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Autore: TaccaH    26/06/2008    4 recensioni
"Saranno due fidanzati, avevo pensato vedendoli la prima volta. Erano mano nella mano, chi avrebbe pensato diversamente?
Erano in prima fila e cantavano dietro la mia voce.
Persone normali, echelon come tanti altri. Ma per me avevano un che di speciale. Lui era apparentemente felice di essere lì, ma aveva un’aria sconfitta. Di chi non ha vissuto ancora le cose belle della vita. E sembrava vivere per quella ragazza che aveva a fianco e che abbracciava continuamente. Non lasciava mai la sua mano.
Decisi che dovevo assolutamente conoscerli. E si sa, io ottengo sempre quello che voglio."
Jared Leto, chap 8.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Piccola premessa dell'autrice:

Non scrivo spesso. Anzi, scrivo pochissimo. Forse perchè credo davvero poco nelle mie capacità di scrittura.
Ma a questa storia ci tengo tanto, è una specie di travaso dal mio cuore al mio moleskine. Non doveva uscire dalla mia sfera privata, ma successivamente ho deciso di condividerla con efp, e prima ancora con una mia cara amica.
Forse è nata un po' per scherzo, per mettere alla prova il mio stile di scrittura. Che non è uno dei migliori, come potrete in seguito notare.
Quindi, su consiglio del mio vecchio professore di italiano, ho cominciato a buttar giù qualche capitolo della mia prima fan fiction.
Le citazioni che vedete all'inizio sono le parole che mi hano ispirata, le mie muse ispiratrici, in qualche modo. Tutte prese dai testi dei Thirty Seconds To Mars.


1. escape into the night

Mary POV

«It’s the end here today
But I will build a new beginning.
»

Sbuffai e mi rigirai fra le coperte per l'ennesima volta. Nessuna notte mi era mai sembrata lunga quanto quella. Davvero, proprio non riuscivo ad addormentarmi. Una volta sentivo una zanzara nelle orecchie, un'altra un'aereo che passa, un'altra ancora due macchine che frenano. Tutte le mie migliori bestemmie per voi che alle 4 di notte ve ne andate in giro per la città ai 200 all'ora.
Ad un certo punto, stufa di stare sdraiata, mi alzai e andai ad aprire un cassetto e tirai fuori quello che volevo. Strinsi fra le mani il pezzo carta. Un altro di quei pezzi di carta era sul comodino.
A breve sarei partita, all'insaputa di tutti. Un piccolo capriccio, un occasione irripetibile, mi ero detta all'acquisto.
Forse ne era davvero valsa la pena di aver speso i miei ultimi risparmi. Per loro, questo e altro.

L'ansia era davvero troppa e nella mia camera l'aria diventò pesante. Con un balzo scesi giù dal letto e mi fiondai alla finestra, la aprii tutta. Uno sguardo veloce all'orologio: 03.30. L'aereo sarebbe partito alle 6.
Quella era indubbiamente la notte più lunga della mia vita. Guardai in direzione del comodino, su cui si trovava il biglietto aereo. Lì per lì non ci feci caso, ma era un biglietto di sola andata per New York.

La mia distrazione cronica mi avrebbe premiata.

Smisi di guardare il vuoto e mi sedetti a terra a gambe incrociate. Guardai ancora ed ancora quel pezzo di carta torturato dalle mie mani impazienti, nervose, tremanti. Tra qualche ora li avrei visti live, per la prima volta. Fremevo soltanto all'idea. Strinsi ancora più forte il biglietto, e, senza accorgermene, mi addormentai, lì, distesa sul pavimento e con un sorriso enorme sulle labbra.
Proprio quella notte, li vidi in sogno per la prima volta. C'era Jared e la sua voce irresistibile; Shannon, la sua batteria e l'amore che ci metteva suonandola; e infine vidi Tomo e la sua amatissima chitarra che, nel mio sogno, improvvisamente si tramutò in violino.

Una volta sveglia mi affacciai alla finestra, avendola distrattamente lasciata aperta. Benedii la mia idea di aprirla, perchè in camera ora si stava davvero freschi. La notte quella sera era davvero buia. Riuscivo a malapena a scorgere le luci in lontananza. Guardai bene tutte le case, le strade, le luci, i negozi, le automobili parcheggiate, qualsiasi cosa venisse incontro alla mia vista.
Amavo davvero Bologna. Era una città bellissima. Mi aveva cresciuta dall'età di 3 anni, ormai era parte di me. Mi sarebbe mancata tanto...
Ma sarei tornata, no? Quindi per cosa mi rattristavo? Bastava solo aspettare la fine del concerto, sai che impresa...!
  
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