Anime & Manga > Mahō shōjo Lyrical Nanoha
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Autore: Black Lightning    06/03/2014    3 recensioni
Non è facile accettare l'idea d'aver fallito, di non aver saputo dare tutta se stessa e aver perso. Così, chiusa nella sua stanza solo una persona può sfondare la barriera che ha costruito donandole qualche consiglio.
Genere: Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Fate T., Nanoha T.
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N/A: Questa è dedicata ad un'amica che sta passando un brutto periodo... Non importa cosa, c'è sempre un modo! 


L'uomo con la maschera teneva il ragazzo dalle spalle, scuotendolo violentemente e costringendolo a seguire i suoi passi, e con una pistola puntata alla tempia il ragazzo non aveva molta scelta.

Quando gli agenti della TSAB arrivarono, riuscirono a salvare tutti gli ostaggi tranne quel ragazzo ancora prigioniero nella morsa del rapinatore.

Un agente, posizionato con il suo cecchino sul balcone del palazzo davanti alla banca, sparò un colpo magico colpendo il malfattore al braccio sinistro che stringeva intorno alla vittima.

Eccolo, il segnale della salvezza.

Nanoha si precipitò in avanti, andando incontro al ragazzo... ma non fu abbastanza.

Il rapinatore puntò in avanti la sua arma e sparò un colpo.

Gli occhi del ragazzo di allargarono nel terrore e poi crollò al suolo.

La maga bianca gli fu subito addosso, ma gli occhi del ragazzo erano ormai senza vita. Una macchia rossa si allargava sempre più sul pavimento.

Lo sguardo d'odio che Nanoha gli aveva riservato avrebbe potuto ucciderlo, ma doveva pagare. Ormai non poteva fuggire, ogni arma era su di lui.

“Stupidi cani della TSAB.” Fu l'unica frase pronunciata dall'uomo prima di spararsi un colpo alla testa.

̴  ̴ 

Erano passati tre giorni da quando era tornata; erano tre giorni che era chiusa in casa senza vedere o sentire nessuno; erano tre giorni che non chiudeva occhio e, quando ci riusciva rivedeva quella stessa scena che si ripeteva davanti ai suoi occhi milioni e milioni di volte in un solo secondo e le lacrime avrebbero ripreso a scendere incontrollate.

Non l'ho salvato continuava a ripetersi tra lacrime e singhiozzi Non sono stata abbastanza veloce...

Era come se il mondo le stesse crollando addosso e l'unico posto che l'avrebbe salvata era quell'angolo del letto tra le due pareti che diveniva sempre più piccolo a mano a mano che stringeva le braccia attorno alle ginocchia.

I raggi solari divenivano sempre più flebili attraverso le persiane. Un altro giorno stava giungendo al termine.

Un colpo alla porta arrivò alle sue orecchie. La maniglia si mosse nel vano tentavo d'aprirla, ma era chiusa a chiave, a nessuno era permesso disturbarla.

"Nanoha, cara, perché non vieni giù a mangiare? La cena è pronta...Ho fatto il tuo piatto preferito..."

Non rispose. Il silenzio era tutto quello che voleva.

"Va bene..." arrivò il sussurro afflitto di sua madre. "Ti lascio qualcosa da parte, in caso ti venga fame..." e poi l'eco dei passi sempre più distanti.

Posando lo sguardo sulla scrivania una serie di foto la accolsero. Foto insieme ai suoi amici.

Una era stata scattata alcuni anni prima, alla fioritura dei ciliegi. C'erano tutti: Arisa, Suzuka, Hayate, Fate...persino Yuuno che era sempre impegnato alla biblioteca dell'infinito era riuscito a trovare del tempo da passare con loro; sembravano così felici, così ignari di quello che c'era davvero nel mondo.

Quella accanto ritraeva lei e Fate sul ponte, non quando si erano scambiati i nastri ma, in una delle innumerevoli volte che ci andavano per non pensare a nulla e godersi solo la compagnia reciproca. Un'altra ancora dove Hayate si era praticamente incollata a Fate e lei cercava di spingerla via tra le risate di tutti.

