Fanfic su artisti musicali > Adam Lambert
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Autore: Fay_8    06/03/2014    2 recensioni
Appena Adam capì le mie intenzioni si fermò, lasciando la mia mano, per poter posare entrambe le sue mani sui suoi fianchi < no > disse
< perché no? > chiesi
< perché io non so pattinare > rispose , ed immaginarmi Adam che faticava a reggersi in piedi sul ghiaccio mi faceva già ridere, che aumentò la mia voglia di convincerlo ad assecondarmi < e allora, neanche io >
< tu non sai pattinare, io non so pattinare, che senso ha? > mi chiese
< sarà divertente e potrai appoggiarti a me quanto vuoi > speravo che l’idea di potermi stare addosso tutto il tempo, lo allettasse a tal punto da dirmi di si. Mi guardò dalla testa ai piedi, stava valutando l’offerta < dovremmo stare molto vicini, per non rischiare di cadere> aggiunsi.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Adam Lambert, Tommy Joe Ratliff
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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20 Novembre 2010

Era il 20 novembre 2010, eravamo ad Amsterdam e quella sera avevamo un concerto.
Eravamo arrivati da tre ore, il tempo di andare in albergo e già mi ero fatto trascinare in giro per la città dal mio cantante.
Non avevo mai visitato la città e farlo con Adam era divertente, lui era divertente, era coperto da una sciarpa, un cappello e degli occhiali da sole, completamente inutili, visto che non c’era un raggio di sole in cielo, ma gli servivano per non farsi riconoscere. Naturalmente riuscì a convincere anche me a usare sciarpa e cappello, con tanto di occhiali.

Vagammo per la città, finche non entrammo in un coffe shop, l’aria era gelida ed entrare in quel locale era un sollievo, finalmente un po’ di calore. 
Ci sedemmo vicino alla vetrata, uno di fronte all’altro.
< che prendi? > mi chiese. Sembrava un bambino, essere ad Amsterdam lo eccitava troppo, proprio come un bambino che riceve troppi zuccheri, ma era divertente vederlo così. Non smetteva di sorridere e di rivolgermi quegli sguardi languidi, ormai lo conoscevo bene e di sicuro aveva in mente qualcosa. 
Per il momento lasciai perdere, infondo mi piacevano le sorprese e qualunque cosa avesse in mente ero sicuro che mi sarebbe piaciuta, perché se io conoscevo bene Adam, lui conosceva bene me. < credo che prenderò la torta, tu? > mi sorrise come se si aspettasse quella risposta
< niente >
< niente? > chiesi sorpreso, mi sembrava strano che non volesse provare niente.
< niente > confermò
Ordinammo la mia torta e me la servirono poco dopo, il servizio era ottimo, non restava che assaggiarla. Tagliagli un boccone, lo mangiai e devo ammetterlo, era davvero buona. Continuai a mangiare, poi notai Adam che guardava al di là della vetrata, sembrava assente, così cercai di riportarlo da me.
< vuoi? > gli chiesi sporgendo la forchetta verso di lui, mi sorrise come se stesse aspettando che io glielo chiedessi, annuì e si avvicino, ma non molto, lasciò che fossi io ad imboccarlo. < ti piace? >
< buonissima > rispose.
Pagammo il conto e quando uscimmo l’aria era diventata ancora più gelida, soprattutto per noi che eravamo abituati alle temperature di Los Angeles. 
Ci incamminammo verso il centro.
Amsterdam era fantastica, piena di colori. Lo so che quando qualcuno sente Amsterdam pensa subito ad alcol, droghe e sesso, ma credetemi quella città era molto di più, di stupidi pregiudizi. Le case attaccate l’una all’altra erano stupende e colorate. C’erano ponti che collegavano un lato della città all’altro e in quel periodo dell’anno, le arcate del ponte erano ricoperte di luci che si riflettevano nel fiume, ed erano spettacolari. Era presto per poter ammirare le luci, ma l’avrei fatto più tardi. Per il momento passeggiavo con Adam, che scrutava ogni vetrina. Era bello vederlo, era così curioso che faceva incuriosire anche me. Forse era per questo che mi lasciai trascinare in ogni negozio. Iniziò a provare ogni abito che trovava carino e per quanto alcuni fossero davvero strani, almeno per i miei gusti, su di lui erano perfetti. Dopo aver girato tutti i negozi, era il mio turno di decidere cosa fare, così presi la mano di Adam e lui non si ritrasse, ritornai indietro per portarlo alla pista di pattinaggio, che avevo visto mentre camminavamo. 
Appena Adam capì le mie intenzioni si fermò, lasciando la mia mano, per poter posare entrambe le sue mani sui suoi fianchi < no > disse
< perché no? > chiesi
< perché io non so pattinare > rispose , ed immaginarmi Adam che faticava a reggersi in piedi sul  ghiaccio mi faceva già ridere, che aumentò la mia voglia di convincerlo ad assecondarmi < e allora, neanche io >
< tu non sai pattinare, io non so pattinare, che senso ha? > mi chiese
< sarà divertente e potrai appoggiarti a me quanto vuoi > speravo che l’idea di potermi stare addosso tutto il tempo, lo allettasse a tal punto da dirmi di si. 
Mi guardò dalla testa ai piedi, stava valutando l’offerta < dovremmo stare molto vicini, per non rischiare di cadere> aggiunsi.
Lui sorrise, l’avevo convinto < okay, che pattinaggio sia >
Ci avvicinammo alla pista e indossammo i pattini adatti alle nostre misure. Era difficile camminare su quei cosi. Ancora mi chiedo come facciano le pattinatrici, hanno tutta la mia ammirazione, sul serio, loro sembrano degli angeli quando lo fanno, io e Adam invece sembravamo dei sacchi di patate.
Non ricordo il numero preciso di tutte le volte che siamo caduti, ma erano tante, riuscimmo a fare qualche passo tranquillamente e proprio quando credevamo di avercela fatta, cademmo di nuovo, lui col sedere a terra e io schiacciato contro il suo petto. 
Eravamo degli incapaci, ma era divertente e poi cadere su Adam mi piaceva.
Alzai la testa per guardarlo e vedere se stesse bene, mi pentii subito di averlo fatto, era bellissimo. La sciarpa si era abbassata e non lo copriva più fino al naso, avevamo posato gli occhiali e avere i suoi occhi così vicino, puntati addosso, aver lui così vicino, mi faceva solo venir voglio di azzerare quella poca distanza che ci sparava, ma non lo feci. Restai a fissarlo e le parole mi uscirono di bocca senza che me ne rendessi conto < sei meraviglioso > l’avevo detto e spalancai gli occhi, dopo aver sentito la mia voce, fino a quel momento avevo sempre tenuto i miei apprezzamenti su di lui per me, ma quel complimento era uscito dalle mie labbra così facilmente e infondo non potevo aver fatto qualcosa di male visto che Adam sorrideva.. e che sorriso.
< grazie > mi disse e io pensai che non doveva ringraziarmi, per aver detto la verità. Mi disincantai e issandomi sulle braccia riuscii ad alzarmi, dopo aiutai anche Adam. Lui mi sorrise, ancora, quel giorno non aveva fatto altro che donarmi quegli strani sorrisi, che non riuscivo a capire, non che mi lamentassi, adoravo vedere Adam sorridere, ma di solito non riusciva a far altro che parlare e invece quel giorno era stranamente silenzioso.


