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Autore: lawlietismine    05/03/2014    5 recensioni
Certo, come risveglio non le era dispiaciuto, infondo aprire gli occhi e trovarsene davanti un altro paio identici a due bei smeraldi, poter ammirare un sorriso smagliante (e un po’ troppo furbo), il tutto contornato da quei disordinatissimi capelli neri, non era affatto male.
Ma il suo intelletto ben allenato le aveva dato un certo allarme.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Percabeth World

what will be will be, you're always here with me


Ψ


Sinceramente i giorni di festa per Percy Jackson non erano molti, ma trovava sempre il modo di ritagliarsi un po’ di tempo per spassarsela anche lui: era pur sempre un adolescente, diamine, un po’ di divertimento se lo meritava.
Poi era sempre stato il primo a non rispettare le regole, per cui nessuno si sorprendeva più di tanto.

Sempre a parlare di Dei dell’Olimpo, di guerre, di nemici.
Beh, a volte gli capitava di prendere tutto ciò e di buttarlo in un angolo remoto della sua mente, strettamente sotto chiave.
Non sarebbe morto nessuno se si fosse preso una vacanza di un giorno, no?
Gli attacchi isterici degli Dei potevano attenderlo fino al suo ritorno.

Ma Annabeth invece non la pensava particolarmente allo stesso modo, infatti quando quella mattina lui si era intrufolato – approfittando della porta aperta mentre qualcuno stava uscendo – nella cabina numero 6, era saltato sul suo letto dopo averla inquadrata fra tutte quelle scartoffie (che erano in ordine, ma pur sempre troppe) e – una volta a cavalcioni su di lei – l’aveva svegliata malamente, lei si era subito preoccupata di cosa potesse star passando in quella testa ripiena di alghe e acqua marina.

Certo, come risveglio non le era dispiaciuto, infondo aprire gli occhi e trovarsene davanti un altro paio identici a due bei smeraldi, poter ammirare un sorriso smagliante (e un po’ troppo furbo), il tutto contornato da quei disordinatissimi capelli neri, non era affatto male.

Ma il suo intelletto ben allenato le aveva dato un certo allarme.

Si era ritrovata un po’ senza parole e subito si era guardata intorno: possibile che fossero soli? I figli d’Atena l’avevano lasciata nelle mani di un folle.

“Che vuoi, testa d’alghe?” aveva mugugnato, tentando di rigirarsi in quell’intruglio di coperte, bloccate anche da lui, che aveva riso in modo poco convincente.

“Andiamo, alzati!” l’aveva esortata tutto pimpante, togliendolesi di dosso.

L’aveva ascoltato. Un po’ titubante, sì, ma l’aveva ascoltato.

“Cambiati, muoviti!” perché avesse quel sorrisetto tutto contento, non lo sapeva, ma comunque gli aveva lanciato un’occhiataccia bella e buona a quel suo continuo ordinare.

Poi però lo aveva fatto, più perché quei suoi pantaloncini con i fiocchi – in tinta con la canotta – non erano proprio il modo migliore di presentarsi agli occhi del proprio ragazzo.
Si era chiusa in bagno e in fretta e furia si era sistemata, indossando velocemente un paio di pantaloncini e la maglietta del campo.

“Okay, genio” aveva un po’ sbuffato uscendo, con lo sguardo chino sulla t-shirt che stava sistemando “dove dobbiamo andar--”

ma non aveva potuto finire la frase, perché Percy l’aveva afferrata prima che avesse potuto accorgersene e aveva iniziato a correre, trascinandola fuori dalla cabina 6 e poi per tutto il campo.

Ed ora erano lì, a sfrecciare come matti fra i semidei che si allenavano e i satiri che gironzolavano qua e là.

Il figlio di Poseidone, arzillo come non mai, lei invece sconvolta e con un’espressione desolata in volto ogni volta che l’altro rischiava di travolgere qualche povero passante.

“P-Percy” aveva tentato, rischiando di cadere rovinosamente a terra “M-ma che…” ma non aveva saputo che altro dire, perché aveva avuto modo di vedere per un secondo il volto di lui, illuminato da una strana luce: sembrava più bello del solito quella mattina, ripensandoci.

Aveva un che di diverso.

E quindi si era lasciata trasportare, limitandosi a intrecciare le dita della mano che stava stringendo la sua: la mossa migliore della mattina, perché Percy si girò un attimo per riservarle un bellissimo sorriso.