L'ultima non era di molto tempo fa. Era una serie di cinque foto fatta all'interno della cabina fotografica al centro commerciale. La prima ritraeva lei e Fate semplicemente l'una accanto all'altra; nella seconda lei dava un bacio sulla guancia alla bionda mentre questa arrossiva sotto il gesto improvviso; in quella dopo Fate, ancora imbarazzata, guardava giù al pavimento mentre lei rideva; nella penultima la bionda aveva preso la sua vendetta restituendole il bacio sulla guancia lasciandola sorpresa; infine, l'ultima, ritraeva il loro primo bacio.

Ricordava ogni secondo di quei pochi minuti. Ricordava d'essersi voltata verso la sua amica e averle trovato gli zigomi ancor più arrossati di prima, ricordava d'aver guardato in quelle profonde pozze rosse e aver visto uno sguardo deciso, ricordava la mano gentile di Fate che le prendeva la guancia e il suo volto che si avvicinava lentamente, come per darle tempo di fuggire se quello era qualcosa che non voleva fare; ma non si mosse. Attese con impazienza che quelle labbra chiudessero la distanza e si unissero alle proprie.

Se si fosse concentrate, avrebbe potuto sentire ancora il gusto del burro-cacao usato da Fate in quel giorno d'inverno.

“Master” la voce metallica la chiamò “Nuova chiamata da Bardiche.”

“Rifiutala...”

Quella era la sua voce? Così roca e sottile. Se avesse risposto, probabilmente, avrebbe solo fatto preoccupare la sua ragazza e non voleva farlo. Non le aveva detto nemmeno che era tornata...

Delle volte si sentiva come se in quegli anni fosse cresciuta solo fisicamente e che in quel corpo da adolescente ci fosse ancora una bambina orgogliosa.

“Master” ancora quella voce metallica “Messaggio da Bardiche.”

Avrebbe voluto ignorarlo, avrebbe voluto dire a Raising Heart di ignorarlo e cestinarlo, ma era di Fate e non se lo sarebbe mai perdonato se fosse stato qualcosa di importante.

Prese un respiro profondo, e mise tutta la sua forza per dire quell'unica parola. “Leggilo.”

“Apri la finestra.” Cosa? Aprire la finestra? Per quale ragione? E poi, come faceva a sapere che era a casa? Giusto... Aveva dimenticato che la madre di Fate era Lindy.. “Ora, Nanoha!” Arrivò il resto del messaggio.

Con un balzo arrivò alla fine del letto, dove si trovava la finestra e la aprì.

“Fate...chan...” E li, davanti a lei, ferma in aria, il suo cavaliere dal mantello bianco. Gli occhi iniziarono a pizzicarle, ma non cedette alle lacrime. Non fino a quando le sottili, ma forti, braccia del suo cavaliere la avvolsero in un abbraccio protettivo.

Per un qualche motivo non si aspettava quell'abbraccio... si sarebbe aspettata che Fate la rimproverasse per essersi chiusa in una stanza, per non averla chiamata. Che idiota era stata. Era Fate, no? La persona più gentile del mondo, o forse dell'intero universo.

Si lasciò andare alle lacrime mentre la bionda la riportava seduta sul letto e la stringeva forte senza dire una parola lasciandole sfogare il suo dolore. La mano destra di Fate le pettinava i capelli, in un silenzioso gesto di conforto, il braccio sinistro intorno alla vita la teneva vicino, le sue labbra le cancellavano via le lacrime.

Quando si sentì meglio, tirò dietro la testa per spazzar via le ultime lacrime che rigavano le guance. “Scusa, ti ho bagnato la barrier jacket.” Abbozzò un sorriso, non molto convincete ma che Fate ricambiò comunque.

“Non fa niente.” Le spazzò via la frangia dagli occhi. “Ti senti un po' meglio, ora?”