Dopo essere usciti dalla pista di pattinaggio, ritornammo in albergo, avevamo un concerto e non potevamo di certo starcene tutto il giorno in giro. 
Una volta arrivati, andai nella mia stanza e passò poco tempo prima di dirigerci tutti insieme nel luogo del concerto. Mentre ci vestivamo potevo già sentire i fan urlare, era spettacolare, sapere che tutte quelle persone erano lì per noi, okay, erano lì per Adam, ma era comunque una bella sensazione.

Eravamo dietro al backstage e prima di salire sul palco Adam mi rivolse un sorrisino che mi fece rabbrividire, aveva in mente qualcosa e il mio istinto mi diceva che quel qualcosa comprendeva anche me. Un attimo prima di essere completamente sul palco, Adam si avvicinò a me avvolgendo un braccio attorno al mio busto, per attirarmi verso di se < sei pronto? > sussurrò al mio orecchio e le sensazioni che la sua voce scaturì su tutto il mio corpo erano inspiegabile, era qualcosa che solo lui era capace di provocarmi. Voltai la testa per guardarlo negli occhi < sono sempre pronto> dissi e lui sorrise, come se fosse soddisfatto della mia risposta. Mi lasciò andare e salimmo sul palco per iniziare un concerto che secondo me fu spettacolare. Non solo perché Adam mi donò il bacio più lungo e passionale dell’intero Glam Nation Tour, ma perché, anche la sua voce era stupenda quel giorno, era pieno di energia, radioso, come se fosse talmente felice da emanare gioia e contagiare l’intero ambiente circostante. Era fantastico, era Adam, unico, divertente, provocante, semplicemente perfetto, almeno per me.

