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Autore: Satiel    05/03/2014    4 recensioni
Questa storia parte da un momento diverso rispetto alla trama classica. Minato e il terzo Hokage non ci sono più. Gli Uchiha non hanno ancora tentato il colpo di stato anche se Madara è presente. Naruto cresce come fratello di Sasuke. E di Itachi, che non ha ancora sulle spalle lo sterminio del clan né una malattia senza cura. Rimane Danzou. Che finalmente si prende la fetta più grande della torta.
Genere: Angst, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Danzo Shimura, Kushina Uzumaki, Madara Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Minato/Kushina
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Prologo Fugaku Uchiha era uno dei ninja più abili che Konoha avesse mai avuto l' onore di  riconoscere. Era un uomo all' apparenza freddo, con un perpetuo ghigno di insoddisfazione costruito ad arte  sul volto e occhi  severi che riflettevano ogni cosa.

 Fugaku Uchiha era anche il capo dell polizia di Konoha, e di crimini e criminali ne avrebbe potuto raccontare per una vita intera senza avere mai la possibilità di ripetersi. Aveva ucciso, torturato, fatto a pezzi quando gli veniva ordinato, e si poteva dire che fosse diventato sordo a qualsiasi lamento o supplica gli rivolgessero le sue vittime.

Eppure niente, niente  gli appariva  più straziante delle urla  che povenivano nella stanza che stava piantonando.

Non permetteva che le donne piangessero, Fugaku. Lo trovava immorale. Anche se erano spie. Anche se erano assassine preparate quanto lui.
Un taglio alla gola se poteva permetterselo, o la morte un attimo dopo averle percipitate nell' incoscienza, quando era sicuro che non erano più in grado di muoversi, perchè il mondo dei ninja é spietato, e non importa se sei uomo o donna quando sei nemico, ma  a lui importa perché ogni donna possiede sempre lo stesso volto,  ai suoi occhi, quando muore.

Nessuna doveva urlare più, lo aveva promesso a Mikoto.

Se non ci fosse stato il consigliere Danzou dentro quella stanzetta, si sarebbe  precipitato all' interno e le avrebbe fatte cessare da un pezzo, ma il consigliere era un uomo da maneggiare con cautela, e non intendeva mandare all' aria tutto quanto per un gesto di compassione.
Avrebbe aspettato che cessassero da sole le urla.
Ma solo per quella volta.


Le urla del bambino squillavano alte e imperative nella stanza illuminata dalla luce del tramonto, facendo tremare di intensità  anche le calde gradazioni con cui i raggi solari investivano gli oggetti e il mobilio, rendendo tutto più brillante e vivo, elettrico, come un allarme .

"Dio mio, avrà ancora fame? " si domandò  la donna con una certa ansia.

Nasako si precipitò al piano di sopra dopo aver mollato senza pensarci due volte la cena che stava preparando in cucina, torturandosi pensando a quando Fugaku-sama sarebbe tornato senza trovare nulla di pronto in tavola, impreparata ad affrontare quel suo sguardo severo dove era sicura che vi avrebbe trovato stanchezza, stizza e accusa nei suoi confronti. Perché Fugaku-sama non macava mai a  ricordarle,  neanche tanto velatamente, come la precedente padrona di casa non avesse mai mancato nel riservargli un perfetto benvenuto.

Si morse le labbra e aprì  comunque la porta, decisa a non abbandonare quella richiesta inarticolata di attenzioni, perchè il piccolino che si agitava, e che tra un po' avrebbe fatti vacillare le fondamenta stesse della casa, padre e madre non li aveva più , e quello di mollare tutto e scapicollarsi da lui era il minimo che potesse fare.

Il bambino infatti stava dando il meglio di sé dal fondo del lettino per farsi notare, con le guance completamente congestionate nello sforzo e le manine chiuse a pugno ai lati del capo. Nasako lo sollevò senza far caso alle energiche proteste della creaturina, mentre con dolcezza lo stringeva al petto e cercava di calmarlo, dondolandosi pazientemente da un piede all' altro e intonando una mezza ninna- nanna.

Trascorsero diversi minuti senza che il pianto accennasse ad acquietarsi, e la donna incominciava a preparasri al peggio quando un lieve bussare alle sue spalle la distrasse. Si voltò  quasi con sollievo immaginando già di chi si trattasse, provando un senso di leggerezza che in presenza di altri non si sarebbe potuta concedere.

- Nasako-san, state bene ? -

 Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille, gentile, interessata, sufficiente per smorzare il tono di quella vigorosa protesta. Nasako sorrise.

- Vi ha riconosciuto subito Itachi-kun. E' con noi solo da tre giorni ma già vi vuole bene!-

 Il ragazzo si avvicinò senza  far rumore scrutando tra le braccia della bambinaia il piccoletto causa di tutto quel trambusto.

- Potete darlo a me. Mio fratello si é appena addormentato. -

Nasako non se lo fece ripetere due volte. Accidenti, voleva bene a quel bambino , ma non era stata lei la fortunata ad essere stata scelta.
Passò il fagotto alle braccia esperte del ragazzo, un po' provando quel senso di invidia proprie delle donne che vengono considerate come seconda scelta, un po' con un sordo dispiacere perché aveva promesso a Kushina che non si sarebbe mai staccata da lui, ma tutto passò in secondo piano quando vide il piccolo sfoderare il più bel sorriso mai fatto finora.

Intanto le manine avevano afferrato senza chiedere il permesso e senza paura una delle ciocche scure dei capelli di Itachi, tirandole a sé con forza come per attirarne ancor più le attenzioni,, mentre dalla gola si levavano gridolini entusiasti per quella conquista.

A quella manifestazione di affetto incondizionato il ragazzo non seppe trattenere un sorriso dolcissimo, anche se la presa lo obbligava a torcersi  in maniera scomoda sul bambino e di lì a poco lo avrebbe privato di un suo ciuffo consistente.

Il risolino salì alto e gorgogliante, dando l' impressione che tutta la scomoda situazione lo divertisse un sacco, prima che incantato fissasse le curiose iridi azzurre in quelle scure e profonde del maggiore.

Quello involontarimente se lo accoccolò al petto tenendolo impercettibilmente più avvinghiato.

- Allora e' vero che ti sono mancato, Naruto. -
  
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