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Autore: pandamito    06/03/2014    5 recensioni
[Community]
Britta non esce più, non risponde ai messaggi e sembra non voler essere rintracciata. Jeff, come da buon leader qual - purtroppo - è, va a farle visita, in pensiero. La trova come una di quelle ragazze dei film che sono appena state mollate dal ragazzo e si strafogano di gelato davanti alla tv.
Ma se qui Jeff venisse a conoscenza di una spiacevole notizia?
Storia ambientata dopo la quinta stagione, mooolto what if, quindi la può leggere chiunque, anche se non avete finito tutta la serie.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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«Come hai fatto a entrare?»
Jeff si tolse la giacca e l’appese sull’attaccapanni, mentre osservava una Britta pietosa, stesa sul divano, in pigiama, sotto una coperta di pail, coi capelli sporchi e arruffati, mangiando schifezze e guardando squallidi programmi tv.
«Ho ancora le chiavi del tuo appartamento» ammise, per niente a disagio.
Britta ritirò le gambe, per fare spazio a Jeff sul divano. Il quarantenne si sedette, la fissò per qualche secondo, le posò una mano sulla gamba e le fece la fatidica domanda: «Che cos’hai?»
La bionda mugugnò contrariata, nascondendosi sotto la coperta.
«Britta» insistette lui, sospirando per i giochetti da bambina dell’amica, quando lei era la prima a volersi dimostrare matura e indipendente. «Non ti fai vedere da giorni, non rispondi ai messaggi. E’ ovvio che mi preoccupo!»
«E che t’importa?» brontolò senza riflettere, benché non si capisse poi molto di cosa dicesse da sotto quel rifugio.
Jeff iniziò a punzecchiarla per infastidirla. «Lo sai benissimo che m’importa di te.»
Quando però le strappò la coperta di dosso per scherzo, la ragazza gridò «Basta!» in un tono così seccato che lo fece arrestare immediatamente; in quegli attimi notò gli occhi gonfi e lucidi di lei e improvvisamente si sentì travolto dal senso di colpa.
Che cos’aveva fatto? Non voleva vederla soffrire, perché prima di ogni altra cosa Britta era sua amica. Lei l’aveva sempre aiutato ad affrontare le sue paure, persino con suo padre. Ora toccava a lui, glielo doveva.
Ecco, quella era una situazione che lo metteva a disagio. Storse il muso, perché per una volta Jeff Winger non sapeva come comportarsi. Di solito quando si sentiva un codardo, c’era sempre lei a riprenderlo e a spronarlo. Ma ora quella bella bionda che anni fa l’aveva colpito si trovava di fronte a lui, indifesa.
«Britta» la chiamò, cercando di prenderle le mani per confortarla, ma quella si divincolò, iniziando a singhiozzare e Jeff non riusciva a calmarla. «Ti prego, Britta, dimmi cosa c’è che non va.»
«Cosa c’è che non va?» sbraitò, fermandosi di colpo e ringhiandogli in faccia. «C’è che sono sterile, Jeff, ecco cosa c’è che non va!» urlò, con le guance rigate e forse tutta la disperazione che aveva tentato di reprimere.
Accorgendosi di ciò che aveva appena detto, la bionda distolse subito lo sguardo, imbarazzata e umiliata, tappandosi la bocca con una mano e facendo riaffiorare il dolore.
L’avvocato sgranò gli occhi, non sapendo cosa dire per una volta in vita sua.
«Hai cercato di avere un figlio?» domandò, ma poi si rese conto di quanto fosse stupida la propria domanda. Strizzò gli occhi, maledicendosi mentalmente. «No, volevo dire…»
«Ho solo fatto una visita dal ginecologo, Jeff» spiegò in tono apatico, apparentemente più calma, o forse rassegnata. Gli dava ancora le spalle. «Sai, noi donne dobbiamo farlo ogni tanto.»
Jeff puntellò le dita sul proprio ginocchio, cercando di farsi venire qualcosa in mente.
«Beh, tanto non volevi avere figli.» Sforzò un sorriso, proseguendo: «Vedila dal lato positivo, almeno ora che vorrai una ripassatina non dovrò preoccuparmi dei preservativi.»
Ecco, ora era ufficialmente un coglione. Studiò il viso di Britta, l’espressione cupa e il capo chino, mentre le braccia si avvolgevano attorno alle ginocchia sotto le coperte, come una bambina. Decisamente, non aveva migliorato la situazione.