Il concerto finì ma Adam  era ancora su di giri e mi lasciai trascinare di nuovo in città. Fu in quel momento che notai le luci accese. Erano stupende. 
Adam afferrò la mia mano, non disse una parola lungo il tragitto e io era troppo incantato dal paesaggio e da lui per poter iniziare una conversazione. 
Arrivammo su un ponte dove Adam si fermò per prendermi entrambe le mani nelle sue e poi rivolgermi un sorriso timido, mi sorpresi, la timidezza non faceva parte di lui , sembrava che non fosse più la stessa persona che un’ora prima si era esibita su quel palco. Tutta la spavalderia era scomparsa. Non c’erano più i costumi di scena, non c’erano brillantini sul suo corpo. Non eravamo più sul palco, ciò che avremmo fatto non sarebbe stato giustificabile con un semplice “ è per intrattenere i fan, a loro piace”. Stavolta eravamo solo io e lui, niente riflettori, niente fan service, semplicemente Adam e Tommy, noi, che finalmente ci godevamo un momento tutto nostro. Continuavamo ad essere fermi, su quel ponte, lui continuava a guardarmi, rivolgendomi quello sguardo che solo lui era capace di donarmi, l’aria era gelida, ma li, di fronte a lui che continuava a guardarmi, non importava molto. Mi sentivo nel posto giusto, con la persona giusta e il freddo era inesistente, i brividi che avevo erano causati da lui. Non disse niente, ma non importava che parlasse perché i suoi occhi lo facevano per lui e io ormai avevo imparato a capirli. Staccai le nostre mani per avvolgere le  mie braccia attorno alla sua vita e poggiai la testa sul suo petto, il suo cuore batteva forte, a volte penso che forse la causa di quel batticuore potrebbe essere stata mia, ma non vorrei essere presuntuoso. Alzai la testa di scatto quando sentii qualcosa di freddo cadere sul mio naso. Stava nevicando. Guardai Adam che era intento a guardare la neve, sorrideva e i suoi occhi brilvano di più delle luci, per me, era felice, era meraviglioso e stavolta non mi frenai, mi avvicinai al suo viso ed eliminai la poca distanza che ci separava. Lo baciai, perché lo desideravo, perché mi faceva sentire bene e perché farlo era così naturale. Lui ricambiò subito. Quello fu il primo bacio al di fuori del palcoscenico, quindi il nostro primo vero bacio , sempre se quelli che ci davamo sul palco potevano definirsi finti.
Eravamo lì, ad Amsterdam, la neve continuava a cadere, le luci illuminavano l’intera città ed io non potevo desiderare di essere in un posto migliore. Non ricordo per quanto tempo restammo li, fermi sul ponte, abbracciati, in silenzio godendoci quel momento, che era solo nostro. 

Dopo un po’ di tempo tornammo in albergo. Non so se Adam fosse già pronto ad andare oltre un bacio, quindi feci la solita strada, dirigendomi nella mia camera  e lui andò nella sua. Ero nella mia camera ma dormire era l’ultimo dei miei pensieri, pensai di andare da lui e quando aprii la porta per farlo, me lo ritrovai davanti, entrò senza che io gli dicessi di farlo, chiuse la porta e mi sorrise, lo stesso sorriso che mi aveva riservato prima di salire sul palco. Ci baciammo e i baci si trasformarono in qualcosa di più, qualcosa che avevamo desiderato entrambi e che finalmente potevamo avere. Eravamo lì, in una stupida camera d’albergo che sarebbe stata testimone del nostro amore, perché quello che facemmo quella sera potrei definirlo in tanti modi, ma il più adatto è amore. Un amore che avevamo trascurato e che finalmente potevamo vivere. Li ad Amsterdam, in una camera d’albergo, amai per la prima volta. Per la prima volta, perché qualsiasi cosa io abbia vissuto prima di Adam, era niente. Niente è paragonabile alle sensazioni che si provano quando ami una persona e quando sai che quella persona ama te. Niente è paragonabile all’amore vero e fino a quel giorno io non avevo mai conosciuto davvero cosa fosse l’amore, perchè non ero mai stato amato nel modo in cui lo faceva Adam e qualsiasi modo differente da quello, non poteva definirsi amore. Finalmente avevo trovato la mia metà e lo so che vi sembrerò sdolcinato ma è la verità, finalmente non ero solo, ero con lui e non l’avrei lasciato andare per niente al mondo.

Il 20 novembre 2010 è stato il primo giorno che ci siamo amati al di fuori del palcoscenico, il primo di una lunga serie di altri meravigliosi giorni.





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Angolino di Fay : salve!
Allora...dopo aver visto i video di Amsterdam, ho pensato a questa piccola ff, l'ho scritta, spero che non sia un completo disastro. Lo so che tanto è un disastro, quindi per farmi perdonare, ecco a voi il video che ho visto *-*  https://www.youtube.com/watch?v=buwU6k7RP2c
Grazie per aver letto.

  
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