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Autore: redbullholic    04/03/2014    2 recensioni
They tell us everything’s alright
and we just go along.
How can we fall asleep at night
when something’s clearly wrong?

E se... Kelly fosse sopravvissuta?
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kelly Gibbs, Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Girl Who Lived'
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Una volta arrivati in ospedale Gibbs fu subito portato in rianimazione, mentre un medico del pronto soccorso si occupò di medicare il braccio di Kelly. I paramedici dell'ambulanza non le avevano nascosto che le condizioni di suo padre erano piuttosto gravi, e dal momento in cui aveva messo piede in ospedale lei era diventata apatica: aveva lo sguardo perennemente perso nel vuoto e rispondeva a monosillabi alle domande che le venivano poste.
-La ferita al braccio non era grave- spiegò il medico a Tony, che era rimasto al pronto soccorso con Kelly -Ma sembra in grave stato di shock… ho già disposto che venga ricoverata per qualche giorno- aggiunse.
A quelle parole Kelly parve riscuotersi appena. Stava per replicare, appoggiata da Tony, quando una voce alle loro spalle li interruppe.
-Personalmente, non lo ritengo necessario- intervenne Ducky, appena arrivato dalla sede dell’NCIS -La signorina qui non è affatto in stato di shock-.
-E lei sarebbe…?- domandò il medico, guardando l’uomo più anziano di sottecchi.
-Dottor Donald Mallard, sono il medico dell’agente speciale Kelly Gibbs- Ducky gli tese la mano.
Kelly lo guardò stupita. Non sapeva se sorprendersi di più per il fatto che Ducky si fosse appena spacciato come suo medico o perché si era riferito a lei chiamandola agente speciale.
-Vede, ritengo che il comportamento dell’agente Gibbs sia una sorta di meccanismo di difesa… Diciamo che i suoi ultimi ricordi legati agli ospedali non sono esattamente piacevoli- continuò Ducky.
Kelly era sempre più sorpresa. Come faceva a conoscere certe cose? Aveva tirato ad indovinare o sapeva veramente dell’incidente di sua madre?
-Ora, se non le dispiace, vorrei sincerarmi delle condizioni anche dell’altro agente Gibbs- Ducky rivolse un sorrisetto al medico e si allontanò senza dargli la possibilità di ribattere, facendo cenno a Kelly e Tony di seguirlo.
I tre si avviarono verso il reparto di rianimazione. Davanti alle pesanti porte che lo delimitavano trovarono Ziva, McGee e Abby, rannicchiata su una sedia accanto all’agente più giovane, gli occhi rossi e le guance rigate di trucco nero. Non appena vide Kelly il suo volto parve illuminarsi un po’, e non riuscì a trattenersi dal correrle incontro e abbracciarla. Allentò immediatamente la stretta quando si accorse dell’espressione dolorante di Kelly, dovuta alla ferita al braccio.
-E’ stato lui…?- domandò titubante la ragazza con un filo di voce, indicando la fasciatura.
Kelly deglutì un paio di volte prima di rispondere, svicolando il più possibile la domanda -E’ solo un graffietto, un colpo di striscio-.
Abby capì al volo e l’abbracciò di nuovo, stavolta molto più delicatamente. Kelly ricambiò insicura la stretta. Era la prima volta che una ragazza si comportava così con lei. Da amica. Per lei che non aveva mai avuto amici neanche da bambina era una sensazione del tutto nuova e piacevole. Era sicura che, se le cose fossero tornate a posto e lei fosse riuscita a rimanere a Washington, tra lei e Abby ci sarebbe stato un rapporto speciale, come tra sorelle.
-Come sta Jethro?- chiese Ducky a Ziva e McGee, mentre Tony si lasciava cadere su una delle poltroncine di plastica, stremato.
-Non sappiamo ancora niente- rispose Ziva.
Ducky sospirò e si sedette, un po’ indisparte rispetto agli altri. Kelly prese posto accanto a lui.
-Come sapevi che detesto gli ospedali?- gli domandò con un sussurro appena udibile.
Sul volto del patologo comparve l’accenno di un sorriso -Devo ammettere che appena ho saputo della tua esistenza non ho resistito a… curiosare un po’-.
Anche Kelly si lasciò sfuggire un sorriso, e sembrò rilassarsi leggermente. Non si sentiva per niente offesa dal fatto che Ducky avesse indagato su di lei. Quell’uomo le ispirava simpatia, e sapeva che non lo aveva fatto con cattive intenzioni.
