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Autore: Heaven On Fire    05/03/2014    5 recensioni
Questa notte ho fatto un incubo, ma era diverso dagli altri.
Genere: Horror, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono un carcerato.
Sono nel corpo di un carcerato ed ho un coltello in mano.
Cammino accanto alla ringhiera che delimita il carcere; al di là c'è una foresta di alberi caducifoglie ed è fitta, tanto che non si riesce a vedere oltre alla coltre di foglie.
Il sole emana una forte luce, quasi accecante, ed io cammino all'ombra del manto verde.
Idilliaco.
Credo sia estate, perché fa molto caldo e la natura è rigogliosa, ma mi spaventa; troppo silenzio. Non capisco se questo sia l'inferno o il paradiso.
Sono malinconico.
Non ricordo cosa ho fatto per finire qui, ma mi pento.
Voglio andarmene.
Smetto di camminare, mi fermo e dietro di me appare un altro uomo in tuta arancione.
Anche lui ha un coltello.
Il mio sguardo torna nella sua precedente posizione e nel suo viaggio trova una donna.
È una donna in bianco e nero, come nelle vecchie televisioni.
Veste con una gonna a quadri che le arriva al ginocchio, di quelle a ruota; la giacca è abbinata a essa.
I suoi capelli sono ondulati e le arrivano a metà del collo, mentre un ciuffo è portato delicatamente all'indietro e tenuto da una forcina.
Mi guarda e poi parla.

«Mio figlio sta male, lui sta male. Fate qualcosa» dice, ma senza lasciar trapelare sentimenti. È fredda.
Due bambini stanno giocando sotto il sole, forse hanno la stessa età. Forse sono fratelli.
Uno dei due si avvicina a noi; sembra più... innocente.
«Aiutatelo»
Il secondo uomo alza il coltello e si incammina verso il bambino.
«No. Fermo, non lo fare» adesso posso sentire tristezza nella mia voce.
Agita il coltello, ma non riesco a vedere. Sento delle urla.
La madre guarda. Come può assistere ad una cosa del genere?
Adesso ricordo del coltello che ho in mano.
Corro.
Ormai sono a pochi centimetri dall'uomo.
La lama affonda nella carne morbida del collo ed il sangue schizza ovunque, esce a fiotti.
Ormai una pozza rossa ed una figura stesa a terra rovinano il paesaggio, che è stato perfetto fino a quel momento.
I miei occhi sono accecati dalla rabbia e non sono riuscito a vedere.
Il bambino è ancora vivo e macchiato di sangue. Il suo sangue.
La punta di indice e pollice è stata tagliata e le lacrime gli rigano le guance.
Il secondo bambino è sotto il sole, steso in una pozza di sangue.
Il suo morbido e fragile collo è ormai massacrato.
«Grazie, adesso mio figlio è guarito» la madre mi guarda e per la prima volta sorride, prima di svanire nel nulla.
«Cosa ho fatto?» il bambino da voce al mio pensiero, come se potesse leggermi dentro.
Mi guardo le mani.
La punta di indice e pollice è stata tagliata.

   
 
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