«Era un diritto che avevo, quello di scegliere. Era l’unica cosa che pensavo nessuno potesse portarmi via, ero io a decidere cosa volevo da me stessa» dichiarò. «Un conto è non volere un figlio, Jeff, un altro è non poterne avere la possibilità. Ti cambia.»
L’avvocato prese un po’ di patatine dal pacchetto sul tavolino, trangugiandole, sperando di riprendersi da quella notizia e cercando di riflettere.
«Sai» continuò ad un tratto la trentacinquenne, «prima di venire al Greendale avevo tutte le mie idee e tutti i miei ideali. Pensavo che il matrimonio fosse stupido, che crearsi una famiglia dimostrasse che la donna fosse sottomessa… Ma poi si è formato il gruppo a causa tua-»
«Tua» si affrettò a precisare l’altro. «Io avrò pure finto di avere un gruppo di studio, ma cercavo di far colpo su di te, non dimenticarlo.»
Britta sorrise impercettibilmente, forse silenziosamente grata a quel gesto. «Beh, a causa mia» si corresse, scambiando un’occhiata complice con l’amico, «si è formato il gruppo e… non so, mi piaceva comportarmi da madre, mi veniva naturale, volevo veramente aiutare gli altri. Ecco, mi dicevo, finirò per essere una delle solite mogli e madri da cui discendo» si lamentò, con un sorriso malinconico dipinto sulle labbra. «Senza rendermene conto volevo trovare qualcuno che mi amasse come voi e avere dei piccoli marmocchi di cui prendermi cura.»
Jeff alzò le spalle, ascoltandola e forse un po’ più tranquillo dopo quella confessione. «Potremmo sempre adottarli» azzardò, senza riflettere.
L’attenzione di Britta scattò subito verso di lui, sgranando gli occhi e cercando i suoi in cerca di spiegazioni.
Potremmo?
Jeff se ne accorse e si sentì come se fosse stato colpito ad una partita di paintball. Sospirò, prese un lembo della coperta che la ragazza – beh, più donna che ragazza – teneva stretta a sé e s’infilò al caldo, stringendosi ancor più accanto a lei.
«Un giorno ti dissi che noi due eravamo un po’ come i genitori del Greendale. Ricordi?» chiese, non aspettando risposta. «Non era come quando Annie giocava ad essere mia moglie per qualche inspiegabile motivo. Io ci credevo» affermò, guardandola dritta negli occhi e con serietà mista a dolcezza, «come quella volta in cui mi chiesi se volevo dei figli e io ti risposti che se ti fossi cambiata e fossi ripassata dopo pranzo ne avremmo parlato.» Sorrise, accarezzando una guancia della bionda col dorso della mano. «Non sai quanto ho sperato che ti cambiassi e venissi da me» ammise.
Britta oramai non riusciva a smetterlo di guardarlo con gli occhi sgranati e la faccia intrisa di stupore. Che cosa significata tutto quello? Che Jeff l’aveva sempre amata? Che sarebbe stato pronto in qualsiasi momento a restare con lei, avere una relazione stabile e dei figli?
«Jeff…»
Il diretto interessato la interruppe, alzando una mano e chiudendo gli occhi per qualche istante, come facevano i bambini quando non volevano ascoltare.
«Prima che tu dica qualcosa o mi bacia, vorrei dirti di non farlo solo perché ti senti sempre sessualmente attratta dagli uomini problematici, bisognosi e che si dimostrano deboli.»
Ma Britta sorrise e lo baciò ugualmente.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
PANDABITCH.
Vorrei precisare che:
  • Non ho betato.
  • E' ambientata dopo la quinta stagione per comodità, pur non sapendo la fine della stagione.
  • So che molto probabilmente ci sarà una sesta stagione di Community e ho paura.
  • Mi chiedo perché non esistano fanfiction italiane su questo fandom.
  • Mi chiedo perché le fanfiction inglesi sono tutte Jeff/Annie quando non ho mai visto una coppia più canon della Jeff/Britta, forse solo la Grich di Skins, ma dettagli.
  • Pubblicata questa ne arriverà un'altra che sarà un po' un controsenso, ma essendo fanfiction diverse non dovete dar peso al fatto che le abbia scritte lo stesso autore sviluppando due possibili what if. Ok, mi sto zitta.
  • Erika, perdonami, ma questa sarà l'ennesima sezione che ti costringerò ad aprire costi quel che costi.
  • Sicuramente dovevo dire qualcos'altro, ma bao.
Potete seguite Come una bestemmia. su facebook e @pandamito su twitter.
Sperando che la sezione venga aperta.
Baci e panda, Mito.
   
 
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