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Autore: Odairs    04/03/2014    3 recensioni
Seduto sul letto, con la testa tra le mani, non riusciva più a trattenere la stanchezza e i pensieri che in quel periodo gli vorticavano in testa. Chi era lui? Quante cose aveva fatto? Quanto aveva vissuto? E quando sarebbe vissuto ancora? Avrebbe mai avuto una fine? Sarebbe mai invecchiato con qualcuno? Si sarebbe mai svegliato la mattina trovandosi diverso, più vecchio di un giorno, e non congelato a diciannove anni?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lo stregone era sdraiato a pancia in giù. Era felice, il viso nascosto nel cuscino e le braccia incrociate sotto la fronte. La leggera brezza che entrava dalla finestra socchiusa gli solleticava la schiena scoperta.
Era strano una sensazione strana. Puro e semplice relax nel non-far-niente. Non era abituato a momenti come quello. Di norma non sarebbe rimasto zitto per più di tre minuti, o si sarebbe alzato per uscire, o per farsi i capelli. Si sarebbe tenuto occupato.
Ma quella calma, quell’insolita tranquillità lo faceva stare bene, e non aveva intenzione di abbandonare quel paradiso di lenzuola.
Si stiracchiò leggermente e girò la testa verso l’altro lato del letto. Sorrise leggermente nel vedere Alec  poco distante appoggiato alla testiera del letto,le gambe strette al torace, che fissava il grande lampadario sopra di loro. Aveva una mano alla bocca, e si mordicchiava distrattamente l’unghia del pollice.
Magnus non poté che sorridere davanti al Cacciatore. Gli piaceva fissarlo mentre lui non se ne accorgeva. I capelli spettinati che gli coprivano la fronte, i grandi occhi azzurri che ancora non avevano visto tutte le cose belle del mondo, curiosi, i profili di un giovane che, piano piano, sarebbe diventato un vero uomo. Amava la mortalità di quel ragazzo, cercava di memorizzarne ogni dettaglio, anche quello più invisibile e insignificante, sapendo bene che, magari, l’indomani sarebbe scomparso. Cosa che non succedeva a lui da oltre ottocento anni.
Alec distolse lo sguardo dal lampadario, per poi incontrare gli occhi felini dello stregone.
Magnus notò divertito che le guance del ragazzo stavano passando dal pallore abitudinale al leggero rossore che lo investiva ogni volta che Bane azzardava una battutina sconcia.
-Perché mi fissi?- chiese il Nephilim, curioso. Magnus si morse il labbro inferiore, divertito.
-Perché sei bello.- gli rispose, e Alec divenne paonazzo. Abbassò lo sguardo sulle sue unghie martoriate per nascondere l’imbarazzo, e lo stregone si puntellò su i gomiti, continuando a sorridergli.
-Non mi credi?- chiese Magnus, avvicinandosi al ragazzo fino a toccargli il braccio con la punta del naso.
Alec spostò lo sguardo su gli occhi dello stregone e gli accarezzò distrattamente la fronte con il pollice. Non si era ancora abituato a tutto questo. Al vivere con Magnus. A Magnus. A quello che era. A quello che lui e Magnus erano. Eppure, quando si perdeva in quegli occhi dorati, tutto gli sembrava a posto. Come se non ci fosse niente di strano. Quando lo guardava, il resto spariva. Non gli importava del Conclave o di quello che pensavano di lui. Non gli importava di avere figli o nipoti. Non gli importava se “Nessuno avrebbe mai ereditato i suoi begl’occhi”. Se stare con Magnus voleva dire rinunciare a tutto questo, lo avrebbe fatto.
-Devo crederti?- disse, cercando di essere il più sciolto possibile.
-Certo che devi, Alexander. Sei uno degli Shadowhunters più belli che io abbia mai incontrato, se non il più bello. E io ne ho incontrati tanti, tesoro.-
Alec sorrise e si fece scivolare nel letto accanto a Magnus. Lo stregone cinse il petto del Nephilim con un braccio, e appoggiò la testa sulla sua spalla scoperta.
-Alexander…-
-Cosa c’è?- chiese il moro.
-Niente- rispose Magnus, baciandogli il collo. –Mi piace il tuo nome.-
Alec si irrigidì a quelle parole. Certo, con Magnus battute del genere erano all’ordine del giorno, ma era sempre strano e imbarazzante, come se fosse la prima volta.
Magnus sorrise contro il collo dello Shadowhunter quando quest’ultimo intrecciò la sua mano a quella dello stregone, e gli lasciò una scia di baci che dal collo proseguivano fino alla mascella, per poi fermarsi all’angolo delle labbra. Cercò lo sguardo dello Shadowhunter e lo fissò intensamente.
-Alexander-  lo chiamò di nuovo. -Alexander.-
-Dimmi.-
-Alexander- la voce dello stregone non era altro che un flebile sussurro bisognoso, che solo Alec avrebbe potuto sentire. -Tu mi ami?-
Alec rimase sorpreso da quella domanda. Se lo amava? Perché avrebbe dovuto chiederlo. Certo che lo amava. Era forse la persona che più amava a quel mondo.
-Certo.- rispose il Cacciatore, confuso. -Magnus, certo che ti amo.-