-Doveva essere una cosa davvero importante se Jethro non lo aveva detto neanche a me, che lo conosco da molti anni ormai…- proseguì Ducky -E lo era. Comprendo benissimo la scelta di Jethro di non confidarsi nemmeno con il sottoscritto, non è una cosa facile da superare e spesso parlarne può riaprire vecchie ferite molto dolorose…- sospirò, e posò una mano sul ginocchio di Kelly -Mi dispiace davvero tanto per tua madre, mia cara-.
Kelly annuì con fare comprensivo e lo ringraziò silenziosamente con uno sguardo.
In quel momento le porte del reparto rianimazione si aprirono e uscì un medico, che fu immediatamente accerchiato dai tre agenti più Kelly, Abby e Ducky.
-Siete i parenti dell’agente Gibbs?- domandò il medico.
-Sì- si affrettò a rispondere Kelly, a nome di tutti. In fondo, quella era diventata la famiglia di Gibbs dopo la morte di sua madre -Come sta?-.
-L’agente speciale Gibbs è stato drogato, o forse è più corretto dire avvelenato. Non sappiamo di che sostanza si tratti, l’abbiamo mandata in laboratorio ad analizzare. Comunque siamo riusciti a disintossicarlo in tempo- fece una pausa e si aggiustò gli occhiali sul naso. Il gruppetto intorno a lui lo guardava, impaziente. Era evidente che c’era dell’altro.
Tony diede voce ai pensieri di tutti -Ma c’è un però, giusto dottore?-.
Il medico sospirò -Purtroppo, forse a causa di un trauma o di un forte shock, l’agente Gibbs è entrato in coma, un coma spontaneo, quindi il risveglio non dipende da noi…-.
Kelly sentì che le gambe minacciavano di cederle da un momento all’altro e le girava la testa. Lottò contro la nausea e i capogiri aggrappandosi al braccio di Tony. Se fosse svenuta in quel momento di sicuro anche Ducky avrebbe ripreso in considerazione l’ipotesi di un ricovero.
Fu Ziva a porre la fatidica domanda, che si poteva leggere chiaramente sul volto di tutti i presenti -Si sveglierà?-.
-Dipende solo da lui- rispose laconico il medico.
-Possiamo vederlo?- chiese Kelly.
-Veramente… l’orario visite è finito da un pezzo e dobbiamo trasferirlo, non si potrebbe entrare qui…- balbettò l’uomo.
-E’ sua figlia- gli fece notare Ziva, fulminandolo con lo sguardo.
Al dottore bastò quell’occhiataccia per capire che in un modo o nell’altro sarebbero riusciti ad entrare; senza aggiungere altro si spostò, permettendo a Kelly di fiondarsi nel reparto alle sue spalle, seguita a poca distanza da Tony.
Kelly non ci mise molto a trovare la stanza di suo padre. Non appena entrò rimase senza fiato, e sentì immediatamente le lacrime premere per uscire. Gibbs era steso su un lettino al centro dell’enorme stanza bianca, circondato da macchinari di ogni genere collegati al suo corpo tramite una miriade di fili e tubicini.
Fu uno shock vederlo così. L’idea che potesse ferirsi, farsi male o finire in quello stato era sempre stata inconcepibile per lei, che lo aveva da sempre considerato il suo mito, il suo supereroe che un giorno sarebbe tornato a prenderla, nonostante i suoi nonni continuassero a ripeterle che solo un vigliacco poteva abbandonare in quel modo la figlia dopo la morte della madre, per dedicarsi interamente al suo ‘stupido’ lavoro.
Immobile su quel lettino sembrava così fragile, così umano.
Kelly si chiese se sarebbe mai tornato ad essere il suo supereroe, ora che finalmente si erano ritrovati e potevano recuperare i tredici anni trascorsi lontani l’uno dall’altra, e una nuova ondata di nausea accompagnata dai capogiri la travolse, tanto che dovette aggrapparsi al bordo del lettino per non cadere. Sussultò quando sentì una leggera pressione sulla spalla. Si voltò e i suoi occhi lucidi incrociarono quelli caldi e accoglienti di Tony.
-Si sveglierà- affermò l’agente anziano, spostando per un momento lo sguardo su Gibbs.
-Come fai a esserne così sicuro?- fece Kelly, la voce tremante di chi è sul punto di scoppiare a piangere. Per quanto Tony cercasse di capire il motivo per cui quella frase gli fosse uscita tanto spontanea, non riusciva a darsi una spiegazione -Perché lui è Gibbs- rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.







Credevate fossi sparita di nuovo eh? :P
Il tempo per scrivere scarseggia sempre di più, per questo aggiorno con meno regolarità di prima... ma non abbandono più la storia, promesso!
Anche perché siamo ormai agli sgoccioli...
   
 
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