Quando tornò a guardare dove stava andando – esortato da lei – Annabeth si ritrovò, senza nemmeno accorgersene, a ridere divertita.
Ma la risata si placò quando l’altro iniziò a rallentare, mostrandole poi in segno teatrale ciò che avevano di fronte: davanti a loro si apriva – in un posto isolato - l’immenso campo di fragole, un prato rosso come ricoperto di rubini.

Le si mozzò il fiato, soprattutto perché la splendida giornata dava al tutto un che in più.

Quella testa d’alghe parve realmente soddisfatta e compiaciuta della sua reazione, perché gongolò sul posto con un sorriso ebete.

“Oh miei  Dei, Percy” boccheggiò “è bellissimo”

Lui annuì consapevole, dirigendosi poi verso un cespuglio. Si chinò e prese a rufolare fra il fogliame in cerca di chissà  cosa, quando lo trovò (ringraziando mentalmente il caro Grover), lo prese e tornò verso Annabeth, che aveva passato lo sguardo da lui al campo come se stesse seguendo una partita di tennis.

E rimase ancora di più piacevolmente sorpresa: quello tra le sue mani sembrava proprio un cestino per un picnic con i fiocchi.

Le fece cenno di avanzare per prima e lei si incamminò fra le fragole, stando attenta a non distruggerle, Percy l’affiancò poco dopo posandole una mano su un fianco, come premuroso e timoroso di vederla cadere da un momento all’altro.

Individuarono uno spazio adeguato in quel paradiso e si andarono a piazzare lì, stesero la tovaglia (stile marino, colma di conchiglie e pesciolini qua e là) e vi si misero sopra prima di aprire il cestino e posizionare il cibo intorno a loro.

C’era di tutto, marmellata, pane, dolcetti… Ad Annabeth brillarono gli occhi e Percy ne fu così felice che rise di cuore.

“Sta zitto” lo rimproverò lei, non riuscendo però a trattenere un sorriso divertito.

Fu allora che il giovane semidio si decise a sporgersi sulla sua ragazza per lasciarle un delicato bacio sulle labbra, solo un semplice contatto di qualche secondo, poi si distaccò di qualche millimetro per guardarla negli occhi.

Sembrava contenta, la sua missione allora non era fallita.

Si sorprese però quando fu lei a ristabilire quella connessione, lo avvicinò a sé posandogli leggera le mani sul collo e assaporò di nuovo le sue labbra, con piacere.

Fu naturale per Percy avvolgerle i fianchi e sporgersi su di lei, per approfondire.

Quando si allontanarono di nuovo, gli angoli delle loro labbra si erano piegati irrimediabilmente all’insù.
“Ci prendiamo una vacanza?” chiese Annabeth, mordicchiandosi il labbro inferiore per trattenere – inutilmente – quel sorriso.

Percy annuì, guardandola rapito.

Quanto l’amava? Diamine, era bellissima.

“Bene” sussurrò solo, prima di guardarsi un po’ intorno.
Quel posto era davvero fantastico, Percy era davvero fantastico.
Dannazione, era riuscito a farla innamorare quella testa d’alghe, ma infondo non le dispiaceva affatto.

“Allora? Questa colazione?” Si riscosse improvvisamente, ricordandosi di essersi appena svegliata.

Rise di nuovo mentre Percy si affrettava a preparare qualcosa.

E risero ancora, per tutta la mattinata in effetti, rigirandosi fra le fragole e macchiandosi di marmellata, godendosi quella giornata solo per loro, fra baci e carezze.

Ignorando tutto il resto.

Quella era la loro giornata, la loro vacanza e non si fecero trovare fino alla mattina seguente.

Per nessuna ragione.







HEY HEY HEY ECCOMI DI NUOVO
Lo so che è passato solo un giorno, ma sentivo di dover rimediare a quella OS deprimentissima sulla mia cara Percabeth che ho messo ieri.
Penso di esserci riuscita, insomma, è tutto l'opposto :')
Il titolo...Beh, non sapevo cosa mettere, allora ho scelto la cosa più semplice (mi diverte un po' come nome, non so perchè).
Comunque, nada, adesso torno a studiare latino.
Spero che vi sia piaciuta/di ricevere qualche parere!
Alla prossima, gente!

Lawlietismine.
  
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