Era il 20
novembre 2010, eravamo ad Amsterdam e quella sera avevamo un concerto.
Eravamo arrivati da tre ore, il tempo di andare in albergo e
già mi ero fatto
trascinare in giro per la città dal mio cantante.
Non avevo mai visitato la città e farlo con Adam era
divertente, lui era divertente, era coperto da una sciarpa, un
cappello e degli occhiali da sole,
completamente inutili, visto che non c’era un raggio di sole
in cielo, ma gli
servivano per non farsi riconoscere. Naturalmente riuscì a
convincere anche me
a usare sciarpa e cappello, con tanto di occhiali.
Vagammo per
la città, finche non entrammo in un coffe shop,
l’aria era gelida ed entrare in
quel locale era un sollievo, finalmente un po’ di
calore.
Ci sedemmo vicino
alla vetrata, uno di fronte all’altro.
< che prendi? > mi chiese. Sembrava un bambino, essere ad
Amsterdam lo
eccitava troppo, proprio come un bambino che riceve troppi zuccheri, ma
era
divertente vederlo così. Non smetteva di sorridere e di
rivolgermi quegli
sguardi languidi, ormai lo conoscevo bene e di sicuro aveva in mente
qualcosa.
Per
il momento lasciai perdere, infondo mi piacevano le sorprese e
qualunque cosa
avesse in mente ero sicuro che mi sarebbe piaciuta, perché
se io conoscevo bene
Adam, lui conosceva bene me. < credo che prenderò la
torta, tu? > mi sorrise come se si aspettasse
quella risposta
< niente >
< niente? > chiesi sorpreso, mi sembrava strano che non
volesse provare
niente.
< niente > confermò
Ordinammo la mia torta e me la servirono poco dopo, il servizio era
ottimo, non
restava che assaggiarla. Tagliagli un boccone, lo mangiai e devo
ammetterlo,
era davvero buona. Continuai a mangiare, poi notai Adam che guardava al
di là
della vetrata, sembrava assente, così cercai di riportarlo
da me.
< vuoi? > gli chiesi sporgendo la forchetta verso di lui,
mi sorrise come
se stesse aspettando che io glielo chiedessi, annuì e si
avvicino, ma non
molto, lasciò che fossi io ad imboccarlo. < ti piace?
>
< buonissima > rispose.
Pagammo il conto e quando uscimmo l’aria era diventata ancora
più gelida,
soprattutto per noi che eravamo abituati alle temperature di Los
Angeles.
Ci
incamminammo verso il centro.
Amsterdam era fantastica, piena di colori. Lo so che quando qualcuno
sente
Amsterdam pensa subito ad alcol, droghe e sesso, ma credetemi quella
città era
molto di più, di stupidi pregiudizi. Le case attaccate
l’una all’altra erano
stupende e colorate. C’erano ponti che collegavano un lato
della città
all’altro e in quel periodo dell’anno, le arcate
del ponte erano ricoperte di
luci che si riflettevano nel fiume, ed erano spettacolari. Era presto
per poter
ammirare le luci, ma l’avrei fatto più tardi. Per
il momento passeggiavo con
Adam, che scrutava ogni vetrina. Era bello vederlo, era così
curioso che faceva
incuriosire anche me. Forse era per questo che mi lasciai trascinare in
ogni
negozio. Iniziò a provare ogni abito che trovava carino e
per quanto alcuni
fossero davvero strani, almeno per i miei gusti, su di lui erano
perfetti. Dopo
aver girato tutti i negozi, era il mio turno di decidere cosa fare,
così presi la mano
di Adam e lui non si ritrasse, ritornai indietro per portarlo alla
pista di
pattinaggio, che avevo visto mentre camminavamo.
Appena Adam capì le mie
intenzioni si fermò, lasciando la mia mano, per poter posare
entrambe le sue mani sui suoi
fianchi < no > disse
< perché
no? > chiesi
< perché io non so pattinare > rispose , ed
immaginarmi Adam che faticava
a reggersi in piedi sul ghiaccio mi faceva già
ridere, che aumentò la mia
voglia di convincerlo ad assecondarmi < e allora, neanche io
>
< tu non sai pattinare, io non so pattinare, che senso ha?
> mi chiese
< sarà divertente e potrai appoggiarti a me quanto
vuoi > speravo che
l’idea di potermi stare addosso tutto il tempo, lo allettasse
a tal punto da
dirmi di si.
Mi guardò dalla testa ai piedi, stava valutando
l’offerta <
dovremmo stare molto vicini, per non rischiare di cadere>
aggiunsi.