Magnus aveva un’espressione indecifrabile. Aveva avuto molti compagni in tutti quei secoli, aveva visto tantissimi tipi di amori. C’erano quegli amore effimeri, che, persa la passione iniziale, diventavano cenere, venivano spazzati via dal vento, senza lasciare traccia. C’erano gli amori profondi, sinceri, ma non abbastanza forti da resistere, che lasciavano solo l’amaro in bocca, lasciavano i soliti “E se…”, quei sassolini nella scarpa che danno solo fastidio. Ma Magnus non aveva bisogno di un amore del genere.
Magnus aveva bisogno di quell’amore eterno, che nemmeno la morte poteva spezzare, quell’amore infinito, difficile da dimenticare anche dopo secoli, millenni dalla scomparsa dell’altro. Era quello che Magnus cercava. Da settecento secoli, Magnus cercava la sua anima gemella.
-Mi amerai per sempre, Alexander?-
Il ragazzo appoggiò una mano sulla guancia dello stregone. Erano lacrime quelle che Bane cercava di trattenere? Ma no, non poteva essere, per cosa avrebbe dovuto piangere?
-Temo di si. Temo che il mio cuore apparterrà solo a te, Sommo Stregone di Brooklyn.- Alec aveva riacquistato il suo colore, e ora sorrideva davanti al suo ragazzo.
Il suo ragazzo.
Magnus si slanciò verso il cacciatore, incontrando la morbida bocca rosea del giovane. C’era un qualcosa di disperato in quel bacio, come se tutta la sua vita dipendesse da quell’incontro. Cosa aveva quello Shadowhunter che gli altri non avevano? Cosa aveva quel ragazzo in più di Camille?
Si diede dello stupido. Come poteva paragonare Alec, il suo Alec, a Camille?
Si staccò bruscamente da quel contatto, spingendo via Alec e girandosi. Seduto sul letto, con la testa tra le mani, non riusciva più a trattenere la stanchezza e i pensieri che in quel periodo gli vorticavano in testa. Chi era lui? Quante cose aveva fatto? Quanto aveva vissuto? E quando sarebbe vissuto ancora? Avrebbe mai avuto una fine? Sarebbe mai invecchiato con qualcuno? Si sarebbe mai svegliato la mattina trovandosi diverso, più vecchio di un giorno, e non congelato a diciannove anni?
-Magnus, va tutto bene?- Alec appoggiò una mano sulla spalla dello stregone. Non capiva. Non stava capendo niente quella mattina. Cos’era successo in quei minuti, cosa aveva fatto sì che Magnus perdesse completamente il brio, la gioia, lo splendore che lo caratterizzava?
Magnus incrociò le braccia e appoggiò i gomiti alle ginocchia. Un’aria indecifrabile, persa, gli occhi arrossati.
-Vivrò per sempre, Alec. Vedrò tutto. Morirò con il mondo.- lo stregone si voltò leggermente, quanto bastava per guardare la mano piena di cicatrici dello Shadowhunter. -Non è terribile?-
Magnus trovò gli occhi tristi di Alec che lo guardavano compassionevolmente.
-Non fraintendere. Non voglio morire. Io voglio vivere. Ma alla fine chi ci sarà con me? Lentamente, come ogni volta, la gente che ho intorno se ne andrà, farò conoscenze nuove, e continuerà così finche la morte non prenderà anche me, chissà come, chissà quando, e probabilmente non ricorderò nemmeno questo momento, perché che ne saranno troppi atri ad oscurarlo.- Ora Alec non aveva più dubbi. Quelle di Magnus erano davvero lacrime. Quello di Magnus era davvero dolore.
-Quello che davvero mi chiedo, ogni giorno- continuò lo stregone -è se ci sarà qualcuno che mi amerà per sempre, tra i secoli, e che mi stringerà la mano mentre me ne vado, sapendo cos’ho fatto, sapendo la mia storia.-
Alec era senza parole. Si avvicinò allo stregone e lo abbracciò. Non poteva capire come lui potesse sentirsi, ma poteva provare a confortarlo. Dopo tutto era quello l’amore. Confortare. Supportare, condividere. E lui amava Magnus.
Lo guardò. Gli occhi felini erano lucidi e gonfi, pieni di lacrime. Si sentì uno stupido. Come aveva fatto ad essere così cieco, a non essersi reso conto di quanto solo si sentisse Magnus?
-Probabilmente non sarò l’ultima persona a cui stringerai la mano- disse Alec -ma lo farò ogni giorno della mia vita.- e cercò la mano dello stregone, intrecciandola alla propria.
-Me lo prometti?- chiese Magnus, la voce incrinata. Alec pensò di non aver mai visto lo stregone così fragile.
-Te lo prometto.-
E, di tacito accordo, sigillarono la loro promessa con un bacio. Non un bacio freddo e veloce come il primo. Un bacio lungo, desiderato, che diceva più di mille parole. Un bacio che sapeva di lacrime e promesse.




Buonasera
Ho voluto scrivere della Malec perchè è una coppia molto amata e, anche se non mi fa impazzire, volevo rendere omaggio al Sommo Stregone di Brooklyn e al suo compagno. E' stato strano, perchè Magnus ha più di ottocento anni, e Alec solo diciotto, e non sapevo bene come incastrarli nella storia, se con le solite litigate per colpa di Will (gli Herondale, sempre a fare casini inutili) o in maniera più dolce.
(Da qui in avanti, spoiler "Città delle Anime Perdute")




Ho am
bientato questa brevissima storia PRIMA della rottura di Magnus e Alec (ovviamente) magari potrebbe rientrare in Città degli Angeli Caduti. 
Grazie di essere arrivati fin qui, un grande bacio e abbraccio a tutti.

Sappiate che se commentate non vi uccido, massimo vi abbraccio.
Con il solito affetto,
Odairs.
  
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