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Autore: Subutai Khan    06/03/2014    1 recensioni
Un breve excursus sull'ometto il cui nome è citato nel titolo. Possibile OoC, non sono sicuro di averlo azzeccato in pieno.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Sì Isao, sei proprio un Telepate Fiammeggiante.
Personaggi: Isao Kako.
Generi: introspettivo, angst.
Traccia: Ah, this wraith I am/so many aeons ago since/I suffer eternally/the inevitable did unfold (The Chaos Path - Arcturus), orfana. Scritta per il Limitaprompt della Piscina di Prompt, con la limitazione una storia che inizi con la prima riga di una canzone e finisca con l’ultima riga della stessa canzone.

La verità mi fa male, lo so. Molto male. Se non fossi morto mi suiciderei, ma d’altro canto se non fossi morto non conoscerei la verità e di conseguenza non starei così male.
Mi sembra giusto, sono poco più di una coscienza rarefatta e mi lancio in disquisizioni filosofiche di alto livello, almeno alto per uno come me che non è mai stato una cima.
E quale sarebbe, questa tremenda verità che riesce a ferire cosi tanto quel poco che rimane di me? Oh, nulla di particolare. Solo la consapevolezza che la ragazza che mi piace mi ha ucciso per vendicarsi.
Per come sono messo adesso tanto vale essere onesto: me la sono cercata. Non sono stato esattamente un gentiluomo quando ho cercato di violentarla.
Come, mi chiedete quanti anni ho... avevo? Tredici, come lei. Quindi siamo, o eravamo, rispettivamente un quasi stupratore e un’assassina. Dico eravamo perché, per quel che ne posso sapere nella mia poco confortevole posizione di anima in pena che galleggia nell’aria, potrebbe essere a sua volta morta in questo momento.
Un grande, gigantesco schifo. Ecco in cosa eravamo invischiati.
Il gioco. Quella merda di gioco che ha condannato me, lei e gli altri tredici a morte certa. Sì, se anche lei non mi avesse spinto il suo coltello nel collo sarei crepato ugualmente, pilotando quel gigantesco robottone. E io non volevo farlo, non volevo, non volevo... cazzo se non volevo! Attorno a me Maki, Komo, Moji e tutti gli altri avevano accettato la notizia con passività, quasi non gli importasse.
Ma santo cielo, ero davvero l’unico a capire la gravità della situazione? Ero davvero l’unico che trovava ingiusto il destino messo sulle nostre fragili spalle di ragazzini? Ero l’unico a incazzarsi di fronte alla prospettiva di morire, forse per niente? Beh, se devo essere onesto ricordo bene come Nakama sia leggermente sbottata, quand’è stato il suo turno, ma si è trattata di un’eccezione. Come una piantina di peperoncino messicano che cresce in mezzo a dei tulipani. Da quando sono morto mi è venuto un senso dell’umorismo inconsueto e una fissazione per i paragoni strani.
L’inevitabile è comunque successo. In modo diverso da quello preventivato nel mio caso, ma per succedere è successo. Dovevo morire e sono morto. Potrei essere stato seguito a ruota dall’intero universomondo, ma sai cosa? Chissenefotte. Sono sempre stato egoista, dote ben manifestata nei miei ultimi giorni, e del resto della terra non m’interessa nulla di nulla. Al momento, ripensando al come, non m’interessa un fico secco neanche di lei e di cosa le può essere successo. O meglio, di com’è morta. Perché, se già non è accaduto, accadrà a breve.
Noialtri quindici eravamo una schiera di cadaveri che camminavano, niente di più. Dovevamo fare il nostro compito di bravi soldatini ubbidienti, farci il mazzo con quel giocattolone alto X mila metri e poi cascare per terra, magari col sorriso sulle labbra. Ebbene stronzi, avete vinto. Avrete me e tutti gli altri sul vostro bel vassoio d’argento. Voglio almeno sperare che sarete contenti, perché se avete da ridire giuro che vengo a prendervi e...
Ok Isao, calmati. Stai straparlando. Dove minchia vuoi andare ridotto così, che al primo soffio di vento voli via?
Poi faccio tanto il superuomo ma non posso prendermi per il culo così a lungo: di lei mi importa eccome. E mi si spezza quello che una volta sarebbe stato il mio cuore, a pensare alla brutta fine che le è stata riservata. Poi mi si spezza qualcos’altro a pensare alla mia, di pessima fine. Bastardi.
E poi torno a soffrire, per me e non solo per me. È una spirale continua, un’orrida alternanza di incazzatura e dolore... per quanto uno nella mia situazione possa soffrire. Credo sia colpa di un qualche voodoo di magia nera, altrimenti non me lo spiego.
Finirà mai? Facilmente no, vedendo la mia strabordante fortuna in vita. Quindi allegria, ho davanti a me un’eternità di depressione.
Non ho idea da quanto sono qui, ovunque sia qui. Potrei essere schioppato da dieci minuti come da un secolo e mezzo, non lo so proprio. La cognizione del tempo va a donnine di facili costumi, sapete com’è.
Non ho idea se sono solo o meno. Magari io sono il culone del lotto e sono quello che può dire di essere sopravvissuto in qualche modo. Se così fosse invidio terribilmente Ushiro e gli altri, maledetti fortunati immersi nell’oblio.
Non ho idea di un cazzo, tanto per cambiare. Almeno mia sorella non è qui a prendermi per il culo come suo solito, e non c’è neanche Kirie a poterlo fare. Se non altro sono solo con me stesso e con il ricordo di come sono morto da idiota. Già, non credo di poter essere ricordato come uno degli eroi che hanno salvato il mondo.
Tsk. Neanche nell’atto della morte, nonostante tutto, riesco a mantenere un minimo di decenza. Devo sempre passare per il pagliaccio della situazione, quello incapace di avere un po’ di responsabilità e di buonsenso.
Complimenti Isao, morte degna di te.
Però ne volete sapere una, miei simpatici compagni? E la vuoi sapere specialmente tu, Chizuru cara? Non mi pento di quanto ho fatto. Troppo tardi, troppo inutile, troppo dispendioso farlo. E non me ne verrebbe in tasca nulla.
Certo che, per essere un cacchio di spirito, ciancio davvero un sacco.
Ma no, non mi rimangio quanto ho appena detto... pensato... quel cazzo che è. Non mi pento di niente. Ero terrorizzato, nessuno attorno a me faceva il minimo sforzo per capirmi e cercare di starmi vicino. Non pretendevo tanto, solo una spalla amica su cui potermi sfogare e che non si sarebbe lamentata se mi fosse partito un pugno dal nervoso. Ma niente, solo sguardi sprezzanti e prese per il culo, in particolar modo da parte di mia sorella e da quello che avrebbe dovuto essere uno dei migliori amici.
Vaffanculo, Kirie. Vai a ‘fanculo. Tu e le tue battutine di merda. Se potessi ti farei vedere quanto veloce so correre e farti correre, ciccione con lo sguardo da fesso.
No, taci. Taci, vocina che non so da dove diavolo salta fuori. Taci.
Ho detto che non me ne pento. Non me ne pento. Non me ne pento, stronza!
Chizuru.
Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu.
   
 
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