Lui sorrise, l’avevo convinto < okay, che pattinaggio
sia >
Ci avvicinammo alla pista e indossammo i pattini adatti alle nostre
misure. Era
difficile camminare su quei cosi. Ancora mi chiedo come facciano le
pattinatrici, hanno tutta la mia ammirazione, sul serio, loro sembrano
degli
angeli quando lo fanno, io e Adam invece sembravamo dei sacchi di
patate.
Non ricordo il numero preciso di tutte le volte che siamo caduti, ma
erano
tante, riuscimmo a fare qualche passo tranquillamente e proprio quando
credevamo di avercela fatta, cademmo di nuovo, lui col sedere a terra e
io
schiacciato contro il suo petto.
Eravamo degli incapaci, ma era divertente e
poi cadere su Adam mi piaceva.
Alzai la testa per guardarlo e vedere se stesse bene, mi pentii subito
di
averlo fatto, era bellissimo. La sciarpa si era abbassata e non lo
copriva più
fino al naso, avevamo posato gli occhiali e avere i suoi occhi
così vicino,
puntati addosso, aver lui così vicino, mi faceva solo venir
voglio di azzerare
quella poca distanza che ci sparava, ma non lo feci. Restai a fissarlo
e le parole
mi uscirono di bocca senza che me ne rendessi conto < sei
meraviglioso >
l’avevo detto e spalancai gli occhi, dopo aver sentito la mia
voce, fino a quel
momento avevo sempre tenuto i miei apprezzamenti su di lui per me, ma
quel
complimento era uscito dalle mie labbra così facilmente e
infondo non potevo
aver fatto qualcosa di male visto che Adam sorrideva.. e che
sorriso.
< grazie
> mi disse e io pensai che non doveva ringraziarmi, per aver
detto la
verità. Mi disincantai e issandomi sulle braccia riuscii ad
alzarmi, dopo
aiutai anche Adam. Lui mi sorrise, ancora, quel giorno non aveva fatto
altro
che donarmi quegli strani sorrisi, che non riuscivo a capire, non che
mi
lamentassi, adoravo vedere Adam sorridere, ma di solito non riusciva a
far
altro che parlare e invece quel giorno era stranamente silenzioso.
Dopo essere usciti dalla pista di pattinaggio, ritornammo in albergo,
avevamo un concerto e non potevamo di certo
starcene tutto il giorno in giro.
Una volta arrivati, andai nella mia stanza e
passò poco tempo prima di dirigerci tutti insieme nel luogo
del concerto. Mentre ci vestivamo potevo già
sentire i fan urlare, era
spettacolare, sapere che tutte quelle persone erano lì per
noi, okay, erano lì
per Adam, ma era comunque una bella sensazione.
Eravamo dietro al backstage e prima
di salire sul palco Adam mi rivolse un
sorrisino che mi fece rabbrividire, aveva in mente qualcosa e il mio
istinto mi
diceva che quel qualcosa comprendeva anche me. Un attimo prima di
essere
completamente sul palco, Adam si avvicinò a me avvolgendo un
braccio attorno al
mio busto, per attirarmi verso di se < sei pronto? >
sussurrò al mio orecchio
e le sensazioni che la sua voce scaturì su tutto il mio
corpo erano
inspiegabile, era qualcosa che solo lui era capace di provocarmi.
Voltai la
testa per guardarlo negli occhi < sono sempre pronto>
dissi e lui
sorrise, come se fosse soddisfatto della mia risposta. Mi
lasciò andare e salimmo
sul palco per iniziare un concerto che secondo me fu spettacolare. Non
solo
perché Adam mi donò il bacio più lungo e
passionale dell’intero Glam Nation
Tour, ma perché, anche la sua voce era stupenda quel giorno,
era pieno di
energia, radioso, come se fosse talmente felice da emanare gioia e
contagiare
l’intero ambiente circostante. Era fantastico, era Adam,
unico, divertente,
provocante, semplicemente perfetto, almeno per me.
Il concerto finì ma
Adam era ancora su di giri e mi lasciai trascinare di
nuovo in città. Fu in quel momento che notai le luci accese.
Erano stupende.
Adam afferrò la mia mano, non disse una parola lungo il
tragitto e io era
troppo incantato dal paesaggio e da lui per poter iniziare una
conversazione.
Arrivammo su un ponte dove Adam si fermò per prendermi
entrambe le mani
nelle sue e poi rivolgermi un sorriso timido, mi sorpresi, la timidezza
non
faceva parte di lui , sembrava che non fosse più la stessa
persona che un’ora
prima si era esibita su quel palco. Tutta la spavalderia era scomparsa.