“Si.. credo...” Abbassò gli occhi. Era giusto che si sentisse meglio?

“Nanoha, guardami.” Fate le prese il mento con gentilezza, portandola ad incontrare gli occhi rubino pieni di preoccupazione. La bionda le diede un dolce bacio sulla fronte e aggiunse. “Vieni, vola con me.” E le prese la mano.

Si lasciò guidare alla finestra, chiamando il suo dispositivo per il cambio d'abiti, e poi su, fino al cielo che tanto amava.

L'aria fresca della primavera spazzava via le nuvole donando, anche alle persone che non sapevano utilizzare la magia, un limpido cielo ricoperto di stelle.

Lì, sospese sopra le nuvole, sentì finalmente la mente libera dopo giorni di mal di testa. Li non c'era il rumoroso silenzio ad assordarla. Si trovava sola a guardare la città dall'altro e a sua volta ad essere guardata dalle stelle.

Strinse la presa sulla mano. No, non sola.

Fate rilasciò la mano le prese a coppa la guancia. “Vieni qua su quando non vuoi pensare a nulla, no?”

Prese quella mano nelle sua e ne baciò il palmo. “Grazie.”

“Sai, Nanoha.” Iniziò Fate distogliendo lo sguardo per ammirare le stelle. “Quando...” esitò “Quando persi per la prima volta un ostaggio mi sentii esattamente come ti senti tu adesso. Ero persa, sentivo come se non avessi fatto abbastanza... come se non avessi dato il massimo.” La bionda si voltò nuovamente ad incontrare i suoi occhi blu dipinti di sorpresa. Non conosceva questa storia. Non sapeva che Fate avesse perso qualcuno, durante le sue missioni. “Poi mia madre mi disse che se volevo fare realmente qualcosa per quella persona non sarei dovuta restare a piangermi addosso, ma avrei dovuto vivere... per me e per la persona ormai scomparsa.”

“Fate-chan...” Uscì il flebile suono. “Io... io non sape-” Un dito sopra le sue labbra le impedì di proseguire.

“Non volevo farti preoccupare.” Sorrise la bionda. “Sei la persona più importate per me e voglio che faccia tuo il consiglio di mia madre. Mi fa male... vederti triste.”

Sentì pizzicare nuovamente gli occhi, ma non aveva più lacrime da versare. “Fate-chan!” Buttò le braccia al collo della bionda e questa non perse tempo a stringerla a se.

Rimasero vari minuti nel confortevole abbraccio accompagnate solo dai loro respiri.

“Forse è meglio che torniamo. Non voglio che tuo padre mi rincorra con il suo shinai.”

Nonoha rise all'immagine mentale di suo padre, con la sua spada di bamboo in mano, che rincorreva la bionda per le vie di Uminari.

“Era ora che ridessi.” La bionda portò i loro nasi a sfiorarsi. “Amo la tua risata.”

Nanoha si ritrovò seria d'un tratto. Era dal quel momento che non si sentiva così leggera, ed era tutto merito del suo cavaliere biondo.

Guardò le sfere rubino con desiderio, chiudendo piano le palpebre per condividere un bacio con all'intero tutti i sentimenti che non riusciva ad esternare.

Pochi minuti dopo erano nuovamente nella stanza di Nanoha, la ramata all'interno e la bionda all'esterno condividendo un ultimo bacio.

“Grazie per il volo... e i tuoi preziosi consigli, mio cavaliere.”

Fate sorrise simulando un inchino galante “Tutto per la mia principessa.” Poi si allontanò dalla finestra muovendo la mano in saluto; ogni centimetro di distanza aggiunto era doloroso, avrebbe voluto restare a dormire con Nanoha, stringerla durante la notte per darle conforto, ma stava già rischiando grosso ad essere uscita in volo senza autorizzazione.

Nanoha ricambiò il gesto di saluto, guardando dalla finestra la sua ragazza allontanarsi sempre più e seguendo la scia gialla lasciata dalla sua magia, finché non scomparve all'orizzonte.  

   
 
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