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Autore: Deliquium    27/06/2008    1 recensioni
Un'anziana donna si reca il 31 ottobre di ogni anno, in un cimitero. Ad aspettarla, qualcuno che ha incontrato quando era ancora una bambina...
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Dalia e lo Spirito del Mese

Vera aveva ottant’anni e conosceva molto bene le cose che non si vedono.
Quel giorno, Vera chiuse la porta a chiave e, appoggiandosi al suo bastone, prese il viale alberato, in direzione del cimitero. Non che fosse una distanza lunga, ma ci voleva il suo tempo, soprattutto per via del suo passo. Era vecchia, e non era più capace di correre. Aveva bisogno di un bastone, perchè due gambe non le bastavano più e aveva anche bisogno di coprirsi di più, perchè ogni autunno che arrivava, le sembrava più freddo di tutti altri (anche se alla televisione dicevano il contrario).
Vera non aveva tombe su cui posare un fiore e non aveva persone a cui fare visita.
Eppure, ogni trentun ottobre lei si recava al cimitero e lo faceva fin da quando era una bambina dagli occhi grandi.
Lo trovò come tutte le altre volte: seduto per terra, con la schiena appoggiata a uno dei cipressi, le braccia abbandonate lungo i fianchi, il capo chino.
– Credevo che non saresti venuta? – le disse con voce udibile solo attraverso l’orecchio dell’anima.
– Credevi fossi morta. – disse Vera, senza aprire bocca.
Lui sorrise e non negò di averlo creduto. Abbassò gli occhi sul suo grembo e iniziò a pronunciare parole che Vera non riuscì a comprendere. La donna si sedette su una panchina poco distante e attese. Quando il ragazzo terminò, la chiamò e le diede ciò che teneva in mano: un tubero di dalia. Lei lo avvolse nella sua sciarpa e se lo strinse al petto.
Non si voltò mentre ripercorreva il viale del ritorno e finse di non vedere lo spirito dall’abito nero che in piedi, poco distante, attendeva l’avvento del suo tempo. Novembre non le piaceva ed evitava sempre di guardarlo.
L’inverno passò e la primavera distese il suo manto di polline, fiori e erba fresca.
In cucina, appoggiata sul davanzale esterno, una dalia era rivolta verso i raggi del sole. Era il più bel fiore che Vera avesse mai visto: le quattro fila di petali rosa gli conferivano corposità e grandezza e se avvicinava l’orecchio riusciva a udire un chiacchericcio sommesso: parole che aggiravano qualsiasi ostacolo pur di giungere all'orecchio di lei.
Le sue mani deformate dall’artrite sfiorarono i petali e alzò gli occhi verso il bosco che si spiegava davanti alla sua casa.
Un movimento veloce accanto al tronco di un grande albero attirò la sua attenzione. Sorrise, intravedendo quella chioma sfuggente che aveva il colore del grano maturo.
Chiuse la finestra e tornò alle sue faccende, poiché aprile non amava essere vista da occhi mortali.

   
 
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