmatico amico.’ Sì alzò, e mostrò in un sol movimento quanto quel vecchietto a cui nessuno avrebbe dato una cicca, fosse potente e maestoso.
Ripresasi, interloquì immediatamente con la sua voce squillante come delle campanelle:’Buongiorno Mithrandir. In realtà avete rivelato le mie intenzioni’-si avvicinò al letto del malato e ne accarezzò delicatamente le lenzuola, guardando il giovane con interesse mano a mano che un sorriso prese a formarsi sul suo volto dalla pelle delicata -‘Non ero ancora a conoscenza che voi sapeste leggere le menti. Ebbene, il mio istinto mi ha guidato con estrema velocità e, in un batter d’occhio mi ritrovo in questa stanza. Vi sembra così strano?’
Gandalf alla risposta della ragazza, scoppiò in una fragorosa risata e la fissò con il suo volto sorridente, uno di quei sorrisi che mascherano abilmente un mare di dolore:’Le voci che ho sentito allora mentivano. Non siete cambiata per nulla, mia cara e dolce Eläwen.’ E appena finì di pronunciare tali parole, le posò una mano sulla spalla e la guardò dritta negli occhi, come se tentasse di scrutarla in profondità. Dal canto suo, nemmeno la fanciulla nascose la sua risata, che ricordava il melodioso canto degli uccelli.

Una voce interruppe quell’attimo, era la voce del piccolo essere disteso beatamente sul materasso:’S-scusate’- esitazione si poteva sentire nella sua voce, e anche una nota differente, a cui la giovane non riuscì ad attribuire –‘ non volevo interrompere la vostra conversazione, e mai l’avrei fatto, ma mi sembrava educato presentarmi anch’io a Vostra grazia. Mi chiamo Frodo Baggins, figlio di Drogo e vengo dalla Contea. ‘
Quando ebbe terminato la sua presentazione, tentò di inchinarsi al cospetto della ragazza.
Eläwen d’altro canto dovette ammettere a se stessa che neppure lei si era comportata molto educatamente nei confronti di Frodo, così si presentò a sua volta:’Spero che tu possa accettare le mie scuse, mastro Baggins.’ – fece un lieve inchino e proseguì –‘Il mio nome è Eläwen, e sono la figlia addottiva di Re Elrond. Spero che il tuo soggiorno a Gran Burrone possa essere piacevole, e faremo in modo che possa esserlo. E’ la mia promessa nei vostri confronti.’
Pose il suo sguardo negli occhi del fanciullo, così le parve, e nella mente le implosero migliaia di domande, ma si trattenne non ritenendo che fosse il momento adatto.
Questa volta a irrompere nella stanza furono altri suoi simili, che saltarono sul letto abbracciandolo e ridendo felici di constatare che il loro evidente amico stesse bene e si fosse ripreso.
Fu il loro turno di presentarsi, finché non si mostrò sull’uscio un vecchietto che doveva essere un loro simile e si concluse così, quella giornata così strana.
Nessuno di loro avrebbe mai immaginato che in quell’occasione, i loro destini si erano intrecciati inesorabilmente.

  
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