Non
c’erano più i costumi di scena, non
c’erano brillantini sul suo corpo. Non
eravamo più sul palco, ciò che avremmo fatto non
sarebbe stato giustificabile
con un semplice “ è per intrattenere i fan, a loro
piace”. Stavolta eravamo
solo io e lui, niente riflettori, niente fan service, semplicemente
Adam e Tommy, noi, che finalmente ci godevamo un momento tutto nostro.
Continuavamo ad essere fermi, su quel ponte, lui continuava a
guardarmi,
rivolgendomi quello sguardo che solo lui era capace di donarmi,
l’aria era
gelida, ma li, di fronte a lui che continuava a guardarmi, non
importava molto.
Mi sentivo nel posto giusto, con la persona giusta e il freddo era
inesistente,
i brividi che avevo erano causati da lui. Non disse niente, ma non
importava
che parlasse perché i suoi occhi lo facevano per lui e io
ormai avevo imparato
a capirli. Staccai le nostre mani per avvolgere le mie
braccia attorno
alla sua vita e poggiai la testa sul suo petto, il suo cuore batteva
forte, a
volte penso che forse la causa di quel batticuore potrebbe essere stata
mia, ma non vorrei essere
presuntuoso. Alzai la testa di scatto quando sentii qualcosa di freddo
cadere
sul mio naso. Stava nevicando. Guardai Adam che era intento a guardare
la neve,
sorrideva e i suoi occhi brilvano di più delle luci, per me,
era felice, era meraviglioso e stavolta non mi frenai, mi avvicinai al
suo viso
ed eliminai la poca distanza che ci separava. Lo baciai,
perché lo desideravo,
perché mi faceva sentire bene e perché farlo era
così naturale. Lui ricambiò
subito. Quello fu il primo bacio al di fuori del palcoscenico, quindi
il nostro
primo vero bacio , sempre se quelli che ci davamo sul palco potevano
definirsi
finti.
Eravamo lì, ad Amsterdam, la neve continuava a cadere, le
luci illuminavano
l’intera città ed io non potevo desiderare di
essere in un posto migliore. Non
ricordo per quanto tempo restammo li, fermi sul ponte, abbracciati, in
silenzio godendoci
quel momento, che era solo nostro.
Dopo un po’ di tempo
tornammo in albergo. Non so se Adam fosse già pronto ad
andare
oltre un bacio, quindi feci la solita strada, dirigendomi nella mia
camera e lui andò nella sua. Ero nella mia camera
ma dormire era l’ultimo dei miei pensieri,
pensai di andare da lui e quando aprii la porta per farlo, me lo
ritrovai
davanti, entrò senza che io gli dicessi di farlo, chiuse la
porta e mi sorrise,
lo stesso sorriso che mi aveva riservato prima di salire sul palco. Ci
baciammo
e i baci si trasformarono in qualcosa di più, qualcosa che
avevamo desiderato
entrambi e che finalmente potevamo avere. Eravamo lì, in una
stupida camera
d’albergo che sarebbe stata testimone del nostro amore,
perché quello che
facemmo quella sera potrei definirlo in tanti modi, ma il
più adatto è amore.
Un amore che avevamo trascurato e che finalmente potevamo vivere. Li ad
Amsterdam, in una camera d’albergo, amai per la prima
volta. Per la prima
volta, perché qualsiasi cosa io abbia vissuto prima di Adam,
era niente. Niente
è paragonabile alle sensazioni che si provano quando ami una
persona e quando
sai che quella persona ama te. Niente è paragonabile
all’amore vero e fino a quel
giorno io non avevo mai conosciuto davvero cosa fosse
l’amore, perchè non ero mai stato amato nel modo
in cui lo faceva Adam e qualsiasi modo differente da quello, non poteva
definirsi amore. Finalmente
avevo trovato la mia metà e lo so che vi sembrerò
sdolcinato ma è la verità, finalmente non ero
solo, ero con lui e non l’avrei lasciato andare per niente al
mondo.
Il 20 novembre 2010 è stato il primo giorno che ci siamo amati al di fuori del palcoscenico, il primo di una lunga serie di altri meravigliosi giorni.
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Angolino
di Fay : salve!
Allora...dopo aver visto i video di Amsterdam, ho pensato
a questa piccola ff, l'ho scritta, spero che non sia un completo
disastro. Lo so che tanto è un disastro, quindi per farmi
perdonare, ecco a voi il video che ho visto *-* https://www.youtube.com/watch?v=buwU6k7RP2c
Grazie per aver letto.