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Autore: Charme    06/03/2014    12 recensioni
Raccolta di episodi di vita più o meno quotidiana dei miei Durin preferiti, in [dis]ordine nettamente non cronologico. {Estratto dal Capitolo 6:
“SIGNOR ELFO SIGNORE?”
Poteva sempre fingere di non parlare la Lingua Corrente. Un sacco di Elfi non parlavano la Lingua Corrente. Evidentemente c’era gente più saggia e lungimirante di lui.}
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Mix tra pacchetto 8 di Maiwe e pacchetto Frozen heart di MedusaNoir.

Prompt: Simpaticamente
Canzone: I see fire - Ed Sheeran
Citazione: - Era, si disse, la differenza tra l'essere trascinato nell’arena ad affrontare una battaglia mortale e scendere nell'arena a testa alta. (Harry Potter)
 
 
Per la costruzione di Galion mi sono rifatta quasi totalmente al Maiwe-verse, mia fonte ispiratrice primaria. A lei i meriti e a me gli eventuali demeriti. L'unico personaggio di mia invenzione è Elradel, inventato nello scorso capitolo di questa stessa raccolta.
 
 
  Sorvegliare le celle dei prigionieri era un compito di grande responsabilità e prestigio.
  Il fatto che si stesse perdendo le celebrazioni di Meleth en Gilith passava in secondo piano, perché il suo signore Thranduil gli aveva affidato una mansione d’importanza critica. E poi la Festa della Luce non era nemmeno tra le sue festività preferite. Troppa musica, troppa gente… troppa luce. Era in servizio, e avrebbe adempiuto i propri doveri con orgoglio e senza rimpianto alcuno.
  Galion si stava prendendo in giro da solo, e purtroppo lo sapeva benissimo.
  Chi – chi – avrebbe preferito la compagnia dei Nani a una serata di ben educate frivolezze* con la propria gente? Sicuramente non Galion.
  “Signor Elfo signore?” Un’orrenda voce gracchiante lo distolse dalla propria attenta opera di autocommiserazione.
  Galion non era dell’umore adatto per conversare con dei Nani, e sentiva che non lo sarebbe mai stato. Ignorò il richiamo, e per qualche secondo tornò il silenzio.
  “Signor Elfo signore?”
  Poteva sempre fingere di non parlare la Lingua Corrente. Un sacco di Elfi non parlavano la Lingua Corrente. Evidentemente c’era gente più saggia e lungimirante di lui.
  “Fili, non mi risponde.” Un’altra, orrenda voce rispose alla prima.
  “Forse non è un signore.”
  “Signor Elfo signore, sei per caso una signora?”
  No. Non poteva averlo chiesto davvero.
  Il felice proposito di non rispondergli andò a farsi benedire.
  “Vengo forse io a questionare sul tuo genere, Nano?” sbottò Galion.
  “Ma io quando una cosa non la so la chiedo. Non voglio mica rischiare di offendere qualcuno.” Spiegò Kili, adamantino.
  “Esistono curiosità che è bene mantenere celate nel proprio cuore.” Disse Galion, in un tono che ritenne essere pacato e indifferente, proprio come piaceva a lui. Era importante mantenere quel tipo di distacco, con individui del genere. Era, si disse, la differenza tra l'essere trascinato nell’arena ad affrontare una battaglia mortale e scendere nell'arena a testa alta.
  “Signor Elfo signore?”
  Distacco, Galion.
  “Sì?”
  “Ho fame.”
  “Tragicamente, non sono io a occuparmi dei pasti. Toccherà attendere.”
  “Sì, però io ho fame lo stesso.”
  “Il tuo Re ha fatto un gran parlare di tenerci come ospiti e non come prigionieri, ma inizio a pensare che ci sia un’incompatibilità culturale, se questo è il modo in cui intrattenete degli ospiti.”
  “Fatalmente, neppure le decisioni del Re sono di mia competenza.”
  Gran bella cosa, il distacco.
  “Signor Elfo signore?”
  “Sì.”
  “Non si può avere qualcosa da fare?”
  “Ecumenicamente, la meditazione è un ottimo modo per passare il tempo e riflettere sulla propria condizione.”
  “Magari lo sarà tra gli Elfi, a me sembra una noia unica.”
  Nella mente di Galion si dipinse nitidamente un’immagine dai tratti indiscutibilmente paradisiaci che riguardava l’impiego di una torcia appesa a un gancio lì vicino e la consistenza sicuramente ad alto tasso infiammabile dei peli dei Nani.
  “Simpaticamente, a me accade di essere un Elfo, perché la trovo un’attività molto rilassante.” Disse Galion, mentre in evidente contrasto con le sue parole, si torceva le mani, facendo scrocchiare le giunture.
  In quel momento la porta si aprì, e Galion accolse con gaudio l’arrivo del suo amico Elradel, della Guardia Reale. Prima che potessero scambiarsi parole di saluto, però, furono interrotti dall’ennesimo intervento dei Nani.
  “Guarda chi è arrivato, Fili!”
  “Ciao, moretta!”
  La testa di Elradel si voltò di scatto come quella di un rapace, e il suo sguardo si soffermò sul Nano che a Galion era parso meno fastidiosamente irritante.
  “E così, egli vive ancora.” Constatò con evidente rammarico Elradel.
  Galion, illuminato dall’amico sul tremendo evento della perquisizione, tentò di erudirlo riguardo al suo metodo del distacco, ma alla quindicesima interruzione dei Nani, che a quanto pareva stavano ingannando fame e sete discutendo sulle fogge degli abiti elfici, paragonandoli alle tende della nonna, la tecnica del distacco fu gettata alle ortiche.
  Avere la testa un po’ leggera non poteva certo essere peggio che sentire risuonare le considerazioni sciocche e inconcludenti dei due Nani imprigionati. Fu così che iniziò una serata di bevute che sia Galion che Elradel erano convinti non avrebbe avuto alcuna ripercussione.








*Citando la Professoressa McGranitt nel Calice di Fuoco [film].

 
  
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